Libri > Oscar Wilde, Varie
Ricorda la storia  |      
Autore: ineffable    05/02/2022    0 recensioni
Quando riaprì gli occhi la sua visione non era chiara, vedeva tutto come se avesse un velo trasparente davanti, i suoni erano attutiti come se si trovasse all'interno di una bolla, osservò per capire cosa stesse succedendo intorno a lui, c'erano i suoi amici che piangevano, perché stavano tutti piangendo, che cosa era successo?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ricordami





Quando riaprì gli occhi la sua visione non era chiara, vedeva tutto come se avesse un velo trasparente davanti, i suoni erano attutiti come se si trovasse all'interno di una bolla, osservò per capire cosa stesse succedendo intorno a lui, c'erano i suoi amici che piangevano, perché stavano tutti piangendo, che cosa era successo?
Si spostò mettendosi in mezzo a loro, stranamente sentiva il corpo più leggero quasi come fosse inesistente, gli sembrava di fluttuare più che camminare.
"Cosa sono quei musi lunghi? Non è mica morto qualcuno. Avanti amici che vi prende?"
Provò ad agitare una mano davanti ai loro occhi ma niente da fare, sembrava che non riuscissero a sentirlo né a vederlo, ma come era possibile e poi perché si sentiva così bene, ricordava vagamente che fino a poco tempo prima stava sentendo dei dolori così lancinanti da mozzargli il fiato, invece ora si sentiva perfettamente in salute, forse un po' debole ma niente di così tremendo se paragonato a come si sentiva prima.
"Robbie amico mio, perché sei così triste?" domandò posandogli una mano sulla spalla, ma si accorse con orrore che non poteva nemmeno toccarlo.
<< Oscar... >> rantolò il giovane ragazzo e Oscar sorrise pensando che finalmente si era reso conto che lui era lì.
<< Sì sono qui, finalmente te ne sei accorto, cominciavo a pensare che...ma dove vai? >>
Vide l'amico spostarsi e allontanarsi da lui, si avvicinò verso qualcuno che stava disteso su un letto, si accasciò cadendo in ginocchio cominciando a singhiozzare e piangere, Oscar si avvicinò lentamente a lui.
"Perché piangi così tanto?" guardò oltre la spalla del giovane e capì.
"Oh" disse solamente, allora era così, era successo veramente lui era morto, era il suo corpo privo di vita quello disteso sul materasso, ecco perché tutti sembravano anzi erano così tristi e piangevano, ma non aveva senso lui era lì nella stessa stanza e stava bene, solo che gli altri non potevano vederlo e neppure saperlo.
"Non...loro devono sapere che io sto bene."
"Hey guardatemi, sono qui" provò a spingere un vaso per farlo cadere, ma non aveva ancora abbastanza forze perciò non accadde nulla, stava cominciando a disperarsi come poteva comunicare ai suoi amici di non preoccuparsi se non riusciva nemmeno a spostare gli oggetti, poteva provare a scrivere qualcosa ma sembrava persino più difficile che far cadere un vaso.
Li sentiva parlare tra loro, abbracciarsi e soffiarsi i nasi, non comprendeva esattamente tutte le parole ma la maggior parte sì, e soprattutto riusciva a sentirne l'energia, erano parole vuote, tristi, prive di speranza e lui non voleva che i suoi amici si sentissero così, non era giusto.
I suoi pensieri vennero interrotti da qualcosa, si sentì trascinare via e si rese conto in quell'istante che Robbie era uscito dalla porta, camminava a testa bassa con le mani infilate nelle tasche, cominciò persino a piovere giusto per farsi beffa del momento già abbastanza disperato, ma lui continuò il suo passo senza degnare l'acqua che lo bagnava di uno sguardo.
"Perché non prendi una carrozza? Ti bagnerai e finirai per ammalarti. Sei il solito testardo vero? Guarda che se anche ti ammali non cambierà quello che è successo, io sono morto fattene una ragione e sali su quella benedetta carrozza!"
Niente da fare, uno di quei mezzi gli sfrecciò affianco ma lui non lo considerò nemmeno, camminò verso casa, una volta arrivato era ovviamente bagnato come un pulcino, ebbe solo la forza di togliersi i vestiti zuppi per asciugarsi, accendere il fuoco, mettersi abiti più asciutti e lasciarsi andare in un angolo buio della stanza.
Ranicchiò le gambe verso il petto e le avvolse con le braccia, appoggiò il mento sopra le mani e il suo sguardo triste e spento si perse nel vuoto, non riusciva nemmeno a piangere da quanto il petto gli faceva male, non poteva credere che quel giorno era arrivato, ormai lo sapevano da tempo che non c'era più speranza, ma nonostante la consapevolezza il dolore lo aveva investito come un treno in pieno volto.
Oscar si inginocchiò di fronte a lui, il suo corpo cominciava a svanire, era più trasparente rispetto a prima e in effetti si sentiva più stanco ma non voleva arrendersi, non avrebbe mai lasciato il suo migliore amico da solo nelle condizioni in cui si trovava.
"Robbie ascolta so che adesso sei triste, ma non devi capito? Io voglio che tu sappia che sto bene, la tua tristezza passerà presto ci sono passato anche io, so cosa significa perdere qualcuno. Ma se ti concentri sui bei ricordi allora tutto sarà più facile."
Il ragazzo però guardava oltre il suo corpo, gli occhi gli si riempirono di lacrime e ricominciò a singhiozzare.
"No, no non piangere. Guardami, guardami ho detto! So che puoi vedermi, puoi farlo ti prego guarda verso di me! Sono qui davanti a te, devi solo sentirmi. Sono qui e non me ne andrò mai dal tuo cuore, sarà quello il mio posto, oh Robbie ti prego non fare così mi stai uccidendo. Beh non proprio in senso letterale."
Si stupi di riuscire a fare dell'ironia anche da morto, ricordò che Reggie una volta gli aveva detto che tra i defunti sarebbe stato l'anima della festa, ma di persone come lui non ne aveva viste o meglio le aveva viste in un momento particolare ma poi erano svanite, forse perché lui era ancora ancorato lì, o forse perché ci voleva del tempo prima di andare in qualsiasi posto fosse destinato.
<< Perché te ne sei andato via? Perché proprio tu? Non è giusto. >>
Oscar si sedette accanto a lui.
"Era il mio momento, dovevo andarmene non chiedermi come lo so ma sento che è così. >>
<< Mi hai lasciato solo, avevi...- >> si asciugò una lacrima col polso << avevi promesso che saremmo rimasti amici per sempre, dovevamo visitare dei posti insieme >> singhiozzò.
"Noi siamo amici Robbie caro, lo saremo davvero in eterno solo in modo diverso."
Le parole venivano interrotte dai singhiozzi e dal pianto, non credeva che in un essere umano potessero essere conservate così tante lacrime, in effetti lo sapeva, anche lui aveva pianto a lungo fino a farsi venire gli occhi gonfi e prosciugarne le riserve, si rese conto che molte cose della sua vita non le ricordava, o gli venivano in mente in momenti particolari come questo.
<< Per te era sempre tutto così facile vero? Semplificavi ogni cosa come se non te ne importasse, ma io so che ti importava! >>
"Tu mi conoscevi meglio di tutti, ti ho confidato la mia intera esistenza, le parti più segrete del mio cuore le ho donate a te."
Quel botta e risposta che si stavano dando sembrava così reale, era simile a una conversazione anche se solo lui poteva sentire sé stesso e le parole dell'amico, ma forse in fondo Robbie in una parte nascosta della sua anima sapeva che lui era lì, e le parole che diceva erano risposte dirette veramente a lui. Oscar sperava che fosse veramente così, avrebbe significato che aveva una speranza di poter comunicare con lui, doveva solo continuare a tenere accesa la miccia del cuore del suo giovane amico, anche se questo gli stava costando gran dispendio di energia.
<< Ed ora mi hai lasciato qui a parlare da solo come un perfetto imbecille! >>
Oscar allungo un braccio e sfiorò i capelli scuri dell'amico, li ricordava morbidi e soffici, invece ora non riusciva a sentire niente e questo lo rattristì molto, gli mancavano già tutte quelle sensazioni umane, quel calore che dava il corpo di qualcuno, il solletico di una carezza, sospirò e spostò la mano, la guardò per scoprirla trasparente, poteva vedere attraverso di essa.
<< Dio che freddo >> si alzò di scatto e si diresse verso l'armadio << mi avresti detto di prendere una coperta, mi avresti detto di prendere una carrozza, mi avresti detto tante di quelle cose e ora...- >>
Si lascio cadere seduto sul materasso, le mani sul viso e i gomiti puntellati sulle cosce << ora cosa mi avresti detto di fare? >>
L'uomo si avvicinò nuovamente a lui chinandosi, appoggiò le mani alle sue ginocchia anche se quel gesto era del tutto inutile.
"Vivi, continua a vivere e se tu vivrai anche io vivrò attraverso di te. Attraverso i tuoi ricordi io vivrò per sempre, manda avanti la mia memoria e sarà come se non me ne fossi mai andato. I tuoi occhi saranno lo specchio dei miei, le tue parole saranno un eco delle mie, i nostri cuori batteranno insieme per sempre e nessuno potrà portarti via il ricordo che hai di me te lo assicuro."
Il suo corpo vacillò ancora, si spense e si riaccese come se fosse una lampadina in procinto di bruciarsi.
"Io devo...andare ora. Anche se...-" svanì solamente senza poter terminare la frase.
Si stupì di essersi risvegliato in un letto, la luce che entrava dalle finestre gli indicò che era giorno e accanto a sé giaceva il corpo addormentato di Robbie, si sporse verso di lui per guardargli il viso, era arrossato, gli occhi erano gonfi e vi erano dei rigagnoli secchi dovuti alle lacrime che si erano seccate sulle guance.
Allora non se ne era andato, era solo sparito per un po', non ricordava nemmeno dove fosse stato per tutto quel tempo, forse era andato a riposarsi e in effetti in quel momento si sentiva un po' più in forze, il suo corpo brillava nuovamente di una luce più accesa e frizzante.
Robbie si mosse accanto a lui, uno sbadiglio gli comunicò che si era svegliato, non aveva per nulla voglia di alzarsi sentiva il corpo pesante come se tonnellate di cemento pesassero sopra di esso, gli occhi gli bruciavano e la testa gli doleva in un modo atroce, quello era il risultato di aver pianto tutta la notte.
Si alzò di malavoglia per andare in cucina a farsi un tea anche se il suo stomaco si rivoltò all'idea di buttare giù qualcosa, Oscar come il giorno prima venne trascinato e finì in cucina con lui, cominciò a farsi in strada in lui che forse non poteva allontanarsi troppo da Robbie, se erano nella stessa stanza poteva muoversi liberamente, se invece si spostava lui era "obbligato" a seguirlo.
Forse in qualche modo la sua anima era rimasta legata al cuore di Robbie, e la tristezza che provava lo teneva legato in questo mondo che più non apparteneva a lui, probabilmente per poter andarsene davvero doveva trovare il modo di far stare meglio il suo amico, come se fosse facile poi, aveva un'aurea talmente grigia ed appesantita che avrebbe fatto paura al più tremendo dei fantasmi.
Lo osservava mentre preparava quella bevanda calda che tante volte avevano bevuto insieme, era così depresso e spento che gli faceva venire rabbia, con un gesto riuscì a far cadere una zolletta di zucchero sul pavimento e si meravigliò, il giorno prima non era riuscito a toccare nulla mentre adesso poteva, gli serviva soltanto molta energia.
<< Fantastico! >> brontolò il ragazzo tirando su quel pezzettino di zucchero, lo osservò indeciso sul da farsi poi ci soffiò sopra.
"No, no Robbie non farlo."
<< Tanto a chi importa. >>
"Santo cielo non puoi ridurti così."
Lo seguì mentre si vestiva, lo accompagnò quando si ritrovò con Reggie ed altri per organizzare il funerale, lo accompagnò da una parte e l'altra della città a firmare documenti e parlare con persone, faceva tutto in maniera automatica, non sembrava più il ragazzino distrutto dal dolore della sera prima, era un uomo tutto d'un pezzo quello che aveva davanti.
Oscar ipotizzò che aveva messo da parte il dolore solo per organizzare al meglio l'ultima commemorazione nei suoi confronti, voleva che tutto fosse perfetto lo aveva ripetuto più volte durante quella giornata, Oscar si meritava l'addio degno della persona che era stata per questo stava mettendo tutto sé stesso in quell'impresa.
Anche se faceva male organizzare il funerale del tuo migliore amico, della persona che hai sempre amato e ammirato, ma perdersi in piagnistei non avrebbe fatto bene a nessuno e poi non voleva farsi vedere piangere, odiava ricevere tutte quelle pacche sulle spalle, quei sorrisi di circostanza, odiava tutto quanto e sapeva che il giorno del funerale ne avrebbe ricevute oltre i limiti della sopportazione. Voleva solo tornarsene a casa sua e piangere, piangere e piangere.
Oscar decise che non avrebbe fatto nulla fino alla fine del funerale, avrebbe così avuto modo di recuperare le energie e avrebbe permesso a Robbie di chiudere un capitolo.
Il giorno delle esequie arrivò, il tempo era in tempesta con il celo imbrunito di nuvoloni scuri e carichi d'acqua, pioveva a dirotto, il terreno era bagnato e scivoloso, il fango si appiccicava alle scarpe, si attaccava sotto le ruote della carrozza frenandola, rendeva tutto più difficile. Era una bella e triste metafora, come se anche il cielo facesse fatica a lasciarlo andare.
Erano tutti vestiti di nero, gli ombrelli della stessa tinta e sui visi le espressioni uguali, scavate e vuote, le lacrime si confondevano alla pioggia e ad Oscar parve inquietante notare quei visi una volta pieni di espressioni diverse tra loro che li distinguevano, ora tutti uguali come se fossero stati fatti in serie.
Si mise vicino a Robbie che col capo chino oltre l'ombrello reggeva anche il peso di quei due giorni carichi di emozioni e decisioni, si era preso in carico tutto lui, forse troppo per il suo esile corpo ma era sempre stato un ragazzo forte e non lo stupì affatto con quanta determinazione avesse portato avanti tutto. Non si era lasciato andare per due giorni interi, ed Oscar sapeva che era una bomba sul punto di esplodere.
Il viso contratto, la mascella serrata, le spalle tese erano tutti segni della sua tensione e gli parve di sentire persino il cuore che ticchettava come se fosse veramente l'allarme di un congegno esplosivo, si meravigliò di come stava affrontando tutte quelle persone che si dispiacevano per lui, rispondeva pacatamente senza sorridere ma non era mai maleducato, fosse stato lui probabilmente avrebbe già dato di matto ma Robbie no, aspettava paziente solo il momento in cui sarebbe rimasto di nuovo solo e allora lì sì che avrebbe potuto lasciarsi finalmente andare.
Voglio andare a casa e piangere, voglio rimanere solo, solo e basta si ripeteva nella sua mente mentre il sacerdote esercitava la funzione, ogni volta che faceva il nome di Oscar o che qualcun altro lo faceva  lui sussultava come se fosse punto da un ago, era il suo turno di parlare, si mosse come se fosse un soldatino giocattolo, non guardava nessuno mentre le parole gli uscivano dall'anima, non le aveva provate o pensate, erano uscite e basta.
<< Oscar era...era il mio migliore amico, la persona che ammiro-ammiravo di più e che continuerò ad ammirare e...lui vivra sempre nel mio cuore, sempre >> si morse forte il labbro e quando Reggie lo raggiunse lui tornò al suo posto ringraziando mentalmente l'amico che lo aveva salvato da quella situazione.
Si sentiva fortunato ad avere Reggie con sé, lui era sempre stato bravo a capirlo senza che parlasse e forse dopo che avrebbe buttato fuori tutto quel dolore avrebbe potuto contare su di lui, concedersi di piangere su una spalla amica invece che su un freddo pavimento. Forse sì sarebbe stato possibile, ma adesso entrambi sapevano che non era questo di cui aveva bisogno.
"Meno male che almeno hai portato l'ombrello" disse Oscar mentre erano sulla via di casa.
"Certo se lo usassi anche ora sarebbe la cosa migliore, ma per lo meno durante la funzione lo hai tenuto, è un passo avanti. E' stata una bella cerimonia non trovi, non mi aspettavo tutte quelle persone."
Robbie sospirò affranto.
"Vuoi smetterla di sospirare così, se mi avessero dato una moneta per ogni tuo sospiro a quest'ora avrei guadagnato più soldi di quanti ne ho fatti in tutta la mia vita."
"Sarebbe piaciuto anche a me rimanere ancora un po' sulla terra, ma che vuoi farci la vita va così. Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno" ridacchiò della sua stessa battuta sgomitandolo anche se non poteva toccarlo.
"Uffa che noioso" con un gesto gli fece volare via il cappello.
<< Oh ma cristo santo! >> lo inseguì per qualche metro e quando lo raccolse lo ripulì per quel che poté dal terriccio.
<< Ma che succede non c'è nemmeno vento, roba da matti. >>
"Oh! finalmente ti riconosco, un po' di azione ti farà solo bene mio caro."
Una volta dentro casa si lasciò cadere sul divano sospirando, il cappello tenuto a penzoloni tra le gambe, lo fece scivolare a terra e si mise sdraiato con una mano sulla fronte, gli era impossibile pensare al futuro, riflettere su cosa avrebbe fatto il giorno dopo, quello che percepiva era un sibilo alle orecchie e un vuoto o meglio una voragine all'interno del corpo.
Nemmeno quel giorno mise qualcosa tra i denti, erano tre giorni che non toccava cibo e nemmeno gliene veniva voglia, probabilmente era anche giusto così doveva darsi la possibilità di vivere quel dolore tanto grande nel modo più congeniale per lui, senza costringersi a fare nulla che non volesse.
Oscar si accomodò di fianco a lui, gli accarezzava il viso, le braccia, i capelli, c'erano attimi in cui Robbie aveva un piccolo fremito come se gli fosse venuto freddo ma poteva anche essere dovuto alla temperatura della stanza, rimasero entrambi in silenzio al più grande era passata qualsiasi voglia di scherzare o fare battute, sentiva la tristezza del suo amico e vederlo così lo distruggeva, lo faceva sentire impotente, incapace di fare qualsiasi cosa che potesse tirargli su il morale.
"So quanto sia difficile lasciare andare una persona Robbie, probabilmente ti farà male per mesi e la ferita non si chiuderà mai del tutto, ti capisco sai e in un modo diverso anche io sto soffrendo, mi dispiace vederti così e avrei tanto voluto continuare a vivere rimanendo al tuo fianco. Mi sarebbe piaciuto vedere i passi che avresti fatto, l'uomo che saresti diventato ed hai ragione dovevamo fare ancora tante cose insieme e lo so che non puoi sentirmi adesso ma troverò il modo va bene? Io riuscirò a comunicare con te, non ti lascerò solo, non lo farei mai."
Una lacrima solcò la guancia del giovane lasciando dietro di sé una riga umida << il punto è che mi mancherai terribilmente capisci? E non sono nemmeno riuscito a dirtelo >> tirò su col naso.
"Io lo so, me lo stai dicendo ora" provò ad asciugare quella gocciolina salata e Robbie d'istinto si portò la mano in quel punto come se lo avesse sentito.
<< Mi manchi già ora che ti ho detto addio, come faccio a vivere un' intera vita senza sentire la tue voce, senza i tuoi sorrisi dolci e quelli di scherno che usavi quando volevi prendermi in giro. >>
"Ricordali Robbie basta solo questo, so che sembra poco ma ti assicuro che non lo è."
<< Nessuno mi...mi abbraccerà mai come sapevi farlo tu, nessuno saprà mai consolarmi o starmi vicino... >> mentre diceva queste parole la voce gli si spezzava, si rompeva in mille pezzetti d'anima che venivano rilasciati attraverso le lacrime.
Se fosse stato ancora in vita ad Oscar si sarebbe spezzato il cuore, invece sentiva la sua energia, la sua essenza turbinare e pulsare.
"Non dire così mio caro, ci sarà sempre qualcuno per te, non sarai mai solo, mai."
<< Fa così tanto male. >>
"Lo so tesoro mio, lo so."
<< E non ti ho nemmeno ringraziato abbastanza per tutto quello che hai fatto, avrei dovuto dirtelo ogni giorno quello che provavo per te perché non hai idea di quanto io ti...- >> gli si spezzò la voce e il pianto esplose ancora più forte di prima, Oscar non ne poteva più di assistere impotente a tutto quel dolore, si piazzò in ginocchio davanti a lui.
"GUARDAMI."
Robbie aprì gli occhi di scatto e guardò davanti a sé.
Oscar sorrise stupito e speranzoso.
"Mi vedi? Oh dimmi che mi vedi, sono qui davanti a te, Robbie guardami.
Ma lo sguardo allarmato di poco prima lasciò il posto nuovamente a quello opaco e vuoto.
<< Che idiota sono >> una lacrima cadde infrangendosi sul pavimento.
"No che non lo sei" sussurrò Oscar posandogli una mano sul petto, voleva lenirgli il dolore o almeno provarci, istintivamente Robbie fece lo stesso gesto sotto lo sguardo stupito del più grande, ora le loro mani erano una sopra l'altra anche se non potevano toccarsi, "sono qui" continuava a ripetergli sussurrandogli quelle parole come una nenia, Robbie si addormentò sul divano, la mano ancora stretta al petto ma stranamente si sentiva con il cuore un po' più leggero.
Il giorno dopo non aveva per niente voglia di alzarsi, e alla fine dei conti non doveva fare nulla in quella giornata, aveva preso dei giorni dal lavoro perciò poteva continuare a poltrire, ma qualcuno non era proprio d'accordo, con la consapevolezza crescente che Robbie in un certo senso riusciva a percepirlo decise che lo avrebbe aiutato lui a darsi una mossa.
"Che ne dici di uscire? Potremmo fare una passeggiata" ma il ragazzo si girò con un brutto scatto dandogli le spalle, allora lui gli fece volare via la coperta.
<< Ma che!? >> sbottò stranito e anche spaventato.
"Se non ti alzi ti darò il tormento per tutto il giorno" e mantenne la promessa, iniziò a fluttuargli vicino sollevando anche aria e naturalmente più era vicino più il ragazzo sentiva freddo, così irritato decise di alzarsi, si vestì in fretta e furia concordando con sé stesso che una passeggiata gli avrebbe fatto bene ai nervi e magari avrebbe smesso di avere le allucinazioni.
Soddisfatto Oscar lo seguì in strada, quel giorno c'era un bellissimo quanto raro sole, l'aria era tiepida e si stava davvero bene, passarono davanti a un Caffè e Robbie si fermò davanti alla vetrina, era il preferito di Oscar e molte volte si erano fermati a fare colazione in quel posticino tanto accogliente.
"Fermiamoci qui" disse Oscar "certo io non posso più mangiare ma a te farà bene"
Robbie sembrava molto indeciso sul da farsi, entrare lì dentro significava essere investito dai ricordi e lui non sapeva se era pronto o meno ad affrontarli.
"Il tuo stomaco brontola ragazzo mio."
In effetti lo stomaco del giovane brontolava, reclamava il cibo da cui era stato privato negli ultimi giorni, Robbie sospirò << e va bene... >> disse a sé stesso, entrò nel Caffè e immediatamente gli odori, i suoni gli attanagliarono la gola con una morsa dolorosa, osservò il tavolino in cui si sedevano di solito ma era impegnato.
"Non importa sediamoci in un altro."
Il giovane scelse un altro tavolino e si accomodò, ordinò senza pensarci troppo e quando il cameriere gli portò al tavolo ciò che aveva ordinato lui spalancò gli occhi << ci deve essere uno sbaglio, io non ho ordinato tutte queste cose >>, il cameriere lo guardò confuso << nessuno sbaglio signore, qui c'è la sua ordinazione >> gli mostrò il foglio in cui aveva scritto e in effetti c'era un ordine per due.
Aveva ordinato anche quello che solitamente prendeva Oscar, si chiese come fosse possibile una cosa del genere, non era nemmeno sovrappensiero, era così abituato ad ordinare anche per lui che la sua mente aveva deciso in automatico, certo doveva essere così.
Oscar dal canto suo era felice e intenerito da quel gesto così tenero e anche romantico, si sentiva lusingato e capiva come mai aveva fatto prima quanto quel ragazzo tenesse a lui, erano legati da qualcosa di profondo e magico, qualcosa che forse stava iniziando a comprende solo in quel momento.
"Non ti farà male una doppia colazione."
Per il resto del tempo lo osservò mangiare lentamente, guardava le espressioni su cui mai si era soffermato, si era perso tanti di quei piccoli dettagli quando era in vita che era grato di quella opportunità che il cielo gli aveva dato, poteva gustarsi senza paure o interruzioni tutti i momenti che gli erano sempre sembrati poco importanti.
"Sei carino quando mangi, le tue guance si gonfiano come due teneri batuffoli di cotone" gli disse mentre si incamminavano verso il parco, "vorrei scoprire più cose di te e di tutto quello che mi circonda, i dettagli a cui non ho prestato attenzione. Ma il mio tempo è poco e prima di andarmene voglio assicurarmi che tu stia meglio, sei tu la cosa più importante adesso."
Mentre erano in piedi di fronte al laghetto Robbie si perse con lo sguardo oltre l'orizzonte, l'acqua si increspava lievemente creando delle soffici ondine, le invidiava perché ognuna di esse era unica e una volta che si infrangeva contro il terreno la sua vita finiva lasciando posto alle altre, non vi era tristezza nella loro vita.
<< Vorrei che fossi qui >> aveva perso il conto di quante volte aveva pronunciato quelle parole in quei giorni, ma erano sempre state vere e forti in lui, non avevano perso il significato che gli dava e anche se sapeva che non lo avrebbe più riavuto indietro in quella semplice frase metteva sempre quel pizzico di speranza e illusione che suo malgrado non lo abbandonava mai.
"Ma io sono qui " gli appoggiò una mano sulla spalla pur sapendo che l'avrebbe solo sfiorata.
Quel giorno però accadde qualcosa di sensazionale, inaspettato e magico, Robbie si voltò sentendo il contatto e divenne bianco in viso, un urlo agghiacciante e stridulo lasciò le sue labbra, fece qualche passo indietro e finì nel seduto a riva del laghetto, Oscar lo guardò confuso non capendo ancora che cosa gli stesse succedendo.
<< Tu-tu...non puoi essere tu >> mormorava come un mantra fissando un punto imprecisato del giardino, alcune persone si avvicinarono per aiutarlo a rialzarsi, gli chiesero se stesse bene ma lui non rispose a nessuna delle domande, anzi si discostò bruscamente da quelle persone e prese la via di casa, doveva assolutamente far ritorno nella sua dimora e far smettere quell'allucinazione.
Eppure non aveva preso farmaci né altro che potesse indurre immagini irreali, in qualche modo era riuscito a riposare quindi non era nemmeno la stanchezza il colpevole, e lui era certo di essere sveglio quindi perché la sua mente gli aveva fatto uno scherzo così poco simpatico?
Si sedette sul divano rannicchiando le gambe al petto << non può essere, non può essere >> si ripeteva, ma chissà come quella convinzione che stava cercando di dare a sé stesso non riusciva a farlo stare calmo nemmeno un po', anzi stava peggiorando la situazione.
"Che cosa non può essere?" chiese Oscar pensando di non ricevere risposta, aveva seguito tutta la scena e pensava che il suo amico stesse semplicemente avendo una crisi di nervi.
Robbie voltò la testa nella direzione della voce, non avrebbe voluto farlo ma il riflesso fu incondizionato, vide la sua allucinazione che si avvicinava verso di lui, indietreggiò sul divano rannicchiandosi in un angolo, si coprì il viso con le mani lasciando lo spazio con le dita per spiare.
<< Non avvicinarti >> singhiozzò con la voce stridula.
"Allora riesci a vedermi!" esclamò Oscar con un sorriso ad illuminargli le labbra.
<< C-certo che ti vedo, anzi no, no che sto dicendo? E' solo la mia mente. >>
L'uomo allungò una mano per sfiorare quel fagottino tremante che era diventato il suo amico, ma lui si rifugiò ancora di più nell'angolo del divano.
<< Non toccarmi...ti prego. >>
Oscar ritrasse la mano, in effetti doveva essere scioccate vedere il proprio migliore amico passato a miglior vita in piedi nel proprio salotto, forse lui avrebbe avuto una reazione diversa ma Robbie non era lui e doveva rispettarlo, si allontanò di qualche passo per farlo stare tranquillo, doveva spiegargli e soprattutto fargli capire che non stava diventando matto anzi aveva aperto la sua mente a qualcosa che praticamente tutti ritenevano impossibile.
"Robbie..."
<< Smettila di parlare smettila! >> continuava a premersi le orecchie con le mani, aveva anche iniziato a piangere, non poteva credere che stava facendo questo a sé stesso, era già doloroso pensare continuamente a lui ed ora doveva anche sopportare di vederlo e sentire la sua voce che era davvero così uguale alla sua, sembrava reale ma non poteva esserlo.
<< Tu non esisti, sei solo frutto della mia immaginazione quindi ti prego vattene e lasciami in pece >> si coprì gli occhi con le mani come quando i bambini immaginano una brutta cosa e coprendosi gli occhi credono andrà via, ma questa volta non poteva succedere così, infatti quando spostò le dita per sbirciare quella che lui chiamava allucinazione era ancora lì.
"Non sono un'allucinazione, io sono reale, non avere paura."
Robbie però ancora tremava e aveva il viso coperto dalle mani.
<< Non posso credere a tutto questo altrimenti nulla avrebbe più un senso. >>
"Se fossi frutto della tua immaginazione sarei già sparito, come te lo spieghi che sono ancora qui."
<< Io...io non lo so, può darsi che sono definitivamente impazzito. >>
Oscar si avvicinò lentamente "sai bene che non è così, ascolta ciò che ho da dirti e se poi vorrai me ne andrò", prese i polsi del ragazzo con le sue mani, ora poteva sentirli quasi come li stesse toccando, riuscì persino a spostarglieli di modo da scorgere il suo volto.
"Un'allucinazione potrebbe fare questo?"
Robbie scosse la testa debolmente, ancora non poteva credere ai suoi occhi e non aveva nemmeno idea di che cosa stesse succedendo.
<< Che cosa sei? E non dirmi lo sp...- >>
"Lo spirito di Oscar."
Il giovane sospirò.
<< Appunto...non voglio, non posso credere a questa cosa perché quando tu svanirai io starò peggio di prima. >>
<< E poi se sei il suo spirito perché non te ne sei andato? >>
"Avevo una cosa importante da fare qui. Sono giorni che ti sono vicino e che ti seguo ovunque vai...-"
<< Che cosa!? Tu...tu mi stai dicendo che sei stato tutto il tempo vicino a me? Ma...ma è impossibile, io non mi sono mai accorto di niente! >>
Oscar sorrise dolcemente, allungò una mano e con le dita sfiorò la guancia di Robbie che chiuse gli occhi per un attimo, sentì il suo cuore incredibilmente leggero dopo tanto tempo, quando li riaprì lui era ancora lì e non se ne era andato come temeva.
"E' stato confuso anche per me all'inizio, non capivo perché voi non riuscivate a vedermi e poi quando ho compreso il motivo non capivo perché non me ne ero andato. Poi l'ho compreso."
<< E quale sarebbe se posso. >>
"Farti accettare la mia morte."
Robbie fece una smorfia e un nodo gli strinse la gola, in un moto di rabbia si alzò dal divano spostando malamente il cuscino e si diresse in cucina a fare nemmeno lui sapeva bene cosa, Oscar lo seguì conscio che stavano per trattare un argomento difficile, il ragazzo si voltò verso di lui con sguardo amareggiato.
<< Allora puoi anche andartene perché io non l'accetterò mai, sarebbe tutto tempo sprecato. >>
"Non posso e non voglio."
<< Come sarebbe non puoi? >>
"Sono legato a te, se il tuo cuore non guarisce io non potrò andare via e comunque non lo fare nemmeno."
I suoi grandi occhi scuri si riempirono di lacrime, strinse le labbra e si avvicinò di pochi passi allo spirito di Oscar.
<< Quindi è colpa mia >> disse con voce spezzata.
"Non è colpa tua mio caro tesoro."
<< Tu non puoi andartene solo perché io sono un dannato debole piagnucolone! >> si diresse a passo spedito in sala, le lacrime oramai avevano preso a rigargli il viso, le spalle si alzavano e abbassavano, si sentiva in colpa, era arrabbiato con sé stesso mai avrebbe voluto fare una cosa simile, soprattutto al suo amato, dopo tutto ciò che aveva sofferto non si meritava di rimanere imprigionato a causa di qualcun altro.
Oscar lo raggiunse, vedeva la sua schiena sussultare e voleva trovare un modo per calmarlo, posò le mani sulle sue spalle, l'altro sussultò ma non si mosse, continuava solo a piangere e a ripetere insulti contro sé stesso, l'uomo più grande avvicinò il viso all'orecchio del giovane "non è colpa tua, credi che non mi lusinghi il fatto che sei così legato a me da non riuscire a lasciarmi andare? Pensi che io non sia felice di aver avuto la possibilità di passare più tempo con te? Certo mi fa male vederti così triste, sono stato sull'orlo del panico quando ti vedevo solo piangere senza mangiare niente ed io non sapevo come fare, ma ora guardaci abbiamo una seconda possibilità."
Robbie lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi, il pianto chissà come si era placato, sentiva la presenza di Oscar dietro di sé ma non era come tutte le altre volte quando era in vita, era una sensazione diversa più leggera ma al tempo stesso carica di energia, era rassicurante e in questo non era cambiato.
<< Ma tu comunque dovrai andartene. >>
"Lo so ma voglio tu sia sereno, io starò bene, tutto quel dolore che ultimamente mi affliggeva non c'è più, mi sento in forze e so che sarà sempre meglio, l'unica cosa che mi sta a cuore però è la tua serenità, so che non è facile."
<< No tu non lo sai >> disse voltandosi e guardandolo negli occhi.
"Sai bene che anche io ho perso qualcuno."
<< Sì ma non era l'amore della tua vita. >>
Si rese conto di ciò che aveva detto, gli era uscita una frase egoista come se una perdita fosse più dolorosa di un'altra, lui non era così aveva sempre cercato di fare il bene di tutti, ma in quel momento sentiva un dolore, una rabbia perforargli il petto e non riusciva a fare altro che ferire e ferire, si allontanò da lui e quella meravigliosa sensazione svanì, non se la meritava, si diresse in camera da letto e si buttò sul materasso, avrebbe provato a dormire e l'indomani magari avrebbe scoperto che tutto quello non era mai successo, e avrebbe potuto sentirsi meno in colpa.
Oscar lo seguì, si sdraiò sul letto accanto a lui abbracciandolo da dietro, la sua energia brillava illuminando la stanza ti una tenue luce bianca, evanescente, con le dita sfiorava i riccioli che si formavano alla base dei capelli ormai cresciuti del suo amico, erano morbidi come li ricordava, per qualche assurdo e fantasioso motivo ora riusciva a sentirli.
<< Scusa io non volevo...- >>
"Lo so. Smettila di scusarti per qualcosa di estremamente umano, non puoi chiedere scusa per la tua sofferenza, hai il diritto di sentirti così."
<< Anche tu hai sofferto a tuo tempo, ed io ho sminuito il tuo dolore. >>
"Sono certo che se fossi stato più lucido non lo avresti fatto."
<< No, infatti >> chiuse gli occhi e una lacrima gli rigò il viso.
<< Raccontami un po' com'è essere dall'altra parte, voglio sentire la tua voce. >>
"Oh bè non ho ancora visto tutto ma ci si sente leggeri, molto leggeri, e senti una sensazione di benessere totale come se fossi circondato dalla beatitudine, percepisci cose che prima non avresti nemmeno notato."
<< Quindi non soffri più? Intendo le emozioni le provi? >>
<< Sì quelle le sento, in modo diverso perché ne comprendo l'origine e so che sono inevitabili, però credimi mi addolora vederti così e sarei più felice nel saperti in qualche modo sereno. Vedi Robbie quando sei da questa parte le emozioni riesci a capovolgerle ed è quello che si dovrebbe imparare a fare anche quando si è in vita. >>
Ormai però il ragazzo non lo ascoltava più, si era addormentato cullato da quella voce che mai avrebbe pensato di poter riascoltare, Oscar gli rimase accanto per tutta la notte accarezzandolo, cullandolo con la sua voce e per la prima volta dopo giorni Robbie non aveva pianto nel sonno, non si era svegliato nel cuore della notte in preda ad una crisi e non aveva avuto incubi.
Il mattino dopo si svegliò con uno strano sorriso sulle labbra, strano per lui perché non capiva che avesse da sorridere, ma poi si ricordò che aveva fatto un bellissimo sogno, Oscar era andato a trovarlo e aveva passato la notte con lui cullandolo e prendendosene cura come se fosse un bambino, si stropicciò gli occhi, era da tempo che non si sentiva così bene e in pace con sé stesso, avrebbe voluto che il sogno non finisse mai.
"Buon giorno principino, dormito bene?"
<< AH! >> si voltò di scatto spostandosi in un lato del letto con le coperte tirate fino al naso.
<< Oddio Oscar! >>
"Che c'è ti vergogni di me adesso?"
Robbie arrossì lasciando andare il lenzuolo.
<< No ma non mi aspettavo tu fossi qui. >>
"Ma come? Ieri sera sera...-"
<< Credevo fosse stato un sogno >> disse stropicciandosi il viso.
Si alzò dal letto e prese la vestaglia << se vuoi andartene >> disse infilandosi una manica << va pure, io sto bene >> si infilò il resto dell'indumento e si diresse in cucina con l'intenzione di preparasi un tea, Oscar corrugò le sopracciglia confuso, lo osservò allontanarsi ma non attese molto prima di seguirlo, sapeva che stava mentendo e voleva scoprirne il motivo.
"Perché sei così scontroso adesso?"
Robbie appoggiò il bollitore sul ripiano.
<< Non sono scontroso, è che non mi piace averti qui sapendo che sei costretto, mi sembra ingiusto quindi ti sto dicendo che puoi andartene. >>
"Non funziona proprio così."
<< E allora spiegamelo tu, perché io proprio non capisco, non so come fare per aiutarti. >>
"Te l'ho detto Robbie quando starai meglio...-"
<< Ma le emozioni non si possono controllare, io non lo so quando starò meglio per l'amor del cielo! Potrebbero volerci anni e tu cosa fari allora? Capisci che non ha senso. >>
Oscar si parò davanti a lui, gli sollevò il mento con l'indice, Dio com'era bello poterlo toccare di nuovo, i loro occhi si incontrarono, due perle che brillavano in modi diversi ma altrettanto intensamente.
"Tu stai già meglio, solo che non te ne rendi conto ma io sì, lo sento. Questa notte eri sereno e sorridevi."
<< Come lo...oddio mi hai guardato dormire >> arrossì e si coprì il volto con una mano.
"Non devi provare imbarazzo, è stato così bello guardarti, avrei tanto dovuto farlo quando ancora potevo. Se avessi approfittato di quegli istanti la mia vita sarebbe stata migliore" sorrise malinconicamente.
<< Io lo facevo...eri sempre tu quello che si addormentava per primo, e a me piaceva stare a guardarti per un po', le smorfie che facevi, il respiro che ti riempiva il petto, eri la visione più tenera e rilassante su cui mi fosse capitato di posare gli occhi >> sorrise dolcemente a quel ricordo.
"Oh io non...non me ne sono mai accorto."
Robbie ridacchiò stupendosi lui stesso di sentire la sua risata.
<< Certo, perché dormivi come un bambinone. >>
"Ehi! Questo non è vero."
Il ragazzo incrociò le braccia al petto con aria di sfida.
<< Scommettiamo? >>
"No, no mi fido, finiresti per vincere tu come sempre. Ma...perché non me lo hai mai detto."
<< Oh beh Oscar non sono certo cose che si vanno a dire, era imbarazzante e speravo non lo scoprissi mai, credevo mi avresti preso per pazzo. >>
"Per una cosa così bella?"
<< Bella ma poteva essere anche inquietante. >>
"Non se eri tu a farla."
Le guance di Robbie si colorarono di rosso, per Oscar fu come vederle per la prima volta, erano sempre state così belle o era lui ad essere diverso?
<< Che c'è? >> domandò il ragazzo notando la strana espressione dell'uomo davanti a sé.
Oscar scosse la testa.
"Nulla è solo che mi stavo chiedendo quante altre cose meravigliose mi sono perso."
<< Oscar non mi hai mai guardato così, che ti prende? >>
"Mi sto rendendo conto adesso che non ti ho mai dato l'importanza che meritavi."
<< Ma cosa dici, non è affatto così. >>
"Non ti ho mai guardato veramente e mi dispiace."
Il giovane deglutì, non voleva piangere proprio in quel momento, si avvicinò posando il capo sul petto di oscar, sentiva l'energia di quel corpo evanescente che lo teneva impedendogli di cadere in avanti.
<< Tu mi hai dato tutto, non ti sei mai reso conto di quanto mi hai insegnato? E di quello che mi hai fatto provare? >>
"Robbie cosa accadrebbe se ti rendessi conto di starti innamorando quando ormai è troppo tardi? O di esserlo sempre stato ma te ne rendi conto solo nel momento più sbagliato."
<< Succede che il cuore della persona che resta batterà per due, ma perché mi stai chiedendo questo? >>
"Tu ne saresti in grado, il tuo cuore batterebbe anche per il mio?"
Quella domanda lasciò spiazzato il giovane, allora Oscar stava parlando di loro due e non se ne era nemmeno reso conto, il cuore iniziò a battergli forte, deglutì e si morse il labbro, quanto aveva desiderato quel momento ma sapeva che Oscar non avrebbe mai potuto dargli di più di quello che gli stava dando perché era fatto così, e lo aveva accettato, non senza sofferenze ma lo aveva fatto. Ed ora quello stesso uomo era lì davanti a lui che gli chiedeva se aveva abbastanza amore da amare per entrambi, tentò di parlare ma la voce gli si spezzò più di una volta e dovette schiarirsela.
<< C-certo che posso Oscar, io...io lo farò. >>
L'uomo si chinò sulle labbra carnose dell'amico sfiorandole con le sue, era stato un bacio particolare, diverso, le sensazioni erano quasi assurde da pensare ma erano reali, una luce illuminò il corpo di Oscar che divenne più luminoso, i contorni più nitidi e chiari, Robbie lo guardò con un'espressione di pura confusione sul volto ma anche lui era nella sua stessa situazione.
<< Stai per andartene? >>
"No, non credo" mentì.
Rassicurò il ragazzo con un sorriso ma dentro di sé sapeva che era giunto il momento, Robbie era pronto a lasciarlo andare ma era lui che non voleva andarsene adesso, desiderava qualche giorno in più e sentiva di doverlo anche a Robbie, per questo non disse nulla e si barricò dietro quella bugia sperando che non portasse conseguenze.
Per dei giorni continuarono a fare quello che facevano in vita, passavano il tempo insieme, ridevano, scherzavano, restavano vicini come se fossero realmente abbracciati, Robbie si addormentava tra le sue braccia e lui lo guardava dormire, gli piaceva quell'abitudine e la cosa bella era che poteva portarla avanti fino al mattino.
Era come se si fossero dimenticati che uno dei due ben presto sarebbe dovuto scomparire, non si rendevano conto che la separazione avrebbe fatto più male adesso che si erano ritrovati e avevano vissuto quei momenti che erano solo lo specchio della realtà, Robbie era rifiorito, aveva chiesto altri giorni a lavoro e nemmeno gli importava se lo avesse perso.
I suoi amici si chiedevano spesso che cosa avesse, sembrava strano a tutti ma era anche vero che si faceva vedere poco in giro, le giornate le passava interamente con Oscar e la vita che brulicava al di fuori gli sembrava poco importante, come se avesse potuto farne a meno.
Un pomeriggio però mentre erano seduti sul divano Oscar perse tutta la sua luce per un istante, Robbie sussultò spaventato e guardò l'amico in cerca di spiegazioni ma lui guardava un punto fisso davanti a sé, vedeva qualcosa di non terreno, qualcosa che gli occhi di Robbie non potevano vedere.
<< Oscar? >>
Lui si girò e lo guardò negli occhi, aveva un'espressione di pura dolcezza ma anche di enorme tristezza, gli accarezzò il viso e Robbie chiuse gli occhi, capì che cosa stava per succedere ma non pensava che sarebbe mai stato pronto, di nuovo sentì come se lo stesse perdendo per la seconda volta.
"Credo mi stiano aspettando..."
<< Come lo sai? >> domandò il giovane con la voce già incrinata.
"C'è una luce ed è da giorni che è comparsa..."
<< Come sarebbe da giorni? >>
"E' così."
<< E perché non me lo hai detto? Oscar tu...- >>
"Non volevo andare via, ero io a non essere pronto a lasciarti."
<< Ma Oscar... >> si morse il labbro inferiore, gli occhi erano lucidi, bagnati dalle lacrime che stavano per uscire, non poteva credere che Oscar avesse resistito tutto quel tempo perché non voleva allontanarsi da lui, il cuore gli si sciolse nel petto e ebbe l'impulso di abbracciare quell'uomo che ora gli sembrava tanto fragile.
Si alzò e allungo la mano verso di lui, era il suo momento di fare qualcosa di buono per lui, per quell'uomo che gli era rimasto accanto nonostante la morte, quell'uomo che aveva sorpassato i limiti del possibile solo per stargli accanto e lenirgli il dolore, aveva rimesso insieme i pezzi del suo cuore, attaccati pezzettino per pezzettino con il collante più potente mai inventato. Ed ora stava a lui accompagnarlo in quell'ultimo viaggio, Oscar lo guardò confuso ma appoggiò la mano sopra la sua, si alzò in piedi a sua volta.
<< Ti accompagno, dimmi solo dov'è. >>
Gli occhi di Oscar si illuminarono come se fossero diventati lucidi, strinse le labbra e nel petto sentiva un tumulto, voleva abbracciare quel ragazzo, voleva stringerlo e non farlo andare via.
<< Non fare quella faccia, ci rivedremo e...- >> ma non riuscì a finire la frase che la gola gli si strinse facendogli perdere tutto il coraggio, Oscar indicò un punto davanti a loro, Robbie annuì e si avvicinarono insieme, erano l'uno di fronte all'altro e adesso aveva cominciato davvero a piangere anche se faceva il possibile per trattenere i singhiozzi.
Le lacrime cominciarono ad inondargli il viso, si era promesso di non piangere ma non ce l'aveva fatta, stava per perdere di nuovo la persona che aveva amato e che amava ma questa volta non sarebbe stato un addio no e lo sapeva, voleva dirgli mille cose ma chissà perché nessuna gli sembrava giusta, singhiozzava e basta esprimendo con lo sguardo tutto l'amore che provava. Era stato tutto per lui Oscar, un amico, un fratello, un insegnante, e un amante ma la cosa più importante l'aveva fatta quando avrebbe potuto pensare solo alla sua esistenza, lo aveva salvato da sé stesso ed ora i loro cuori erano uno solo, unito per l'eternità.
Robbie allungò una mano, Oscar fece altrettanto e le loro dita si sfiorarono.
"Ripensa a me, non dimenticarlo mai."
"Ricordami dovunque tu sarai."
"Uniremo con le note..."
<< Il cuore e le anime... >>
"Il tuo amore rimarrà..."
<< Sempre per me. >>
Oscar si chinò baciandogli la fronte poi scomparve in un fascio di luce, Robbie chiuse gli occhi lasciando che una lacrima solitaria scivolasse via, non la raccolse né la cancellò con la mano, sarebbe stata il segno che tutto quello che gli era accaduto era reale, avrebbe dovuto sentirsi triste ma in realtà si sentiva bene, perché sapeva che Oscar non se ne era andato veramente, sarebbe rimasto nel suo cuore per sempre e lui avrebbe mantenuto vivo il suo ricordo in ogni modo possibile.




Note:
Il dialogo finale è composto dalle parole della canzone del film Coco "Ricordami" cantatata da Michele Bravi.




















   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Oscar Wilde, Varie / Vai alla pagina dell'autore: ineffable