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Autore: eddiefrancesco    07/02/2022    1 recensioni
Odyle Chagny aspirante artista, è costretta a lasciare la Francia per accontentarsi di fare l'istitutrice delle due figlie di Lord Moran.
Dalla sua posizione ai margini del bel mondo, la giovane si rende conto ben presto che in quell' ambiente dove tutto sembra perfetto, in realtà molti nascondono oscuri segreti.
Per esempio, Lord Tristan Brisbane, l'attraente e un po' impacciato gentiluomo la cui timida insicurezza mal si accorda con le voci inquietanti che circolano sul suo conto.
O dell'avvenenente Lady Moran, che pur circondata dal lusso conduce un esistenza triste e solitaria. Scoprendo a proprie spese che nell'Inghilterra puritana di fine Ottocento può bastare un sussurro per distruggere una vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Non-con
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Odyle scosse il capo e di nuovo gli pose un dito sulle labbra. Poi la mano scese sulla spalla di Tristan, gli accarezzo' lo sterno, scivolo' sull'addome per poi incurvarsi sul suo fianco, dove si fermò. Indugio' un istante, poi, con decisione, lo attirò a sé premendo il bacino contro quello di lui e ondeggiando in una carezza provocante e sensuale. Tristan le prese il viso tra le mani, alzandolo verso di sé e baciandola con passione. Lasciò che Tristan la sollevasse da terra e la premesse ancora di più contro la parete di legno. Sentì il turgore di lui spingere con insistenza fino a riuscire a insinuarsi nel suo ventre, fino a riempirla completamente. Allora lui iniziò a danzare, sollevandola in alto. Era una sensazione del tutto nuova e inebriante, che la faceva sentire viva. Tristan continuò a baciarla, sugli occhi, sulla bocca, sul collo, come se non potesse saziarsi di lei. E più andava avanti, più sembrava trovare la forza di spingerla in alto, suscitando quella sensazione travolgente. Odyle si avvinghio' ai suoi fianchi con le gambe, mentre una delle mani cercò e trovò un appiglio in una specie di piolo affisso nel legno, a qualche spanna sopra la sua testa. Non avrebbe voluto che smettesse mai. Finché le forze l'avessero retta, pensò, avrebbe continuato a danzare contro quella parete mentre lui la possedeva. Poi, all'improvviso, fu come se una scintilla si fosse accesa dentro il suo corpo e avesse innescato una miccia, provocando una detonazione. Si morse le labbra, ma non riuscì a trattenere un gemito, mentre si tendeva ancora di più stringendo le dita attorno al piolo. L'esplosione si trasformò in una ondata calda e frizzante che la scosse da capo a piedi. Inarco' la schiena, mentre le labbra di Tristan si soffermavano, roventi, sui suoi seni. Poi il ritmo di quelle spinte sensuali sembrò cambiare. Da dolce e ritmato si fece più intenso, vigoroso, rapido. Odyle sentì Tristan ansimare, percepi' i muscoli delle sue braccia che si tendevano per lo sforzo, sentì la sua fronte che si imperlava di sudore. Tristan si aggrappo' a lei, premendola contro la parete con quella che poteva sembrare incalzante ferocia ma che non era altro che incontrollabile e sfrenato desiderio. Le sua labbra si dischiusero lasciando sgorgare un profondo gemito di soddisfazione mentre i suoi muscoli sembravano rilassarsi e perdere parte della loro forza. «Odyle... Odyle, mia piccola Odyle, mia dolce seduttrice...» Mormorò, il viso nascosto contro il suo petto. Un istante dopo scivolarono a terra, abbracciati, e si avvolsero nelle coperte che odoravano un po' di muffa. Tristan continuò a baciarla, a esplorarla, a spogliarla, con un sorriso fanciullesco e felice sulle labbra. Anche Odyle lo accarezzo'. Non le sembrava vero di averlo tra le braccia. Aveva davvero fatto l'amore con lui? Dopo essersi spogliati del tutto, si distesero accanto alla complice fiamma del fuoco, dove fecero ancora l'amore, con la dolce consapevolezza del sentimento che provavano l'uno per l'altra. Disteso dietro di lei, Tristan osservò la donna che dormiva fra le sue braccia. Nel profondo della sua anima si stava svolgendo una terribile battaglia emotiva: da una parte si sentiva un mostro per aver approfittato del suo dolore ed era terrorizzato dalle conseguenze di ciò che avevano fatto, dall'altra non stava in sé dalla gioia e sentiva che Odyle era tutto ciò che contava. La sentì sospirare e muoversi, per stringersi un po' di più contro di lui. «Tristan...» lo chiamò piano, come se fosse ancora immersa nel sonno. Rimase in silenzio per un lungo istante, poi sospirò. «Il mio vero nome è Odyle Latuvielle... Non sono affatto un'istitutrice, come ho tentato di far credere a tutti... In realtà sono una scultrice.» Lady Cartwridge tamburello' nervosamente contro il vetro della finestra. Fuori era calato il buio e il parco davanti alla villa era scomparso nell'oscurità. Di fronte a suo figlio e agli altri ospiti, riusciva a stento mascherare l'apprensione, e non era riuscita a concentrarsi su nulla per tutto il pomeriggio. Aveva giocato a picchetto con Lord Montgomery, sua figlia Lady Mary Jane e la giovane Cecilia, ma aveva deciso di smettere quando quest'ultima, con la quale aveva fatto coppia, le aveva rivolto uno sguardo inceneritore dopo la terza partita di seguito che avevano perso a causa sua. Ciò di cui non si era accorta era che Emma, dopo aver trascorso il pomeriggio con le figlie e averle accompagnate nella loro stanza a fare un riposino prima di cena, si era resa conto che era successo qualcosa di strano e le lanciava furtive occhiate colme d'ansia. «Qualcosa vi preoccupa, mamma?» le domandò la nuora a un tratto, cogliendola di sorpresa. Lady Cartwridge trasali'. «Oh, santo cielo, cara, mi hai spaventata!» esclamò portandosi una mano al petto. «Non era mia intenzione, perdonatemi. Mi era parso che foste turbata... Ha a che vedere con Odyle?» Lady Cartwridge studiò il volto della nuora, stupita. Dalla morte di Leopold, Emma non aveva mostrato il benché minimo interesse per nulla tranne che per sé stessa, ma in quei pochi mesi, da quando la giovane Odyle aveva iniziato a lavorare in casa sua, era molto cambiata. Lady Angelina si era accorta che tra le due giovani donne era nato un legame, ed Emma glielo aveva confermato riferendosi all'istitutrice con il nome di battesimo e senza nessun titolo formale. Sì, Emma voleva bene a Odyle almeno quanto gliene voleva lei, considerò tra sé. «Ha ricevuto delle pessime notizie, oggi... È corsa fuori e Lord Brisbane è andato a cercarla...» «Oh, povera Odyle!» Lady Emma si portò una mano alla gola. «Tuttavia... non ho visto nessuno consegnarle della posta... com'è possibile?» Lady Angelina abbassò lo sguardo con aria colpevole. «Ehm... vedi Emma, Odyle riceveva le sue lettere tramite me...» Emma aggrotto' la fronte, pensierosa e incuriosita. «Sembra un sotterfugio da romanzo» commento'. «Ehm... già...» Lady Cartwridge si torse le mani. «Era necessario, credimi.» Poi, notando l'espressione sbalordita e preoccupata della nuora, aggiunse: «Oh, no, cara... Odyle non ha fatto niente di male... è solo che... be', c'era una persona che la perseguitava e da cui è stata costretta a fuggire... Non posso dirti altro, perdonami.» Emma soppeso' quella informazione per qualche istante, poi annuì con aria grave. «Victor, suppongo.» Lady Cartwridge fece tanto d'occhi, ma fu Emma a parlare ancora. «Miss Montgomery e la tavola Oui-ja...» spiegò. «Cecilia non ha mancato di sottolineare che quando sul tabellone si è composto quel nome, Odyle ha fatto un salto indietro. La sua non era certo la reazione di un'innamorata felice.» Lady Angelina annuì con tristezza. «Già... quel Victor doveva proprio essere un demonio.» Emma le mise una mano sulla spalla, per confortarla. «Non temete, milady, sono sicura che Lord Brisbane saprà ritrovare la nostra Odyle e ce la riporterà a casa. Abbiamo così bisogno di lei, ormai... » Scocco' un'occhiata in direzione del marito, quietamente seduto accanto al fuoco, intento a leggere il giornale. «Anche Michael è molto cambiato grazie a lei...» Lady Cartwridge la vide sorridere e arrossire un po'. «Sono felice che tra te e mio figlio si sia ristabilita l'armonia. Ho pensato per anni a un modo per aiutarvi...» «E alla fine ci siete riuscita!» Lady Emma le diede un bacio sulla guancia mentre la suocera la guardava perplessa. «Ci avete portato Odyle!» spiegò la giovane. «Oh, mia cara...» Lady Cartwridge sentì le lacrime salirle agli occhi. «Suvvia, mamma, non fate così! Piuttosto, andate a leggere quell'ultima lettera che avete lasciato sul tavolino. Forse reca buone notizie che sapranno sollevarvi il morale!» «Lettera?» Lady Angelina guardò il tavolino accanto alla poltrona dove si era seduta per leggere le tristi notizie riguardanti Claude. Era vero, c'era un'ultima lettera appoggiata sul legno lucido. L'aveva scordata, dopo tutto quel trambusto.
   
 
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