Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Fiore del deserto    30/01/2022    2 recensioni
Periodo contemporaneo, Alice è la trisnipote di Alice Kingsleigh e, paradossalmente, né è la fotocopia fatta e finita. A differenza della trisnonna, però, “l’attuale” Alice ha un carattere poco combattivo, ma conserva una sensibile creatività che le permette di farsi strada nel mondo dell’arte: i suoi splendidi quadri, infatti, che hanno sempre come tema principale “Il Paese delle Meraviglie”, tematica tramandata di generazione in generazione grazie alla trisnonna, le hanno permesso di partecipare ad una mostra artistica molto rinomata. Tutto prenderà una prospettiva diversa, quando la stessa Alice si ritroverà catapultata nel Sottomondo, spinta dalla curiosità di inseguire un particolare coniglio bianco che va di fretta.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Galleria dell’Impossibile.
Una galleria d’arte privata dedicata all’esposizione di opere artistiche differenti, che si cura di mostre, convegni ed eventi artistici che hanno come protagonista l’arte, il design, l’architettura, la moda, il cinema, la comunicazione e la società. Qualunque artista che desideri mettere in mostra il proprio talento, pagherebbe oro pur di ricevere l’onore di partecipare ad un evento così rilevante, avendo la possibilità di ricevere notevole visibilità e attenzione di ogni genere.
Anche quell’anno, la Galleria dell’Impossibile avrebbe ospitato architetti e designer di fama nazionale e internazionale, stimati stilisti che hanno rivoluzionato il gusto e il costume, pittori e scultori contemporanei che bramano di condividere il loro potenziale. Nondimeno, anche per quella volta, l’organizzatore per eccellenza dell’evento artistico è Alex Felicetti, pittore contemporaneo che ha affascinato da tempo varie gallerie d’arte con i suoi lavori che hanno affrontato il difficile tema dell’arte sacra in varie mostre artistiche d’Europa. Per quella volta, tuttavia, Alex non esporrà nessun quadro, ma ha deciso di far partecipare un’altra artista che, a detta sua, merita di essere notata nel mondo dell’arte.
Ma dov’è finita? Si sta chiedendo. Se non la conoscesse bene, direbbe che starà senz’altro chiusa nei bagni per sciacquarsi il volto più e più volte, di fronte allo specchio, nel tentativo di calmare un ennesimo attacco di ansia.
La previsione di Alex si è rivelata fondata: all’interno dei bagni femminili, è presente una ragazza che non fa altro che guardare il proprio riflesso sullo specchio e, ciò che vede, non è una graziosa giovane donna dal viso dolce e dall’aria incuriosita impressa attraverso i suoi occhi scuri, con i fluenti capelli dorati che spiccano nelle loro onde sulla pelle candida. Il panico, purtroppo, si è fatto strada in lei e nel suo volto. Lo specchio, infatti, riflette una ragazza dall’aria matta, tremante e trasandata a causa dell’eccessivo pianto che le ha arrossato gli occhi e la punta del naso, sciupandole le guance e scavandone la serenità.
Si chiama Alice e altro non è che la trisnipote della famosa Alice Kingsleigh che, nel diciannovesimo secolo, era diventata famosa in tutta l’Inghilterra per aver occupato il rilevante ruolo di capitano della Wonder e proprietaria della “Kingsleigh & Kingsleigh Trading Company”.
La prima donna ad occupare un incarico che, a quel tempo, era impensabile per una donna. E se la sua trisavola era descritta come una giovane donna coraggiosa, che non si lasciava mettere i piedi in testa da nessuno, dall’animo avventuroso ed eroico, la trisnipote ne era l’esatto opposto in tutto, fatta eccezione per l’aspetto fisico. Di certo aveva come “strappato” la faccia alla trisnonna – come le dicevano sempre tutti i suoi familiari e parenti - ma la personalità era perentoriamente differente.
Facendo un piccolo passo indietro, Alice Kingsleigh, durante i suoi viaggi in Europa, aveva conosciuto e poi sposato uno studente di Oxford. Dal loro legame, erano nati tre figli: Alan Knyveton Hargreaves e Leopold Reginald, entrambi caduti durante la prima guerra mondiale, e Caryl Hargreaves, sopravvissuta al periodo bellico e che aveva avuto, a sua volta una figlia. Quest’ultima, aveva sposato un uomo italiano e, di conseguenza, si era trasferita nella città natale di lui. La discendenza di Alice Kinglseigh, dunque, aveva cominciato a mettere radici nel suolo italiano, ma il nome del capitano della nave Wonder non era mai caduto nel dimenticatoio. E la nascita di Alice aveva come fatto “rinascere” la trisavola, non solo per via dell’incredibile e spiccicata somiglianza, ma anche perché la ragazza si era cimentata nel mondo dell’arte prendendo ispirazione dai racconti della trisnonna.
Alice, infatti, amava profondamente trasformare una tela bianca di qualsiasi dimensione in un mondo fatto di colori intensi, formulando il mondo fiabesco che la sua trisnonna aveva tramandato durante i suoi anni di vita. Dapprima, acquarelli e bozzetti di grande sensibilità e poi tinture in acrilico e colori ad olio. Il tema era sempre lo stesso: il Paese delle Meraviglie.
Alice aveva poco più di vent’anni quando si era lasciata convincere dai suoi familiari di iscriversi in un’Accademia di Belle Arti, in modo da poter affinare il suo talento. Dopo nemmeno due mesi, Alice era stata notata proprio da Alex Felicetti – già famoso – il quale aveva da subito visto in lei una grande artista.
Lo stile seguito dalla giovane Alice era il realismo magico, ossia una corrente artistica che si identifica in una visione lucidamente esterrefatta del reale, mescolando la realtà con elementi magici in un contesto realistico. E Alice, con i suoi scenari boschivi costellato soprattutto di funghi giganteschi e variopinti, fiori e animali dall’aspetto antropomorfo, era sempre riuscita a coinvolgere ogni spettatore.
Per questo motivo, dopo qualche anno, Alex le aveva espressamente detto di volerla portare alla mostra d’arte. Tuttavia, per la giovane Alice, tale notizia si era rivelata una fonte di ansietà e paure.
Riprendendo il discorso precedente, relativo alla personalità della ragazza, infatti, Alice era la personificazione dell’insicurezza, del timore, dell’agitazione il tutto elevata all’estrema potenza.
La sua trisavola non aveva paura di solcare il mare e affrontare sanguinari pirati, mentre lei si lasciava intimorire dall’idea di dover esporre i propri quadri e parlare al pubblico?
Chissà se la sua trisnonna, da qualche parte del cielo – o del suo mondo – era in grado di vederla, se avesse potuto assistere al degrado della mente e della sua vita della trisnipote che scorreva, sempre più velocemente, nel vortice della paura, della depressione e della solitudine?
La via dell’artista, si sa, è difficile ed è quasi sempre segnata da un continuo circolo di incompletezza e (nella maggior parte dei casi) di isolamento. Non si è mai pronti ad accettare veramente un simile destino, ma nessuno all’infuori di Alice, reagiva in questo modo.
Per la troppa tensione accumulata, Alice si era sentita male e aveva vomitato. Si stava lavando il viso, nella vana speranza di darsi una regolata, quando Alex aveva bussato alla porta.
Il giovane uomo ha lineamenti esteuropei, i suoi capelli sono corti e biondi, come la sua barba altrettanto corta e curata. Il naso è leggermente aquilino, i suoi occhi hanno una fredda tonalità azzurra, la pelle è chiarissima e – come sempre - veste abiti curati, ordinati e che gli donano un’aria austera come un soldato russo. Il suo carattere forte, spesso un po’ freddo, è sempre in netto contrasto con quello di Alice e, puntualmente, non si perde mai l’occasione di vederli battibeccare.
Ignorando di trovarsi nel bagno delle donne, Alex non aspetta il consenso di Alice ed entra ugualmente. 
«Io non ci voglio credere.» sbuffa Alex, con voce nasale e leggermente acuta «Ne avevamo già parlato.»
Alice non risponde e, tirando col naso per trattenere ulteriori pianti, cerca di ignorare Alex.
«Possibile che tu non ti renda conto dell’incredibile occasione che hai davanti?» continua il ragazzo «Guardati. Sembra che ti debbano condurre al patibolo.»
Alice sta per ribattere, ma Alex non glielo permette. Si avvicina a lei a passi veloci, senza staccare i propri occhi sul volto livido di lei. È di qualche dito più alto di Alice, ma l’atteggiamento così severo fa sentire la ragazza come se fosse molto più piccola.
«Non chiedermi di comprendere la tua ansia da palcoscenico,» le dice duramente «perché non la capisco e non la voglio capire. Hai più di venticinque anni, ma reagisci come una bambina di cinque. Alla tua età, non dovresti piagnucolare per queste stupidaggini.» si ferma, volendo concederle la parola.
«Alex, non me la sento...» dice lei, in un sospiro.
«Stammi a sentire, figliuola,» è il soprannome che Alex le ha affibbiato da tempo, concedendosi eccezionalmente di utilizzare un nomignolo con lei, malgrado il suo carattere poco caloroso «se non vuoi più partecipare alla mostra, non ti costringerò. Sappi solo che chi crede in te, resterà molto deluso.»
Alice tira un lieve sospiro e, con ogni probabilità, quelle parole sembrano averla convinta un po’. Riconosce, comunque, di non potercela fare e di avere paura, ma l’ultima cosa che vuole è deludere chi è giunto alla mostra – anche da lontano – per poter vedere i suoi lavori.
Alex guarda l’orologio e le riferisce che abbia mezz’ora di tempo per potersi ridare una sistemata. Nel frattempo, aggiunge, lui avrebbe pensato ad allestire i suoi quadri. La lascia da sola, nella speranza che quella “svitata e ipersensibile della sua figliuola” possa mettere la testa a posto.
  
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