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Autore: Lisaralin    06/02/2022    2 recensioni
Pop chiede consiglio al suo mentore prima della battaglia decisiva contro il Grande Satana.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Mago e il Saggio

 

L’umiltà della dimora del suo mentore lo ha sempre lasciato interdetto.
No, umiltà non è la parola giusta. Nemmeno dimora, se è per questo.
Il grande mago Matoriv, uno degli eroi che hanno sconfitto il Signore delle Tenebre Hadler decenni fa, ha scelto di ritirarsi a trascorrere gli anni della sua vecchiaia in una caverna.
Ammobiliata, certo, con un bel letto a due piazze al centro, un falò magico e tanti scaffali pieni di libri, ma pur sempre una caverna.
Pop ci sarà entrato decine di volte, ma ancora non se ne capacita. Matoriv avrebbe potuto stabilirsi in una qualsiasi corte del continente, fare da consigliere a re e principi. O, se proprio non si sentiva tagliato per la politica, magari dirigere un’importante accademia magica. Plasmare le future generazioni di maghi, passare il testimone ai prossimi Eroi.
Nessuno ha mai capito perché il grande mago abbia preso un unico apprendista nel corso della sua lunga vita. Non lo ha capito nemmeno Pop, malgrado sia lui l’apprendista in questione.
L’odore che ormai ha imparato a riconoscere gli si insinua nelle narici fin sulla soglia. Non è sgradevole in sé per sé: è l’odore di un luogo vissuto e di un proprietario che lo abbandona raramente. Di un letto continuamente sfatto e continuamente occupato. Ciò che ogni volta stringe la gola di Pop come una morsa è quel retrogusto di vecchiaia e malattia appiccicato dappertutto. 
“Mio mentore.”
Senza la sua tunica da mago e il copricapo stravagante, Matoriv non sembra quasi lui. Anni e anni di incantesimi da combattimento hanno disegnato le sue spalle in una curva spietatamente rivolta verso il basso, scossa di frequente da colpi di tosse. Gli zigomi bucano la pelle pallida e sottile come carta velina.  Le mani reggono un libro, che al suo ingresso viene prontamente poggiato sulle coperte; la paglia all’interno del materasso scricchiola piacevolmente mentre il vecchio mago si tira su a sedere, appoggiandosi con la schiena alla testiera del letto.
Le sopracciglia folte si congiungono in un arco minaccioso nel momento in cui i loro sguardi si incontrano.
“Cosa vedono le mie stanche pupille! Uno spettacolo raro di questi tempi! Immagino che tu non sia venuto fin qui per tenere compagnia a un povero vecchio. Quale inesprimibile patema ti affligge questa volta?”
Gli occhi di Pop corrono istintivamente verso il pavimento. Ondate di calore affluiscono sulle guance mentre la lingua incespica in una raffica di scuse incerte.
“N-no, mio mentore, io… mi dispiace di essere sparito, ma ultimamente non facciamo che combattere e… lo so, lo so, sarei dovuto venire a vedere come stava, ma… “
Sulle prime la scambia per una serie di colpi di tosse, ma con il passare dei secondi diventa sempre più evidente che a scuotere le spalle del mago è invece una sonora, fragorosa risata.
“Incredibile, ci caschi tutte le volte! Basta fare un po’ lo sguardo cattivo per mandarti in tilt!”
Vado in tilt benissimo anche da solo, grazie, pensa Pop tra un balbettio e l’altro. Sposta il peso dal piede destro al sinistro, tirando un calcetto a una manciata di sassolini sul pavimento della caverna e attendendo con pazienza che Matoriv termini lo sfogo di ilarità. 
Il tilt è il mio stato naturale.
“Ma figurati, ragazzo, non pretendo mica che tu venga a trovarmi tutte le sere! Non sono ancora uno di quei vecchi che ha bisogno di essere imboccato o accompagnato dietro a un cespuglio a svuotarsi la vescica! E comunque non preoccuparti, perché ho intenzione di tirare le cuoia ben prima di ridurmi in quello stato!”
Malgrado l’imbarazzo, un peso si scioglie gradualmente nel petto di Pop. Matoriv ha ancora energia da vendere. Rimane aggrappato al mondo con le unghie e con i denti, bruciando al massimo ogni scintilla di vitalità che gli resta.
È sempre stato così, il suo mentore. Un tipo da estremi, o bianco o nero, o tutto o nulla. Anche e soprattutto nel suo approccio alla magia. D’altronde non diventi il più grande mago della tua generazione facendo danzare fiammelle sul palmo della mano o cambiando colore ai capelli di chi ti sta antipatico con uno schiocco di dita.
È stata la magia a ridurlo in questo stato, ma da quando lo conosce Pop non lo ha mai sentito lamentarsi nemmeno una volta in proposito. Matoriv sapeva benissimo a cosa andava incontro, e ha percorso ugualmente la via fino in fondo. A testa alta.
Pop pagherebbe per possedere anche solo un briciolo del suo coraggio.
“Beh? Lo slime ti ha mangiato la lingua? Lo sai che con me puoi parlare, ragazzo.”
Ovviamente Matoriv ha capito tutto. Pop sospira, si lascia andare su una sedia che traballa in segno di protesta sotto il suo peso. Una gamba è leggermente più corta dell’altra. Gli sembra che faccia freddo nella grotta, anche se il fuoco magico rimane acceso ininterrottamente giorno e notte.
Si afferra le ginocchia con le mani, la testa china, cercando di fare ordine tra i fili annodati delle sue preoccupazioni.
Da dove iniziare?
Dal fatto che il suo emblema di Aban non brilla? Quelli di Dai, Leona e Maam si incendiano come piccoli soli non appena loro li sfiorano con la punta delle dita, e scommetterebbe la bottega di suo padre che Hyunkel sarebbe capace di illuminare il suo semplicemente rivoltandosi dall’altra parte durante sonno. Il che fa di lui l’anello debole del rituale di Purificazione che dovranno compiere tra poco più di ventiquattro ore.
Dovrebbe accennare che senza la Purificazione sarà impossibile salvare Hyunkel e Crocodyne, penetrare le difese del Baan Palace e impedire che il Grande Satana scateni i suoi Nuclei Neri su tutto il mondo di superficie?
O forse potrebbe domandare al vecchio perché il maestro Aban abbia scelto di lasciare uno dei suoi emblemi proprio a lui. Matoriv lo conosceva, dopotutto. Avevano combattuto insieme da giovani. Magari aveva una vaga idea di cosa fosse passato per la testa del maestro nei suoi ultimi istanti di vita.
Oppure potrebbe parlare di Maam. Raccontare di come ogni sospiro di lei per la bellezza tenebrosa di Hyunkel gli dia la stessa sensazione che ingoiare una pozione andata a male.
Nessuna delle mille domande riesce a farsi strada fino alle labbra. Matoriv lo anticipa di nuovo, interpreta correttamente il suo silenzio lungo e acquoso come una zuppa lasciata troppo a raffreddare e risponde senza giri di parole.
Lo spiazza con un’altra domanda.
“Lo sai cos’è un Saggio, Pop?”
“Non è una domanda difficile, mio mentore.”
Almeno nella teoria Pop è sempre andato forte. Da bambino i libri erano i suoi migliori amici ogni volta che aveva voglia di evadere dalla noia del lavoro in bottega o dai rimproveri di suo padre.
“È… più che un mago. Un incantatore capace di usare anche le arti curative. Con una comprensione della natura profonda della magia fuori dall’ordinario. Sono estremamente rari, però. E francamente, mio mentore, non capisco cosa c’entri adesso questo discorso. Non esistono Saggi in vita che possano darci una mano a combattere il Grande Satana.”
“Oh, io non lo sono di certo!” ride Matoriv, per poi inchiodarlo con uno sguardo affilato, scintillante. “Tu pensi che io sarei un buon Saggio, Pop?”
“Mio mentore, lei… “ cercare di cambiare posizione lo fa quasi cadere a gambe all’aria per colpa di quella maledetta sedia tagliata male. Si riprende all’ultimo secondo, agitando le mani freneticamente come a scusarsi di quello che sta per dire. “... lei è il più grande mago esistente, però, ecco, non so se… “
“Non lo sarei” sentenzia Matoriv, scuotendo la testa. Le sue mani sottili sono raccolte l’una sull’altra sul copriletto di lana, rese bluastre dalle venuzze in trasparenza sotto la pelle. Ogni traccia di scherno è scomparsa dalla sua voce. “Sono troppo irruento. Troppo impaziente. Il solo pensiero di dedicarmi alla magia curativa mi fa venire l’orticaria. Per un compito del genere serve una persona riflessiva, abituata a soppesare i pro e i contro delle cose con la testa e con il cuore. Qualcuno che non dimentichi mai le difficoltà e l’umiltà degli inizi, nemmeno all’apice della gloria. Qualcuno pieno di dubbi, oserei dire.”
“Dubbi… ? Mio mentore… cosa sta cercando di dirmi?”
Per un attimo, ma forse è solo un guizzo del fuoco magico che gioca brutti scherzi alla sua testa carica di pensieri, per un attimo gli sembra che Matoriv gli abbia fatto l’occhiolino. Poi sul viso grinzoso del mago si disegna un sorriso largo, da bambino felice che ha appena ottenuto il suo gelato.
“Chi lo sa! Riflettevo ad alta voce! Quando arriverai alla mia età ti renderai conto che ogni tanto al cervello piace andarsene per i fatti suoi… “
“Ma… “
“Quello che volevo dire è… lo so che hai paura. Sarebbe sciocco non averne prima di una battaglia campale. Chi sostiene di non provarne… o mente, oppure sarà il primo a morire. Ti ho insegnato tutto quello che potevo, Pop. E sul campo di battaglia non sarai mai da solo. I tuoi compagni hanno doti e poteri eccezionali, ma ci sono cose che non sono capaci di fare. Pensi che Aban avrebbe potuto sconfiggere Hadler senza il mio aiuto o quello dei genitori di Maam?”
“Il maestro Aban sapeva fare tutto” mormora Pop, gli occhi bassi. Improvvisamente sente il bisogno di alzarsi, di divorare ad ampi passi lo stretto spazio racchiuso tra le pareti della grotta. 
“Un po’ come Dai.”
“Dici così solo perché non lo hai visto quella volta caricare un’orda di mostri solo per finire a gambe all’aria e sbattere impietosamente il fondoschiena contro una parete di roccia. Se Leira non avesse eretto quella barriera magica in fretta e furia lo avrebbero ridotto a polpette di Eroe!”
Matoriv ride di nuovo, di gusto, ma nei piccoli occhi neri stavolta si intravede una scintilla di malinconia. L’ombra di un ricordo, custodito con la stessa cura di una gemma preziosa. Le dita sottili stringono la coperta in un sussulto, e la risata si spegne in una salva di colpi di tosse.
Pop non si era mai domandato quanto al suo mentore mancassero gli amici di un tempo.
Né cosa provi a trovarsi confinato a letto mentre le nuove generazioni combattono per il futuro del mondo.
Sa che Matoriv non ha mai amato le smancerie, ma è uno slancio istintivo che lo spinge di nuovo accanto al letto per stringere quella mano così raggrinzita e sottile tra le sue. La sente irrigidirsi, ma il suo mentore non la ritrae. Restano così per qualche attimo, con solo lo scoppiettio del falò incantato a fare da sottofondo ai loro pensieri.
Non è sicuro di cosa significhino tutti quei discorsi incoerenti sui Saggi o quell’occhiolino enigmatico, né può dire che le sue paure si siano placate del tutto. Ma è grato per quel piccolo momento di quiete prima della tempesta e per le parole calde e rassicuranti di Matoriv.
È grato di aver avuto la possibilità di essere il suo apprendista.

  
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