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Autore: eddiefrancesco    27/01/2022    1 recensioni
Odyle Chagny aspirante artista, è costretta a lasciare la Francia per accontentarsi di fare l'istitutrice delle due figlie di Lord Moran.
Dalla sua posizione ai margini del bel mondo, la giovane si rende conto ben presto che in quell' ambiente dove tutto sembra perfetto, in realtà molti nascondono oscuri segreti.
Per esempio, Lord Tristan Brisbane, l'attraente e un po' impacciato gentiluomo la cui timida insicurezza mal si accorda con le voci inquietanti che circolano sul suo conto.
O dell'avvenenente Lady Moran, che pur circondata dal lusso conduce un esistenza triste e solitaria. Scoprendo a proprie spese che nell'Inghilterra puritana di fine Ottocento può bastare un sussurro per distruggere una vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Non-con
Capitoli:
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Tristan si strinse il bavero del soprabito sotto la gola e si incammino' verso la porta di ingresso dello Stelo d'oro. Lord Moran le aveva mentito! Aveva finto di non essere più schiavo dell'oppio e l'aveva raggirata come una ragazzina. Odyle era fuori di sé dalla rabbia. Arrivata allo Stelo d'oro, aveva praticamente urlato a Wu Xi'an di portarla immediatamente da Lord Moran. Il cinese si era spaventato nel vederla tanto agitata e l'aveva subito fatta accompagnare nel salone. Sdraiato in un angolo, intento ad aspirare boccate di fumo, c'era Lord Michael. «Vergognatevi!» sbotto' Odyle inginocchiandosi accanto a lui. «Mi avevate detto che vi sareste sforzato, che non sareste più venuto qui!» Lui non si era ancora perso del tutto nell'oblio dell'oppio e abbassò lo sguardo, intimidito per essere stato colto in flagrante. «Perché siete venuto qui?» gli domandò ancora lei strattonandolo per una manica per obbligarlo almeno a mettersi seduto. «Io... perdonatemi, Odyle...» Michael parve cercare una scusa. «Dovevo vedere una persona...» Era chiaro che le stava mentendo. «Forza, rimettetevi in piedi che torniamo a casa!» Lo tirò ancora, ma Lord Moran era troppo pesante per lei e, anziché tirarlo in piedi, fu lei a crollargli addosso perdendo l'equilibrio. Proprio in quel momento arrivò Lord Brisbane. «Tristan...» Michael guardò l'amico, che stava in piedi di fronte a lui con espressione accigliata. «Eccoti qua.» Scoppiò a ridere convulsamente. Inorridita, Odyle guardò il nuovo arrivato. Anche lui le aveva mentito, dunque! Le aveva detto che non frequentava più posti come Lo Stelo d'oro e che aveva vinto la dipendenza dall'oppio. Invece era lì, davanti a lui. E la guardava pieno di disgusto. La coperta che le era stata data per difendersi dal freddo era abbastanza pesante e calda, ma Odyle sentiva le gambe intorpidite per il tempo che aveva trascorso a bordo della carrozza. Erano in viaggio da ore ed era trascorso un bel po' di tempo anche dall'ultima volta che si erano fermati per lasciar riposare i cavalli e rifocillarsi con una tazza di cioccolata calda. Durante la mezz'ora che avevano trascorso alla locanda di posta aveva intravisto Tristan solo un paio di volte, ma non gli si era mai avvicinata. Né lui aveva cercato di accostarsi a lei. Il paesaggio rassicurante della campagna inglese le dava il tempo di riflettere, cosa che le era mancata nei giorni precedenti, quando casa Moran era stata sbalzata da uno stato di tranquilla routine a una frenesia che le aveva fatto ricordare l'atmosfera che si respirava dietro le quinte di un circo prima di uno spettacolo: cameriere e lacchè che correvano su e giù per le scale, fattorini che si presentavano in continuazione alla porta con pacchi e pacchetti di vestiti nuovi per Emma e le bambine, bauli che venivano scovati in soffitta, spolverati e rimessi a nuovo per il viaggio. E poi, finalmente, erano partiti. In tutto quel caos, Odyle non aveva avuto il tempo di pensare a ciò che era accaduto tra lei e Tristan, né aveva potuto riflettere su ciò che aveva visto allo Stelo d'oro. Dopo il suo arrivo alla fumeria d'oppio, Tristan Brisbane non aveva quasi proferito parola. L'aveva aiutata a sollevare da terra un frastornato Michael Moran, e con tutta la fredda gentilezza di cui era stato capace li aveva accompagnati a casa. Certo non avrebbe potuto comportarsi in modo diverso, dal momento che si era visto scoperto. Quante bugie le aveva raccontato! E lei per poco non gli aveva creduto. Probabilmente era un cliente abituale del locale, e forse aveva persino dato appuntamento a Lord Moran, istigandolo a tornare in quel posto quando lei stava facendo di tutto per guarirlo dalla sua dipendenza. Ripenso' al momento in cui, mentre erano soli nello studio di Russell Square, lui si era slacciato la camicia e le aveva mostrato le braccia. Non gli aveva visto segni di punture sugli avambracci sui quali, in seguito e per più di qualche attimo, si era abbandonata a fantasticherie. Ma non doveva più permettere che si prendesse gioco di lei con la sua aria innocente e un po' malinconica. Non si era accorta di essersi appisolata e Lady Cartwridge, che sedeva accanto a lei in carrozza, la stava scuotendo dolcemente. Odyle aprì gli occhi, lo sguardo rivolto al finestrino. Dalla nebbia leggera iniziava a profilarsi la sagoma di un castello. Due filari di pioppi precedevano per un paio di miglia lo spiazzo antistante la casa, dove il convoglio si fermò, giunto alla fine del suo viaggio. Odyle si prese cura di Ernestine e Agnese, assicurandosi che fossero ben coperte prima di scendere a terra. Quindi cercò di raggiungerle allungando le gambe verso il predellino della carrozza. Per quante ore era rimasta in quella spiacevole posizione? Sentiva fitte lancinanti alle gambe e alla schiena. Cercò di fare qualche passo, ma sentì le ginocchia cederle e vide il panorama ondeggiare davanti a sé. Poco prima di cadere per terra, si sentì afferrare e trattenere da un paio di braccia: Tristan, quasi per incanto, si era materializzato al suo fianco e l'aveva sorretta. La tenne contro di sé per qualche secondo, senza dire una parola. Poi, quando fu certo che lei si fosse ripresa, la lasciò andare e si allontanò in fretta gridando ordini agli stallieri. «State bene, mia cara?» Lady Cartwridge si era avvicinata e le aveva posato una mano sul braccio, premurosa. «Poverina, siete molto stanca, non è vero?» Odyle annuì con semplicità. «Volete i miei sali, Miss Chagny? Oh! Uno non può mai stare tranquillo se non viaggia con la sua boccetta di sali, dico bene?» Lady Montgomery iniziò a frugare nella borsetta. «Santi numi, ma dove sono finiti? Betsy! Scommetto che li hai presi tu!» La giovane cameriera accorse al fianco della padrona. «No, milady» si chino' sulla borsetta. «Eccoli, qui.» Odyle, però, non le stava più ascoltando. La sua attenzione ora era rivolta alla casa. Se all'inizio, mentre le carrozze percorrevano il viale d'ingresso, Blackborough le era sembrata la sinistra magione di cui aveva sentito parlare, ora si doveva ricredere. La casa, un edificio di tre piani che risaliva alla metà del Settecento, con ampie vetrate e due grandi ali che si estendevano a est e a ovest del corpo principale, non aveva niente di lugubre e, anzi, doveva sembrare piuttosto accogliente e confortevole durante la bella stagione. Era un peccato che Tristan non vi si recasse quasi mai, anche se non poteva biasimarlo... Il ricordo della moglie assassinata in quel modo orribile doveva essere straziante. Ma allora perché non la vendeva? Si chiese. I suoi occhi vagarono fino alle finestre del terzo piano. Quelle dell'ala occidentale avevano tutte le imposte sbarrate, notò, e l'edera vi si era arrampicata sopra serrandole in una specie di morsa, creando un particolare disegno. «Non credo che ci abbiano ancora presentati...» disse una voce alle sue spalle. Odyle si voltò, trovandosi di fronte a un uomo pallido e stempiato che le sorrideva da dietro un paio di occhialini rotondi. L'uomo le sorrise e le porse la mano con fare amichevole. Poi diede un paio di colpetti di tosse per schiarirsi la voce. «Mi chiamo Paul Oswald. Dottor Paul Oswald, sono un amico di Lord Brisbane. Tristan era di pessimo umore e si rammaricava delle scelte che aveva fatto. Che cosa gli era saltato in mente di invitare quel imbecille di Michael Moran a Blackborough? Aveva sbagliato tutto fin dall'inizio... non avrebbe dovuto portare nessuno di quella squinternata compagnia nella sua casa di campagna. Purtroppo ormai era troppo tardi per recriminare, e dopotutto si sarebbe trattato solo di qualche settimana. Imparti' qualche ordine ai lacchè che si affaccendavano intorno ai bagagli delle varie carrozze, quindi cercò di assumere l'aria gioviale del buon padrone di casa. «Prego... » Notò Lady Moran che indugiava vicino alla carrozza, come se non sapesse dove andare, e le offrì il braccio. «Venite, Lady Emma, lasciate che vi scorti dentro casa.» La donna gli sorrise con gratitudine, anche se i suoi occhi tradivano un certo smarrimento. Guardandosi attorno, Tristan vide Michael che si avvicinava a Odyle e Oswald, già impegnati in una vivace conversazione. Lei sembrava allegra. Sorrideva e rideva di gusto, allacciata al braccio del suo amico dottore come se la conoscesse da una vita. Sentì la rabbia montare dentro di sé. Possibile che trovasse attraente persino Paul Oswald, con gli occhi strizzati dietro le lenti spesse come fondi di bottiglia e i capelli radi? «Paul!» lo chiamò a gran voce con l'intenzione di allontanarlo da lei. Oswald però si avvicinò tenendola sotto braccio. «Hai bisogno di me, Tristan?» gli domandò quando lo ebbero raggiunto. Tristan abbassò gli occhi, a disagio. «Miss Odyle stava cercando di convincermi ad assaggiare alcune specialità della cucina francese...» Le riservo' un sorriso rapito. «Ma io non so se saprò raccogliere il guanto di sfida e avrò il coraggio di infilarmi in bocca una rana o una lumaca!» Lei si mise a ridere, con quella sua risata cristallina e sincera che lui aveva già avuto modo di sentire e che sembrava illuminarla da dentro. «Miss Odyle sa essere una vera ammaliatrice, Paul. Se non starai attento, scommetto che fra meno di due giorni sarai perduto, completamente alla sua mercé.» La frase poteva sembrare una facezia, ma il tono lugubre con cui la pronunciò era chiaramente serio. Odyle gli scocco' un'occhiata in tralice. «Non credetegli, dottore; non ne so ancora il motivo, ma stando a quanto ho capito, a Lord Tristan piace colorire la verità di toni piuttosto irreali» ribatte'. «Certo! Almeno quanto a voi piace sembrare ciò che non siete» l'attacco' lui. Emma, ancora al fianco di Tristan, raddrizzo' le spalle come se avesse ripreso fiducia in sé stessa. «A proposito di ruoli che vi competono, Miss Odyle, se vi siete sgranchita abbastanza le gambe, vi dispiacerebbe occuparvi delle bambine? Dopotutto, siete qui per questo.» Odyle abbassò lo sguardo, imbarazzata, si scuso' e si affretto' verso la carrozza vicino alla quale Lady Cartwridge era china su Agnese ed Ernestine, intenta a raccontare loro chissà quale storia. «Lady Angelina, vi domando scusa per essermi allontanata così a lungo. Bambine, come vi sentite?» Lady Cartwridge annuì e le disse di non preoccuparsi. «Io ho fame» esclamò Ernestine toccandosi il pancino. «Io ho sonno» disse invece Agnese.
   
 
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