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Autore: Directioner4ever04    05/02/2022    0 recensioni
Un angelo assegnato ad una ragazza fragile, con il suo piccolo mondo che le pesa sulle spalle ed una famiglia poco attenta alla loro figlia. Lily White è la rappresentazione vivente che con la buona volontà si può superare tutto, basta crederci.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Vederla lì, con quei capelli castani e gli occhi scuri pieni di tristezza, sofferenza e voglia di mollare tutto, è davvero lacerante per una persona sensibile come me. Quel corpo così magro e maltrattato dalla solitudine mi mette quasi in soggezione che vorrei finire il mio compito il più presto possibile per toglierla da tutta questa merda.

«Lily, pensaci» le impongo ad un certo punto. Siamo nel suo bagno, o meglio, lei è nel suo bagno, io sto solo svolgendo il compito che mi è stato affidato una settimana fa circa. È la prima volta che intervengo ad un suo gesto sbagliato. Ho passato una settimana a proteggerla dagli altri senza intervenire per nulla quando si infliggeva del male da sola, solo per studiare i suoi comportamenti e il motivo. «Perfetto, ora sento pure le vocine. Sono davvero un disastro!» esclama tra i singhiozzi. A quel punto mi siedo al suo fianco senza che lei lo sappia e sospiro. «Non sono una vocina, Lily. So che ti credi pazza in questo momento ma sono proprio al tuo fianco, anche se tu non puoi vedermi» prontamente il suo sguardo si sposta direttamente sul mio e dei brividi percorrono la mia schiena, attraversando perfino le ali bianche. «Non posso crederci, sono pazza! Hanno tutti ragione..» si afferra il capo con le esili mani e si china in avanti, avvolgendosi successivamente le altrettanto esili ginocchia.

«Oh no, non sei pazza. Se vuoi ti dimostro di essere qui, al tuo fianco» lei osserva il vuoto ed io intanto mi alzo sulle mie Vans, afferrando un rossetto da sopra un ripiano e disegnando uno smile allo specchio sopra il lavandino. Subito Lily si guarda freneticamente in torno finché il suo sguardo non si sposta sullo specchio e lancia un gridolino di paura: era ovvio che non se lo aspettasse. «Ora mi credi?» inarco un sopracciglio e mi abbasso sulle gambe per stare di fronte a lei. Non mi da nemmeno il tempo di spiegare altro che si alza subito in piedi, urtandomi leggermente il torace, rabbrividendo al contatto del tutto nuovo e inaspettato. «O-oddio! Quindi sei davvero un qualcosa qui con me? E perché non ti vedo?» sussurra aspettandosi una risposta. Sono certo che vuole essere sicura di non essere malata mentalmente, perciò mi affretto a darle una risposta: «Tempo al tempo mia cara Lily» le dico spostando una ciocca dei suoi capelli castani dal suo viso.

«Lily! Ho detto di non farlo!» la sgrido per l'ennesima volta. Ormai è da circa due mesi che combatto per questa ragazza e con questa ragazza. Ho scoperto delle cose davvero brutte che la sua famiglia le fa passare, ho capito quanto dolore potesse contenere una persona così piccola e indifesa come lei. «Tu non sai nulla di me, assolutamente niente. Nessuno in questa vita mi ascolta, nessuno vuole sapere quello che sento e che penso. Questa..» dice mostrando per aria la lametta, cercando di scovare dove io sia, «... è l'unica cosa che mi fa stare in pace con me stessa, che mi fa essere meno sola! Tu non sai una beata minchia di cosa vuol dire essere in questa situazione!» urla di fronte a me. Per fortuna siamo soli in casa. «Io ci sono morto per quella!» minuti di silenzio trascorrono indisturbati per la sua camera monotona e priva di colori. A questo punto nessuno mi fermerà dall'essere profondamente diretto e senza esitazioni per paura di farle male. Questa volta lei deve mettersi le cose chiare in testa. «Secondo te perché sono stato assegnato proprio a te, Lily White? Perché proprio a te? Te lo sei chiesta mille volte e sono qui per dirti la verità, sono qui per dirti che quella merda non funziona per niente. Sono qui per dirti che so perfettamente cosa vuol dire attraversare tutto questo senza nessuno al tuo fianco. Perché io per primo sulla mia pelle ho provato queste cose!» finalmente lei sembra calmarsi e si siede sul suo letto, piangendo in silenzio. Subito mi affretto a sedermi di fronte a lei, più deciso che mai di non essere interrotto e di continuare il mio monologo.

«Fatti sentire! Urla, grida, salta ovunque! Fallo Lily perché finora hai solo subito senza battere ciglio. E fidati che quando riuscirai a farti sentire ti chiederanno perdono e pietà per farti stare in silenzio. Quando riuscirai ad uscire dall'ombra degli altri ti chiederanno di rimetterti lì dietro perché fai troppa luce. Quando riuscirai ad uscirne non vorrai più rientrarne. Fallo per te stessa tesoro» riprendo un sospiro profondo e aspetto che lei assimili le mie parole, mentre continua ancora a piangere, sposta delicatamente una ciocca dietro l'orecchio ed alza gli occhi verso di me, come se sapesse che io sia proprio davanti a lei. «Io non ce la faccio più, Niall. Io sono stanca» un flebile sussurro lascia le sue labbra e mi sento morire per la seconda volta dentro.

Non farti prendere dal panico Niall, non ora.

Ripeto questa frase nella mia testa come se fosse un mantra e continuo deciso. «Tu sei più forte di quel cosino lì che ti procura solo sofferenze, rimpianti e tanto altro, perché a me hanno portato solo a provare questi orribili sentimenti. So quanto ti possano bruciare i polsi nei punti in cui vuoi incidere la pelle, perché io stesso ho provato queste sensazioni ma non permettere ad essa di vincere perché questo periodo buio finirà, e sarà solo un brutto ricordo della tua adolescenza» sbatto le ali come a scrollarmi dal peso che si sta gravando su di esse per colpa dei ricordi.

«Lily, per favore non fare cazzate, perché chi ci tiene a te ne soffrirà. Anche se ai tuoi occhi nessuno dimostra di tenerci ti sbagli. Piangi. Sfogati. Dai pugni ai muri. Ma non prendere di nuovo quella strada perché abbiamo fatto così tanto per farla allontanare da te che non ne vale più la pena avvicinarsi. Perché sei diventata importante anche per me» ad un certo punto sento l'odore della sua rabbia crescere per la stanza e aspetto con frenesia la sua risposta. «Nessuno ci tiene a me, nessuno lo ha mai fatto, è come se io fossi invisibile! Probabilmente perché io non sono nessuno» con un tonfo scaraventa il porta-foto sul pavimento. Esso si frantuma in mille pezzi ed io trasalisco mentre la seguo quando si alza in piedi per cercare la sua prossima vittima da scaraventare per terra: un portapenne.

Sento il suo odore di rabbia. Sento la sua frustrazione, sento l'odio che trasparisce per se stessa e per il suo dolore.

«Non sei sola tesoro e fidati che di sicuro non sei invisibile. Ci sono io con te, e pur sapendo di non essere abbastanza, sono ancora qui a svolgere il mio compito. Sono ancora qui per te, e non mi sento affatto obbligato ad esserci. Perché tu meriti il mio aiuto» le giro in torno mentre un magone si forma all'altezza del mio stomaco.

Non farti prendere dal panico Niall, non ora.

«Al mio fianco c'è solo la lametta. Magari ci sei tu ma non sei qui in carne ed ossa, io non ti vedo, io non ti tocco, io ti sento e basta. Lei è sempre presente» si asciuga delle lacrime e si risiede sul letto con la lametta al suo fianco, sul comodino.

Non farti prendere dal panico Niall, non ora.

«E allora? A cosa servono tutte quelle persone negative che non tengono a te? A cosa serve quella lama? Ti sta chiamando? Tappati le orecchie. Sta luccicando? Chiudi gli occhi. Non farti questo, non te lo meriti. Non farlo perché si faranno beffe di te, perché godranno nel vederti crollare. Non farlo perché non è questa la soluzione e non pensare di meritare il peggio, questo non pensarlo mai perché tu meriti solo il meglio. Non voglio che mi prometti nulla perché io credo in te. So che ti senti nella più completa merda, so che ti senti sopraffatta dal male e che ti senti più sola di qualsiasi cosa che ci sia sulla terra, io comprendo in pieno come ti senti. Io ti capisco e sono qui per te, io ti sto tendendo la mano. Non lasciarti andare».

«Niall, come posso non lasciarmi andare? Non sono neanche stata capace di fare delle scelte semplici, non sono stata capace di difendermi, non ho parlato e adesso che l'ho fatto ho solo peggiorato le cose. Non ho fatto un cazzo, ho permesso di rovinarmi la vita a delle persone e io non ho minimamente mosso un dito per evitarlo» gesticola riprendendo a piangere più forte di prima. Mi si spezza l'anima nel vederla così, devo davvero riuscire a salvare questo angelo.

«Sono pienamente consapevole delle tue scelte. La famiglia è la cosa più importante che al mondo abbiamo ma non possiamo fare nulla se anche essa ci volta le spalle. Dobbiamo essere forti, devi essere forte piccola Lily. Non dare ascolto a tutte quelle persone cattive, non lo fare» le sue lacrime sgorgano ancora più freneticamente ed io sbatto per l'ennesima volta le ali.

«Mi dispiace se ti deluderò ma ormai ho già deluso me stessa. Ormai provo pena per me stessa. La mia famiglia mi parla tanto per fare, non conto per loro» il groppo sta attanagliando sempre di più la mia bocca dell'anima al solo pensiero di quanto io e lei siamo così simili. Al solo pensiero dei miei ricordi e del mio passato.

Non farti prendere dal panico Niall, non ora.

«Non mi deludi Lily, perché dovresti? so che stai piangendo. Ti ricordo che posso vederti ma anche se non avessi avuto la possibilità lo avrei saputo comunque» sospiro osservando le sue guance piene di lacrime, rigate precisamente come le mie. «Come lo avresti mai potuto sapere?» domanda con un tono ingenuo, rendendola ancora più piccola e indifesa di quanto non lo sia già. «Perché io sono come te, perché l'ho passato anche io! Hai visto che stronzo apatico sono quando voglio. Hai visto come odio me stesso. Ma non per questo lascerò che tu faccia la mia stessa fine, tu non devi fare nessuna fine, hai capito Lily? Perché quando mi tagliavo io non c'era nessuno al mio fianco. Io sono qui per aiutarti, quindi perché non dovrei essere al tuo? Perché non dovrei aiutarti e lasciarti fare quello che vuoi?»

Non farti prendere dal panico Niall, non ora.

Asciugo qualche lacrima caduta dall'immenso blu cielo che sono i miei occhi e sospiro per l'ennesima volta ad un ricordo che riaffiora per la mia mente. I ricordi delle volte fanno davvero male.

«Nemmeno quando lo facevo io c'era qualcuno. Non voglio più convivere con questo peso. Quando ho detto a mia madre che ero autolesionista se n'è fregata, pensava invece che fossi pazza! Sai benissimo come sono stata tre giorni fa e lei mi ha chiamata e invece di chiedermi come stavo, invece di chiedere alla propria figlia per quale motivo avesse le guance rigate dal mascara, mi ha mandata a chiedere un po' di zucchero alla vicina per la fottutissima torta che stava preparando a mio fratello. Nella mia famiglia nessuno mi considera e tu lo sai benissimo. In questo periodo nemmeno mio padre mi parla. Ho permesso loro di distruggere i miei sogni, ho premesso loro di prendere in mano la mia vita escludendomi da qualsiasi rapporto umano e non ho amici a parte te, che per giunta sei un angelo che nemmeno posso vedere, e qualche ragazza che ho conosciuto tramite social. Nessuno mi ha dato affetto quando ne avevo più bisogno e adesso sono qua con accanto una lametta come conforto!» ormai penso di essere davvero una fontana e finalmente mi decido ad esternare qualche mio ricordo del passato. Farò di tutto pur di riuscire a salvare lei da tutto questo male.

«Sai? Quando...» Non farti prendere dal panico Niall, non ora.

Sospiro. «...Quando mio padre ha scoperto che io fossi autolesionista mi ha detto "sono deluso da te". Non si è nemmeno posto il problema o mi ha posto la domanda "perché hai fatto questo?", ma ha semplicemente detto "sono deluso da te" ed io gli ero figlio. Sai che ho fatto a quel punto io? Mi sono chiuso in camera, ho buttato la lametta nel bagno, mi sono medicato i polsi ormai pieni di tagli sia da un lato che dall'altro e mi sono fatto fottutamente coraggio. Loro non meritavano il dolore che mi affliggevo da solo per colpa sua e dei miei compagni di scuola. Non lo meritava affatto. Mia madre non era nemmeno lì al mio fianco e per non portargli dispiacere non gli avevo detto nulla. Era da ormai pochi mesi che non sapeva nulla e non pensavo glielo avrei detto mai. Io non venivo considerato in nulla dalla mia famiglia per colpa di mio padre. Passavo le mie giornate segregato in casa, in camera mia con il rimpiangere i miei fottuti sogni andati in fumo per colpa dell'uomo che chiamavo papà e delle persone che chiamavo compagni di classe» ammetto tutto il mio malessere a lei, mettendo tutte le carte in tavola.

Fa decisamente male, pur non essendo più vivo, raccontare di queste brutte vicende. In verità questi sono anche gli ultimi ricordi concreti che mi ritornano in mente con più frequenza, dopo la mia morte.

«Io sono una brutta codarda Niall. E poi vorrei capire perché sei morto» chiede con un po' di tatto, cercando di non esagerare con le parole. Ora sento l'odore della sua ansia e anche della mia. «È stato un mio compagno di classe. Era girata voce, due giorni dopo che avevo smesso di tagliarmi, di quello che avevo fatto e lui si era davvero accanito con me dopo che aveva scoperto quest'altra cosa per farmi ancora più del male. Avevo dei tagli ancora freschi sui polsi ed ero da solo nel bagno del terzo piano per cercare di medicare alcuni che si erano aperti. Di colpo lui entra in bagno e subito mi spinge a terra, deridendomi. Io quella volta avevo reagito ai suoi insulti e questo mi ha fatto pagare con la vita. Aveva preso un pezzo dello specchio rotto in quel bagno ormai malandato e lo aveva conficcato nella mia coscia facendo pressione con il piede. Sono morto dissanguato in quel lercio bagno senza che nessuno sapesse davvero la verità e senza prendermi la mia meritata soddisfazione di lasciarlo marcire in prigione. Tutta colpa di una lametta. Tutta colpa di un taglio» un sorrisino amaro si dipinge sul mio volto mentre sbatto ripetutamente le ali per la rabbia e la frustrazione. Lily è rimasta in silenzio, posso percepire che sia leggermente scossa dal mio racconto. Non piange più, si asciuga violentemente le lacrime secche sulle guance.

«Cosa devo fare?» dice facendo cenno con il capo verso la lametta. «Buttala Lily, sbarazzatene» accenna un piccolo sorriso. Ha un sorriso stupendo che mai prima d'ora le avevo visto fare. È davvero una bellissima ragazza, non c'è ombra di dubbio. Lentamente afferra quell'oggetto infernale e la paura si impossessa di me ma poi mi calmo subito, vedendola dirigersi in bagno e buttare l'oggetto nel water. «L'hai fatto sul serio Lily? Cristo, non ci posso credere.. sono così fiero di te!» sbatto le ali entusiasma del fatto di aver aiutato qualcuno a non fare la mia stessa fine. Ad un certo punto però sento degli occhi bruciarmi addosso come se fossero appena state lanciate nella mia direzione delle frecce infuocate. Lentamente mi giro verso la figura della ragazza al mio fianco che mi fissa tenendo in mano una delle mie piume bianco perla.

Non mi dire che siamo finalmente passati al momento in cui lei può vedermi!

«T-tu puoi vedermi?» domando speranzoso. Annuisce freneticamente e fa per gettarsi fra le mie braccia ma sento solo trapassarmi da parte a parte. Uno sguardo deluso da parte mia si punta sul suo corpo. «Ma non posso toccarti... Vorrei tanto abbracciare il mio angelo...» sospira avvilita. Dispiaciuto, vado a sedermi sulla sedia della sua scrivania prima di lasciarmi scappare un altro sospiro. «Anche io piccola Lily, non sai quanto».

La osservo mentre si pettina i capelli castani con una spazzola rigorosamente nera nel suo bagno, a sua insaputa. Tutto in questa stanza si può definire monotono e senza felicità apparente, ma ho capito in questi mesi che quel semplice colore nero è il colore che lei associa alla felicità. Ormai è passato all'incirca un mese da quando si è sbarazzata di quel male che la faceva tanto soffrire. È riuscita anche a riappacificare con la famiglia, riunendoli tutti in un tavolo per esporre loro tutti i suoi problemi, tutte le sue idee e tutti i suoi bisogni; ha parlato con il padre del suo autolesionismo ed è stato molto comprensivo, confortandola subito ed aiutandola. Oggi la vedo un po' giù, non so perché e né tantomeno il motivo, aspetterò che sia lei a parlarne.

«Niall, sei qui con me? Ho bisogno di te». Mi sento richiamare dalla moretta, nella sua voce sento l'ansia crescere a dismisura. Sapevo perfettamente che qualcosa non andasse per il verso giusto, ho solamente paura di sapere cosa. Mi presento davanti a lei e subito i suoi occhi ricadono sul punto preciso in cui mi trovo io, inchiodandomi alla parete alle mie spalle. Non penso di essermi ancora abituato a questa cosa. «Dimmi tutto, tesoro!» le sorrido trasmettendole un po' del mio buonumore. «Oggi ho avuto un brutto presentimento ed una brutta sensazione mentre ero in classe» torturo le mie mani aspettandomi il peggio. «Lily...» la seguo giù per le scale, imitandola mentre si siede sul suo divano ad "L" il pelle rigorosamente nera. «Aspetta, fammi finire. Io non intendevo in senso negativo, almeno per quanto riguarda l'autolesionismo, stavo parlando di te» arrossisce leggermente.

Un sospiro fuoriesce dalle mie labbra ma subito dopo un cipiglio prende possesso del mio viso. «Cosa intendi dire?» chiedo non comprendendo a pieno. «Intendo dire- e se tu un giorno ti stancassi di me? E se ti stancassi dei miei problemi e di tutte le cose che mi capitano attorno? E se sparissi per poi non tornare più? Non potrei sopportarlo perché sei diventato importante per me» si passa i palmi sudati sul blue jeans; il mio cuore si gonfia e non ho più alcun dubbio: questa ragazza oltre ad aver catturato il mio tempo e le mie forze, ha catturato anche il mio cuore.

«No Lily, non pensarle nemmeno queste cose! Sai che odio promettere ma mi conosci abbastanza ormai, te l'ho già detto mille volte che non mi stancherò di te. Non dopo tutto quello che è successo» le regalo un dolce sguardo e senza accorgermene le afferro le mani.

«Niall!» la osservo stranita e con la sua mano, esitante, tocca lentamente la mia guancia. A quel contatto trasalisco leggermente perché lei è davvero fredda e non comprendo chi dei due sia meno vivo dell'altro. «Io posso toccarti...» le sorrido raggiante. Mi beo del suo tocco finché non la faccio alzare dal divano per averla di fronte a me. Mi avvicino al suo volto tanto da averla ad un palmo dal naso. «Arriverà un angelo terreno a toglierti le ali per farti ritornare quello di prima» la mora chiude gli occhi e socchiude le labbra. Mi avvicino ancora di più fino a premere le mie labbra con le sue. Finalmente il peso che tenevo sulle spalle da quando l'ho conosciuta sparisce in un semplice bacio e mi sento come sollevato da ogni male che l'essere umano possa mai infliggermi: la maledizione del secondo genito Horan è sparita. Mi stacco dalle sue labbra e le sorrido prima di abbracciarla.

«Sei tu il mio angelo terreno, piccola Lily».

   
 
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