Storie originali > Giallo
Segui la storia  |       
Autore: eddiefrancesco    04/02/2022    1 recensioni
Odyle Chagny aspirante artista, è costretta a lasciare la Francia per accontentarsi di fare l'istitutrice delle due figlie di Lord Moran.
Dalla sua posizione ai margini del bel mondo, la giovane si rende conto ben presto che in quell' ambiente dove tutto sembra perfetto, in realtà molti nascondono oscuri segreti.
Per esempio, Lord Tristan Brisbane, l'attraente e un po' impacciato gentiluomo la cui timida insicurezza mal si accorda con le voci inquietanti che circolano sul suo conto.
O dell'avvenenente Lady Moran, che pur circondata dal lusso conduce un esistenza triste e solitaria. Scoprendo a proprie spese che nell'Inghilterra puritana di fine Ottocento può bastare un sussurro per distruggere una vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Non-con
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Per fortuna, lungo la strada del ritorno, Oswald era riuscito a ristabilire il buon umore nei suoi compagni. Era certo che tra Tristan e Miss Chagny fosse accaduto qualcosa, ma ora non sembrava più avere importanza. «Credete davvero che quella lumaca elettrica potrebbe vincere qualche gara di velocità anche contro i veicoli a petrolio?» domandò Odyle ridendo, rivolgendosi a Tristan mentre varcavano la soglia della sala. Lui le aveva appena rivelato che la vettura a elettricità raggiungeva a stento i venti chilometri orari, anche se si era detto sicuro delle migliorie che, in futuro, sarebbero certamente state apportate. «Ridete pure, ora che potete! Tra qualche anno le automobili a motore elettrico viaggeranno anche a cento chilometri orari, e allora sì che tutti si accorgeranno che sono molto più convenienti delle altre: l'energia che utilizzano è inesauribile e assolutamente non nocivo!» A quel punto, anche Paul Oswald intervenne. «Già, comunque anche di petrolio ce n'è tanto.» «Ma non è una risorsa inesauribile e bisogna cercarlo, è questo il punto!» Oswald scosse la testa, più per canzonare l'amico che per biasimarlo realmente. Era contento di vederlo così spensierato, anche se dubitava che tutta quell'allegria fosse dovuta all'entusiasmo per la vettura. A quel punto si accorse di non essere soli e salutarono i presenti. Lady Emma corse accanto a Odyle, la prese per mano e la trascino' lontano dagli altri ospiti per parlarle del libro che aveva iniziato la sera prima e che la appassionava moltissimo. Michael depose il mazzo di carte che teneva in mano. «Buon pomeriggio.» Lady Cartwridge si alzò dal tavolo da gioco con un'espressione grave. La gonna del suo vestito fruscio' fino alla rientranza del bovindo, dove Odyle ed Emma si erano rintanate a parlare. Tristan la seguì con gli occhi; Michael gli disse qualcosa ma lui non sentì e si limitò ad annuire meccanicamente. «Ebbene, che cosa ne pensi?» gli domandò Lord Moran tutto ad un tratto. Tristan continuò a fissare Odyle, che gli voltava le spalle. Lady Emma, nel frattempo, si era allontanata di qualche passo e stava chiacchierando con Lady Montgomery. «Tristan?» «Oh, scusa Michael, ero sopra pensiero... Confesso di non aver sentito una parola di ciò che mi hai detto.» Paul Oswald gli lanciò un'occhiataccia: Tristan stava tentando di rivendicare l'antica amicizia con Lord Moran, e ignorarlo decisamente non era la tattica giusta per portare a termine l'impresa. «Stavo parlando della tua automobile: me la faresti provare? Una volta ho guidato un'auto a petrolio, e immagino che non sarà tanto diverso, giusto?» «L'auto?» Non si sarebbe fidato a prestarla a nessuno, ma sarebbe stato scortese negare qualcosa a uno dei suoi ospiti e, peggio ancora, a Michael. «Be', bisognerebbe caricarla per bene, prima... Comunque, d'accordo, te la farò guidare. Vieni.» Lanciò un'ultima occhiata a Odyle, proprio mentre la ragazza stava prendendo delle lettere dalle mani di Lady Cartwridge e se le infilava frettolosamente nelle tasche. La bocca di Tristan si contrasse in una linea severa e il suo buon umore parve scemare all'istante. Era Victor che le aveva scritto, con qualche stratagemma? E Lady Cartwridge? Che cosa sapeva quella donna della sua Odyle?, si chiese. Michael lo trascino' fuori dalla stanza, continuando a parlare dell'automobile e di quanto si sentisse euforico all'idea di provarla. «Miss Odyle...» la chiamò Tristan dalla porta. Lei alzò gli occhi e lo guardò sgomenta, come se fosse stata colta di sorpresa mentre faceva qualcosa di illecito. «Volete venire con noi?» le domandò Tristan in tono secco e più sgarbato di quanto avrebbe voluto. «Oh... no... no, grazie» si affretto' a rispondere lei. «Mi è venuta una terribile emicrania e credo che mi ritirero' in camera mia per un po'.» Si voltò verso gli altri. «Scusatemi» aggiunse, prima di passargli accanto in tutta fretta e imboccare le scale. «Vengo io, al suo posto, se non è di troppo disturbo» propose Lord Montgomery alzandosi dalla propria sedia e barcollando un poco sulle gambe malferme. «Vi accompagno, papà» strillo' sua figlia afferrandolo brutalmente per un braccio e trascinandolo verso la porta. «Potreste cadere!» spiegò. «Il tuo sembra più un cattivo presagio che una gentile premura» borbotto' il vecchio. Tristan aprì il catenaccio della rimessa e fece scorrere la porta di legno fino a rivelare la sua automobile agli occhi estasiati del gruppo. Aveva freddo, e non era dell'umore adatto per una gita. Continuava a domandarsi che cosa ci fosse scritto nella lettera che Odyle aveva ricevuto, che cosa provasse nell'avere notizie dal suo innamorato... perché a quel punto era sicuro che un Victor, dopotutto, esistesse davvero. «È davvero uno strano aggeggio» osservò Michael sedendo al posto di guida. «Michael... sei sicuro... voglio dire, forse dovrei prima mostrarti come funziona...» gli disse Tristan raggiungendolo in gran fretta. «Oh, ma non è necessario. Come ti ho detto, l'ho già fatto una volta!» Spinse l'accensione e l'auto emise un rumore sommesso, poi suonò un paio di volte il clacson. «Toglietevi di mezzo! Arriva il futuro!» esclamò premendo con il piede sul pedale e muovendo la leva che aveva di fronte. L'automobile iniziò a muoversi lentamente in avanti e uscì dal capanno. «Ehi, ma non può andare un po' più veloce?» Oswald si mise a ridere. «Temo che non raggiunga velocità ragguardevole, milord» gli spiegò. Lord Moran gli rispose con un'alzata di spalle e arrivò vicino ai Montgomery. «Avanti, Lady Montgomery, vi porto a fare un giretto!» esclamò. La donna arrossi' fino alla radice dei capelli. «Cosa aspetti, sciocca? Non è una proposta di matrimonio. Sali, su!» la esorto' suo padre. La gentildonna raggiunse Lord Moran e si isso' sul predellino. «Oh, com'è strano stare quassù!» cinguetto' prendendo posto. «Oh, papà, guardatemi! Che emozione! Mi vedete bene?» «Con un vestito di quel colore, credimi, cara, sarebbe difficile il contrario!» esclamò Lord Montgomery mentre raggiungeva il dottor Oswald. «Non sarà pericoloso, vero?» Domandò poi in tono vagamente preoccupato. «Credo di no» rispose Oswald.«Quel trabiccolo va così piano che sarebbe difficile...» In quel momento Lord Moran sterzo' di colpo, per evitare la radice di un albero che sporgeva dal terreno. Le ruote dell'auto curvarono, ma il movimento fece perdere stabilità alla vettura, che si inclino' pericolosamente a sinistra, dalla parte del passeggero, e si rovescio' su un lato. Lady Montgomery lanciò un urlo stridulo e fu sbalzata, gambe all'aria, fuori dalla vettura, mentre Michael le cadeva addosso. Il motore emise un lamento e si spense. «Acciden...» ringhio' Tristan correndo verso i due, seguito da Oswald e Montgomery. «Mary! Mary! Ti sei fatta male?» gracchio' il vecchio gentiluomo con un filo di voce. Lady Montgomery gemette sommessamente. «Ah, il mio polso! Ah, la gamba! Ah, la testa!» «Allora stai bene» sentenzio' Lord Montgomery tirando un sospiro di sollievo. «E voi, Lord Moran, tutto a posto? Ma cos'è successo?» «Sto abbastanza bene, sono solo un po' acciaccato e ferito nell'orgoglio.» Michael si rimise in piedi, spolverando i pantaloni. «Mi spiace, Tristan.» Poi si voltò verso Lord Brisbane, che stava esaminando la vettura. «Rimettiamola in piedi» propose. «Questo aggeggio pesa più di quattrocento chili, Michael» gli spiegò seccato Tristan. «Vado ad avvertire Baston, così manderà qualcuno dei lacchè ad aiutarci.» Furioso, Tristan si avviò verso casa, senza degnare di uno sguardo Lady Montgomery e gli spettatori dell'incidente. Possibile che Michael si dimostrasse sempre così impulsivo e privo di cervello? Sperava solo che la sua vettura non avesse subito danni irreparabili. Avvicinandosi al sentiero che conduceva all'ingresso, sentì altri passi sulla ghiaia. Si voltò e vide Odyle che si allontanava dalla casa in gran velocità; andava così di fretta che non aveva preso nemmeno il mantello. Provò a chiamarla ma lei non lo sentì. Decise di non seguirla: se voleva stare un po' da sola per rimuginare sul suo innamorato, le avrebbe dato tutto il tempo di cui aveva bisogno. Tra l'altro, lui in quel momento aveva ben altro a cui pensare. Entrò in casa e cercò Baston, a cui raccontò l'accaduto. «Vi faccio servire un bicchiere di sherry, milord? Mi sembrate scosso» commento' alla fine il maggiordomo. «Grazie, Baston...» Sentirono il rumore di una porta che sbatteva. Poi dei passi veloci che si avvicinavano. Lady Cartwridge, pallida come un fantasma, corse verso le scale e, senza degnarli di un solo sguardo, si mise a correre saltando i gradini a due a due. «Lady Cartwridge! Che cosa succede?» le domandò Tristan, che aveva notato l'espressione sconvolta della donna. Lei lo guardò, smarrita. «Io... Oh, santo cielo! Oh, povera Odyle» mormorò, e riprese a salire ancor più velocemente. Mr. Baston e Tristan si scambiarono un'occhiata interrogativa, prima che il secondo si lanciasse all'inseguimento della donna, con il cuore in gola. Riuscì a raggiungerla al piano superiore, davanti alla porta della camera di Odyle. «Che cos'è successo, Lady Cartwridge?» l'aveva afferrata per un braccio, fermandola, prima che potesse entrare. «Non posso... Devo andare da Odyle!» Riuscì ad aprire la porta, ma scoprì che la stanza era deserta. In quella piccola camera ordinata dormiva la donna che amava, eppure a Tristan sembrava che ci fosse così poco di lei in quella fredda precisione. Era come se si nascondesse, come se facesse di tutto per non svelargli quella che era la sua vera natura. Lady Cartwridge sollevò un foglio dalla scrivania e lo lesse. «Oh, santo cielo, l'ha saputo!» esclamò la donna coprendosi la bocca con una mano. «Ha saputo cosa? Cosa? Lady Angelina, per favore!» L'espressione di supplica negli occhi di Tristan indusse la gentildonna a cedere. «Ha saputo che Claude è morto...» «Claude?» Tristan sapeva di un certo Victor, ma il nome Claude gli giungeva del tutto nuovo. «E chi sarebbe questo Claude?» «Era... era il suo migliore amico» fece in tempo a dire Lady Cartwridge, prima di scoppiare a piangere. Tristan le prese la lettera dalle mani e la lesse. Non gli fu facile, perché era scritta in francese e lui non ricordava molto di quello che aveva studiato a scuola. - Cara signorina Latuvielle... Latuvielle? Questa sì che era una novità, pensò Tristan, continuando a leggere. - Mi duole moltissimo informarla della prematura scomparsa di mio nipote Claude, cui so che eravate molto affezionata e con il quale siete rimasta in contatto anche dopo la vostra partenza per l'Inghilterra. Il nostro povero Claude si è spento una settimana fa a Sainte Maxime, in casa dei suoi cugini e dopo una lunga malattia che lo aveva reso ancor più debole di quanto non fosse prima. Mi è stato riferito che vi ha ricordato fino all'ultimo istante e che si è premurato di nominarvi anche nelle sue ultime volontà, cui però non è stata ancora data lettura. Allego a questa mia l'ultima lettera che Claude vi stava scrivendo, nella speranza che vorrete conservarla come un caro ricordo. Mademoiselle, i vostri genitori sono molto preoccupati per voi e anche Monsieur Rouel. Quando tornerete a casa? Il segreto che devo portare nel cuore ora è davvero molto pesante e vi prego di volermene alleviare al più presto. Con sincero affetto. Madame Fantine Dupont - Tristan girò il foglio e poi guardò nella busta. Non c'era niente. La lettera di Claude non c'era, probabilmente Odyle l'aveva portata con sé. Lady Cartwridge aveva un'aria contrita e si torceva le mani con fare nervoso passeggiando avanti e indietro per la stanzetta continuando a ripetere: «Oh, santo cielo! Oh, povera cara!» «Lady Angelina!» intervenne Tristan risolutamente. «Per favore, volete spiegarmi che cosa sta succedendo?» La donna lo fissò, interdetta. Le tremavano le labbra ed era diventata pallidissima. «Io... non so che cosa dirvi, milord. Non posso tradire la fiducia della piccola Odyle... mi capite vero? Dev'essere lei stessa... se vuole...» Si coprì il volto con le mani. «Sappiate solo che Odyle è dovuta l scappare dalla Francia, suo malgrado... perché qualcuno la perseguitava. Claude... lui l'aveva aiutata... e... era il solo amico su cui potesse contare! Oh, povera Odyle, non oso pensare a quanto stia soffrendo!» "Tristan la guardò con severità. «E voi come lo sapete, milady?» Ancora una volta la donna si morse le labbra, indecisa. «Ho ricevuto anch'io una lettera da parte di Madame Dupont. Io e la zia di Claude ci siamo conosciute a Parigi e finora abbiamo fatto da tramite per le missive che Claude e Odyle si scambiavano. Lui consegnava le sue lettere alla zia e lei le infilava in una busta, scrivendo il mio indirizzo con l'inchiostro rosso. In questo modo io sapevo che la lettera era per Odyle» spiegò Lady Angelina. Tristan annuì. Aveva sempre creduto di essere il solo ad avere un segreto, invece ora scoprire che anche in quello aveva qualcosa in comune con la sua amata Odyle. Odyle Latuvielle... Doveva trovarla. Sicuramente non era nello stato d'animo adatto per andarsene in giro da sola. E poi l'aveva vista allontanarsi dalla casa senza neppure il mantello. «Non preoccupatevi, Lady Angelina.» Mise le mani sulle spalle della donna e la guardò negli occhi con l'intento di rassicurarla. «Penserò io a lei.» In quel momento la amava più che mai. L'unica cosa che desiderava fare era prenderla tra le braccia e tenerla stretta cercando di alleviare il suo dolore. Decise che le avrebbe detto tutto. Odyle sapeva cosa volesse dire custodire un segreto, doversi nascondere agli altri e fingersi diversi da ciò che si era. Di certo avrebbe capito. E lui avrebbe potuto amarla. Lasciò la stanza e corse a precipizio giù per le scale, andando quasi a scontrarsi con Oswald e gli altri che rientravano dal giardino. «Tristan! Dove diavolo eri finito?» gli domandò Michael mentre lui lo schivava e si precipitava fuori dalla porta. Brisbane lo ignoro', rivolgendosi direttamente al dottore. «Pensaci tu. Io devo uscire» gli disse. Oswald, preoccupato, si limitò a fargli un cenno di assenso. Tristan non attese oltre, e dopo aver preso il mantello che Baston gli tendeva, si affretto' a uscire. Se Michael non gli avesse messo fuori uso l'automobile, forse avrebbe potuto usarla per andare a cercare Odyle... ma poteva sempre prendere uno dei cavalli, e con tutta probabilità l'avrebbe raggiunta più velocemente. Dov'era andata? Si chiese. Visto che non conosceva la tenuta ed era sconvolta, poteva essersi diretta ovunque. Con il cuore in gola, monto' a cavallo e uscì in fretta dalla stalla. Per prima cosa, decise, avrebbe preso il sentiero su cui l'aveva vista allontanarsi. Quello era di certo un inizio. Sprono' lo stallone baio che aveva scelto e si avventuro' tra gli alberi, frugo' in mezzo ai cespugli, tese l'orecchio alla ricerca di rumori, di passi, o di qualsiasi altro suono che potesse indicargli la presenza di Odyle. Nulla. Sembrava che si fosse dissolta nell'aria come una fata dei boschi. Sentì le prime gocce di pioggia bagnargli il viso, e si rese conto che non si era neppure curato di indossare il cappello! Si asciugo' il viso con una mano e, risoluto, chino' il capo per proseguire. Perché non l'aveva fermata subito, quando l'aveva vista a pochi passi da sé? Perché era arrabbiato con lei e non aveva capito nulla della situazione, si rispose. Odyle aveva il cuore a pezzi e lui, invece, era stato tanto egoista da pensare... Era arrivato al capanno di caccia, a più di un paio di miglia dalla casa. Forse Odyle non si era allontanata così tanto, forse lui aveva solo sbagliato strada. Fece voltare il cavallo, riportandolo nella direzione del castello. Si era spostato di qualche metro quando si accorse che i suoi occhi avevano registrato qualcosa di anomalo senza che il cervello se ne rendesse conto. Aveva visto qualcosa di azzurro in un cespuglio e la sua mente aveva interpretato d'istinto: fiore. Ma non era così, non c'erano fiori che sbocciassero d'inverno nel suo bosco, quindi niente di azzurro poteva spuntare da un cespuglio e farne parte. Smonto' da cavallo e tornò indietro di corsa. Qualcosa di azzurro, in effetti, c'era. Era un brandello di stoffa che pendeva da un cespuglio di rovi. Tristan si fece strada in mezzo ai rami, incurante delle spine che gli ferivano i palmi delle mani. E lei era là, a qualche metro dall'intrico di spine, raggomitolata su sé stessa, addormentata o forse svenuta. Tristan pensò che il cuore avrebbe potuto scoppiargli per la tenerezza e l'amore che provava. Avrebbe dato qualunque cosa per averla e renderla felice. Si accovaccio' accanto a lei, notando le lacrime che ancora le rigavano le guance. Doveva aver perso i sensi per la stanchezza, dopo aver pianto a lungo. Le accarezzo' i capelli, scostandole una ciocca dal viso, e la vide battere le palpebre, mentre il sonno la lasciava. «Claude...» la sentì mormorare. «No...» Si era aspettato quel nome. «Odyle, sono Tristan.» «Claude...» Dopo che i suoi occhi l'ebbero messo a fuoco, i singhiozzi tornarono a sconvolgerla. Si premette i pugni chiusi sugli occhi e gli voltò le spalle, come per dirgli di lasciarla sola. Ma Tristan non poteva farlo. La pioggia aveva preso a cadere, fitta e prepotente come una raffica di aghi, e i loro vestiti si stavano inzuppando. Incurante delle sue deboli proteste, Tristan la sollevò tra le braccia e la strinse a sé. «Mia adorata, Odyle...» le sussurro' all'orecchio cercando di calmarla. Lei non rispose, e continuò a tremare e singhiozzare contro la sua spalla. Tristan aveva ormai raggiunto il cavallo quando penso' che non poteva portarla a casa in quello stato senza attirare l'attenzione di tutti. Lady Angelina gli aveva detto che nessuno conosceva il segreto di Odyle, quindi neppure Michael e sua moglie ne erano al corrente. Doveva cercare di calmarla, anche se non sarebbe stato facile. Nella buona e nella cattiva sorte. Non aveva idea del perché gli fosse venuta in mente quella frase, tuttavia era esattamente ciò che provava: voleva starle accanto per sempre, e non soltanto durante i momenti felici della sua esistenza. Senza rendersene conto, la strinse ancor di più contro di sé e si diresse verso il capanno. Per fortuna lasciava sempre la chiave nascosta vicino all'entrata, in modo da potersene servire quando ne aveva bisogno. Aprì la porta e subito arriccio' il naso per l'odore di muffa e chiuso che proveniva dall'interno. Era un riparo costruito rozzamente e spesso il tetto si impregnava di umidità. Per lo meno, pensò, non si sarebbero bagnati fino al midollo e avrebbero potuto aspettare che la pioggia cessasse. Per fortuna, c'era ancora della legna secca con cui alimentare il caminetto e tentare di scaldarsi. Purtroppo il capanno non offriva comodità di alcun tipo. Non c'erano sedie, non c'era un divano, nulla su cui si potessero sedere a parte il pavimento. C'erano solo stracci e un paio di vecchie coperte gettate in un angolo. Tristan sistemo' Odyle su queste e lei non fece alcuno sforzo per fermarlo o aiutarlo. Era come se fosse intontita dal dolore e la sua anima fosse fuggita chissà dove.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Giallo / Vai alla pagina dell'autore: eddiefrancesco