Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: drisinil    28/01/2022    6 recensioni
[KageHina]
«Hai mai fatto una partita sotto la neve?» chiede Shoyo, senza smettere di fissare il cielo. I fiocchi gli colpiscono gli zigomi, la fronte, le labbra e si sciolgono a contatto col suo calore, lasciando tracce umide, che rifletttono la luce.
Tobio chiude gli occhi. «Ma quanto sei stupido? No! Ti pare possibile giocare a pallavolo in esterno con la neve?»
«Facciamolo!» esclama Shoyo, per tutta risposta, rosso in viso, eccitato.
Le fiamme gli danzano negli occhi, tutto in lui è sorriso.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Boke, mi manchi.
Non lo so un cazzo come si scrive una lettera d'amore. Forse ha ragione Tsukishima che sono analfabeta.
Questa cosa che ci sentiamo una sola volta al mese non mi va bene. L'ho capito perché vuoi che sia così. Me lo hai spiegato. Sono analfabeta, ma non stupido, al contrario tuo. L'ho capito e fa comunque schifo, come il fatto che te ne sei andato. E in ogni caso, vedi che alla fine si fa sempre come decidi tu. Ma sei un grandissimo boke.
Ieri, dopo l'allenamento, l'ho chiesto a Wakatoshi, come si scrive una lettera d'amore. Sai che non è male, lui, quando uno lo conosce un po' meglio. E' fortissimo, ovviamente. Ma è anche uno affidabile che non ti mente mai, che non usa giri di parole, che alle cose ci pensa e non prende per il culo. Non è scemo, come pensano tutti. Anzi.
E' uno che si tiene tante cose dentro, semplicemente perché pensa che agli altri non gliene freghi niente. E spesso è così: la gente è curiosa, ma poi non è che gliene frega davvero qualcosa, di te.
L'ho chiesto a lui, perché sapevo che non avrebbe riso. Non potevo certo chiederlo a Romero o a quel pazzo narcisista di Kourai.
Waka mi ha guardato negli occhi. E mi ha chiesto una cosa che non mi aspettavo.
"Una lettera da spedire o da non spedire?"
"Chi è il baka che si sbatte a scrivere una lettera e poi non la spedisce?"
"Io"  mi ha risposto, senza scomporsi.
Mi sa che ora c'è un altro baka uguale a lui. Perché non lo so proprio, se questa lettera la spedisco. Lo decido alla fine.
E insomma è venuto fuori che lui sono tipo sette anni che scrive lettere d'amore alla stessa persona. E non le spedisce mai. Dice che va bene così.
Mi ha detto che, di norma, è una cosa che non racconta a nessuno, ma sapeva che io non gli avrei chiesto per chi erano le lettere. Infatti, non mi è neanche passato per la testa di domandarglielo.
Comunque, la teoria di Waka è che una buona lettera d'amore è come se tu con la persona a cui scrivi ci parlassi. Non fa niente se la grammatica fa pena o se sbagli qualcosa. Però - e qui è la cosa che mi è piaciuta -  non come se ci parlassi con le parole che davvero gli diresti a voce, ma  con quelle che vorresti dirgli e poi quando sei lì non ti escono. Con te, mi escono pochissime parole, boke, e in fondo ho sempre pensato che andasse bene così. Ma di cose che ti vorrei dire ce ne sono (sempre state) parecchie.

Prima di tutto, Boke, questi sei mesi senza di te sono stati una merda.
Però ho imparato delle cose.
Tipo che pensavo che quando una persona vola via a trenta ore di distanza, la sua mancanza la senti come un vuoto.
E quindi mi sono affannato a cercare di organizzarmi la vita per non avere dei buchi, per riempire i vuoti. Ma ovviamente mi sbagliavo. Me ne sono accorto subito, che ero solo più stanco. Ma non meno triste.
Il punto è che tu non hai lasciato nessun vuoto, tutto il contrario, hai riempito così tanto che non c'è verso, neanche per mezzo secondo, di provare a metterci qualcos'altro. Per esempio: sono a Tokyo da sette mesi e tutta questa gigantesca città per me si riduce ai posti dove siamo stati insieme prima che partissi. Non è che non veda posti nuovi, ma non lo so, le cose a colori sono quelle dove i colori ce li metti tu. Colori di merda, magari, come quelli che ti metti addosso, ma colori veri.

Ho fatto questo discorso a Miwa quando ci siamo visti due settimane fa. (A proposito, quella baka grandissima di mia sorella sta seriamente prendendo in considerazione l' idea di rimandare il matrimonio di un anno perché vuole che ci sia anche tu. Ti rendi conto?)
Dicevo, ho fatto questo discorso dei vuoti e dei pieni a Miwa, e pensavo, boh, che lei dicesse qualcosa di profondo. O almeno mi facesse lamentare un po' in santa pace.
Invece mi ha guardato con la faccia a un palmo dal mio naso, allargando gli occhi, come fa quando pensa che le stia rifilando qualche balla. Mi ha preso il mento con le dita, lo ha voltato di qua e di là e poi mi ha chiesto: "cosa avrebbe riempito Shoyou?"
E io non sapevo che risponderle. Lei ha riso. E ha detto che tu riesci a incasinarmi anche a ventimila chilometri di distanza. E poi ha aggiunto: "meno male!"

Ah, Boke, cosa hai riempito? Non lo so. Tutto, secondo me.
Tutti gli spazi che c'erano.
Tu a me hai riempito la vita. Le cose tangibili della vita. Il corpo, per iniziare. Perché non posso fare un chilometro di corsa senza sentire nelle orecchie il tuo ritmo e pensare di dovermici adeguare. Non posso sentire qualcuno ridere senza pensare a te che ridi in quel modo. Quel modo che così non ride nessuno. Stupido. Stupidissimo, rumoroso, accecante, come benzina buttata su un fuoco. Boke sapessi quanto mi mancano le tue risate. E i tuoi capelli.
Cazzo, non pensavo che avrei mai scritto una cosa del genere. Mi manca quell'orrido arancione, che vorrei proprio sapere da quale pianeta viene il tuo corredo genetico (questa cosa dotta la disse Tsukishima in prima liceo, ma me la ricordo sempre, perché era una delle poche che davvero mi aveva fatto ridere). Mi manca affondarci dentro la faccia, ai tuoi capelli.
Mi manca il fuoco, Boke. Il fuoco che hai dentro e che sei. Mi manca restare accecato e bruciato. Scottarmi di continuo. Scaldarmi. E vederti divorare tutto e tutti con le fiamme. L'effetto che fai alla gente, quando arriva a capire quanto bruci e però è troppo tardi, ormai sono lì, storditi, come falene. Pronti a farsi arrostire.
Mi manca annusarti, mi manca il tuo odore. Ecco una delle cose che non riuscirò a dire a voce neanche fra cent'anni (ho provato a dirla ora a voce alta e non ci riesco anche se sono da solo in casa): hai un odore fantastico, boke. Perché anche quando sudi e sai di sale, non fa mai schifo. Non è mai puzza, è sempre odore, è sempre buono. E ho una paura tremenda che questa cosa si perda, che quando ci rivedremo scoprirò che è rimasta nella palestra del Karasuno o al nostro parchetto di Osaki, perché non ci posso credere a un uomo adulto che continui ad avere quell'odore dopo tre ore di pallavolo. Voglio dire, lo spogliatoio degli Adlers sembra una camera a gas dopo gli allenamenti, specialmente Kourai, che sarà un metro e settanta scarsi, ma puzza come una squadra intera.
Comunque, mi manchi tutto, non solo l'odore.
Boke, le seghe che mi faccio pensando a te non le posso più nemmeno contare. Spero che non facciano male come dice qualcuno, altrimenti, per quando torni, sarò finito in terza divisione in panchina, altro che nazionale.
Qualche volta mi ci sveglio di notte, con nelle orecchie i tuoi sospiri, le tue risatine, quei gemiti sottili che arrivano dentro il sistema nervoso e mi mandano ai matti. Neanche mi servono le tue foto. A me basta chiudere gli occhi e tu ci sei. Capito quando dico che hai riempito tutto?
Ma come si fa a dirle a voce certe cose?
Waka ha ragione, che questo fatto delle lettere d'amore un senso forse ce l'ha. Col cazzo che te la spedisco, la nascondo da qualche parte e forse la vedrai quando sarò morto.

Ma non ho finito.
Mi manca guardarti dormire.
Oh questo mi manca troppo. Tutto storto e sbracato, con le coperte arrotolate. Un piede sempre di fuori. E la bava. Ma può mancarmi la bava di qualcuno?
E invece mi manca. Mi manca quel riflesso, che quando ti sfioro, mentre dormi, prima rabbrividisci, e poi ti avvicini. Mi manca abbracciarti e tenerti addosso così stretto che poi protesti, ma lo sappiano tutti e due che è per finta. Mi manca sentire il battito del cuore dal tuo collo, affondandoci tutta la faccia.
Tu ti rendi conto che abbiamo dormito così tipo per due anni pensando che fosse una cosa normalissima per due persone che giocano insieme. Tipo alzatore/schiacciatore che cercano un'intesa sportiva. Io ci credevo sul serio all'intesa sportiva. E pure tu.
Te lo ricordi quel mattino che Miwa ci ha trovati così e le abbiamo detto "intesa sportiva"? Ti ricordi che quasi bisognava portarla all'ospedale per quanto rideva?
Del resto, a mia discolpa, ero cresciuto con Iwaizumi e Oikawa, che dovevo pensare?
Nel caso non fosse già chiaro, mi manca tanto anche il tuo culo, boke. Avremmo fatto meglio a non chiarirci così tanto l'anno scorso, che se ci chiarivamo un po' meno bene, forse adesso io stavo messo un po' meglio a sanità mentale. Mi mancano le tue mani addosso. Mi manca quel tuo corpo che non so come è possibile è tutto nervi e muscoli eppure è così sottile che sembra di poterlo stringere fra due mani.
Se stai lavorando a modo, non ti troverò così sottile quando ci vedremo. E un po' mi dispiacerà.
Ma spero che tu capisca che anche quello ti serve, di fare muscoli, di gestirti un po' meglio. Ma almeno di questo, abbiamo parlato bene quando ci siamo sentiti. La bicicletta va bene. Ma devi pensare anche agli arti superiori. Nuota, visto che c'è tutto quel mare, no?

Alla fine sto scrivendo da tipo due ore e le due cose che ti volevo dire non te le ho dette.
Primo: è arrivata la convocazione alla Nazionale.
L'ho trovata in posta stamattina, ma mi avevano avvisato ieri per telefono. Giusto la sera dopo che ci siamo sentiti, quindi a voce te lo dirò fra un mese.
Cazzo, la Nazionale.
Ma lo vuoi sapere cosa ho pensato quando me l'hanno detto? Prima di pensare a mio nonno, alla maglia, ai soldi, prima di darmi una pacca sulla spalla, prima di pensare a tutto? Il mio primo pensiero è stato: fra un anno vado a Rio. Lo capisci che è destino? Potevano essere in qualsiasi altro posto nel mondo, le olimpiadi 2016. E invece la nazionale mi porta in volo dritto dritto dove sei tu.
Fra un anno vengo lì, Boke. Vinco qualche partita, porto via qualche medaglia. Mi piacerebbe farti rodere il fegato su qualcosa tipo un MVP. E vedere dal vivo la tua faccia. Sappi che non me ne frega dell'indipendenza, dei principi, del discorso che mi devi aggirare e arrivarmi di fronte. Di quel discorso stupido dei cani che sbavano quando sentono le campane e quindi se sai che chiamo tutte le settimane passi la giornata ad aspettare di sentirmi. Okay, ma non me ne frega. Fra un anno vengo a Rio e trovo il modo di vederti. Di sbatterti su un letto. Di giocare con te. Di parlare. Di guardarti. Di fare indigestione di luce e riuscire a portarmene almeno un po' in questo cazzo di inverno buio e freddo che è iniziato a luglio e durerà finché non torni.
Una cosa che mi piace molto della convocazione in nazionale è che a Miya andrà di traverso la cena, quando lo scoprirà. Spero si affoghi. Mi dispiace solo che sia a Osaka (è con i Jackals) e quindi non possa vedere la sua faccia, ma ho intenzione di fargli fare un replay  fra tre mesi, quando segnerò il primo ace della partita contro di loro giusto accanto al suo piede.
Nazionale. Beh, wow. Ti scaldo il posto, boke.

Il secondo motivo per cui questa lettera la sto scrivendo stasera è che prima è successa una cosa assurda (sempre a proposito di destino) : stavo alla fermata della metro, che mi facevo i fatti miei, quando sono arrivati due ragazzetti, boh delle medie, penso. Intorno alla palestra girano sempre un sacco di ragazzini dei club di pallavolo, in cerca di autografi degli Adlers da smerciare a scuola.
Comunque, sono arrivati due ragazzini e si sono messi seduti dove ero io. Per fortuna, sono titolare da poco, quindi non mi riconosce proprio nessuno (Waka lo tormentano). Si sono messi a parlare e guardare il telefono.
E uno dei due ha detto: "Ma waaaa, lo hai visto questo tipo del beach? Hai visto che robe che fa? Come schiaccia? Quanto salta? Come serve?"
E grande entusiasmo.
"Ma è giapponese?"
"Sì"
"Non ci credo, che cazzo ci fa un giapponese lì?"
"Che cazzo ne so, ma è giapponese. Lo chiamano Ninja Shoyou. Ci sono un sacco di video."
E fin qui, boke, potevo pensare così bene di te, in un momento di brutale nostalgia di quando i video li guardavamo noi insieme, da credere che non ti saresti mai fatto appioppare un soprannome così idiota.
Perché è idiota forte. Ninja? Sul serio? Sai che non te lo scollerai mai di dosso? Quando saremo in nazionale, alle olimpiadi, sarai ancora Ninja Shoyou. Anche a quarant'anni.
Comunque, uno dei due ragazzetti ha detto: "Ti pare che un giapponese abbia quel capelli?"
"Saranno tinti, stupido!"
"Ma chi si farebbe fare la tinta color mandarino?"
"Uno che vuole farsi notare!"
Loro hanno continuato a parlare e io ho capito che il boke che si fa chiamare Ninja Shoyou non potevi essere che tu. E in fondo già lo sapevo. E poi: "come serve" , hai capito?  Okay, come schiaccia, come salta (e chi se la scorda la faccia di Waka quel giorno che gli hai fregato la palla sotto il naso, quando lo abbiamo conosciuto?). Ma... come serve?  Ah Boke, i tuoi video non li voglio guardare. Se li guardo, ci rimango dentro e non va bene. Quindi non li guardo, ma se impressioni le persone per come servi, vuol dire che stai facendo progressi. E' una cosa che non ho mai il coraggio di chiederti quando ci sentiamo, perché ho paura della risposta. E poi non voglio che ti si inceppi il cervello su una logica di risultati rapidi, lo sai che i progressi sportivi non sono lineari. Ne abbiamo parlato seimila volte, ma la tua testa è durissima.
Tornando al discorso originale, la gente carica i tuoi video. Me li sono immaginati, sulla spiaggia, che si fanno i cazzi loro e poi niente, all'improvviso voltano la testa e da lì in poi possono guardare solo te. Mi succedeva di continuo.
Li capisco, restano abbacinati. Anche in un altro continente, la gente si prende a spallate per guardarti giocare. O per giocare con te.
Se penso ai tizi che ci saranno lì, tutti senza maglietta, con quel caldo diabolico...
Boke, se mi tradisci non so che ti faccio. Ma sai che su questo non mi ci arrovello per niente. Tanto se mi tradisci, se ti trovi un altro alzatore, un altro rivale, se insegui un altro sogno, il mio è da buttare nel cesso. Quindi festa finita.

Ecco, questa è l'altra cosa che ho capito.
Che io boke non ho più niente. Ti sei preso tutto tu. Pacchetto completo: l'idiota qui presente, i suoi sogni, i suoi progetti, la pallavolo intera. Sei un ladro di esistenze.
Waka mi ha detto che lui praticamente ha deciso di smezzarsi in due: uno è il Waka che schiaccia di mancina, segna in partita, ha due braccia come cannoni. Mangia bene, si allena, ci mette l'anima. L'altro è il waka che scrive le lettere e si immagina di vivere un'altra vita. E gli basta immaginarsela.
A me non basta. Io non voglio vivere un'altra vita. Io voglio questa. Con te. Quindi vedi di stare ai patti.
E insomma alla fine ho scritto tipo dieci pagine. Mi fa male il polso. E tutto quello che volevo dire è che ho capito che ti amo. Ma ti amo di brutto, boke. Da sempre.
Credo da quando ho visto i tuoi occhi che crepitavano e andavano a fuoco sopra il filo della rete al torneo delle medie. Gli occhi di uno che vince. Gli occhi di uno che spacca il mondo. Eri uno spreco vivente di atletismo e di energie, e un impedito assoluto. Mi facevi incazzare. Ma allo stesso tempo, ti eri già distinto dalla massa, eri già in un posto a parte, avevi già una categoria tutta tua. E io ero già fottuto. E anche se avessi scelto un altro liceo, penso che sarebbe finita così.
Ti amo. Ci vorranno tre secoli prima che riesca a pensare di dirtelo a voce.
E intanto ha iniziato a nevicare. Mi piace solo perché piace a te.

E' il 24 dicembre. Miwa è col fidanzato a Hokkaido. Mio padre chissà dove con la nuova moglie. Mia madre ha conosciuto un tipo qui a Tokyo e vuole che domani vada a pranzo con loro. Ne ho voglia quanto ne avevamo noi di studiare letteratura giapponese con Tsukishima mestruato.
E' il 24 dicembre. Nevica. Se chiudo gli occhi vedo quel cappello di lana bianca sulla tua testa rossa e mi sembra ancora una delle cose più belle del mondo.

Ti amo sul serio Shoyou.

Buon Natale.

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: drisinil