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Autore: Boringgirl    05/02/2022    0 recensioni
La cittadina di Lenili viene scomobussolata dall'arrivo di un gruppo di forestieri sopravvissuti alla caduta del loro mondo.
Il loro popolo è stato spazzato via da una forza misteriosa e imbattibile, e ora sono alla ricerca di un nuovo posto in cui iniziare a vivere.
Ma sono tante le domande che i cittadini di Lenili si pongono.
Come hanno fatto a sopravvivere? Chi era questa forza misteriosa? Sono una minaccia?
I ragazzi sopravvissuti oltre ad imparare a vivere in un mondo completamente diverso dal loro, si troveranno in mezzo ad una faida che dura da secoli, e che purtroppo sembra peggiorare sempre di più.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erica amava la primavera. Svegliarsi con il sole sul viso, gli uccellini che intonavano i loro canti saltellando tra i vari rami degli alberi, era il preannuncio di un’ottima giornata.

Dopo essersi infilata delle simpatiche pantofole pelose ai piedi, lasciò la camera per addentrarsi nella sua piccola cucina alla ricerca di qualcosa per fare colazione. Ma prima di poter muovere anche solo un passo in direzione della stanza, non poteva scampare all’attacco a sorpresa del suo simpatico lupacchiotto, che come sempre poco consapevole della sua mole, finiva col farla cadere a ruzzoloni per terra.

“Buongiorno anche a te Atlas” ridacchiò Erica cercando di respirare tra gli assalti del suo fidato amico. Dopo qualche carezza, i due si avvicinarono alla cucina.

Dopo una scorpacciata di pane, burro e marmellata fatta in casa e diversi biscottini per Atlas, Erica si apprestava a lasciare la casa.

“Mi raccomando comportati bene! Ci vediamo stasera!” gridò Erica al lupo, mentre con lo zaino sulle spalle si lanciava con la sua bici nelle strade di campagna diretta verso l’atelier del suo maestro. Dopo una decina di minuti di pedalata, deviò su un piccolo sentiero non del tutto adatto ad una bici da passeggio. Tuttavia, vista la grande frequenza con cui si recava in quel posto, Erica riuscì a mantenere stabile la sua bici e addirittura a schiavare un tenerissimo gatto dai grandi occhi gialli che stava rincorrendo un topolino. Saltellando per le troppe buche e sassi presenti sul sentiero giunse infine davanti ad un enorme stalla, spaventando le galline che gironzolavano lì davanti. Scese dal suo mezzo e appoggiatolo ad una parete si diresse poi verso il grande portone che fungeva da entrata per quello che avrebbe dovuto essere il granaio dell’edificio, dal quale si sentivano provenire una lunga serie di grugniti e di imprecazioni dette a mezza voce. Con il sorriso sulle labbra Erica fece il suo ingresso, sbuffando divertita nel trovarsi davanti agli occhi il suo maestro, già alle prese con alcune piante da travasare e alcuni sacchi di terriccio da spostare, il tutto con l’impedimento di un bel cagnolone tra le gambe.

“Aspetta lascia che ti aiuti” esclamò Erica avvicinandosi velocemente ed afferrando una pianta di mele dalle braccia dell’uomo.

“Perbacco, ragazza! Hai intenzione di far tornare subito l’inverno? Da quando ti conosco non ti ho mai vista in piedi prima delle nove, e adesso sono addirittura le otto meno un quarto” disse l’uomo scrutando incuriosito il viso giovane della ragazza, imbronciatosi dopo le sue parole.

“Grazie tante eh! Per una volta che voglio essere in orario anche i rimproveri mi becco” rispose Erica andando a depositare la pianta fuori dalla stalla seguita dal cane. Presa vanga e un innaffiatoio si mise poi a fare una piccola buca e ad interrare il melo.

“Ecco fatto!” disse con le mani ancora sporche di terriccio al cane.

 “Vedo che sei di buon umore stamattina cucciolone, non so come fai con quel vecchio bruto che ti ritrovi come padrone. Detto tra me e te è sempre così imbronciato che a volte mi chiedo se sia ancora in grado di sorridere, saranno passati anni dall’ultima volta che ho visto un lieve forma di sorriso sul suo viso ma lo sai che…”

“Hai finito di rompere le scatole al mio cane, piccola sbruffona? Poche ciance e più lavoro!” si sentì gridare da dentro il granaio.

“Guarda che ho già finito di travasare l’albero, vecchio sapientone!” rispose Erica con l’accenno di un sorriso sul volto. Adorava il suo maestro e quelle piccole prese in giro rendevano la giornata movimentata e a tratti divertente.

Scuotendo la testa si mise a sbattere le scarpe sporche di terra per evitare di conciare l’interno dell’edificio, quando all’improvviso un fischio acuto gli perforò il cervello e cadde a terra. Incessante, quel rumore continuava a riecheggiare nella sua testa, creando un dolore così forte da farla urlare e piangere. Il cane spaventato cominciò a leccarle il viso e ad abbagliare, cercando di richiamare il suo padrone.

L’uomo, con la sua magia sempre allerta, aveva percepito il fischio che aveva invaso la testa della sua allieva e sentendo i richiami del cane, accorse immediatamente.

“Erica, Erica!” gridò scuotendo la ragazza per le spalle; non aveva idea di come comportarsi. Le prese una mano e iniziò a recitare un incantesimo per connettersi alla mente della sua allieva. All’improvviso però il fischio si interruppe e una voce risuonò nella testa di Erica, come pure in quella del maestro, che era collegata.

“Erica! Erica! Sono io Kendrick! Ti prego devi aiutarmi. Il mio pianeta è sotto attacco. Abbiamo provato a reagire, ma il nemico è troppo forte. Stiamo per essere completamente annientati, ti scongiuro salva il mio popolo e la mia famiglia!”.

La voce si spense. Ansimando per il dolore Erica si sdraiò a terra, con la maglietta completamente zuppa di sudore; accanto a lei il suo maestro sedeva scomposto e con una faccia sconvolta. Passarono un paio di minuti in assoluto silenzio, fino a quando sugli occhi dell’uomo non si formò una leggera patina e il suo interno corpo si immobilizzò, battito del cuore compreso.

Erica rimase in attesa per alcuni secondi con lo sguardo fisso sull’uomo, fino a quando la patina non si sciolse e il maestro si riprese.

“È tutto vero. Il pianeta di Kendrick è sotto attacco, già milioni di vite sono state spazzate via. I guerrieri più forti sono stati annientati, non rimane che un pungo di uomini a confrontarsi con il nemico, ma hanno i minuti contati”.

“Il nemico?”.

“Un essere che non ho mai visto prima, sicuramente non umano. La potenza magica è spaventosa”.

Rimasero in silenzio per alcuni minuti, riflettendo sul da farsi.

“Dici che ce la posso fare?”.

L’uomo sospirò e guardò gli occhi spaventati della ragazza. Nonostante fosse giovanissima, aveva già affrontato nemici e guerre che in pochi avrebbero vissuto nella loro vita. Non si lasciava intimidire facilmente, era tenace, e non si scoraggiava davanti alle avversità, ma la potenza magica di quell’essere era qualcosa di veramente incredibile.

“Ti dirò la verità: puoi provare ad intervenire, ma non ti posso garantire una vittoria. Quel mostro è forte, ma anche tu lo sei, potresti vincere, ma potrebbe anche ucciderti. Il problema sarà il dopo…” cominciò l’uomo, ma venne improvvisamente interrotto da un nuovo urlo della ragazza che ansimando si era piegata sul terreno e appoggiandoci le mani bene aperte aveva iniziato a raccogliere energia delle piante che affondavano le radici vicino a lei. Gli occhi, durante questo assorbimento, cambiarono colore diventato di un colore dorato, ma cambiando di nuovo subito dopo, diventando di color argento in contemporanea con l’apparizione di un segno nero, simile ad un tatuaggio, che andava a circondare entrambi gli occhi in un disegno arcaico.

“Il nemico sta prendendo il sopravvento, il pianeta di Kendrick sta per essere annientato. Devo intervenire” ansimò guardando negli occhi il suo maestro, aspettando il suo consenso per intervenire.

L’uomo osservando Erica, chiuse gli occhi e presagendo dolori per la sua allieva prediletta, annui.

   
 
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