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Autore: Gatto1967    29/01/2022    3 recensioni
è una tiepida sera di primavera a Chicago, e l'ispettore Terence Graham sta smontando dal servizio. è quasi arrivato a casa quando dalla centrale gli arriva una segnalazione.
Una donna ha chiamato il 911 chiedendo aiuto.
Ovviamente il rude ispettore raccoglie la chiamata e cambia direzione...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), Neal Leagan, Terrence Granchester
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Disclaimer: questa storia è una A.U. che riprende l'opera originale di Kyoko Mizuki, i cui diritti d'autore sono detenuti da autrice e casa editrice. Non ho diritti sui personaggi nè tanto meno sulla storia originale che vado a modificare. Non c'è scopo di lucro in questa mia storia, per tanto non lede ai diritti d'autore.

 

 

La calda dell’ispettore Graham

 

L’ispettore Terence Graham entrò nella stanza di Alistear Cornwell, ufficiale della scientifica.

Alistear, detto Stear, era l’unico lì alla centrale di Chicago, con il quale riuscisse ad andare completamente d’accordo. Tutti lo riconoscevano come il migliore sulla piazza, un poliziotto abile e determinato, ma il suo caratteraccio gli rendeva difficile intrattenere efficaci relazioni umane con i suoi colleghi. 

-Allora Stear, che mi dici di quel sopralluogo di stamattina al negozio sulla Old Town?-

-L’assassino di quel povero cassiere aveva guanti e passamontagna, e questo  sembrerebbe escludere ogni possibilità di identificazione, ma analizzando il filmato della telecamera di sicurezza si possono riconoscere alcuni piccoli indizi nel modo di camminare, nell’atteggiamento del corpo e…-

-Al diavolo Stear! A me servono cose da portare in tribunale, non indizi che qualunque avvocatucolo alle prime armi potrebbe confutarmi in quattro e quattr’otto!-

Stear fece un sorriso sornione, e prese dalla sua scrivania un foglio porgendolo all’ispettore.

Terence lo guardò.

-Bene. Un altro caso chiuso. Il  giudice non potrà che convalidare l’arresto.-

-Già. Quel deficiente non ha trovato di meglio che sputare sul cadavere di quel poveraccio, come si vede dal filmato, e questo ci ha permesso di risalire al DNA. Una prova schiacciante contro quello sciagurato.-

-D’altronde non poteva essere che lui il colpevole. Si era disfatto di pistola e passamontagna, ma quando lo hanno fermato aveva gli stessi abiti del filmato e tirava il fiato, come se avesse corso la maratona di New York.-

-Adesso posso anche staccare. È dalle 9.00 che  sono in centrale.-

-Sì stacca pure Stear, e raggiungi la tua nerd occhialuta!-

-Patty non è una nerd!-

-Ma se quando me l’hai presentata sembrava Bridget Jones uscita dallo schermo di un cinema! E comunque non prendertela, lo sai che mi piace scherzare! La tua  Patty è bellissima e simpatica, sei un uomo fortunato Stear!-

-E tu che fai adesso?-

-Io? Me ne torno a casa ecco che faccio. Ormai è notte e anch’io è tutto il giorno che giro come una trottola. Il nostro è un lavoraccio!-

-Buona serata Terence!-

 

Poco dopo l’ispettore Graham guidava la sua auto in direzione di casa sua, quel piccolo appartamento a non molta distanza dall’Oak Street Beach, dove viveva da quando si era trasferito a Chicago.

Proveniva dalla vecchia Inghilterra lui, proprio come la fidanzata occhialuta di Stear, ma il fatto che sua madre fosse americana gli aveva facilitato l’accesso alla cittadinanza USA, e ormai erano dieci anni che viveva prima a New York, e poi a Chicago, dove si era trasferito quando era entrato in Polizia.

 

All’improvviso la sua radio cominciò a gracchiare:

-Attenzione! Attenzione! Abbiamo ricevuto una chiamata di emergenza! Una donna dice di essere stata rapita e di trovarsi prigioniera in un villino a  strapiombo sul lago a nord della città. Non ha dato indicazioni più precise e la comunicazione si è interrotta all’improvviso.-

-Qui ispettore Graham. Siete riusciti a rintracciare la provenienza della telefonata?- 

-Non ancora ispettore. È durata troppo poco. Come se il telefono le fosse caduto o si sia scaricato all’improvviso.-

-Di villini a strapiombo sul lago ce ne saranno a bizzeffe! Come faccio a  sapere quello giusto? Ha dato altre indicazioni?-

-Attenda un attimo ispettore.-

Terence rimase in attesa finché la radio ricominciò a parlare.

-Ha parlato di una villa poco fuori Chicago, con due leoni sulle colonne del cancello d’ingresso.-

Terence ebbe un flash. Possibile che si trattasse proprio di quella villa? L’estate  era solito frequentare quella zona fuori Chicago, e ricordava i due leoni sulle colonne di quella villa.

-Ascoltatemi. Forse faccio un buco nell’acqua, ma conosco una villa poco fuori Chicago che potrebbe corrispondere a questa descrizione, ma ci metterò una buona mezz’ora ad arrivarci. Comunque vado a vedere: vi tengo aggiornati!-

 

Pigiò sull’acceleratore e si diresse sulla litoranea. Mise in funzione la sua sirena, e in capo a venti minuti arrivò alla sua  destinazione: un villino a due piani di gran lusso circondato dagli alberi e da una recinzione certo non invalicabile.

Riconobbe anche i due leoni, e sotto ognuno di essi c’era incisa la scritta “Villa Legan”. Possibile che quello fosse il teatro di un sequestro di persona? Certo, la location si prestava, ma la famiglia Legan era una famiglia ricca e prestigiosa, conosciuta in tutta Chicago. Erano fra i principali azionisti della Banca di Chicago,  possibile che fossero implicati in un sequestro di persona?

Diede un’occhiata a quella villa, e vide che porte e finestre sul lato della strada erano chiuse.

Dal lato opposto la villa dava a strapiombo sul lago, quindi da lì era impossibile entrare, rimanevano gli altri due lati, quelli circondati dal giardino. Sul lato sinistro le finestre erano chiuse, e quindi la villa sembrava disabitata. D’altronde si era appena all’inizio della primavera, non era ancora stagione balneare, e quindi la villa non era certo abitata stabilmente, poi però vide che una delle finestre al primo piano era aperta!

Poteva essere una dimenticanza certo, ma valeva la pena di verificare. Stava per andare al cancello per suonare il campanello, quando notò qualcosa: per terra proprio sotto alla finestra aperta, c’era un telefono cellulare rotto!

Andò subito alla  radio.

-Qui ispettore Graham. Mandate subito una pattuglia alla villa dei Legan. Forse ho trovato qualcosa!-

-I legan? Quei Legan?-

-Sì certo, la villa che vi ho detto poco fa appartiene ai Legan. Mandate subito qualcuno!-

-Ma… ispettore. È sicuro di quello che fa?-

-Ascoltatemi bene: c’è un cellulare rotto nel giardino di quella villa, come se fosse caduto, capite? Se i Legan non c’entrano niente gli farò personalmente le mie scuse, ma davanti alla vita di una persona io farei irruzione anche alla Casa Bianca!

Piuttosto, avete rintracciato la telefonata?-

-Per ora sappiamo solo che il telefono appartiene a una certa… Candice White…-

-Va bene. Mandate quella pattuglia. Subito!-

 

Tornato al cancello Terence lo scavalcò facilmente e, una volta in giardino si diresse alla finestra aperta.

Raccolse con un fazzoletto il telefonino rotto e vide l’adesivo sul suo retro. Era un adesivo a forma di cuore con scritto in mezzo “Candy”.

Guardò subito la finestra aperta, e  capì che non era raggiungibile. La parete era liscia  e priva di appigli, e quella grondaia per lo scarico dell’acqua piovana che passava di fianco alla finestra, non era certo in grado di sostenere il suo peso. Poi vide l’albero, un grande albero i cui rami arrivavano anche alla finestra,  e uno di quei rami sembrava anche abbastanza robusto da sostenere il suo peso.

Senza perdere tempo cominciò ad arrampicarsi sull’albero.

Arrivato sul ramo che aveva individuato,  cercò l’assetto migliore per il salto fino alla finestra, quando all’improvviso sentì una voce di donna provenire dall’interno della finestra dopo che una luce si era accesa all’improvviso.

-Vattene via Neal!!!!-

Poi udì i rumori tipici di una colluttazione, come se qualcuno fosse caduto per terra e qualcun altro lo stesse picchiando.

 

Con un balzo felino Terence entrò nella finestra, e dopo essere atterrato sulle gambe, rimase di stucco per quello che stava vedendo: una giovane donna bionda con indosso solamente una sottoveste bianca in seta stava letteralmente riempiendo di schiaffi e pugni un malcapitato tipo sdraiato in terra.

-Lurido Porco! Schifoso escremento di sorcio impestato! Te e quella lurida vacca di tua madre!-

Ma la vittima del sequestro non era quella bionda? 

-Signorina si calmi!-

Ma lei sembrava non sentirlo.

-Bastardo figlio di una baldracca! Io ti rovino!-

-Signorina adesso basta! Le intimo di fermarsi! Sono l’ispettore Graham della Polizia di Chicago!-

Come d’incanto la ragazza si fermò e si alzò.

-Meno male che è arrivato ispettore…- balbettò il tipo a terra -Questa pazza…-

-Che cosa? Ma io ti…-

-Lei adesso se ne stia calma signorina! E fatemi capire che cosa è successo in questa casa!-

 

Candy stava uscendo dall’ospedale dove aveva appena finito il suo turno, e si sentì chiamare.

-La signorina Candice White?-

Si girò e vide un uomo vestito molto elegantemente e dall’aria molto austera.

-Sono io. Desidera?-

-Ricorda il signor Anthony Brown?-

-Sì certo…- Candy ricordava molto quel suo compagno di scuola di quando era ragazzina. Praticamente il suo primo amore, sia pure un amore infantile. 

Ricordava molto bene anche il giorno della sua morte avvenuta dieci anni addietro proprio davanti ai suoi occhi.

Loro due che all’uscita dalle lezioni si intrattenevano a chiacchierare un po’ e si scambiavano appunti presi in aula, quel piccolo ingenuo bacio scambiato all’uscita di scuola, quel semplice saluto “A domani” le aveva detto lui. E poi… quella macchina uscita a tutta velocità dalla strada adiacente, l’urto, il sangue che le era schizzato addosso…

-Vengo da parte dei suoi genitori.-

-E… cosa vogliono da me i signori? A suo tempo non furono molto teneri con me. Mi accusarono di essere  responsabile della morte di Anthony, mentre fu solo un incidente.-

-Ecco… si tratta proprio di questo: i signori mi hanno chiesto di  accompagnarla da loro. Vorrebbero scusarsi del loro comportamento e vorrebbero anche donarle una cosa che apparteneva a loro figlio.-

Candy esitò un po’: aveva impiegato anni a buttarsi alle spalle quella dolorosa pagina del suo passato, ma al tempo stesso se poteva dare un po’ di sollievo a due poveri genitori distrutti dal dolore…

-D’accordo andiamo!-

Salì in macchina con l’uomo e dopo una buona mezz’ora arrivarono al villino a strapiombo sul lago. Lei era tanto assorta nei suoi pensieri da non accorgersi del nome inciso sulle colonne, e l’uomo aperto il cancello con un radiocomando entrò con la macchina nel giardino della villa.

-Caspita! Non mi ricordavo che i signori Brown fossero tanto ricchi.-

-A dire il vero questa casa non è loro, è stata loro imprestata dai proprietari, dei signori sì molto ricchi.-

L’uomo aprì la porta di casa e fece entrare Candy.

Dopo che la ragazza fu entrata la porta venne richiusa dietro di lei e lei sentì la chiave girare nella serratura.

-Ma che cosa… Aprite subito questa porta!- ma intanto sentì la macchina avviarsi e andarsene.

-Ma che sta succedendo!!!-

-Non agitarti Candy…-

La voce dell’uomo che scendeva dalle scale al buio attirò la sua attenzione. Lei riconosceva quella voce.

-Ma tu sei…-

L’uomo accese la luce e lei lo riconobbe: era Neal Legan!

-Che cosa ci fai qui Neal!!!-

-Questa è casa mia Candy. Questo villino appartiene alla mia famiglia.-

-E… i signori Brown…-

Neal proruppe in una risata cattiva e irrisoria

-I signori Brown non ci sono mai stati Candy! Figurati se hanno voglia di rivederti dopo che gli hai fatto morire il figlio.-

-Che cosa? Sei un bugiardo Neal! Quello fu un incidente e lo sai benissimo!-

-Se voi non  vi foste attardati nell’uscire dalla scuola lui sarebbe ancora vivo.-

Candy era in lacrime

-Sei un vigliacco Neal! Come puoi dire una cosa simile?-

Abbassò gli occhi e pianse lacrime amare.

-Che accidenti vuoi da me Neal?!!!-

Lui ebbe un sorriso cattivo, come suo solito, e poi rispose con la più inattesa  delle risposte.

-Voglio te Candy! Io ti amo!-

Lei alzò lo sguardo incredula.

-Tu devi essere impazzito Neal Legan! Come puoi pensare che io possa…-

E sputò rabbiosamente per terra.

-Bene… mi piacciono le femmine focose…- e fece un inatteso salto addosso a lei che riuscì a malapena a scansarsi ma non a evitare che la mano di lui artigliasse il suo vestito e lo strappasse.

 

-Il resto può immaginarlo ispettore. Sono scappata al piano di sopra e mi sono chiusa in bagno. Poi ho chiamato il 911 sporgendomi dalla finestra perché il mio telefono non prendeva bene, purtroppo il telefono mi è caduto e si è rotto. E poi questo sgorbio è riuscito a sfondare la porta.-

-Lei ha niente da dichiarare signor Legan?-

Chiese Terence squadrando severamente il giovane uomo che si stava rialzando.

-Questa pazza mente! È vero le ho dichiarato il mio amore, ma non l’ho affatto aggredita!-

In quel momento suonò il campanello della villa.

-Scendiamo giù signori, questi devono essere i miei uomini.-

La giovane donna bionda precedette i due uomini e aprì la porta della villa dopo aver trovato la chiave appesa ad un chiodo vicino alla porta stessa.

 

-Si rende conto signor Legan che la sua versione non sta in piedi? E il vestito strappato? E la porta sfondata? Come le spiega?-

Il giovane rampollo della potente famiglia Legan tacque, capì che gli conveniva tacere e aspettare gli avvocati di suo padre. Era sicuro che loro lo avrebbero tirato fuori dai guai.

-Portatelo via e leggetegli i suoi diritti. È in arresto.-

 

Dopo che i suoi uomini ebbero portato via Neal Legan, Terence si rivolse a Candy.

-Sicura di star bene signorina?-

-Sono scossa ispettore. Quel maiale non ha fatto in tempo a farmi del male, ma anche il solo tentativo può essere… devastante…-

-Me ne rendo conto signorina. Purtroppo nel mio lavoro sono situazioni che capitano spesso. Comunque devo farle i miei complimenti: ha messo quel farabutto al tappeto!-

-Oh è stato facile con quel bacarozzo debosciato! Lui, la madre e la sorella messi insieme non valgono nemmeno il dito mignolo del piede di un qualsiasi bambino del mio orfanotrofio!-

-Il suo… orfanotrofio?-

-È una lunga storia ispettore.-

-Conosce da molto tempo Neal Legan?-

-Lui e tutta la sua dannata famiglia. Li conosco da sempre si può dire.-

-E mi sembra di capire che non siano buoni rapporti.-

Lei ebbe un sorriso amaro mentre dai suoi occhi uscivano nuove lacrime.

-Ora dovremmo andare in centrale signorina. C’è da redigere un verbale di denuncia.-

-Prima potrebbe accompagnarmi a casa ispettore? Vorrei vestirmi.-

-Certamente, ma prima dobbiamo aspettare i miei colleghi che dovranno piantonare la casa e intanto… indossi qualcosa, non il suo vestito, quello andrà alla scientifica.-

Cercò in casa qualcosa che potesse andare per la giovane donna, e tornò in breve tempo con una vestaglia rimediata al piano di sopra.

Lei lo ringraziò con un sorriso.

 

Neal Legan venne arrestato e i rilievi della scientifica nel villino e sul vestito strappato di Candy, guidati dall’efficientissimo Stear Cornwell, lo incastrarono definitivamente, al punto che i suoi avvocati lo convinsero ad accettare un patteggiamento che contemplava un anno di detenzione e un cospicuo risarcimento alla sua mancata vittima.

Candy riprese la sua vita e il suo lavoro, e così fece anche l’ispettore Graham.

Passò qualche mese da quel giorno, e su Chicago esplose la stagione estiva, con le sue spiagge affollate e le luci che di notte illuminavano il litorale.

 

Una mattina Candy uscì dal suo ospedale dopo avervi svolto il turno di notte, e come accaduto qualche mese addietro, si sentì chiamare.

La sensazione di deja-vù la colse spiacevolmente, per quanto quella notte l’avesse scampata, il ricordo non era comunque piacevole.

-Signorina White! Si ricorda di me?-

La ragazza si aprì in un radioso sorriso.

-Certamente ispettore. Sono contenta di rivederla.- disse poi stringendo la mano all’ispettore Terence Graham.

-Come sta signorina?-

-Molto bene ispettore. Mi sono buttata alle spalle l’esperienza di qualche mese fa e vado avanti con la mia vita.-

-Le dispiacerebbe venire con me?-

Candy ebbe un attimo di sconcerto.

-Ehm… venire… dove?-

Graham proruppe in una sonora risata.

-Oh, si tranquillizzi: nessun villino isolato a strapiombo sul lago, solo un chiosco ad Oak Street Beach. Alcune persone vorrebbero incontrarla.-

Lei titubava, la sensazione di deja-vù era troppo forte, ma poi si convinse ad andare in macchina con l’aitante e simpatico ispettore.

 

Arrivarono in breve alla spiaggia, e dopo che l’ispettore ebbe parcheggiato la sua auto, scesero e si diressero verso un chiosco vicino alla strada.

La spiaggia era piena di bagnanti e Candy provò una sincera invidia per loro, ma in quel momento non aveva certo il costume.

Arrivati sotto la tettoia del chiosco si sentì di nuovo chiamare. 

-Candy.- la voce apparteneva ad una donna e lei si voltò in quella direzione.

Strabuzzò gli occhi a riconoscere quella persona.

-Signora Brown!-

-Avvicinati ti prego…-

Candy si avvicinò a quella donna, che tanti anni prima l’aveva apostrofata con i peggiori epiteti accusandola della morte di suo figlio Anthony.

-Signora… io…-

La signora Brown l’abbracciò e la strinse forte a sé.

-Perdonami piccola! Perdonami!-

 

Il rude ispettore Graham si girò e se ne andò. La sua parte l’aveva fatta, e forse con quella giovane donna poteva esserci un domani… 

Si ritrovò a pensare a quegli occhi verdi come due smeraldi… 

Indubbiamente lo avevano già stregato.

   
 
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