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Autore: Lacus Clyne    06/02/2022    1 recensioni
Pochi mesi sono trascorsi dalla conclusione del caso che, per efferatezza e implicazioni, ha sconvolto le vite degli agenti del V Dipartimento, cambiandole per sempre. Per Selina Clair, medico legale e "sorella maggiore" della squadra, una vacanza di gruppo è quanto mai necessaria per rilassare le menti e rinsaldare i legami. Può mai un'innocente vacanza portare con sé più sorprese, drammi e riflessioni di quanto si possa immaginare?
Attenzione: Dark Circus: the most precious treasure è una storia originale pubblicata esclusivamente su EFP. Qualunque sottrazione e ripubblicazione su piattaforme differenti (compresi siti a pagamento) NON è mai stata autorizzata dall'autrice medesima e si considera illegale e passibile di denuncia presso autorità competenti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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◊EPILOGO◊

 


 

 

 

 

 

Mi svegliai qualche ora più tardi, nel pieno della notte.

Marcus e Nicholas dormivano profondamente e sorrisi. Marcus mormorò qualcosa nel sonno, mentre Nicholas dormiva respirando a bocca aperta. Scivolai fuori dal letto e infilai velocemente una vestaglia in seta color argento che avevo portato con me, prima di uscire dalla suite. Normalmente, non soffrivo d’insonnia, ma probabilmente, dovevo ancora metabolizzare del tutto le emozioni vissute in quei giorni.

Scesi in un silenzioso e delicatamente illuminato piano inferiore e, con mia sorpresa, trovai, appollaiata sul divano della hall, la stessa Kate, che stava sorseggiando qualcosa. Nel sentire i miei passi, spalancò per un attimo gli occhi con la stessa espressione di una ladra beccata a far qualcosa che non doveva, poi si tranquillizzò non appena mi riconobbe.

– Non riesce a dormire? – mi chiese.

– Mi sono svegliata e non riesco a riprendere sonno. – spiegai, raggiungendola. – Posso? –

Kate annuì e mi sedetti accanto a lei. Il delizioso profumo di tisana alla lavanda si spanse nell’aria. Accanto a lei, su un tavolino in legno bianco, c’era un piattino con dei biscotti.

– Avevo fame. Alla fine Alexander e io abbiamo saltato la cena… –

Mi venne da ridere, ma mi trattenni. – Giusto. E… come hai fatto con la cucina? –

Fu lei a sorridere. – Servizio notturno. Giuro, ci ho provato a far da me, ma sono ben lontana dalla maestria di voi del Dark Circus nell’agire col favore delle tenebre. –

– Oh beh… questa mi lusinga. –

– Signora, gradisce anche lei una tisana? –

Mi voltai, riconoscendo la cameriera che si era affacciata dalla cucina. Sorrisi. – Una camomilla… con un goccio di Cognac, grazie. –

La donna annuì e tornò dentro, poi tornai a guardare Kate.

– Un goccio di Cognac? –

– Opera di Marcus. Non sono poi così svergognata di mio… in parte è anche colpa sua. –

Mi porse il piattino con i biscotti e ne presi uno, deliziosamente profumato alla cannella. Mentre li mangiavamo, Kate sorrise. – Grazie per quel che ha fatto per me… per noi, Selina… –

Sventolai la mano. – Se dovessi metterla su questo piano… non sarebbe nemmeno paragonabile a ciò che avete fatto voi… a quel che hai fatto tu, per Nicholas e per la nostra famiglia, Kate. –

Un leggero rossore le colorò il viso. – Alexander mi ha detto che finalmente l’ha chiamata mamma… –

Intrecciai le dita. – Già… alla fine, avevi ragione. Ci voleva tempo… –

Scosse la testa. – Per Nicholas… lei era già la sua mamma. Semplicemente, credo che avesse bisogno di urlarlo ad alta voce per rendersene davvero conto. –

Il ricordo di quel grido terrorizzato era ancora lì. – Probabilmente è così… –

Nel mentre, la cameriera tornò portando la camomilla. Scusandoci per aver disturbato, le chiedemmo di tornare a riposare e le augurammo una ricambiata buonanotte. Dopotutto, ne aveva bisogno anche il personale, dopo tutto ciò che aveva vissuto. Quando fu andata via, mi ritrovai a guardare il riflesso del mio volto nel liquido chiaro.

– C’è qualcosa che non va? –

Sospirai, poi tornai a guardarla. Kate era così giovane, eppure aveva visto l’inferno con i suoi occhi. Ciononostante, non si era mai arresa, e anzi, aveva saputo trovare il modo di reagire al dolore e di andare avanti, sempre. – No, è tutto a posto. Pensavo soltanto che sarai una mamma meravigliosa e che sia questo bambino che Alexander siano molto fortunati ad averti. –

– Eh? –

– E… non so perché, ma ho idea che possiate avere un maschietto. –

Sorpresa, Kate portò istintivamente la mano sul ventre. – Lei crede? –

Annuii. – Ho un certo intuito. – dissi, bevendo un sorso di camomilla. In poco, mi scaldai. Kate invece, aveva un’aria teneramente trasognata. – Chi lo sa… un figlio mio e di Alexander… è tutto così inaspettato e devo ancora realizzare bene… –

Mi trovai d’accordo, poi guardai l’orologio sulla parete opposta. – Che ne dici di tornare a dormire? Domani ci attende il ritorno e… oh cielo, non oso nemmeno immaginare. Questi giorni sono davvero volati… e Morris finirà col sequestrare Marcus, stavolta.  –

Lei mi guardò stranita. D’altronde, non poteva sospettare il livello di invischiamento di quei due. – A proposito di cose strane… ma le foto che Jace ci ha girato sono dei fotomontaggi, vero? –

Sentii il mio sopracciglio fremere. – Prima o poi lo uccido. Lo giuro solennemente. –

Kate si mise a ridere e, alla fine, lo feci anch’io. Non prima di aver progettato un omicidio, ma quello era un dettaglio.

Così, riaccompagnai Kate nella sua suite, poi mi ritirai nella mia. Marcus e Nicholas dormivano ancora e, svestita la vestaglia, mi infilai nuovamente nel letto, sdraiandomi accanto a loro. Nella penombra data dalla poca luce che proveniva dall’esterno, osservai i loro volti sereni e mi resi conto che non avrei mai potuto fare a meno di loro. Marcus, l’uomo della mia vita, e Nicholas, il mio bambino dal cuore ferito e bisognoso d’amore. Con loro accanto, non c’era nulla che potessi desiderare di più. I miei tesori più preziosi. Accarezzai la guancia di Nicholas, piena e calda… forse un po’ troppo per la temperatura che c’era intorno. Mi venne un dubbio. Allora provai con l’infallibile metodo scientificamente approvato dalle nonne di tutto il mondo e posai le labbra sulla sua fronte, sgranando gli occhi. Rimasi per un tempo indefinibile a fissarlo cercando di darmi delle risposte plausibili e poi, armeggiai fino ad accendere la luce accanto a me, prima di svegliare Marcus. Quando, riluttante, lo fece, al mio sguardo allarmato rispose ben presto il suo preoccupato.

– C-Che succede? – chiese, tirandosi su.

– Nicholas… – riuscii appena a dire, mentre il nostro piccolino si rannicchiò, tirando su col naso.

– Selina? Ehi… tesoro, così mi fai spaventare. –

Scossi la testa, cercando di trattenere le lacrime. Invano, dato che uscirono ugualmente. Non sapevo se ridere o piangere. Marcus guardò Nicholas a sua volta, poi gli accarezzò i capelli. – È sudato… e… – spostò la mano sulla sua fronte. – Oh mio Dio… è… è caldo… – disse, incerto.

Annuii. – Credo abbia la febbre… –

Marcus mi guardò incerto. – Ed è… una cosa buona? –

– Sì… sì… significa che è un bambino come tutti gli altri… –

– Oh… wow… –

Assentii e guardai Nicholas, che riaprì gli occhi, cisposi. – M-Mamma… – mormorò, con voce assonnata e leggermente nasale. – M-Mi pizzica… la gola… e fa caldo… –

Sorrisi e gli posai la mano sulla guancia. – Lo so… lo so, tesoro mio… ma sta’ tranquillo… passerà tutto molto presto, te lo prometto… –

Lui annuì e, tra febbre, sonno e confusione, si riaddormentò di lì a poco. Scambiai un’occhiata con Marcus, che scosse la testa a non poterci far nulla e si alzò. – Bagnoli. –

Concordai. – Del latte caldo con miele… e una tazza di thè corretta per papà. – aggiunsi.

– Decisamente. – osservò, alzando gli occhi al cielo, sorridendo e indossando la sua vestaglia rosso scuro.

Quella notte, non dormimmo granché. Il colpevole del misfatto fu il virus del raffreddore che aveva già colpito la piccola Sarah e, ben presto, finì per interessare tutti i bambini e, casualmente, anche Jace, costringendoci a rimandare, ancora, almeno per la mia famiglia, la partenza.

 Eppure, fu una notte da ricordare, in quanto ci dette conferma al fatto che Nicholas non era assolutamente immune alle malattie, come i Reyes credevano, ma era un bambino come tutti gli altri. Anzi, definirlo come tutti gli altri, dal mio punto di vista, aveva un significato puramente biologico. Perché sapevo fin troppo bene quanto la sua stessa esistenza fosse speciale. Lo era per Karina, che gli aveva dato la vita. Lo era per Kate, che l’aveva salvato da un destino probabilmente peggiore di quello che aveva vissuto fino a quel momento. Lo era per me e lo sarebbe stato per sempre.

Quel bambino che, in una notte tempestosa, aveva rischiato la sua vita per recuperare e proteggere qualcosa che riteneva importante. Quel bambino che mi si era aggrappato al petto, in una muta richiesta di protezione. Quel bambino che mi aveva riconosciuto come sua mamma… accettandomi nel suo cuore e nelle sue parole. Il mio Nicholas, per cui provavo un amore così grande da sfidare una notte tempestosa e saltare giù da una scogliera… E mi sovvenne, così, un aneddoto risalente alla mia primissima infanzia, quando ancora la mia vita era semplice, ingenua e… felice.

Mio padre, seduto su una poltrona à la Reine tappezzata con un prezioso tessuto damascato dai toni chiari, impegnato a leggere un saggio di Carl Gustav Jung. Conversava, per una volta non litigando, con mia madre, sul senso di una qualche citazione di cui non ricordavo il contenuto. E lei, il topazio che le era stato donato da sua madre al collo e che tanto mi affascinava per le sue sfumature di colore che ricordavano lo scoppiettare del fuoco nel camino, i colori del tramonto nella casa di campagna in Provenza e i suoi occhi, della cui lucentezza non riuscivo a darmi ancora spiegazione, sorrideva, accarezzandomi gentilmente i capelli, mentre osservavamo insieme un libro illustrato. Aveva risposto con delle parole, che mi erano rimaste dentro da allora e che avevo compreso soltanto da adulta, grazie a Nicholas, prese in prestito da Cornelia, la madre dei Gracchi. Il vero tesoro di una mamma.

Elle voici, mon bijoux à moi.

 

 

 

 

- FINE -

 

 

 

 

********ANGOLO DELL'AUTRICE*******

Buonasera a tutti! Eccoci finalmente giunti al finale di questo speciale... sapevo che sarebbe stata soltanto una breve avventura, una sorta di percorso fatto di missing moments... e alla fine, concluso. Desideravo tanto toccare il tema della maternità di Selina che, come tante donne, non ha potuto avere la gioia di avere un figlio suo ma, incontrando Nicholas, a sua volta ha potuto coronare questo sogno. Ci tenevo a raccontare di Kate, che avevo lasciato, nel finale, mamma di Henry, ma di cui desideravo raccontare uno dei momenti più belli e delicati per lei e Alexander... Essere mamma ha davvero tante di quelle sfumature... e poi, ancora, tramite Selina, punto di contatto tra presente e passato di Dark Circus, ho avuto modo di raccontare qualcosa in più sulla combriccola. Spero che, per chi ha seguito questa breve storia, si sia destata un po' di curiosità anche per l'originale. Non voglio dire che non tornerò più su DC, perché davvero, questo speciale non era previsto ed è stato il frutto di un lavoro che ho cominciato a ideare la scorsa estate e che è durato fino ai primi giorni di gennaio per scrittura... ma per il momento, credo di non aver altro da aggiungere. 
Un grazie incredibile a Red Saintia e a Sunshine, siete preziose!!
Alla prossima!

  
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