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Autore: MollyTheMole    26/01/2022    0 recensioni
Circa vent'anni prima degli eventi delle Guerre dei Cloni, la Forza ha messo un padawan Jedi e una giovane duchessa sulla stessa strada. Nel tentativo di proteggere la giovane Satine Kryze dai cacciatori di taglie e da un pericoloso usurpatore, Qui Gon Jinn ed Obi Wan Kenobi saranno costretti ad immergersi nella cultura Mando, e scopriranno che i loro popoli non sono poi così incompatibili.
In particolare, il giovanissimo aspirante Jedi dovrà fare i conti con i propri sentimenti. Che dire, inoltre, quando si troverà a fronteggiare forze che non è in grado di comprendere?
ATTENZIONE: spoiler dalla serie The Clone Wars.
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Obi-Wan Kenobi, Qui-Gon Jinn, Satine Kryze
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO 30

Beroya

 

ATTENZIONE: ci sono i cacciatori di taglie. E gli spettri. Insomma, il capitolo è violento per forza. Siete avvisati.

 

Quella sera erano stanchi e stressati. Non avevano trovato un luogo protetto dove riposare ed il tempo stava cambiando. Satine era stata la prima ad accorgersene, brontolando che i capelli non le stavano mai a posto.

- Non pretendo di essere ad un incontro di alta moda.- borbottò, passandosi ripetutamente le mani nei capelli.- Ma sembra che abbia messo le dita nella corrente. Cambia il tempo.-

- Dici? Influenza i capelli?-

- Non saprei. Lo dice sempre Maryam. Forse ha a che fare con l’umidità.-

Si fermarono nel mezzo di una radura quando il buio li colse. Avevano provato a raggiungere un picco roccioso, che si elevava sopra quello che sembrava un crepaccio da cui sentivano scrosciare l’acqua. Il buio, però, era calato prima che riuscissero ad arrivarci e la pesantezza dell’aria e l’umidità erano diventati troppo da sopportare. Si accamparono in mezzo al nulla, tra gli alberi, vicino al fuoco che Qui Gon aveva acceso nella speranza di tenerli caldi. 

Consumarono un pasto triste, mentre un lampo squarciava il cielo. Tra poco avrebbe piovuto, o peggio. La neve era ancora parzialmente ghiacciata attorno a loro e il rischio che qualche fiocco di neve li raggiungesse era elevato. 

Non avrebbero dovuto dormire all’aperto senza un riparo. 

I tre si strinsero vicini l’uno all’altro per scaldarsi. Satine aveva tenuto indosso la sua pelliccia di cervo, ma non bastava a proteggerla. Aveva il naso rosso che colava e anche le guance sembravano spaccarsi per il freddo.

- Sai che fa veramente effetto vederti con quel coso addosso?- borbottò Obi Wan, provando a tirarla su di morale.- Sembri… Non so cosa sembri. Hai l’aria tribale, primitiva.-

- Oh, questo è un gran lusso rispetto al mio abito da Chaab be Ruus Uj’ayil. In quel caso davvero che sembravo l’uomo delle caverne.-

Satine abbozzò un sorriso e la tensione fu stemperata per qualche secondo, prima che un tuono squarciasse l’aria e la pioggia cominciasse a cadere, piccole gocce che ben presto si trasformarono in un torrente scrosciante.

Qui Gon montò, come sempre, il primo turno di guardia, ma fu ben presto costretto a riparare sotto l’albero quando la pioggia si intensificò e spense inesorabilmente il fuoco. Sospirando, il buon maestro aveva acconsentito ad utilizzare un poco delle loro polveri per creare il fuoco perpetuo dentro la misera padella che i ragazzi avevano usato come scaldino. I tre avvicinarono le mani alla padella, ma non sarebbe servito a confortare il loro morale, messo a dura prova dall’acqua, dal freddo e dall’umidità. 

- Raccontami qualcosa, Obi Wan.-

- Cioè?-

- Raccontami una storia. Voglio dire, ne avrete combinate di tutti i colori durante le vostre avventure. Mi piacerebbe sentire qualcosa, occupare il tempo fino a che non prendiamo sonno.-

Qui Gon si piazzò accanto alla duchessa, stringendo la ragazza tra i corpi dei due Jedi e l’albero, provando a scaldarla. Si tolsero una manica per uno e la avvolsero dentro i loro mantelli.

Satine sorrise con gratitudine.

- Beh, potremmo raccontare di quella volta in cui siete caduto nella stalla di un allevatore di blurrg.-

- Visto che ti diverte così tanto raccontare le mie sventure, ragazzo, perché non racconti di quella volta in cui un gatto di Lothal ti rubò gli stivali e prese ad usarli per sputarci le palle di pelo…-

Ma Qui Gon non finì nemmeno la frase, perché voltò la testa di scatto verso il bosco e portò una mano all’elsa della spada. Obi Wan allo stesso modo saltò in piedi e sfoderò la spada laser.

Il raggio di luce blu tranciò la freccia nell’aria, ma la punta andò a schiantarsi contro il tronco dell’albero, conficcandosi a pochi centimetri dalla testa di Satine, squarciando il cappuccio e tranciando di netto un po’ dei suoi capelli biondi. 

- Sono qui! Obi Wan, davanti!-

Il ragazzo scattò davanti alla duchessa, mentre la ragazza ancora provava a riprendersi dallo spavento, ed il maestro corse alle spalle, parando appena in tempo un colpo di frusta al plasma da parte dello zygerriano.

I cacciatori erano di nuovo sulle loro tracce.

Non c’era da stupirsi che fossero arrivati a loro. Dopo aver trovato vuota la loro navicella, dovevano essere giunti alla conclusione che l’unico posto dove potevano essersi nascosti era Krownest. Non avrebbero potuto percorrere altre distanze a bordo di un guscio di salvataggio. Il depistaggio di Obi Wan li aveva tenuti occupati per un po’, ma, come avevano temuto, non avrebbe potuto tenerli lontani per sempre. 

Satine era rimasta acquattata intelligentemente vicino al tronco, con una mano sulla sua lancia retrattile e l’altra infilata nello zaino, alla ricerca di qualche diavoleria. Teneva la testa nascosta tra le braccia, sbirciando a destra e a manca per riuscire a capire la situazione. 

Obi Wan stava combattendo contro due di loro: la donna in beskar con lo stemma della Ronda della Morte e il trandoshano, che mostrava i denti e sibilava come un serpente. Alle spalle, invece, il Mando e lo zygerriano, che sembravano avercela con Qui Gon a livello personale. Il felino mulinava la frusta come se non avesse altro scopo nella vita, mentre il Mando approfittava della distrazione causata dai continui colpi di frusta per provare a colpirlo. 

Obi Wan, in questo, era stato più fortunato. La donna sparava all’impazzata contro di lui, ed anche il trandoshano. Con colpi precisi e mirati riusciva a deflettere i blaster, ma era evidente che avevano bisogno di un piano, o uno dei due sarebbe caduto.

Quello più in difficoltà era Qui Gon, ed in un lampo i due riuscirono a raggiungersi nella Forza.

Portala via, Obi Wan!

Il piano era semplice, ma aveva senso. Se il padawan avesse portato via la duchessa, era probabile che il gruppo si sarebbe diviso. Un paio di cacciatori avrebbero sicuramente provato ad inseguirli, e Qui Gon glielo avrebbe impedito. Il Mando e lo zygerriano, poi, avrebbero provato a liberarsi di lui, rendendo l’attacco più erratico e disorganizzato.

Qui Gon si sarebbe insinuato in quell’errore ed  avrebbe scardinato la loro strategia.

Poi, avrebbe inseguito Obi Wan e Satine ed avrebbe pensato a sistemare gli altri due.

Il ragazzo prese per mano Satine, mentre defletteva abilmente i colpi con una mano sola, e con un calcio rovesciò la padella, spargendo ovunque le braci ardenti. Satine ne approfittò per gettare una manciata di magnesio e polvere esplosiva sui tizzoni, creando uno scoppio e una nuvola di fumo giallastro che distrasse i cacciatori. 

Quando la nuvola scomparve, Obi Wan e Satine non c’erano più.

- Haar’chak! Vaii cuy’kaysh?-

- Dar’kaysh payt!-

Obi Wan, però, aveva già preso il volo. 

Scivolava sulle rocce, ma non gli importava. Stringendo tra le dita il polso di Satine, non aveva fatto altro che andare sempre più su, sempre più in alto. Non passò molto e il rumore del jet pack della Mando raggiunse le loro orecchie. Un colpo sordo indicava che stavano sparando dall’alto. Il padawan spinse la duchessa in avanti e la sollevò di peso, racchiudendola nell’incavo del suo corpo mentre correva come un ossesso alla ricerca di un riparo sicuro.

Se fosse riuscito a cavarsela in questo modo per un po’, avrebbe dato tempo al suo maestro di venirli a prendere e mettere le cose a posto.

 

Nel frattempo, Qui Gon stava combattendo la sua battaglia contro i due cacciatori, esattamente come si era immaginato di combatterla. Il Mando voleva andarsene alla svelta, ma lo zygerriano e la sua frusta gli stavano tra i piedi. Il felino, credendo di far bene, colpiva a casaccio, provando a legare il maestro Jedi, ma in quel modo non faceva altro che intralciare la mira del suo compare, che non riusciva a sparare diritto. 

Tuttavia, qualcosa era andato storto.

Evidentemente dovevano essere d’accordo, perché il trandoshano, invece di inseguire Obi Wan e Satine, era rimasto con loro. Il gioco del Mando fu presto fatto. Cogliendo al balzo la distrazione, azionò il jet pack e volò via nella direzione in cui i due erano scomparsi nel nulla. 

Male, anzi, malissimo.

Con la massima calma e il controllo di chi si è districato in situazioni peggiori, Qui Gon spostò la testa di lato mentre la frusta al plasma dello zygerriano si avvicinava pericolosamente al suo volto. In quel modo, il raggio di plasma gli passò accanto, lasciandolo illeso, ed andò ad avvolgersi attorno alla canna del blaster del trandoshiano, portandolo con sé mentre tornava indietro.

- Accidenti a te! Felino maledetto!- sibilò il cacciatore, improvvisamente senza la sua arma, e Qui Gon ne approfittò per avvantaggiarsi sullo zygerriano. 

Con un balzo in avanti, portò la spada laser agli occhi e tranciò di netto il manico della frusta al plasma, lasciandolo disarmato. Calciò lo zygerriano, che cadde lontano da lui e fu costretto ad appallottolarsi dietro ad un masso per non essere centrato dai colpi erratici del suo compare. Qui Gon, freddamente, rotolò a terra, lontano dal raggio stordente sparato dal trandoshano, raccolse il blaster e mirò in alto, là dove vedeva il rossore delle fiamme del jet pack che si allontanavano sempre di più. 

Mirò, e sparò.

Il jet pack, se non esplose, si danneggiò abbastanza da darne l’impressione. Il Mando precipitò lentamente verso il basso, mentre faceva di tutto per controllare la sua discesa.

Beh, se non altro ci metterà un bel po’ prima di raggiungere Obi Wan e Satine.

Tornò a rivolgere la sua attenzione a questioni più pregnanti, ma lo zygerriano era sparito nel nulla. Tutto ciò che rimaneva da fare era dunque sistemare il trandoshano, che era armato di tutto punto e sembrava avere delle cariche esplosive attaccate alla cintura.

Sarà una lunga notte

 

Obi Wan cadde, spinto via dall’esplosione di una carica a breve distanza. Teneva ancora Satine tra le braccia, e questa volta non la lasciò cadere. Rimase racchiusa tra il corpo del padawan e il suolo, il panico che si impadroniva di lei e il senso di impotenza che le riempiva uno stomaco già pieno.

Si costrinse, per dignità, ad inghiottire il panico ed evitare di vomitargli addosso.

Sarebbe una fine ingloriosa per una Mando.

Con un balzo, però, Obi Wan fu di nuovo in piedi e pronto a correre, la spada laser stretta tra le dita e gli occhi fissi sul bosco davanti a sé.

Non aveva acceso la spada per evitare di fornire ai cacciatori un punto luminoso su cui sparare, ma questo voleva anche dire non vedere ad un palmo dal naso. Il buio era calato e la notte era chiara, ma il bosco era oscuro e fitto di alberi, e la pioggia non aiutava. Non c’era modo nemmeno di vedere nitidamente il cielo, e la cosa mandava il buon padawan in bestia, perché non riusciva a capire da che parte stessero sparando.

La Forza lo aiutava, certo, ma al buio, con la duchessa in braccio e in movimento non era un compito facile, fosse stato anche solo per le mani occupate. 

Una scarica di mitragliatrice falcidiò gli alberi dietro di loro, e il padawan fece giusto in tempo a gettarsi a terra, coprendo Satine con il proprio corpo.

La sentì strillare e sperò di non averle fatto male.

Poi, cominciò a correre di nuovo.

Ben presto il rumore del jet pack si intensificò fino a sdoppiarsi, ma questo voleva dire, purtroppo, una cosa sola.

Qualcosa nel loro piano era andato storto.

Se anche il Mando era sulle loro tracce, questo voleva dire che Qui Gon aveva perso il controllo su di lui. Era certo che il suo maestro stesse bene e fosse vivo, o ne avrebbe risentito la Forza, ma era anche sicuro che, se non fosse stato in difficoltà, non sarebbe successo niente di tutto ciò.

Qui ed ora.

Concentrati.

Sfuggì ad un’altra sventagliata di mitra, poi un urlo e un sonoro pop! esplosero in aria.

Satine azzardò un’occhiata in alto, e potè scorgere la cacciatrice fissare il punto in cui una nuvola di fumo avvolgeva il cacciatore Mando, mentre questo provava a governare la sua catastrofica discesa verso il basso.

- Mando accoppato, resta solo lei!- gridò nell’orecchio del ragazzo.

Questo vuol dire che Qui Gon è ancora in pista e verrà a cercarci presto.

Sterzò bruscamente a sinistra e cominciò a zigzagare tra gli alberi, trascinandosi dietro Satine, che faceva da vedetta.

- A destra!- 

Obi Wan rotolò giusto in tempo, prima che una carica esplosiva centrasse il terreno.

Si alzò e partì di nuovo alla velocità della luce.

- Quante cariche esplosive ha ancora, riesci a vederla?-

- No, ma una cintura può portarne fino a dodici.-

Oh, Forza!

Poi Obi Wan saltò e si gettò dentro un avvallamento terroso, dove la neve aveva creato una pozza d’acqua stagnante. Si nascose contro la parete, schiacciando Satine nella terra e proteggendola con il proprio corpo.

Il mantello marrone li copriva entrambi, illudendo la vista della donna.

- Guarda che se ha i visori notturni le illusioni ottiche non servono a niente!-

- Non è che per una volta potremmo avere fortuna?-

E, per una frazione di secondo, credettero di averla avuta, perché la cacciatrice scomparve sopra le loro teste, volando apparentemente come se non li avesse notati.

 

La lotta con il trandoshano era stata estenuante, ma alla fine Qui Gon l’aveva spuntata. L’aveva lasciato legato, stordito, confuso e disarmato sotto la pioggia battente, mentre lui era filato di corsa dietro allo zygerriano, sperando di arrivare in tempo. Il buio e la pioggia non gli permettevano di seguire le sue orme, ma aveva imparato da tempo - da quando la magistra Tahl era diventata cieca, per l’esattezza - ad usare gli altri sensi. Così, provò ad aguzzare l’udito e l’olfatto, e sentì odore di gatto bagnato accompagnato da uno scalpiccio di piedi di fronte a lui, diversi metri più avanti. 

Purtroppo, aveva sentito anche l’acro odore di benzina e di esplosivo.

Il Mando doveva trovarsi nei paraggi.

Così, certo che il trandoshano non avrebbe mosso un dito, si era armato di santa pazienza, aveva esteso i propri sensi nel buio e si era lanciato all’inseguimento. 

Le tracce della caccia erano evidenti. Molti alberi avevano perso dei rami e il suolo era butterato di crateri. Uno straccio del mantello del suo padawan lo fece temere per la sua vita, ma la sua presenza nella Forza era ancora ben vivida e Qui Gon si concentrò sull’immediato presente.

L’odore di benzina stava aumentando, mentre la presenza dello zygerriano si era fatta più labile. 

Il maestro si mise a pensare. Era quasi sicuro che il cacciatore avrebbe raggiunto Obi Wan e Satine prima di lui, ma dubitava che si sarebbe apertamente schierato al fianco della donna Mando. Secondo Qui Gon, lavoravano insieme solo per agevolare il lavoro, ma i cacciatori sono noti per la loro avidità e c’era una grande possibilità che alla fine si rivoltassero l’uno contro l’altro.

In più, i Mando erano molto preparati a combattere contro i Jedi, e sapevano che con loro dividere equivaleva, a volte, a vincere. 

Se tutto fosse andato secondo i loro piani, invece, lo zygerriano avrebbe attaccato in un punto diverso, o almeno ci avrebbe provato, e Qui Gon l’avrebbe fatto fuori prima che riuscisse a premere il grilletto, lasciando la Mando da sola contro due Jedi e una duchessa che sapeva il fatto suo.

I suoi pensieri, però, furono interrotti dal fischio di una granata.

Scartò di lato e si gettò a terra, ma un fiotto di fango lo centrò in pieno, mandandolo a gambe all’aria.

- Allora, jetii.- disse l’aspra voce del Mando, ovattata dal casco.- Fatto un voletto, eh?-

Qui Gon fu presto in piedi, i sensi all’erta.

Lo zygerriano non era nei paraggi.

Bene.

Avrebbero regolato i conti solo lui e il Mando. 

Lanciò un’occhiata - per quanto poteva, al buio - alla sagoma dell’uomo che aveva di fronte. La caduta tra i rami aveva danneggiato la sua armatura. Il bracciale era andato, spaccato a metà. Sembrava perdere sangue dal fianco e forse zoppicava anche un po’. Il jet pack era esploso, ma non abbastanza da ferirlo. 

Non che gli volesse male, per carità.

Qui Gon non rispose alla provocazione e cominciò a girare in tondo, seguendo l’andamento del suo avversario.

- E’ inutile che tu corra tanto. Il tuo cagnolino e la landur dar’manda saranno morti prima che tu riesca a raggiungerli.-

Qui Gon, ancora una volta, non rispose. 

Era molto strano che volessero uccidere la duchessa. Non aveva senso, dopo tutto quello che aveva sentito dire a Larse Vizla. Certo, c’era sempre la possibilità che fosse tutta una montatura. Per l’usurpatore sarebbe stato meglio averla morta e pretendere di averle fatto tutto quello che aveva detto le avrebbe fatto.

Almeno, dal punto di vista di quel sadico, conveniva. Niente tentativi di fuga, niente martiri eroiche e via di questo passo.

Eliminandola immediatamente si sarebbe liberato di un peso e le avrebbe impedito di parlare oltre, scompaginando tutti i suoi piani.

Però, non credeva che questa fosse la vera intenzione dei cacciatori di taglie. Avrebbero riscosso soltanto se lei fosse stata consegnata viva.

Uccidere Satine significava non vedere il becco di un quattrino.

O almeno così sperava il maestro Jedi.

Aveva sempre capito poco di politica, dove tutto appare in un modo, ma dove la realtà giace completamente diversa sotto la superficie.

Sperò che quanto sapeva bastasse.

Il Mando si lanciò in avanti e Qui Gon imbracciò la spada laser.

 

Obi Wan decise di andare nella direzione opposta. 

Se fosse andato avanti, sarebbe finito dritto dritto tra le braccia della Mando, armata fino ai denti.

Se fosse tornato indietro, avrebbe trovato sicuramente il Mando e forse anche qualcun altro, tra lo zygerriano e il trandoshano.

Così, decise di tagliare in diagonale.

Se avesse continuato a dritto, poi, si sarebbe avvicinato pericolosamente al picco di roccia basaltica, che dava a strapiombo su un crepaccio. 

La tipica morte dei nexu, mandati a morire giù dai canyon.

Non gli piaceva molto l’idea, così sperò che, se fosse andato a destra, avrebbe depistato per un poco i cacciatori.

Sulle prime, parve una brillante idea. Attorno a loro non si sentivano rumori di sorta, né presenze pericolose. Quasi credette di avercela fatta, ma un colpo di blaster sfiorò la testa di Satine, andando a schiantarsi contro il tronco.

La sentì urlare e per un momento il mondo si fermò.

Fu una frazione di secondo sufficiente per vederla portarsi una mano ai lati del volto e ritirarla coperta di sangue. Il gelo si impadronì di lui e per un momento credette che fosse finita.

Qui ed ora. 

Concentrati.

Satine aveva il volto contratto, spaventato, ma vivo e vigile. I suoi occhi dardeggiarono a sinistra, dove, con sua grande sorpresa, Obi Wan incrociò gli occhi verticali dello zygerriano. 

Un attimo dopo aveva la spada laser sfoderata e stava respingendo i colpi uno dopo l’altro. 

Ancora una volta, fu il turno di Satine di guidarlo. Tenendolo stretto per il mantello, si lanciò giù, sul fianco della collina, mentre il ragazzo defletteva i colpi uno ad uno, e in un attimo di clamoroso coraggio riuscì ad usare la Forza per rispedire al mittente una carica esplosiva. 

All’improvviso gli venne un’idea, anche se non era certo che Satine avrebbe apprezzato.

Tuttavia, si poteva fare. 

Con un gesto arrestò la sua corsa, mentre poteva udire il jet pack della Mando tornare di nuovo vicino. Defletté i colpi ancora ed ancora, mentre lo zygerriano sembrava non averne mai abbastanza. Sparava a ripetizione contro di loro, cambiando arma in corsa, ed Obi Wan fu più che mai felice, nella distrazione del momento, di sfilargli il blaster di mano con la Forza e di passarlo a Satine.

- Lo sai usare?-

La ragazza lo guardò storto.

-  Non l’hai chiesto sul serio!-

Fu in quel momento, mentre Obi Wan provava a deflettere colpi, che vide la Mando spuntare da sopra gli alberi e lanciare una delle sue micidiali cariche esplosive.

Obi Wan defletté un colpo di blaster, ruotò su se stesso e spedì la carica di nuovo in alto, la mano protesa per spingerla via con la Forza.

Satine parve capire al volo.

Mirò e sparò.

Centrò la carica al primo colpo e quella esplose a mezz’aria, tra le grida di sorpresa dello zygerriano, investito da una pioggia di rami, e l’urlo arrabbiato della Mando, che non li vedeva più tra il fumo e le fiamme.

Quando l’effetto sorpresa fu finito, i due erano già lontani, giù per la collina.

Il fumo avrebbe attirato l’attenzione di Qui Gon, segnalando la loro posizione.

Sperando che non ci fosse nessun altro ad inseguirli.

 

Il Mando lottava come se ne stesse andando della sua stessa vita. Era furioso oltremisura, l’odio per i Jedi che sprizzava da ogni poro, da ogni gesto violento, da ogni mossa di quell’arte marziale così strana che Qui Gon aveva visto fare a Satine.

La duchessa, come ogni Mando, era una campionessa di corpo a corpo. Le sue lezioni erano state provvidenziali, o almeno lo erano state per Qui Gon, che adesso si trovava a combattere in quello stile e che pareva capirci qualcosa.

Dopo un pugno a vuoto di solito ne segue uno proveniente dal basso, poi un altro potenziale elemento di distrazione. Erano accorgimenti necessari, per un Mando che non possedeva la Forza, se lo scopo era sopraffare un Jedi. 

Un colpo, ed un altro ancora. Un calcio colpì Qui Gon al ginocchio, mandandolo a terra. Aveva evitato di usare la spada laser fino a quel momento, ma stava diventando necessario. Parò al volo il pugnale che voleva trafiggerlo, rotolò e si rimise in piedi, le mani salde attorno all’elsa resa scivolosa dalla pioggia che non voleva saperne di smettere di scrosciare.

- Non voglio ucciderti.- sillabò il maestro, provando a sopraffare il rumore dei tuoni e della pioggia battente.

- Temo che dovrai farlo, se vorrai salvare la tua duchessa.-

- Non è la mia duchessa, è la tua!-

- Lei non sarà mai una di noi!- e si lanciò di nuovo all’attacco. 

Qui Gon provò a svicolare. Proprio non riusciva a capire questi Mando, che non riuscivano a trovare pace. Con Satine aveva imparato che la fierezza di un popolo e il suo orgoglio potevano essere degli strumenti utili per volgere la situazione al meglio, trovare la propria identità per creare un sistema in cui vivere in pace. Costoro, invece, fomentavano l’odio, la rabbia e l’individualismo, in nome di valori che sì, erano Mando, ma fino ad un certo punto. 

I membri della Ronda sembravano invasati, pronti a combattere per dimostrare la propria supremazia, con tendenze al limite del suicidio. Lo scopo principale del giovane Mando lì presente, per esempio, non sarebbe dovuto essere uccidere il Jedi, ma sbrigarsela il prima possibile per andare a prendere la duchessa, prima che i suoi due compari gliela sfilassero da sotto il naso e lo abbandonassero su Krownest. Invece, eccolo lì, ad accanirsi contro Qui Gon, in un combattimento che era perso in partenza.

Perché?

- Perché vuoi morire?-

- Per far trionfare la vera Via di Mandalore!-

- E qual è la vera via? Quella in cui un ragazzo giovane come te muore inutilmente per aver ingaggiato il combattimento sbagliato? Quella in cui c’è da avere paura a farsi curare in ospedale? Qual è la vera Via di Mandalore?-

L’uomo non rispose, ma l’attacco che ne seguì fu piuttosto eloquente.

- Solo i duri sopravvivono!- ruggì, lanciandosi sopra Qui Gon con tutte le sue forze.

Il maestro, gli occhi chiusi ed un sospiro malinconico, mormorò.

- Anche il più duro tra i duri prima o poi crolla.-

E protese la spada laser verso il cacciatore.

 

Corsero a perdifiato giù per la collina, sperando di riuscire a seminarli, ma ben presto furono costretti a cambiare itinerario. 

Un crepaccio profondo si aprì sotto ai loro piedi, mentre il rumore del torrente ingrossato faceva tremare la roccia. Obi Wan afferrò la duchessa e la portò via, su, sempre più su, con la consapevolezza di stare avvicinandosi sempre di più a chi dovevano rifuggire. 

Era ormai praticamente certo che la navicella dei cacciatori fosse atterrata nello spiazzo basaltico.

Non c’era altra scelta, però. Quella era l’unica strada che potevano percorrere.

Qui Gon è vicino.

Verrà a darci una mano.

- Fermati, ti prego!-

Al grido di Satine, il padawan non potè fare altro che arrestarsi, allarmato. 

La ragazza era esausta. Stavano correndo da non sapevano nemmeno quanto, ed Obi Wan, con l’aiuto della Forza, pareva volare. Per tenergli dietro la povera duchessa aveva dovuto dare fondo a tutte le sue energie, con una lesione alla testa e con tutte le botte che aveva preso cadendo e rialzandosi.

L’adrenalina cominciava a non bastare più a tenerla in piedi.

Obi Wan si accucciò accanto a lei per essere certo che stesse bene.

- Ti porto io. Non ci possiamo fermare. Dobbiamo continuare a muoverci.-

Non fece in tempo a prenderla in braccio, però, che una nuova carica esplosiva fu loro tra i piedi.

Inorridito, Obi Wan la spinse lontano con la Forza, ma non abbastanza da non investirli nell’esplosione. Circondò Satine con il proprio corpo, e l’onda ad urto li scaraventò lontano, scivolando nel terreno roccioso e fangoso, mentre la pioggia scrosciava sopra di loro e li lasciava sdrucciolare sempre più giù, pericolosamente vicini al crepaccio.

Obi Wan piantò i piedi doloranti e riuscì ad arrestare la loro pericolosa discesa. 

Tuttavia, i suoi sensi erano ancora annebbiati. La vista era appannata, e quando non lo era l’acqua piovana gli impediva di vedere bene, e le orecchie fischiavano come il vento gelido del nord. Sapeva di stringere ancora Satine tra le braccia, ma un’ombra gliela strappò via con veemenza. 

Il padawan si rialzò in piedi di scatto, ignorando il dolore e il capogiro, la spada laser accesa tra le mani, e stava quasi per lanciarsi all’inseguimento quando una mano pelosa ed artigliata gli afferrò il codino e lo trascinò indietro, sbattendolo quasi con la testa contro la roccia.

Poi, fu come se qualcuno gli avesse strappato il cuore dal petto.

Sospirò pesantemente, guardandosi attorno, mentre il dolore nel suo corpo esplodeva. Poteva sentire la caviglia sinistra gonfiarsi e tutti i lividi del ginocchio, il dolore dell’abrasione sulla gamba là dove la roccia lo aveva graffiato, le orecchie e gli occhi che gli facevano male e le ferite delle schegge piantate ovunque nel suo corpo. 

Il dolore dei capelli, là dove lo zygerriano lo stava tenendo stretto.

- Bene bene bene.- disse la donna, la voce ovattata dalla pioggia e dall’elmo.- Finalmente vi siete stancati.-

- Lasciatela andare!- gridò Obi Wan, ma lo zygerriano gli torse di nuovo i capelli.

- E sentiamo, landur jetii.- continuò, sprezzante.- Che cosa vorresti fare con quel bastoncino luminoso, uhm? Adesso che hai quel bel collarino al collo?-

Satine guardò con orrore il dispositivo luminoso al collo di Obi Wan.

Un separatore.

Aveva sentito parlare di quella roba, anche se non l’aveva mai vista di persona. Erano strumenti capaci di inibire il contatto con la Forza, impedendone l’uso a chi riusciva a manipolarla.

Uno strumento di tortura orribile, usato spesso per far sentire dolore ai torturati che avrebbero potuto trovare conforto nella Forza.

- Forza, jetii.- continuò la Mando, ridendo a crepapelle sotto l’elmo.- Vediamo che cosa sai fare senza la tua magia.-

Obi Wan si alzò in piedi, ma la gamba cedette sotto il suo peso e cadde sul ginocchio malandato, la spada ancora stretta in pugno, incapace di usarla.

- Lasciatela andare immediatamente.-

- Altrimenti che cosa ci fai?-

- Io nulla, ma il mio maestro…-

- Ah, il tuo maestro!- e i due cacciatori scoppiarono a ridere.- Dammi retta, ragazzo, non ci sperare troppo. A quest’ora è cibo per spettri.-

Obi Wan sapeva che non era vero, ma non poteva fare altro che restare fermo a sentire il terrore impossessarsi di lui.

Fu lo sguardo di Satine a riportarlo alla realtà. Fermo, deciso, determinato come non mai, con una punta di odio e risentimento.

Poi, la voce affilata come la lama di un coltello, un ghigno sul volto, la duchessa parlò.

- Ciao, Reeta. Non sai da quanto tempo ti stavo cercando.-

 

Qui Gon sentì lo strappo e pensò di stare morendo assieme al suo padawan.

La sua presenza era scomparsa improvvisamente dalla Forza, come se l’avesse portato via il vento.

In più, lo spettacolo di fronte a lui era devastante. 

Il bosco era bruciato parzialmente e tra le chiome degli alberi si era aperto un enorme buco che ancora fumava.

Ciò che restava dell'esplosione di una carica esplosiva.

Doveva cambiare tattica.

Era evidente che i cacciatori avevano trovato Satine ed Obi Wan, e che, forse, il suo ragazzo era morto.

Il suo Obi Wan, che voleva sempre e solo imparare.

Lui, che gli era stato vicino nel momento più buio della sua vita.

Qui ed ora.

Concentrati.

Ma Obi Wan…

Non puoi più fare niente per lui.

Qui ed ora.

Qui ed ora.

Se voleva salvare almeno Satine, doveva trovare la navicella.

Lei era viva e vegeta, e c’erano diverse possibilità che li avessero presi lungo il crepaccio.

Forse la navicella era vicino al picco roccioso dove non erano riusciti ad arrivare.

Se fosse giunto lì prima di loro, forse sarebbe riuscito ad evitare l’irreparabile.

Figliolo.

Si mise in cammino, il cuore pesante, sperando di sbagliarsi di grosso.

 

- Per curiosità, dove sei stata? Credimi, ti ho cercata in lungo e in largo.-

Reeta Woves non si era aspettata quella mossa. Non credeva che Satine l’avrebbe riconosciuta, ed invece eccola lì, lo sguardo più strafottente che avesse mai visto, a darle sui nervi pure in una situazione come quella, di netto svantaggio per quella biondina antipatica che pretendeva di essere la Mand’alor.

- Sai com’è.- disse, sogghignando.- Ho degli amici all’estero.-

- Oh, lo so bene.- borbottò con sarcasmo Satine, l’aria di chi non si sarebbe mai piegata di fronte a nulla.- Mi piacerebbe soltanto sapere chi.-

Reeta Woves la teneva stretta per il collo, ma a Satine importava fino ad un certo punto. Adesso che sapeva la verità sulla cacciatrice, non era minimamente intenzionata a dargliela vinta. 

Quella #@*//! ha già rovinato mio padre, non rovinerà anche me.

Anche a costo di essere io quella che rovinerà lei.

Non toccherà Obi Wan.

Con oggi, Reeta Woves ha smesso di fare del male.

La donna rise al suo goffo tentativo di liberarsi, ma a Satine non importava davvero di sfuggire alle sue grinfie. Quello che le interessava era trovare un modo per proteggere Obi Wan, e per il momento aveva due possibilità.

Se avessero deciso di uccidere il ragazzo sul posto, lei sarebbe intervenuta immediatamente, ed avrebbe potuto farlo perché, nella foga della caccia, Reeta Woves si era dimenticata di toglierle la lancia nascosta sotto la pelliccia di cervo.

Se invece avessero deciso di ucciderlo alla navicella, Satine avrebbe preso tempo.

E solo lei sapeva che cosa poteva fare, se aveva tempo.

- Non credere di farla franca, dar’manda.-

- Dar’manda io?- sbottò la cacciatrice, la voce improvvisamente alta e volgare.- Mi dispiace, signorina, ma se qui c’è una dar’manda, quella sei tu.-

E detto questo, le assestò un vigoroso calcio alla gamba sinistra, che la mandò a terra rotolando. La donna lasciò la presa sul suo collo per trattenerle i capelli.

- Giù le mani!- sbraitò il padawan, provando ad alzarsi, ma lo zygerriano lo teneva sotto tiro e lo rimise a sedere con una potente scarica elettrica.

Ah, fantastico, quel coso è anche uno collare da shock?

- Posso sopportarlo.- disse la duchessa, sperando che Obi Wan capisse.

Dall’occhiata che le lanciò, probabilmente sì, aveva compreso.

- Andiamocene da qui.- brontolò lo zygerriano, calciando la terra e portandosi una mano al viso.- Con tutta quest’acqua, domani sarò anchilosato.-

Reeta sbuffò, mentre sollevava Satine da terra. 

- Questi dannatissimi gatti non reggono nemmeno due gocce d’acqua. Chi l’ha messo in testa a Larse Vizla che la cosa migliore fosse un gruppo internazionale, lo sa solo Kad Harangir.-

Satine prese mentalmente nota. 

Un gruppo internazionale significa alleanze, cara mia.

E se ti allei con Zygerria e Trandosha, ti allei con gli schiavisti.

Bella, la Via di Mandalore, eh?

Oh, ma glielo avrebbe detto a suo tempo.

- Che ci faccio con questo qui?- borbottò lo zygerriano, colpendo Obi Wan alla testa.

Calmati, Satine. Inspira, ed espira.

Ogni cosa a suo tempo.

- Lo butto giù?-

Reeta Woves parve pensarci su.

- Io lo farei, ma credo che il Mand’alor possa cavarne qualcosa di utile. Un riscatto dalla Repubblica, magari, oppure una bella esecuzione in pubblica piazza. Sarebbe un gran bel modo per mandare al diavolo quei parassiti della Repubblica.-

Satine si trattenne, per evitare di dire a quella maledetta dar’manda che di politica non ci capiva proprio niente.

La Repubblica non paga riscatti. 

Mai pagati, mai li pagherà.

- Leghiamolo e portiamocelo dietro, per il momento. Quando ci riuniremo agli altri, prenderemo una decisione. Se il trandoshano avrà catturato anche l’altro jetii, potremmo fare un bel colpo.-

- Ma abbiamo un solo separatore! Chi lo sapeva che s’era portato dietro l’apprendista?-

- Allora vuol dire che spareremo ad uno dei due. Quello che costa meno.-

Non vomitare.

Il prezzo della vita delle persone equivale al loro diritto di vivere.

Bella, la nuova Via di Mandalore.

Satine non replicò e decise di mettere in atto la sua seconda strategia. Aveva il tempo e i mezzi per farlo. Lanciò un’occhiata ad Obi Wan, ammaccato in diversi punti, ma prevalentemente integro. 

Che accidenti vuoi fare?

Satine non disse niente ed andò avanti.

Come avevano sospettato fin dall’inizio, il picco roccioso non era un posto sicuro. La landa desolata vicino al crepaccio era il posto dove i cacciatori avevano fatto atterrare la loro navicella, l’incrociatore ultramoderno da cui erano già fuggiti una volta. La ragazza lanciò un’occhiata alla sua struttura, anche se non aveva molta esperienza con quel tipo di navicelle.

Un conto era usare un paio di pedali, un volante e tre pulsanti, un conto era conoscerne la struttura come un meccanico, o il motore. 

Tuttavia, i cannoni sapeva vederli bene.

Quelli ventrali, soprattutto, e anche quelli laterali. Quelli di prua erano troppo alti, ma difficilmente li avrebbero usati per sparare a terra. 

In caso di fuga, prima spara ai ventrali, poi agli altri. 

- Dimmi una cosa, duchessa.- e quella maledetta donna pronunciò quella parola in modo sprezzante, mentre continuava a tirarle i capelli.- Di chi è stata l’idea della sceneggiata con i gusci di salvataggio? Ci ha confuso parecchio le idee.-

Si sarebbe presa la colpa volentieri, perché in quel modo avrebbe protetto i due Jedi, ma la politica e la stratega dentro di lei prese il sopravvento.

Se Reeta Woves e i suoi sodali avessero capito che lei non era la stupida ragazzina che avevano creduto che fosse, allora avrebbero cambiato tattica. Si sarebbero fatti più accorti, più severi, mentre i Jedi… 

Beh, loro erano sfuggenti per natura, ed avevano già battuto i Mando una volta tanti anni prima.

Dire la verità e dare la colpa ad Obi Wan, però, significava condannarlo a morte.

Ma il maestro Jinn non era lì.

- Il maestro.-

- Ah, immaginavo che fosse un’idea del vecchio volpone. Che dire? E’ un bene che abbia tirato le cuoia, allora.-

Satine vide il panico negli occhi del padawan e provò ad infondergli un po’ di fiducia. Senza la Forza sembrava perso, smarrito, un animale ferito che sapeva di non poter contare sul suo alleato migliore.

Come lo sguardo del cervo che il maestro aveva aiutato a morire.

- Tienili fermi, io metto in moto i motori e vado a chiamare gli altri.-

Così, Satine rimase in ginocchio per terra accanto ad Obi Wan, sotto la stretta sorveglianza dello zygerriano.

Ottimo.

Lanciò uno sguardo in tralice al ragazzo, informandolo che stava per mettere in atto la sua strategia. Il padawan, però, la guardò con occhi imploranti e lasciò che lo sguardo scendesse verso la sua cintura.

Satine individuò subito il busillis. 

Gli hanno preso la spada laser.

Satine ammiccò verso la sua, di cinture.

Ho la lancia di beskar.

Obi Wan annuì, confortato.

Vai a pensare te che la pacifista in verità è armata. 

- A quanto pare avete avuto la meglio. I miei più sentiti complimenti.-

- Sta’ zitta, #@*//!-

Però, forbito, l’amico.

- A quanto ammonta la taglia sulla mia testa? Me lo ricordi, per favore?-

- Sei milioni di crediti. Sei splendidi milioni pronti per tintinnare nelle mie tasche. L’unica pecca è dovervi riportare indietro viva, anche se capisco perché lo vuole. Con i miei schiavi avrei fatto lo stesso.-

Obi Wan si morse l’interno della bocca, forzandosi di stare zitto.

- Sei sicuro, eh?-

- Oh, certo. Gli schiavi…-

- No, dico, sei sicuro di intascare i sei milioni di crediti?-

Lo zygerriano si mise a ridere.

- Non provateci nemmeno, duchessa. Vizla è un uomo di parola, e soprattutto è pieno di palanche.-

- Oh, ma questo lo so, mio ingenuo cacciatore. Sai com’è, erano mie quelle palanche, prima che quell’usurpatore ne prendesse possesso, ma questa è un’altra storia. No, quello che io voglio dire è: sei sicuro che tu abbia sei milioni? Voglio dire, per quattro cacciatori farebbe ventiquattro milioni di crediti, sei ciascuno.-

Lo zygerriano tacque.

- E credimi, nelle casse non c’erano, ventiquattro milioni. Almeno, non quando le ho lasciate io.-

Il cacciatore, ancora una volta, tacque.

- E Mandalore è notoriamente antischiavista. Non riesco proprio a capire che cosa ci facciano con te. Non te la prendere, nulla di personale, ma sei proprio sicuro che, nella lista, tu non sia il prossimo?-

Un sonoro schiaffo fece cadere Satine in avanti, la testa ferita che impattava contro la roccia dura e bagnata.

Grugnì, ma rimase lucida. 

Aveva la scusa perfetta per sfilare la lancia di beskar.

Provando a rialzarsi, facendo leva sui gomiti, riuscì ad infilare le mani legate nella giubba e a sganciare la lancia, facendola scivolare tra le gambe. 

Si rimise carponi, stringendo la lancia tra le ginocchia, gli occhi di Obi Wan fermi sulle sue gambe e le orecchie tese, pronte a scattare.

I motori della navicella si accesero, ma Reeta Woves scese da sola. 

Qualcosa non va.

 

Qui Gon era rimasto acquattato per tutta la durata dello scambio di battute tra la duchessa e lo zygerriano.

Quella ragazza ne sa una più del diavolo.

Voleva metterli l’uno contro l’altro e ci stava riuscendo. Sapeva che l’unica arma a sua disposizione, con Obi Wan impossibilitato a combattere e Qui Gon chissà dove, era la manipolazione. Aveva fatto leva sulla scarsa esperienza politica dei cacciatori. Notoriamente, erano sicari che non avevano interesse a conoscere le ragioni per cui svolgevano un lavoro. Reeta Woves e il Mando forse erano indottrinati e credevano nella causa, ma lo zygerriano e il trandoshano credevano solo nei crediti.

Evidentemente, nessuno si era degnato di spiegare loro che cosa avrebbero fatto di quei soldi. 

Sei milioni diviso quattro faceva un milione e cinquecentomila.

Non esattamente quello che lo zygerriano avrebbe potuto avere se avesse lavorato da solo.

Quello che Satine non sapeva era che il trandoshano era perso nei boschi e il Mando era morto, e forse proprio in questo colpo di fortuna stava il vero capolavoro della duchessa.

Erano solo lo zygerriano e la Mando. Solo loro due, in un combattimento uno contro uno, che avrebbe garantito alla duchessa e al suo padawan una possibilità di fuga.

Già, il suo padawan.

Il sollievo si era impadronito di lui quanto lo aveva visto, un po’ malconcio ma vivo, e la rabbia invece l’aveva assalito non appena aveva visto il collare attorno al suo collo.

Non c’era tortura peggiore per un Jedi che essere separato dalla Forza.

Qui ed ora.

Medita.

Se il fatto che il suo padawan fosse vivo fosse un altro miracolo della duchessa, non lo sapeva, e non avrebbe mancato di chiederglielo più avanti. 

Adesso, non avevano tempo.

La Mando stava scendendo dalla navicella, la consapevolezza nel suo portamento che qualcosa era andato storto.

Si era aspettata di trovare i suoi compagni a bordo, ed invece non c’era nessuno.

Adesso si aprivano le danze.

 

- Qualcosa non va. Shal e Amur non ci sono.-

- Che dovremmo fare, allora?-

- Partiamo senza di loro. Andiamo a Keldabe, consegnamo a Larse Vizla la sua #@*//! e noi ci spartiamo il bottino. Chi se ne frega di loro. Non possiamo perdere tempo con il rischio di attirarci quel vecchiaccio jetii addosso.-

Satine avrebbe tanto voluto mettersi a gridare di felicità. Questo era esattamente quello che voleva. Reeta Woves aveva confermato tutte le paure dello zygerriano. Non avrebbe avuto sei milioni, ma solo un quarto di essi. 

A quel kaysh yaihi’l di Larse Vizla non era nemmeno passato per l’anticamera del cervello di discutere la posta, prima di mettersi a cacciare.

O forse aveva creduto di fare il doppio gioco?

Ah, ma non aveva importanza! La notizia migliore era che Qui Gon era vivo!

Non poteva essere diversamente, se i due cacciatori non erano riusciti a tornare dopo essersi scontrati con lui.

E questo voleva anche dire che, se Hod Haran la stava assistendo, il buon maestro era da qualche parte nelle vicinanze, nascosto nell’ombra, alla loro ricerca.

- Che accidenti fai?-

Lo zygerriano aveva estratto il blaster e lo stava puntando contro Reeta Woves.

Un blaster contro una Mando. 

Povero illuso.

- Mi dispiace, carina, ma non ho intenzione di dividere proprio un bel niente. Adesso porti il tuo bel sedere lontano da questa navicella e mi lasci salire.-

- Carina?- sibilò la Mando, portando la mano al blaster a sua volta.- Tu, lurido gatto bagnato e puzzolente, hai detto carina a me?-

Satine ghignò.

Oh, questa non dovevi farla, micio bello.

Mai chiamare una donna Mando “carina”, se non vuoi che ti mozzi il capo a tondo.

Satine ed Obi Wan si lanciarono un’occhiata di sbieco e il ragazzo portò di nuovo lo sguardo alle gambe della duchessa, prima di fissare gli occhi sui due cacciatori.

- Andiamo, bella, non discutere e levati di torno.-

- Che ti prende, razza di cretino? Non li vuoi, i soldi?-

- Oh, al contrario, li voglio. Solo che li voglio tutti.-

- Hai veramente creduto che tu e la tua specie lurida ed insulsa avreste avuto lo stesso nostro trattamento? Ragazzo mio, sei proprio scemo. Torna dai tuoi schiavi. E’ già tanto se ti prendi un milione e mezzo.-

E lo zygerriano sparò. 

Sparò e colpì l’armatura di beskar, che non fece una piega, ma ingaggiò il combattimento con la Mando, distraendola. Obi Wan, lesto come una donnola, afferrò la lancia di beskar e la aprì, tranciando di netto i lacci che gli legavano le mani.

Afferrò Satine e la mise in piedi di corsa.

Dovevano fuggire, e subito!

 

Qui Gon rimase a guardare la scena, ammirato.

Obi Wan era riuscito a liberarsi le mani e adesso stava portando via Satine con tutta la forza che aveva in corpo, solo che la duchessa non sembrava avere una grande voglia di andargli dietro. Continuava ad indicare la navicella e alla fine al maestro fu tutto chiaro.

Presto sarebbe entrato in azione. 

I due ragazzi scivolarono sotto l’incrociatore e, con un colpo secco della lancia, tranciarono i fili dei cannoni ventrali. 

Poi, la Mando affondò un colpo micidiale contro lo zygerriano, però il cacciatore pareva avere un’arma in più che la donna non aveva previsto, perché il colpo di blaster e il fuoco rimbalzarono via dal suo corpo. 

Nell’aria si diffuse un forte odore di pelo bruciato, ma lo zygerriano era di nuovo in piedi, intento a togliersi la giubba affumicata per mettere in mostra la corazza dorata che proteggeva il torace.

Questo, però, significava una cosa sola.

Aveva sganciato la cintura, dove c’era sia il blaster di Satine che la spada laser di Obi Wan.

Era il momento giusto.

Che la Forza sia con noi.

 

- Riesci a toglierlo?-

- No. E’ bloccato.-

- Accidenti! Riesci a prendere il cinturone?-

- Nemmeno nei miei sogni più rosei.-

- Allora dovremo cavarcela così. Prendiamo la navicella ed andiamocene.-

- E Qui Gon?-

- Ci troverà. Almeno saremo al riparo.-

Satine scosse il capo e trottò via da Obi Wan, provando ad avvicinarsi alla coppia di cacciatori, ma il loro scambio era troppo intenso per poter rischiare. Un colpo vagante avrebbe potuto colpire uno di loro due e, a quel punto, sarebbe stata la fine.

Successe, però, qualcosa di inaspettato.

Il cinturone prese a scivolare sulla nuda roccia verso di loro, come mosso dal vento, e si arrestò esattamente davanti ai piedi della ragazza.

Gli occhi di Obi Wan brillarono e cominciarono a scandagliare il circondario.

- Qui Gon! Qui Gon è qui!-

I due non potevano essere più contenti, e con il cinturone a portata di mano avevano anche la chiave per poter aprire il collare che separava il padawan dalla Forza.

Satine si chinò a raccoglierlo e fece appena in tempo, perché un colpo di blaster la mancò per un soffio.

- Che state combinando voi due? Tornate qui!-

Ma ormai era fatta. Obi Wan, nonostante il collare stretto attorno alla gola, era di nuovo in possesso della sua spada laser e stava menando fendenti dovunque per deviare i colpi. 

I suoi riflessi erano buoni anche quando non era la Forza a guidarlo.

Mentre il ragazzo combatteva, Satine mirava ai cannoni laterali. Con un colpo secco di blaster fece fuori quello di sinistra, e stava giusto mirando a quello di destra quando Qui Gon sbucò dal nulla.

- Bene. Penso che sia giunta l’ora di abbandonare i vostri propositi. Liberate la duchessa, adesso.-

I due cacciatori non erano esattamente contenti di quella novità. Con una sfilza di imprecazioni in Mando’a, la donna si lanciò contro di lui ad armi sguainate, ma Qui Gon aveva i riflessi pronti e deviò i colpi con precisione verso il cannone di destra, azzoppando definitivamente la navetta e consentendo a Satine di concentrarsi su materie ben più pregnanti, come lo zygerriano, che si era messo ad inseguire i due ragazzi. 

Obi Wan avrebbe tanto voluto avere la Forza per connettersi con il suo maestro e comprendere il suo piano, ma forse non ve ne era uno. Forse, l’unica ad avere avuto la più pallida idea di che cosa fare era stata Satine, che però al momento sembrava non avere programmi. 

Lo zygerriano si avventò contro di lei, ma Satine alzò il blaster e mirò volutamente alle spalle del cacciatore, mancandolo per un soffio. Fu abbastanza però per farlo scartare di lato, deviando la traiettoria del salto e mettendolo invece a disposizione della spada laser del giovanotto, che lo sfiorò e gli tranciò i peli dietro le orecchie.

Il cacciatore soffiò.

Mentre la battaglia infuriava, Qui Gon e la Mando se le stavano dando di santa ragione. Il maestro aveva spinto la donna al centro della radura e a suon di colpi era riuscito a mandarla a tappeto. Come ogni buona Mando, però, aveva degli assi della manica, e il maestro fu costretto a saltare lontano da lei per evitare il fiotto di fuoco rovente che era scaturito dal bracciale di beskar.

La donna, poi, estrasse un pugnale dal manicotto e lo lanciò contro il maestro, che si chinò di scatto e lo mandò a schiantarsi contro la nuda roccia alle sue spalle.

Con la coda dell’occhio vide il suo padawan in difficoltà, mentre lo zygerriano lo stava spingendo sempre di più contro il picco di basalto nel tentativo di raggiungere Satine.

Stava per lanciarsi di nuovo all’attacco, ma la Mando era di tutt’altro avviso. Balzò via da lui e, tenendolo sotto tiro, prese a risalire la rampa della navicella. 

Poi, con un colpo secco, chiuse il portello.

- Dove accidenti stai andando?- soffiò il felino. - Apri, maledetta, apri!-

Ma la cacciatrice non aveva la benché minima intenzione di aprire il portello al suo compare zygerriano. Mise in moto e sollevò la navicella traballante da terra.

Il cacciatore, al contrario di quanto avrebbe dovuto fare, sembrava non aver compreso davvero la gravità della situazione. Era da solo, abbandonato dalla sua collega, contro due Jedi e una duchessa che, per quanto pacifista, era pur sempre una Mando. L’idea di portarsi via la bellezza di sei milioni di crediti ne aveva accecato il giudizio, anche se la navicella con la quale avrebbe dovuto farlo stava volando via. Continuava a lanciarsi contro i due ragazzi, imperterrito, ma Qui Gon stava per raggiungerli e ben presto avrebbe messo fine a quella sceneggiata.

La navicella era già alta nel cielo e scheggiò via, nel buio della notte e nel fragore della pioggia. 

- Maestro! Prendete Satine!-

L’uomo, giustamente, fece quanto il padawan gli aveva chiesto. La priorità, adesso che avevano a che fare con un solo cacciatore, era mettere in sicurezza la duchessa. Così, con un gesto rapido e delicato, la portò via, trascinandola lontano per il polso.

Satine cadde in ginocchio poco lontano, mentre Obi Wan e Qui Gon continuarono a fronteggiare lo zygerriano. Era una battaglia decisamente impari e la ragazza non comprendeva come mai il cacciatore non volesse demordere. 

Poi, accadde l’irreparabile.

Un fischio acuto si levò dalla selva poco lontano, e ben presto la sagoma di una terrificante creatura parzialmente quadrupede si avventò contro il trio.

Satine urlò.

Qui Gon riuscì a scartare di lato, ma Obi Wan era troppo schiacciato contro la parete di basalto per poter guadagnare una via di fuga. 

Lo spettro investì in pieno lo zygerriano, che non si aspettava un attacco da una creatura selvatica.

Fu la cosa più atroce che Satine avesse mai visto in vita sua.

Il cacciatore si divincolava, gridava, chiedeva aiuto, e Qui Gon ed Obi Wan avevano provato ad intervenire, ma la creatura trascinava il corpo del cacciatore a destra e a manca, sbranandolo e rendendo impossibile menare il fendente decisivo. Lo spettro fischiava e grugniva, ed affondava i denti nella carne dello zygerriano, strappandone grossi pezzi, inesorabile. Il cacciatore tese le mani in avanti, provando ad afferrare il muso della creatura, ma, al contrario, riuscì solo a farsi tranciare di netto una mano.

Poi, con una crudeltà ed un’efferatezza che Satine non aveva mai visto, lo spettro affondò i denti nella testa del cacciatore.

Con un ultimo scossone, il suo corpo smise di muoversi.

Le sembrava di non riuscire a respirare. L’aria non entrava nei suoi polmoni. Inalava, ma le sembrava di annegare nell’acqua e nella pioggia, gli occhi sul volto sfigurato del cacciatore zygerriano e la bocca acquosa per la nausea, mentre osservava il sangue e i pezzi di carne cadere dalle fauci dello spettro che pasteggiava con la faccia del cacciatore. 

Il mondo girava tutto attorno a lei, un senso di vuoto che si impadroniva del suo stomaco e la inchiodava alla roccia nuda, incapace di farla fuggire.

Sarebbe dovuto scappare. Tutti loro avrebbero dovuto.

Come se lo spettro avesse sentito i suoi pensieri, alzò la testa e si guardò attorno. Vide la luce verde della spada laser di Qui Gon, e poi si concentrò sulla luce azzurra della spada di Obi Wan.

Satine lesse il panico negli occhi del padawan. 

Ruggendo, la creatura si alzò sulle quattro gambe e si lanciò contro di lui.

Il terrore la travolse.

No, lui no!

Non può mangiare la sua faccia.

Lo ucciderà!

Fa qualcosa!

FA QUALCOSA!

E alla fine lo fece, anche se inconsapevolmente.

Aprì la bocca ed urlò.

E’ me che vuoi.

Sono qua.

Prendi me!

Qui Gon rimase agghiacciato sul posto quando vide il corpo della giovane duchessa esplodere.

O meglio, sembrava che fosse esploso, perché all’improvviso aveva brillato di una luce bianca e abbagliante che si era espansa tutto attorno, come un’onda ad urto, ed aveva illuminato la notte a giorno.

L’onda bianca, trasparente, nitida e pulita, investì ogni cosa. Travolse il corpo dello zygerriano riverso a terra e smembrato, ed infine travolse lo spettro ed Obi Wan, e spedì i loro corpi in alto, schiacciandoli contro la parete di basalto, che si disintegrò sotto gli occhi attoniti del maestro.

Poi, il silenzio.

L’onda scomparve così come era arrivata, e Satine brillò ancora per qualche secondo prima di tornare la ragazza stanca e ferita di sempre, inzuppata sin nel midollo e spaventata come non mai.

Qui Gon trattenne il respiro, l’orrore di quanto aveva appena visto che sedimentava dentro di lui.

Obi Wan.

Obi Wan è morto.

No.

Fu l’urlo della ragazza a svegliarlo dal suo torpore. 

Satine ci aveva messo un po’ per capire che cosa fosse davvero accaduto, e l’orrore l’aveva travolta quando si era accorta di avere aperto la Luce di Mandalore, per disperazione, esattamente come aveva fatto da bambina contro il cacciatore di taglie che aveva ucciso sua madre.

E adesso aveva ucciso Obi Wan.

No.

Non poteva accettarlo. Urlò, con tutta se stessa, la testa tra le mani e gli occhi sbarrati, incapace di elaborare la verità. 

- OBI WAN!-

Fu il maestro il primo a riprendersi. Si lanciò contro l’ammasso di pietre e prese a smuoverle una per una. Si concentrò, usò la Forza, ma le pietre erano troppe, e ne fece rotolare diverse giù per il crepaccio pur di raggiungere il ragazzo.

Il mio ragazzo.

Il mio ragazzo, che voleva solo imparare.

Qui ed ora.

Concentrati.

Qui ed ora.

Satine continuava ad urlare e a piangere, tremando, in preda al panico e al terrore. 

Qui Gon spostava sassi dovunque, con la Forza e senza, nella disperata speranza di trovare vivo il suo padawan. 

Poi, all’improvviso, una mano spuntò dal mucchio di pietre ed accese una spada laser blu.

- Sto bene!- gridò una voce soffocata.- Sto bene!-

Qui Gon tirò un sospiro di sollievo e sollevò le rocce che coprivano il viso del ragazzo. 

La prima cosa che fece fu staccare il collare dal collo del giovane, e con suo grandissimo sollievo lo sentì fluire nella Forza, la sua presenza sfavillante come sempre, anche se un po’ stanca ed ammaccata. Non c’era segno di dolore, né di paura, solo una grande confusione, che si dissipò nell’immediato momento in cui vide il volto del suo adorato maestro.

- Che accidenti è successo?- borbottò il ragazzo, tirandosi su e scuotendo via la polvere dai suoi abiti.

All’improvviso, si rese conto di stare istintivamente stringendo tra le braccia qualcosa che aveva raccolto nella caduta, mentre i sassi si stavano ammucchiando sopra la sua testa. 

Solo in quel momento si accorse di stare tenendo stretto il torace smembrato dello spettro.

- Ah, che schifo!- tuonò, lanciando via il corpo, e lasciò che il suo maestro si connettesse di nuovo con lui.

I due si presero un momento per sentire la Forza fluire. Ogni pericolo era passato, non c’era traccia dei cacciatori. Obi Wan poteva sentire l’apprensione e il sollievo del suo maestro, che gli stringeva le spalle come se ne andasse della sua stessa vita, e il ragazzo ce la mise tutta per comunicargli il suo benessere nonostante la brutta disavventura.

Poi, un agghiacciante senso di terrore si impadronì di lui.

Satine.

Corse verso di lei, che continuava a piangere e a tremare, immobile sotto la pioggia, la testa tra le braccia e le mani nei capelli, mentre dondolava avanti ed indietro in una traumatica litania.

Hanno trovato la testa in riva al lago.

Non può mangiare la sua faccia!

Lui è kar’jag.

Ci tengo a te.

Dicono che la luce di Mandalore sia una forza positiva.

Ti ricorderò per sempre, così sarai eterna.

Hanno trovato la testa in riva al lago.

Obi Wan!

Ni baatir, Sat’ika.

L’Uomo delle Stelle, hai ucciso l’Uomo delle Stelle. 

Hanno trovato la testa in riva al lago. 

Hanno trovato la testa in riva al lago.  

- Satine.-

Ti porterò dovunque vorrai.

Quel momento è ancora lontano.

Sei speciale per me.

Hanno trovato la testa in riva al lago.

- Satine?-

Sono un mostro.

- Satine!-

Fu come tornare lentamente alla realtà. Quella voce familiare si insinuò nella sua mente, assieme alla confortevole sensazione del contatto fisico sulla sua schiena.

La duchessa alzò lo sguardo, che ancora brillava di flash bianchi, e posò gli occhi in quelli grigioverdi del giovane padawan.

- Va tutto bene, Sat’ika. Sto bene.-

Continuò a ripetere quelle parole fino a che gli occhi della ragazza non smisero di dardeggiare, tornando di un bell’azzurro limpido.

- Stiamo bene. Stiamo tutti bene. E’ finita.-

Alla giovane duchessa tremarono le labbra e si gettò in un pianto dirotto tra le braccia del padawan.

Se avessi saputo di dover quasi lasciarci le penne per farmi abbracciare, l’avrei fatto prima.

Sta’ zitto, cretino. 

Rimasero a cullarsi nel buio, mentre la pioggia si placava e il sole dell’alba spuntava dalle nubi.

Qui Gon, mettendo da parte il suo aplomb da maestro Jedi, si chinò e racchiuse tra le sue braccia enormi i due ragazzi in un abbraccio sincero e stritolante. 

Stavano tutti bene, davvero.

 

***

 

VOCABOLARIO MANDO’A

 

Beroya: cacciatori di taglie

Vaii cuy’kaysh?: dov’è andata?

Dar’kaysh payt!: è andata a sinistra

Landur dar’manda: sporca traditrice

Kaysh yaihi’l: come gar yaihi’l, ma in terza persona, pieno di sé

 

NOTE DELL’AUTORE: Povero Obi Wan. Le busca da tutte le parti, e le prende pure da una duchessa pacifista. 

Davvero, secondo me se fosse una persona reale mi farebbe causa fin da adesso. E non sa ancora che cosa gli capiterà in futuro, poveraccio.

Si fosse foco, arderei ‘l mondo/ si fosse vento lo tempesterei […] si fosse ‘mperador, sa’ che farei? a tutti mozzerei lo capo a tondo” . La citazione quasi testuale viene dal celebre sonetto di Cecco Angiolieri. 

Il fatto di non poter chiamare una Mando carina è originale. Il termine si usa di solito per animali e bambini, ma mai per le donne. 

Il ritorno di Reeta Woves la terrorista non era scontato, ma mi piaceva l’idea di dare uno spessore anche a lei e di creare questa specie di tensione, di rancore personale tra la donna e Satine. In particolare, mi intrigava l’idea di mettere in mostra due tipi diversi di rancore: il primo distruttivo, violento, sadico, il secondo declinato quasi come un sacrificio, come se al di là di ciò che è personale - ed è personale, perché il rancore non è mai positivo - ci fosse anche e almeno il bisogno di evitare il dolore di altri per colpa di uno.

Il prossimo sarà un capitolo di transizione in cui, però, non mancheranno i colpi di scena. Stiamo per avvicinarci al nucleo centrale della storia, dove gli eventi precipiteranno definitivamente.

Più di così? direte voi.

Sì, più di così.

Si sa: se uno vuole risalire, prima deve toccare il fondo.

Alla prossima,

 

Molly.

  
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