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Autore: dragun95    29/01/2022    2 recensioni
Le Terre dimenticate, sono un luogo ostile e molto pericoloso. Tanto che anche la Chiesa se ne serve per esiliare
chi ritiene un eretico o le creature troppo pericoloso.
Ma in questo luogo vive anche una delle razze Ancestrali. Giran è un membro dei Brashak che da tempi antichi vivono
in quelle terre, per lui la vita è un semplice tiro di dadi. Ma quando la sua tranquilla routine viene interrotta, sarà costretto
a scendere a patti con i suoi rimpiatti e affrontare il suo passato.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Thorn Cronicles'
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CAPITOLO 4
 
 
 
Nessuno dei presenti si sarebbe mai spettato, una mossa così audace e pericolosa. Puntare un’arma contro un membro delle razze ancestrali, non che il custode della Cittadella.
E ormai l’unica cosa che tutti incluso Tosak si stavano chiedendo, era di come avrebbe reagito Giran.
 
“Oh cazzo…” riuscì solo a pensare il capitano. Mentre nella sua mente si stava immaginando il Brashak afferrare e spezzare facilmente il collo alla donna, staccargli la mano che reggeva la spada o anche solo metterla al tappeto.
Stava immaginando tutti i possibili scenari in cui sarebbe potuta finita.
 
-Oh…sei tu- esordì il corvino, riconoscendo l’esiliata che aveva salvato mesi fa.
 
-Ti ricordi di me?- il suo tono era divertito e arrabbiato allo stesso tempo.
 
-Fammi indovinare ce l’hai con me per la tua mano?-
 
-Considerando che mi sono ritrovata senza un arto dopo essermi svegliata…non lo saresti anche tu?. Anche se devo ammettere che questo rimpiazzo non è male- ammise guardandosi la protesi della mano artificiale.
 
-La catena che avevi attaccata alla mano aveva compromesso la circolazione. Anche se ti avessi portato alla Cittadella sarebbero stati costretti ad amputartela- gli rispose completamente calmo, senza preoccuparsi di avere una lama contro.
Non seppe cosa la fece innervosire se la sua risposta o il suo tono per niente preoccupato.
 
Pacifica lo guardò negli occhi ancora arrabbiata. Ma invece di attaccare, rinfoderò l’arma, tornando al timone. Dopo ciò che aveva percepito quando era arrivato in loro soccorso era certa di non poter fare niente contro quella montagna vivente.
 
In quel momento tutto l’equipaggio emise un sospiro di sollievo. Mentre Giran fece uno sbadiglio andando a sedersi vicino alla polena sulla prua.
 
-Avanti tornate a lavoro, dobbiamo tornare alla Cittadella prima che arrivi la notte- ordinò subito il capitano, facendo mettere sull’attenti il resto della nave. Velocemente tutto tornò efficiente come era prima dello scontro.
 
-Seriamente tu fai un certo effetto alle donne. E avvolte non dei migliori- ammise l’Orco lanciando uno sguardo alla rossa al timone e poi guardando il Brashak che si limitò a scrollare le spalle.
 
-Se lo dici tu. Comunque non l’avrei uccisa, al massimo tramortita- lo tranquillizzò.
 
-Si lo sapevo. Devo ringraziare Huitzilopochtli se sono ancora tutti vivi…e anche te ovviamente- l’altro non ci badò molto a quel commento, alla fine ogni creatura era libera di venerare la divinità che più preferiva e con cui si sentiva più affine. Ma ora l’unica cosa che voleva era tornare alla Cittadella.
 
 
 
Quando la nave tornò fu vicina alla sua destinazione, Giran usò le sue capacità di controllo del terreno per creare un ponte per portarla oltre il muro. Di solito senza il suo aiuto, usavano delle corde e un sistema a carrucola per sollevare la nave e portarla sia dentro che fuori le mura.
 
Appena l’imbarcazione toccò terra, il Brashak saltò giù. Mentre l’equipaggio iniziava a scaricare la merce insieme ad altri abitanti che erano corsi non appena la nave era stata avvistata dalle sentinelle.
 
-Finalmente a casa!- sospirò l’Orco stiracchiando le massicce braccia, contento di essere tornato tra quelle mura. In quel momento un uomo vestiti con un abito bianco e una grossa sega in spalla si avvicinò a lui.
 
-Mi hanno detto che avete fatto pesca grossa!- disse Manner. Lui era il responsabile delle scorte della Cittadella e anche della macellazione delle prede che gli portavano da fuori.
 
-Un Calamaro delle sabbie. Non è gigantesco- ammise Tosak, ma l’uomo rise da sotto il bavero bianco.
 
-Tranquillo, pulito ed essiccato sarà un gustoso snack- gli rispose mentre lui e la sua squadra armati con utensili e seghe per il macello degli animali di grossa taglia saliva sulla nave.
 
-Lo fanno qui?- chiese Pacifica vedendoli salire a bordo.
 
-Il cibo si deteriora in fretta. Ed è meglio lavorarlo subito per non farlo andare a male- rispose Giran avvicinandosi al muro.
 
-Non ci dai una mano a scaricare?- lo riprese subito la rossa.
 
-Devo fortificare le mura per questa notte- rispose notando che il cielo stava diventando color arancio, non aveva tempo da perdere.
 
Poggiò la mano sulla parete e si concentro, dalla parete spuntarono dei pali di roccia tutti in fila come una scala. Fatto ciò al Brashak bastò usarli come scale per salire in cima, sotto lo sguardo dei presenti che vi erano abituati, al contrario Pacifica aveva la bocca completamente aperta.
 
-Chiudi la bocca prima che ci entrino le mosche- gli disse il capitano trattenendo una risata. Le reazioni di stupore come quelle lo facevano sempre ridere, soprattutto da parte dei nuovi arrivati.
 
-Ma come ha fatto?- chiese indicando le scale sconvolta.
 
-Tutto merito dei poteri della sua razza, piccoletta- quando si girò non vide nessuno, ma abbassando lo sguardo vide un uomo basso e con una folta barba nera che la fissava.
 
-Ciao Brock- lo salutò Tosak.
 
-Vedo che avete danneggiato la mia nave- disse l’uomo che a giudicare dalla statura e il fisico robusto doveva trattarsi di un nano. La sua testa calva sembrava brillare per quanto era lucida mentre sospirava grattandosi il naso.
 
-Siamo stati attaccati- gli disse Pacifica.
 
-Allora dovevate proteggerla meglio. Ci vorrà un po’ di lavoro, ma non è niente di grave- ammise il fabbro nano impugnando il suo martello per poi chiamare qualcuno.
 
-POND vieni- subito al suo fianco arrivò un altro figura. Quest’ultimo non era un nano anche se aveva un’altezza media, la sua carnagione era di un colore verde scuro, ad eccezione per le mani che erano nere.
Aveva un volto ovale con un paio di baffi color grigio chiaro, lo stesso colore dei suoi capelli che teneva legati in una coda bassa e un paio di occhi completamente neri. Dal suo aspetto era senza dubbio un Alchimista.
 
-Sono qui Brock- la loro differenza d’altezza era quasi comica agli occhi degli altri, nonostante a vista si capiva che il nano sembrava più esperto.
 
-Da uno sguardo ai danni e dimmi cosa va riparato- l’altro annuì superando il capitano e la navigatrice per verificare i danni.
 
-Facciamo presto, ho voglia di una birra- disse il nano, quando qualcuno lo colpì in testa con un martello facendo sobbalzare i presenti. Si portò la mano alla capoccia dolorante voltandosi per vedere chi fosse stato.
 
-Come al solito fai il lavativo Brock- a colpirlo fu una donna, anch’essa una nana. Aveva dei capelli castano arancio legati in due trecce laterali, occhi neri, naso a patata e labbra sottili. Indossava anche lei abiti da carpentiere.
 
-Accidenti Cylla, ma che cavolo fai?- sbraitò il nano, guardando la donna della sua razza che era anche sua sorella. Lei in risposta gli pestò il piede, facendo saltare Brock di dolore.
 
-Invece di dare ordini, aiutalo. Non lasciare tutto il lavoro sulle spalle di mio marito!- disse secca la donna, lanciando un sorriso a Pond che ricambiò.
 
-Se non gli insegno non imparerà mai- si giustificò il nano, ma sua sorella rispose dandogli una testata, facendolo rotolare a terra tenendosi la fronte per il dolore.
 
-Si come no- rispose Cylla sospirando –Scusate la scenata ragazzi. Ora ci mettiamo a lavoro- sospirò rivolgendosi ai presenti per poi andare a constatare anche lei i danni della nave.
Pacifica non sapeva se mettersi a ridere o altro. A parte che la ragazza si chiedeva se scene simili fossero normali, voltò lo sguardo verso l’Orco che intuendo la sua domanda annuì.
 
-Si quei due sono così- rispose, in quel momento l’unica cosa che voleva era farsi una bella mangiata prima dell’evento principale di quella sera.
 
 
 
Giran chiuse gli occhi prendendo un bel respiro, mentre nella sua testa si formava l’immagine di un muro pieno di spine come il gambo di una rosa.
Le mura che circondarono la città tremarono per qualche istante e dalla roccia si formarono delle spine, proprio come il Brashak le aveva immaginate nella sua testa. Fatto ciò poté staccare le mani da terra e rimettersi in piedi.
 
-Non credo ci abitueremmo mai a questo!- sospirò una delle sentinelle che stavano osservando il moro fare sfoggio delle sue capacità innate.
 
-Ho aggiunto un margine di difensa in più in tutte le mura- disse andando verso le scale per scendere.
 
-La notte si avvicina. Ma per il momento vi consiglio di restare allerta- li raccomandò lui prima di scendere dalle mura. Appena fu giù si incamminò verso l’abitazione che aveva nella Cittadella, mentre nascosta in un angolo Pacifica lo osservava guardinga.
 
“Dove sta andando?” si chiese. Mentre si faceva quella domanda sentì un respiro sul suo orecchio.
 
-Stai spiando?- la rossa si irrigidì di colpo voltandosi di scatto tirando un pugno, ma questo venne fermato con facilità e allora che poté vedere che si trattava di Maya.
 
-Non arrivarmi così alle spalle- gli disse rossa guardando la Fiers che incrociava le braccia. Non sapeva se essere più in imbarazzo per essere stata colta alle spalle o della sua domanda.
 
-Sai se spii gli altri la gente potrebbe pensare male di te- gli disse la Fiers. Aveva conosciuto la rossa tre mesi fa quando era tornata alla Cittadella dopo una ricerca, visto il carattere deciso le due erano diventate amiche. Certo non prima di qualche battibecco e delle testate datesi a vicenda.
 
-Non lo sto spiando!- rispose secca facendo sparire l’imbarazzo.
 
-E allora che fai? Se vuoi regolare i conti per la tua mano lascia perdere…saresti solo una mosca contro un drago- quelle parole la colpirono come un pugno nello stomaco, sapeva benissimo di non potercela fare.
Poteva capire che aveva perso una mano a causa sua, ma gli aveva salvato la vita e portata in un luogo sicuro, oppure era il suo orgoglio ferito che parlava per lei.
 
-Voglio solo parlargli- rispose stringendo i pugni. Maya però non era del tutto convinta, leggendo il suo linguaggio del corpo. Se davvero voleva tanto incontrare il Brashak, avrebbe dovuto stare insieme a lei.
 
La cupola che era situata sull’acqua dell’oasi che era stata costruita dai primi membri del Clan della terra. Sopra ad essa c’era una grande decorazione a forma di punta, incredibilmente ancora intatta.
Giran l’aveva riparata e usata come abitazione per quando si fermava alla Cittadella.
 
L’ingresso era abbastanza alto da non costringerlo a piegarsi per dover entrare e di questo ne era grato. L’interno era ampio, con motivi che ricordavano i vari strati della terra e i suoi colori, con all’interno delle piante rampicanti.
Lui aveva aggiunto all’interno solo un letto e dei contenitori e piccoli utensili grezzi per lavorare la pelle. Al centro della stanza c’era un piccolo piedistallo scolpito nella roccia con al centro un piatto contenente una mazzo di fiori rosati le cui radici circondavano l’intero piedistallo.
 
Si inginocchiò davanti al piedistallo in onore di Gaia, prendendo un profondo respiro e chiudendo gli occhi per offrire le sue preghiere alla sua dea.
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Alla fine la situazione si è risolta bene, Pacifica ha preferito mettere via l’arma piuttosto che combattere. Come dargli torto.
Anche se Giran non era per nulla intimorito da quella minaccia.  Di ritorno alla Cittadella facciamo la conoscenza di alcuni nuovi personaggi tra cui i due nani fabbri: Brock e Cylla e l’Alchimista Pond.
 
La navigatrice fa la stalker della situazione, venendo ripresa da Maya e vediamo che le due sembrano andare molto d’accordo.
Nel prossimo ci sarà la “Notte dei Ghoul” se vi state chiedendo di cosa si tratta, dovrete aspettare il prossimo capitolo.
Ringrazio anche solo chi legge e a presto.
  
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