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Autore: eddiefrancesco    07/02/2022    1 recensioni
Odyle Chagny aspirante artista, è costretta a lasciare la Francia per accontentarsi di fare l'istitutrice delle due figlie di Lord Moran.
Dalla sua posizione ai margini del bel mondo, la giovane si rende conto ben presto che in quell' ambiente dove tutto sembra perfetto, in realtà molti nascondono oscuri segreti.
Per esempio, Lord Tristan Brisbane, l'attraente e un po' impacciato gentiluomo la cui timida insicurezza mal si accorda con le voci inquietanti che circolano sul suo conto.
O dell'avvenenente Lady Moran, che pur circondata dal lusso conduce un esistenza triste e solitaria. Scoprendo a proprie spese che nell'Inghilterra puritana di fine Ottocento può bastare un sussurro per distruggere una vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Non-con
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Tristan pensò che, almeno per il momento, era meglio lasciarla in pace. Odyle aveva smesso di piangere e si limitava a fissare il vuoto davanti a sé. Lui si accuccio' accanto al camino e scelse alcuni ceppi asciutti per accendere il fuoco. Lo sapeva fare, grazie al cielo, anche se con tutta quella umidità non sarebbe stata un impresa facile. Si sentiva totalmente impotente per quanto riguardava Odyle, e la consapevolezza di non poterla aiutare in alcun modo lo faceva impazzire. Quindi decise di concentrarsi sul fuoco che doveva accendere. Se non poteva alleviare il suo dolore, quanto meno sarebbe riuscito a non farle patire il freddo. Dopo una decina di minuti, l'oscurità venne rischiarata dal bagliore rossastro di una fiammella. C'è l'aveva fatta! Sistemo' orgoglioso i ceppi nel camino e soffio' piano per ravvivare la fiamma, osservandola poi mentre si ingrossava e attecchiva sugli altri legni. Si struscio' le mani sui pantaloni per pulirle dalle schegge di corteccia e dalla polvere, e si alzò in piedi, voltandosi verso la ragazza. Odyle aveva lasciato il suo giaciglio e si era avvicinata alla finestra; sembrava che stesse guardando il bosco, anche se il vetro era tutto sporco e appannato. La raggiunse e le mise le mani sulle spalle, cercando di attirarla verso di sé. Lei però fece resistenza e si voltò di scatto per guardarlo con ferocia. Solo allora lui si accorse del foglio stropicciato che teneva tra le mani. Doveva essere la lettera di Claude. Scelse di non dirle niente. Sapeva che non c'era una sola parola in tutti i vocabolari del mondo che avrebbe potuto lenire il dolore che provava. Quella era una spina che sarebbe rimasta per sempre in fondo alla sua anima, simile a quella con cui lui aveva imparato a convivere da quando Christina era morta. Allungò una mano e cercò di farle una carezza, ma lei si scosto' e tornò a voltarsi verso la finestra, con le mani premute contro il vetro freddo e sporco. Tristan rimase dietro di lei, senza sapere bene che cosa fare. Dopo qualche secondo, Odyle scattò risoluta verso l'uscio, pronta a scappare via di nuovo. Lui la raggiunse in un attimo, bloccando la porta con un piede mentre le afferrava un polso e la tirava con decisione verso di sé. L'abbraccio', immergendo il volto tra i suoi capelli e inspiro' il profumo della sua pelle. «Perché non capisci che voglio aiutarti?» mormorò. Lei rimase rigida e immobile tra le sue braccia per un lungo istante. «Perché?» fu l'unica cosa che gli chiese con un filo di voce. Tristan sollevò il capo e la guardò negli occhi. Non le rispose, non ce n'era bisogno. Con il pollice le fece una carezza sulla guancia e posò un bacio laddove c'era il segno del passaggio di una lacrima. Odyle chiuse gli occhi e lui la sentì sospirare. Le sfiorò le palpebre con due lievi baci, e lei non si mosse. Allora la strinse a sé, mentre la sua bocca scendeva sul collo accarezzandolo dolcemente con le labbra. Sentì le mani di Odyle iniziare a rispondere a quella carezza, stringendosi a lui. «Odyle...» Tristan alzò il capo e la guardò negli occhi. Il cuore gli batteva disperatamente nel petto mentre gli sembrava che tutto, intorno a loro, scomparisse in una nebbia scura. Avrebbe voluto consolarla in qualche modo, ma non sapeva cosa sarebbe stato giusto dire. Lei gli posò l'indice sulle labbra, rispondendo al suo sguardo, quindi si sollevò in punta di piedi così che le sue labbra riuscissero a raggiungere quelle di lui. Non doveva. Non era lì per quel motivo e non voleva approfittare di una situazione come quella. Lottò contro il desiderio che iniziava a riscaldare ogni fibra del suo corpo, ma non poté fare a meno di stringerla ancora di più a sé, assaporando la sensazione che provava nell'accarezzarle le spalle e scendere con la mano fino alla schiena, dove la spina dorsale si incurvava più dolcemente. Lei rispose, forse in modo inconsapevole, a quell'abbraccio premendosi contro e Tristan pensò che sarebbe potuto impazzire in quell'istante, e forse era già successo. Odyle gli aveva messo le mani sulle spalle e gli accarezzava sensualmente i capelli e il collo, mentre continuava a baciarlo. Se all'inizio le carezze erano state timide e incerte, ora si erano fatte spavalde, quasi feroci, e Tristan le rispose con altrettanta voracità e furia. Senza che nessuno dei due se ne accorgesse,o che a nessuno dei due importasse, persero l'equilibrio e barcollarono per la stanza finché la schiena di Odyle trovò la parete. Tristan avrebbe dovuto smettere. Era il momento di tirarsi indietro e comportarsi come un vero gentiluomo avrebbe fatto. Eppure continuò a premere contro di lei, mentre l'eccitazione prendeva il posto delle sue paure e le sue mani le esploravano il corsetto, dopo che chissà quando e chissà come l'abito si era slacciato. A quel punto fu Odyle ad armeggiare con i bottoni della sua camicia. Di nuovo Tristan, in un ultimo sprazzo di lucidità, pensò che avrebbe dovuto fermarla, che sarebbe bastato spingerla via da sé per salvarla. Ma non ci riuscì. La amava e la desiderava con una disperazione tale da fargli dimenticare tutto il resto. La società, il suo nobile lignaggio vecchio di secoli, le regole dell'etichetta... tutto scompariva di fronte a quella che era la sua dea. Le afferrò un lembo del vestito e lo sollevò. Odyle indossava una sottogonna, oltre alla sottoveste e alla biancheria intima, e Tristan pensò che quella moda era terribilmente scomoda e ingombrante. Ciò nondimeno, riuscì, tra tutta quella stoffa, a trovare le gambe di lei, favolosamente avvolte da un paio di sensuali calze di seta che le arrivavano fino a metà coscia. Sussulto' avvertendo la pelle liscia e levigata sotto le dita e l'emozione gli parve incontenibile e dolorosa al tempo stesso. Odyle lo aveva fissato negli occhi e aveva capito che lui sapeva tutto. Tristan, chissà come, sapeva che Claude era morto, comprendeva il suo dolore perché anche lui doveva aver provato qualcosa di molto simile alla morte della moglie, e la perdonava per quel segreto che non aveva mai voluto rivelargli. Alla confusione di sentimenti che aveva provato prima del suo arrivo - dolore, rabbia, mortificazione, annientamento - si era aggiunta la consapevolezza del suo amore. Si sentiva in preda a una tempesta, dove alle emozioni negative della perdita si mescolavano quelle più gioiose del desiderio e della passione, e si aggrappava a lui come una zattera nell'occhio del ciclone, riconoscendo come unico punto stabile l'amore che gli aveva letto negli occhi. La Francia non le era mai parsa tanto lontana e tutta la vita che aveva vissuto prima le sembrava scomparire nella nebbia del ricordo e del sogno. Aveva davvero sognato di essere una scultrice? Aveva davvero immaginato Victor e tutto il resto? Parigi era così distante da sembrarle irreale. Ora che non c'era più Claude - il suo adorato Claude - ad attendere il suo ritorno, che cosa poteva mai riportarla indietro? Davanti a lei c'era Tristan, e l'amore che provava era una droga inebriante di cui non poteva più fare a meno. Era perfettamente consapevole di ciò che stava facendo. Il dolore per la perdita di Claude non la accecava tanto da renderla incapace di intendere. Tristan era ciò che lei desiderava, e forse la prostrazione emotiva che provava e la consapevolezza che non bisognava mai aspettare per ottenere ciò che si voleva la spingevano ad agire senza inibizioni. Al freddo che aveva sentito quando era stata distesa in mezzo ai cespugli, ora si era sostituito un calore elettrizzante ed eccitato che le faceva percepire tutti i muscoli del corpo. Uno strano e intenso pizzicore le solleticava il ventre e le faceva immaginare tanti raggi di luce che si diramavano dentro di lei illuminando ogni punto dove lui la accarezzava. Non voleva che smettesse. Sentì le mani di Tristan che le sollevavano il vestito e, senza rendersene conto, scosto' un poco le gambe l'una dall'altra. La sensazione delle sue dita sulla pelle nuda della coscia la fece sussultare. Assaporo' quella carezza e desidero' intensamente che si facesse più ardita. Quindi, quasi a incoraggiarlo, gli accarezzo' il petto nudo e si sporse verso di lui per baciarlo. Lo sentì gemere sotto la carezza della sua lingua, così continuò la sua esplorazione. Un brivido di eccitata aspettativa la percorse da capo a piedi soffermandosi languidamente nel suo basso ventre, irradiando un calore umido e pulsante. «Tristan...» ansimo'. Gli occhi di lui erano inebriati dalla passione e offuscati dal desiderio. «Non devo... io...»
   
 
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