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Autore: lunatica91    02/02/2022    0 recensioni
Ricevere un Talento, per dei bambini, può essere la più dolce delle sorprese. Non sempre, però, la strada è facile: ci possono essere dei fallimenti con cui confrontarsi, ma alla fine si arriverà ad accettare i propri doni e a prenderne il meglio. Anche se, ricordiamoci, noi non siamo il nostro Talento...
Piccole scene di vita quotidiana dei tre gemelli e il rapporto con i loro talenti.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Eccomi qua con l'ultimo capitolo di questa raccolta. A fondo pagina le note e i ringraziamenti.
Vi auguro una buona lettura! ^^






# NOI


Nessuno dei tre riuscì a dormire quella notte. Erano stanchi, scossi dagli eventi di quei due giorni, affaticati dai lavori. Ma quella sera i pensieri erano troppi. O forse, dopo tanti anni, avevano solo bisogno di stare nuovamente assieme. Da soli.
Pepa e Julieta diedero un fugace sguardo alle rispettive famiglie, addormentate alla meglio vicino alle macerie di casita, prima di avviarsi verso la solita palma sotto cui giocavano da bambini.
Bruno era già lì, come ad attenderle. Era ancora strano vederlo e sapere che era reale, che non sarebbe svanito nel nulla, di nuovo...

-Ahi!-

Bruno non fu abbastanza veloce da evitare un sasso colpirlo al braccio. E dire che una volta era bravissimo a schivare i tiri mancini della sorella.

-Pepa!-

La voce di Julieta provò a rimproverarla, ma il tono era alquanto divertito.

-Volevo solo vedere se era reale, per essere sicura.- ribatté Pepa col naso per aria -E poi se lo merita!-

Pepa lanciò un'occhiataccia al fratello, ancora seduto sotto all'albero. Bruno parve guardare in alto, tra le fronde della palma, e si intravide fuori uscire un sorrisetto da sotto il cappuccio alzato.

-Fossi in te mi sposterei da lì.-

Pepa lo vide quel sorrisetto, quel maledetto sorrisetto impertinente. Alzò il dito, puntandoglielo minacciosamente contro.

-Non abbiamo più i poteri, non è possibile che...-

Non finì la frase perché un pappagallo, proprio in quel momento, non riuscì a trattenerla, centrando in pieno il suo vestito.
Julieta non riuscì proprio a rimanere seria e scoppiò in una sonora risata. Da quant'è che non rideva così? Non riusciva proprio a smettere, mentre guardava Bruno alzarsi rapido e nascondersi dietro al tronco prima che Pepa riuscisse a centrarlo per la seconda volta.
Da quanto tempo non li vedeva litigare? Da quanto tempo sognava di rivedere una scena del genere? Da quanto aveva perso le speranze?
Sentì il volto rigarsi di lacrime e la risata si tramutò in pianto. Anche Pepa, mentre tentava di colpire il fratello con tutto quello che trovava, iniziò a singhiozzare. E anche Bruno, nonostante il cappuccio e le ombre, aveva perso il sorrisetto e lasciato il posto ad una smorfia di dolore. Si lasciò prendere da Pepa, che iniziò a picchiarlo, poi ad abbracciarlo e poi a picchiarlo ancora.
Julieta, dopo essersi asciugata gli occhi, cercò di dividerli lentamente, mettendosi amorevolmente in mezzo ai due strani litiganti. Bruno le si accoccolò vicino e Pepa le appoggiò la testa sulla spalla, esattamente come quando erano bambini.

-Mi dispiace...- sussurrò Bruno tirando appena su col naso -So di avervi fatto soffrire... e... mi dispiace così tanto...-

-Anche a me dispiace.- sospirò Pepa -Avrei dovuto essere una sorella migliore e invece...-

-Anche a me dispiace...- iniziò Julieta ma Pepa la bloccò subito.

-Tu, Juli? Ma tu sei sempre stata perfetta! Di cosa ti devi scusare?-

-Già...- aggiunse Bruno girandosi appena a guardarla -Chi era sempre vicino a noi quando stavamo male? Chi provava a farci ragionare, ma non la ascoltavamo mai?-

Julieta sbatté le palpebre, confusa.

-Perfetta? Ma io non sono perfetta. Sono come voi e ho anche io le mie colpe. Non ho mai insistito troppo quando ce n'era bisogno e ho sempre cercato di fare contenta mamà, anche quando aveva torto...- e detto questo si rabbuiò nuovamente.

-Era lei a vedermi perfetta...-

Sentiva la colpa di ogni volta che si era sentita dire di essere migliore di Pepa o Bruno: “Julieta, sei sempre così gentile e disponibile con tutti. Perché anche i tuoi fratelli non sono come te?” “Julieta, insegna un po di educazione anche i tuoi gemelli!” “Ah! Se fossero tutti come te, Julieta...”.
Sentì le lacrime rigarle nuovamente il volto.

-Se fossi stata “perfetta” non ti avrei lasciato da solo, Bruno... Se fossi stata “perfetta” non avrei permesso a Luisa di avere tutto quel peso...-

Tra il pianto iniziarono i singhiozzi e il senso di colpa iniziò a soffocarla.

-Se fossi stata “perfetta” Isabela sarebbe stata felice! E invece lo vedevo che era sempre triste, ma non diceva nulla, non si lamentava di mamà che le stava sempre appresso, quindi non mi sono preoccupata...-

E sentiva su di sé il peso di quello che aveva fatto subire alle sue figlie: non meritavano tutta quella pressione che, anche se aveva cercato di alleviare, era rimasta lì a covare per anni, fino a scoppiare.
Sentiva gli occhi dei fratelli su di sé e iniziò a vergognarsi.

-Sapevo cosa provava Mirabel, e avevo così tanta paura di perdere anche lei che mi sono concentrata tanto su di lei e ho iniziato a lasciare andare Luisa e Isabela.-

Era la prima volta che lo ammetteva, che ammetteva di aver dedicato più attenzioni a Mirabel. E non sapeva nemmeno perché lo stesse dicendo in quel momento: erano solo loro tre, dopo dieci anni si erano finalmente ritrovati e lei cosa iniziava a raccontare? Di come fosse stata una madre assente...
Forse anche lei voleva dimostrare di non essere perfetta?

-Non dite che sono perfetta, non la voglio più sentire quella parola...-

Era talmente presa dal suo discorso che a mala pena si accorse dei fratelli che l'avevano stretta forte.

-Scusate, non so perché stia facendo questo discorso.- si bloccò e rimise su il suo sorriso, tornando a guardare Bruno, ma lui ribatté dicendo: -Forse è meglio che lo tiri fuori. A tenere tutto dentro non si risolvono le cose...- e finì il discorso con una risata nervosa e lo sguardo un po' vacuo.
Julieta sbatté le palpebre, confusa.

-Bruno ha ragione- aggiunse Pepa -Forse è giunto il momento di fare una bella chiacchierata. Non mi sembra che abbiamo molta voglia di dormire, no?-

Julieta si fermò a riordinare i pensieri e fece passare distrattamente le dita tra i capelli del fratello, ancora accoccolato su di lei. Lo faceva con le sue figlie quando voleva consolarle, e un po' lo faceva per lei: quel gesto meccanico la rilassava.
Lui rimase fermo a farsi accarezzare, come un cucciolo ferito.

-Non mi ero accorta di quanto peso portasse Luisa... e nemmeno di cosa volesse davvero Isabela. Se Mirabel non le avesse parlato, lei avrebbe davvero sposato Mariano...-

Pepa e Bruno le si avvicinarono ancora di più.

-Juli, non ti accollare altre colpe, pensa che è andato tutto per il meglio, proprio grazie al lavoro che hai fatto con Mirabel.- fece Pepa con tono conciliante. -Vogliamo parlare dell'ansia che aveva Antonio? Neanche io mi posso considerare la mamma dell'anno!- e concluse la frase con una risata amara.
Già...
Anche Pepa, nonostante la presenza di Felix e di Camilo, dolce ragazzo, non era riuscita a stare tranquilla. Nel corso degli anni l'ansia l'aveva colpita sempre di più, sempre più intensamente. Non importava quanti caffè prendesse o quali frasi utilizzasse per calmarsi: l'ansia arrivava, imperterrita, e la annientava. E i figli erano costantemente ansiosi: Dolores pareva sempre assente nel suo modo; Camilo non faceva altro che girare a destra e a sinistra per il villaggio, dove andasse ormai lo sapeva solo lui; e Antonio stava spesso chiuso in camera a giocare da solo, anziché uscire con gli altri bambini.
-Pepa ha ragione- si intromise Bruno scostandosi appena -È stato un periodo difficile, per tutti...- e afferrò le mani di Julieta, stringendole piano -Ma Mirabel è un dono prezioso, Luisa una giovane donna fortissima, e posso assicurarti che non sarebbe successo niente di male ad Isabela. È sempre stata testarda e forte per affrontare tante difficoltà.-

-Già! Ti ricordi quando fece un letto di edera per tutta casita e provò a dare la colpa a Dolores?- aggiunse Pepa con foga.

Julieta sorrise appena.

-E poi- il sorrisetto ricomparve sul volto di Bruno -l'ho vista in una della mie visioni, forte e potente. E sapete che le mie visioni non sbagliano mai!-

Pepa sollevò un sopracciglio.

-Certo! Come quella volta che dicesti che mamà non avrebbe mai scoperto chi aveva rubato il suo vestito preferito.-

-Ma come potevo prevedere che sarebbe rientrata così presto?!-

-E quella volta che ci hai assicurato che nessuno ci avrebbe visto entrare allo spettacolo alla taverna? E quella volta che...-

-Ma non dicevi che le mie visioni si avveravano sempre?-

Pepa provò a ribattere, poi arrossì e si girò appena, bofonchiando qualcosa che assomigliava ad altre scuse. Pepa notò un sorrisetto divertito sul volto di Bruno. Non negò di essere felice che riuscisse, almeno con loro, a riderci un po' su.
Julieta sospirò e fu lei ad accoccolarsi per un attimo contro la spalla del fratello, solo per un attimo. Lo sentì trattenere il respiro mentre le faceva scorrere il braccio attorno alle spalle. Lo faceva anche prima che se ne andasse; diceva che trattenere il fiato portava fortuna, ma lei si spaventava sempre che potesse svenire per la poca aria.

-Non scompariremo.- provò a tranquillizzarlo Julieta.

-Basta che non scompaia più lui!- si intromise Pepa, pizzicandogli il braccio.

-No, non voglio più scappare...- ammise Bruno, lo sguardo a terra, incapace di sostenere quello di altri.
Ed era vero: non aveva più intenzione di lasciare la sua famiglia. Aveva sofferto lui, avevano sofferto loro. La sua scelta di andarsene, per quanto in quel momento sembrasse la cosa più giusta da fare, era stata pessima, per tutti.
Si era accorto che nessuna delle sorelle gli aveva fatto la domanda: perché era rimasto lì? Perché non se n'era davvero andato? Perché torturarsi in quel modo, guardando costantemente la sua famiglia piangerlo, odiarlo e poi dimenticarlo?
Se solo lo avesse saputo anche lui...

-Scusate...-

Fu l'unica cosa che nuovamente gli uscì dalle labbra. Era l'unica cosa che riusciva ad articolare, nessun altro pensiero.
Erano passati tanti anni, tanti anni in cui tutti loro erano cambiati. Come avrebbero reagito alle sue nuove fissazioni? Come avrebbe reagito lui alle loro nuove routine? Come avrebbe convissuto nuovamente in pace? Era terrorizzato dalle risposte.

-Io... io lo so che il mio talento non era granché. Spesso il futuro è incerto e si pensa sempre al peggio, quindi... so che non è stato sempre utile e so anche che... che a volte ha fatto male.-

Respirò piano, prendendo tempo. Sentiva ancora la testa di Julieta sulla sua spalla e si concentrò anche su quel calore.

-Sapete, quando Mirabel mi ha chiesto aiuto, ho fatto apparire una visione. E, ecco... era da tanto che non ne facevo più. Ero spaventato ma... sono riuscito a vedere una cosa bella...-

Fissava un punto imprecisato davanti a sé, gli occhi sgranati e un sorriso tremolante sul volto, ancora incerto se fosse davvero accaduto.

-Dopo tanto tempo è stato... strano. Non potevo crederci, ma era davvero così. Era solo un abbraccio. Che male poteva fare un abbraccio? Non poteva! È stato... bello. E... e... forse, forse avrei potuto vedere altre cose belle, forse...- e incrociò le dita di una mano, mentre con l'altra tamburellò sul tronco della palma, come a farsi forza, come a darsi speranza.
Le dita callose di Julieta lo riportarono dolcemente alla realtà.

-Bruno, non ti dovrai più preoccupare dei poteri. Tutti noi ci siamo fatti condizionare troppo dai nostri talenti... Averli persi ci farà vedere tutto sotto una nuova luce.-

-Io sicuramente non me ne lamento!- aggiunse Pepa con un sonoro sospiro di sollievo -Finalmente non dovrò più sentire mamà urlare “Pepa! La nuvola!” “Pepa! Hai di nuovo una nube!”-

Dopo aver detto quelle parole si bloccò e guardò imbarazzata Bruno, sentendosi tremendamente in colpa per la sua lamentela.
Ma Bruno, nuovamente, le sorrise, un sorriso triste e comprensivo.

-Pepa, lo so che non piaceva neanche a te il tuo potere. Me lo ricordo tutte le volte che mamà ti sgridava per nulla oppure pretendeva troppo.-

I tre rimasero in silenzio, ascoltando i suoni della sera avvolgerli piano.
Fu Julieta a rompere il silenzio. Aveva bisogno di sapere.

-Bruno, perché non mi hai detto della visione di Mirabel?-

Bruno sembrò rimpicciolirsi ancora di più dentro al ruana. Non sembrava intenzionato a parlare, ma Julieta non demorse.

-Bruno, per favore. È mia figlia. Sapevi che ti avrei dato ascolto. Perché non...-

-Perché non volevo che passasse quello che ho passato io.-

Lo sussurrò, pianissimo, ma a Julieta parve una coltellata. Se le avessero sferrato un pugno in pieno petto avrebbe sentito meno male.

-Io... Io lo so che tu e Agustìn l'avreste protetta, ma... ma gli altri? Si sarebbe creato il panico. Tutti avrebbero visto solo il peggio e alla fine anche voi avreste iniziato a credere che lei fosse il problema anziché la soluzione. Tutti, alla fine, pensano male di Bruno...-

Julieta avrebbe voluto zittirlo, avrebbe voluto dirgli che si stava sbagliando. Ma non era così. Sapeva che aveva ragione e, purtroppo, non era servito a nulla. Quante volte mamà era stata dura con Mirabel? Quante volte aveva provato a parlarle, senza però ottenere alcun risultato?
Questo le provocò un dolore sordo alla bocca dello stomaco.

-Aveva solo cinque anni. Non volevo che fosse messa da parte... e indovina? Alla fine non è servito a niente...-

Julieta lo fermò appoggiandogli una mano sul braccio. Aveva capito, fin troppo bene.

-Hai ragione. So che hai ragione. Ma avrei voluto lo stesso che ce ne parlassi, invece di tenere tutto dentro.-

Bruno fece un profondo sospiro, nascondendo il viso tra le gambe.

-Ho sperato che, per una volta, la mia visione fosse... sbagliata oppure che non si avverasse proprio.-

Julieta afferrò il volto del fratello e lo scoprì dal cappuccio, tenendolo di fronte a lei.
Aveva bisogno di dirglielo, ne aveva bisogno da tanti anni. Glielo aveva già detto e ridetto, ma all'epoca non stava più ascoltando, completamente perso nei suoi problemi.

-Bruno... se hai bisogno di qualsiasi cosa, chiedicelo, parlane. Ti prego. Non ignorarci più.-

Lo fissò dritto negli occhi, sperando di essere stata ascoltata. Gli occhi del fratello non riuscivano più a stare fermi come un tempo; sfuggivano a destra e sinistra, come in preda al panico.
Bruno deglutì, sforzandosi con tutte le sue forze di ricambiare lo sguardo premuroso di Julieta. Aveva così tanta paura di deluderla di nuovo, di deludere tutti di nuovo.

-Io... ci proverò...- iniziò incerto ma poi, scuotendo forte la testa, ricominciò dicendo -No! Io voglio farlo. Voglio rimanere con voi e quindi... quindi, se dovrò dirvi qualcosa, se avrò bisogno, se vorrò parlarvi, lo farò!-

Sentì il cuore battere forte e si fermò un attimo a riprendere fiato. Guardò le sorelle che ora lo fissavano felici, spronandolo a continuare. Lui si abbandonò ad un breve sorriso prima di continuare.

-Solo... solo, abbiate pazienza. Io...-

Iniziò a sentire il respiro mozzarsi in gola, ma tentò di sforzarsi. Doveva spiegare cosa sentiva, cosa provava. Magari ci avrebbero messo un po' a capire, ma ce l'avrebbero fatta. Era le sue sorelle, la sua famiglia. Avrebbero capito prima o poi.

-Io con voi sono sempre lo stesso, più o meno...- ridacchiò, una risata nervosa -Ma... ecco, potrei essere... meno tranquillo con... gli altri. Potrei... faticare a...-

Deglutì.

-A... stare in compagnia... di altri. Ma poi ci riuscirò!- aggiunse immediatamente -Ve lo prometto, ci riuscirò e mi impegnerò! Solo... solo non subito... io...-

-Bruno- lo fermò Pepa -Lo sappiamo.-

Bruno guardò le sorelle che, con un misto di comprensione e tristezza, lo fissavano.

-Ti conosciamo, non devi dire altro.- spiegò Julieta. -E non ci interessa nient'altro. Vogliamo solo averti qui con noi.-

E Bruno, finalmente, sorrise. Un sorriso sincero e, per un attimo, si dimenticò anche di picchiettare sul tronco, perché le sorelle sembravano così convincenti che non aveva bisogno della fortuna per credere che sarebbe andata bene.
E passarono la notte così, sotto la loro palma, abbracciati, a chiacchierare, a scherzare, a piangere, a ridere. Come se il tempo si fosse fermato a vent'anni prima. Come se non fosse successo nulla. Come se fosse tutto come sempre.
Sapevano che non sarebbe stato sempre così, sapevano che ci sarebbero stati momenti altrettanto difficili. Ma sapere che tra loro non era cambiato nulla, che erano rimasti sempre loro nonostante tutto, li tranquillizzò.










Allora!
Ammetto che è stato particolarmente difficile scrivere quest'ultimo pezzo e non so se esserne proprio soddisfatta ^^'
Questa volta i tre gemelli si confrontano da soli, dopo essere stati divisi per dieci anni. Ho voluto fare apposta un confronto solo con loro tre un po' perché le storie erano centrate su di loro, e un po' perché a volte, quando si parla da soli con i propri fratelli, ci si sfoga meglio.
Ho pensato che la figura di Abuela, in questo caso, avrebbe rovinato l'atmosfera, per quanto io non ce l'abbia davvero con lei.
E, al contrario degli altri capitoli, qui non c'è stata una divisione precisa dei loro pensieri, ma erano tutti mischiati, poiché finalmente hanno avuto un confronto costruttivo dove tutti si ascoltavano reciprocamente.
Ho immaginato che Julieta fosse considerata quella “perfetta”, col potere più utile e dal carattere più dolce e accomodante dei suoi fratelli. Credo che questo l'abbia delegata a ruolo di “seconda mamma” e abbia avuto la pressione di crescere più in fretta degli altri per aiutare tutti.
Pepa sa di avere attacchi d'ansia e di panico e probabilmente grazie a Felìx, ma anche ad un lavoro fatto con se stessa, ha imparato a convivere con questo suo lato. Sa di doverci lavorare ancora, ma sono certa che Felìx e i suoi figli le staranno accanto. Ho anche qui ipotizzato che il rapporto fraterno, quello di amore/odio e litigi vari, li avesse più lei con Bruno anziché con Julieta. Pepa e Bruno hanno potuto permettersi di essere più bambini di Julieta, sempre a mio parere.
Bruno è un personaggio difficile, non lo nego. È una persona che è stata sì allontanata da tutti, famiglia e comunità, ma è anche di indole chiusa, timida e introversa. Probabilmente tutti i fattori messi assieme l'hanno portato ad autoisolarsi sempre di più. Non sono pochi i casi di persone che ad un certo punto vivono solo tra le mura di casa per paura del confronto con il mondo. Anche lui come Pepa, però, ha lavorato su se stesso: la compagnia di animali invece della solitudine totale, il dirsi che ce l'ha può fare per farsi coraggio prima delle visioni e il regolare il proprio respiro. Voglio credere che Bruno riuscirà a vincere le sue paure!
Non sono riuscita a mettere proprio tutto quello che avrei voluto che si dicessero, ma loro hanno anche tanti giorni a disposizione per parlare con calma di ogni cosa XD
Scusate il papiro e vi ringrazio tanto per avermi seguita e spero vi sia piaciuto questo spaccato di vita di casa Madrigal^^
Alla prossima!
Danke <3




   
 
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