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Autore: Hui_Ying    26/01/2022    0 recensioni
[Death is the Only Ending for the Villainess]
La protagonista si è reincarnata nella figlia adottiva del Duca Eckart, nonché l'antagonista di un gioco harem reverse.
Il problema è che è entrata nel gioco con il livello di difficoltà al massimo e, qualunque cosa faccia, la morte l'aspetta a ogni fine.
Prima che appaia la "vera figlia" del Duca Eckart deve scegliere uno dei protagonisti maschili del gioco e raggiungere un lieto fine per sopravvivere. Tuttavia non sarà affatto un'impresa facile.
I due fratelli litigano sempre con lei per ogni piccola cosa.
Il pazzo principe ereditario la conduce sempre verso morte.
C'è persino un mago follemente innamorato della vera protagonista e un cavaliere-schiavo fedele a quest'ultima!
꧁Traduzione della novel. Per chi fosse interessato c'è anche il manhwa.꧂
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Prologo 


Tutto era perfetto.

Anche la casa in cui abitavo prima.
Anche il fatto che dovessi lavorare per pagarmi l'affitto non era un problema per me.
Ero finalmente scappata da quella casa infernale e ho ottenuto la mia libertà: ero felice.

Eppure...

"Sono abbastanza sicuro di averti detto di vivere in silenzio come un topo, senza che si potesse sentire nemmeno il suono del tuo respiro." disse un uomo.

Il suo sguardo pieno di odio era rivolto su di me e sembrava che mi vedesse come un fastidioso insetto.

"Ho sentito che ti sei comportata come un cane pazzo al banchetto della cerimonia per il ritorno del principe."

Quello sguardo freddo mi era familiare: era lo stesso tipo di sguardo che ricevevo sempre in quella casa.
Tuttavia non significava che stessi bene anche se l'avessi già sperimentato diverse volte.

"Qual era il tuo scopo comportandoti in quel modo?"

Non riuscivo a respirare proprio a causa della sua aura e le mie labbra iniziarono a tremare per la paura.
Fu allora che uno schermo apparve dinnanzi a me e potevo chiararamente leggere le parole scritte su di esso.


1. Come faccio a saperlo?

2. Non c'era uno scopo preciso.

3. (Con una voce debole e pietosa) Beh… Uhm, ecco...


'...Cos'è questa cosa?'

Pensai e proprio quando stavo per chiederlo a alta voce non riuscii a emettere alcun suono, come se qualcuno o qualcosa mi stesse impedendo di parlare.
La voce dell'uomo si fece più minacciosa quando si era reso conto che ero rimasta ferma senza dire nulla.

"Faresti meglio a parlare."

Percepii nuovamente quell'aura pericolosa e opprimente che sembrava mi stesse perforando... A quanto pare se non avessi dato una risposta avrei rischiato di morire.
Dunque premetti inconsciamente la risposta numero 3.

"Beh... Uhm, ecco..."

Le stesse parole che erano scritte sullo schermo uscirono automaticamente e involontariamente dalla mia bocca.

'C-Che cosa sta succedendo?!'

La mia bocca si aprì e si richiudette: ancora non potevo credere a quello che avevo appena detto.
Non riuscivo nemmeno a indovinare in che tipo di situazione mi trovassi in questo momento. Come se non bastasse mi sono ritrovata in un luogo sconosciuto non appena mi sono svegliata e mi sono dovuta confrontare con questa persona.
Non riuscivo a pensare, come se mi fossi appena svegliata.

"Beh, uhm..."

L'uomo non sembrava apprezzare la mia quasi scena muta mi guardò in modo cagnesco e fu allora che delle nuove frasi alla fine apparvero sullo schermo.


 
1. Mi dispiace. La prossima volta mi comporterò correttamente.

2. È tutto colpa di una serva che ha dato il via a tutto il trambusto.

3. I servitori trattavano male, me, l'unica figlia del Duca Eckart!


Non ho avuto il tempo per riflettere che scelsi in fretta una risposta.
Anche se non sapevo nulla, dovevo comunque dire qualcosa in una situazione del genere. Questo è ciò che ho imparato da tutte le esperienze dolorose di allora.

"Mi dispiace-"

"Non ci saremmo incontrati in questo luogo se fosse stato qualcosa che si sarebbe risolto con delle semplici scuse".

Venni interrotta bruscamente da lui. La sua voce era talmente fredda che mi raggomitolai. 
In seguito egli parlò nuovamente.

"Penelope Eckart."

'Penelope Eckart?'

"D'ora in poi, per un po' di tempo, ti verrà sottratto il cognome di famiglia."

Il viso e il nome erano molto familiari. Improvvisamente alzai la testa alla velocità della luce, riuscendo così a intravedere il volto dell'uomo.
L'uomo, il quale era a una certa distanza da lei, non era affatto una di 'quelle persone', bensì uno straniero che non avevo mai visto prima d'ora.
I suoi occhi azzurri riflettevano l'oceano mentre i suoi capelli neri che mi ricordano tanto l'ossidiana
Sopra il suo capo c'era una lunga barra simile al segno della batteria del telefono, con una scritta che brillava.

'In... teresse...?'

Se la vista non la ingannava, allora la parola sopra la testa dell'uomo dicevano sicuramente 'interesse.'

"Ovviamente, durante quel periodo, non potrai partecipare a feste o banchetti e non ti è assolutamente permesso lasciare la stanza. Pensa a ciò che hai fatto di sbagliato."

"..."

"Dove stai guardando?"

Il viso privo di emozioni dell'uomo si accigliò, come se fosse infastidito dal fatto che stessi fissando qualcos'altro e che gli stessi mancando di rispetto. 
Tuttavia non reagii e continuai a controllare la barra.

[Interesse: 0%]

'Non è possibile...'

Inconsciamente scossi la testa un paio di volte.
Ero incredula.
Veramente.

"A quanto pare le voci che dicevano che sei diventata pazza erano vere."

L'uomo mi fissò per un momento, osservando attentamente le mie strane azioni prima di voltarsi dall'altra parte.
Si avviò verso la porta con passi veloci, come se non volesse stare in quel posto nemmeno un secondo in più.

[Interesse: 0%]

Si stava allontanando da me.

'Cosa ho fatto di sbagliato?'

Pensai, mentre cercavo di capire cosa avessi fatto di male e il motivo per cui mi ritrovavo in quella situazione. Nel frattempo che riflettevo su ciò fissai la figura dell'uomo allontanarsi sempre di più da me.
Quando lui se ne fu andato percepii qualcuno posar su di me e l'aura che avvertivo era totalmente diversa... 
Mi voltai per vedere una persona con i capelli rosa, in piedi con le braccia incrociate vicino alla porta.
Aveva gli stessi occhi azzurri dell'uomo che se n'era appena andato e sul viso aveva un sorriso beffardo, quasi ridicolo.

[Interesse: -10%]

Così era marcato sulla barra sopra la sua testa... e era anche negativo.

"Stupida cagna. Ben ti sta."

Nonostante il suo bel viso, era una persona maleducata e, non appena mi disse quelle parole, se ne andò dalla stanza seguendo l'altra persona.

SLAM-! 

E la porta si chiuse.
Rimasi a lungo seduta sul letto.
La mia testa non funzionava bene e ancora non riuscivo a capire la situazione in cui mi trovavo attualmente.
Avevo riflettuto per un po' e mi sono resa conto che il posto in cui mi trovavo e le due persone che ho appena visto mi erano in qualche modo familiari.

"È una bugia, vero...?"

Potevo finalmente dire ciò che desideravo dire quando rimasi sola in quella stanza silenziosa.
A causa di ciò che era accaduto non avevo avuto modo per notarlo prima.
Non potevo crederci: non era una cosa che mi capitava tutti i giorni.

"Tuttavia non sembra esserci altra spiegazione."

Era come se la scena di un gioco a cui stavo giocando prima di addormentarmi si stesse ripetendo nella realtà.
Con me nei panni di un personaggio del gioco.

"Probabilmente sto ancora sognando."

Non esisteva altra spiegazione e doveva essere per forza così.
Tuttavia non importava quante volte mi tirassi i capelli o mi pizzicassi la faccia: non riuscivo comunque a svegliarmi da questo sogno.

“N-No... No... no! No! Non può essere vero-!”

Ero Penelope Eckart, l'antagonista del gioco più popolare per ragazze di questi tempi e l'eroina della modalità difficile.


 
   
 
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