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Autore: storiedellasera    09/02/2022    5 recensioni
In una remota campagna inglese, sorge Hawthorn Hill. Una casa sinistra che nasconde un mistero inquietante.
Questa storia viene narrata attraverso delle lettere, scritte dalla protagonista e indirizzate a sua sorella.
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Hawthorn Hill





4 settembre 1854

Mia cara Augustine.
Spero che questa lettera ti trovi in salute.
Io e John stiamo bene, solo un po' stanchi per il viaggio.
In questo momento ti sto scrivendo da un’incantevole stanza di un ancor più incantevole locanda che sorge su una sperduta stradina di campagna.
Gli interni sono di uno squisito legno di castagno e il camino è così grande da illuminare e riscaldare a sufficienza i miei alloggi.
Io e John siamo partiti da Londra due giorni fa. Che sollievo, per me, è stato lasciare quella vecchia città malata. Il colera colpisce ogni giorno sempre più persone e c’è chi pensa, come il dottor Snow, che il morbo si trovi nelle acque e non nei miasmi e negli indumenti dei malati. Chissà dove andremo a finire?

John adora definire questo nostro trasloco come una nostra seconda luna di miele.
Probabilmente impiegheremo un altro giorno di carrozza prima di raggiungere la nostra meta, Preachers Hollow. E temo che fino ad allora non potrò scriverti alcun’altra lettera.
Ultimamente mi sono ritrovata spesso a pensare a te, a chiedermi come trascorri le giornate nella bella Parigi. Spero di raggiungerti il prima possibile.

Perdonami se con questa lettera sono stata piuttosto sbrigativa con te. Sento gli occhi chiudersi dal sonno e il peso del viaggio grava sulle mie spalle.
John è andato a letto da un pezzo e sto per raggiungerlo.
Prometto di scriverti il prima possibile.
Con affetto, tua sorella,
Meredith.



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5 settembre 1854

Cara Augustine.
Sono finalmente giunta a Preachers Hollow. Che posto suggestivo è mai questo!
Il paesino sembra esser sbucato direttamente da un’altra epoca: un pugno di case di legno, pietra e paglia che si armonizzano alla perfezione con le morbide forme delle colline.
Le mura e i recinti sono così antichi che mi fanno pensare a qualche sorta di struttura celtica pre-romana.
Qui la gente appare schiva e silenziosa, e non mi sarei potuta aspettare alcun altro genere di accoglienza.

La nostra carrozza ha superato il paesino per poi raggiungere in poco tempo una valle abbracciata da una foresta antica. Sono certa, nel profondo dell’animo, che molti di quegli alberi erano già qui quando Cesare sbarcò sulle coste inglesi.
Al centro della valle si erge una strana collina immersa nella nebbia.
Si tratta di un posto spettrale, uno di quelli che adoro moltissimo e che sembra esser uscito fuori da un folle incubo del poeta Poe.
E sopra quella collina, annidata nella nebbia, si erge Hawthorn Hill.

Come, Augustine… come potrei descriverti l’emozione che ho provato quando ho messo gli occhi su quella dimora?
Scorsi prima di tutto la sua sagoma, nera e imponente. Incuteva timore e rispetto. I tetti acuti e spioventi mi parvero delle lame rivolte direttamente contro il cielo.
Poi, man mano che la carrozza si avvicinava alla magione, potevo cogliere altri dettagli: le volte gotiche, le incisioni sugli architravi e un gran numero di finestre che, a prima vista, mi parvero degli occhi intenti a giudicarmi.
Confido che tale sentimento sia nato dall’atmosfera che regna in questo luogo spettrale… e ti confesso che sarei alquanto delusa se non dovessi incontrare alcun fantasma di qualche dama bianca passeggiare per il cortile di casa.

Ti prego, non far leggere a nostra madre quest’ultimo mio pensiero.
Il mio amore per le storie di paura l’hanno sempre turbata. Mi ritornano alla mente alcuni ricordi della mia infanzia, quando lei mi scopriva mentre leggevo di nascondo dei libri del terrore, e allora alzava gli occhi al cielo e sospirava; “scandaloso!”

Per il momento ho solo visto l’atrio di questa casa, poiché mi sono subito messa a scrivere questa lettera. Ma ora posso finalmente esplorare la residenza e prometto di raccontarti ogni macabra scoperta che, sono certa, mi attende dietro ogni angolo.
Tua, con affetto,
Meredith.



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12 ottobre 1854

Cara Augustine.
Immagino siano doverose le mie più sincere scuse. Sono passati molti giorni dall’ultima volta che ti scrissi. I lavori domestici mi hanno trattenuta più del dovuto e mi hanno sottratto più forze del previsto. Malgrado gli avi di John abbiamo lasciato questa casa in uno stato più che decoroso, le ben oltre trentadue stanze hanno richiesto tutto il mio impegno e la mia pazienza per poterle pulire a fondo.
La casa è squisitamente arredata con mobili di solido legno, appartenenti al secolo scorso.
Le pareti e i soffitti sono rivestiti del ciliegio più pregiato e qualche artista vi ha intagliato sopra delle facce angeliche, fiori e foglie, creando una sorta di incantata trama boscosa.
Le colonne di marmo riflettono la fredda luce che penetra da alte finestre.
In alcuni punti della casa ho come l’impressione di trovarmi in una vera e propria basilica, tale è il timore e il rispetto che questi austeri corridoi sembrano reclamare.
Sogno il giorno in cui i lavori saranno finiti e Hawthorn Hill sarà inondata di luce e vita.
Il povero John è stato costretto a darmi una mano, oltre che ad occuparsi delle sue faccende, poiché le mie abilità di casalinga sono… come dire …alquanto limitate.
Mi chiedo come mai John abbia scelto di sposare me e non te, dato che sei sempre stata più brava di me nelle faccende domestiche e in cucina, oltre che ad essere la sorella più giovane, nonché la più intelligente e, ne sono certa, sei ancora la più bella.

Purtroppo, porto delle pessime notizie: nessun fantasma è uscito fuori ad infestare questo luogo. E non ho scoperto alcun cadavere o scheletro in qualche armadio della casa.
Ma non disperare, cara sorella, ho ancora diversi mobili da aprire. Tutto può ancora accadere. L’unica cosa certa ad Hawthorn Hill è un silenzio a dir poco irreale. Se tendo bene le orecchie, posso quasi ascoltare il fruscio degli alberi che abbracciano la magione.
Sembrano sussurri sommessi, parole di qualche lingua sconosciuta all’uomo, come se la foresta bisbigliasse qualcosa.

Gli unici strani rumori che ho sentito provenire dall’interno della casa sono stati degli scricchiolii nel cuore della notte.
Erano troppo nitidi e cadenzali per essere ricondotti a qualche gemito di vecchi mobili.
John mi ha assicurato di non aver visto alcun topo in casa e sospetta che qualche volpe sia entrata per esplorare le stanze.
La foresta attorno a noi pare essere colma di quegli animaletti che nostro padre adorava tanto cacciare. Eppure, non ho ancora visto nessuna volpe far capolino dalla vegetazione.

Ma ora devo salutarti. Ho ancora della polvere e delle ragnatele da rimuovere in qualche angolo buio. Ti scriverò il prima possibile.
E se vedrò un fantasma, ti descriverò nei minimi dettagli il suo aspetto.
Con affetto,
Meredith.



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16 ottobre 1854

Mia cara Augustine.
Sto per narrarti una vicenda… che ha dell’inquietante.
Dimmi cosa ne pensi.
Mi sono finalmente recata, per la prima volta, nel paesino di Preachers Hollow. John l’aveva già visitato diverse volte per sbrigare alcune commissioni e mi aveva avvertita dell’insolita atmosfera che avrei trovato a mia volta.
Suppongo di aver sottovaluto le parole di mio marito, poiché entrai in paese con il cuore leggero.

Gli abitanti del posto si dimostrarono schivi e torvi esattamente come la prima volta in cui li vidi. Mi fissavano, facendo attenzione a tenersi a debita distanza da me… come se fossi appestata …e parlavano sottovoce.
Cercai di non badare a loro, ma più mi addentravo nei meandri del paese e più i bisbigli aumentavano. Ti confesso che in diverse occasioni ho temuto per la mia incolumità.
Avevo capito che non ero la ben gradita.

La situazione si fece ancora più strana quando decisi di entrare in un vecchio emporio.
Allora vidi al suo interno quattro anziane signore intente a spettegolare tra di loro.
Vestivano lunghi abiti completamente neri… e nel vedere quella scena non potei fare a meno di rammentare i cupi e sinistri quadri di Goya.
Inutile dire che catturai immediatamente la loro attenzione. Quando capirono che ero la padrona di Hawthorn Hill addirittura impallidirono.  
Una di loro, la più temeraria nonché proprietaria dell’emporio, si fece avanti.
Come voce gracchiante, simile a quella di un corvo che ha appena imparato a parlare, mi disse: “la gente di Preachers Hollow ha paura di voi, cara signora. Crede che siate malata.”
Pensai che le notizie dell’epidemia a Londra avessero raggiunto anche questo paesino sperduto, allora le spiegai, con assoluto garbo, di non aver mai contratto il colera in vita mia.
La reazione dell’anziana mi fece accapponare la pelle. Scosse il capo e con fare certo continuò: “qui non temiamo malattie di intestino, cara signora. E neanche altre malattie del corpo. Preachers Hollow è assai antica: moltissimo tempo fa, le streghe del posto facevano ammalare le persone con i loro sortilegi. Stringevano accordi con il demonio per lanciare il male su questa comunità. Il villaggio è stato inoltre devastato dalla peste del 1665, senza contare la febbre che cinquant’anni fa spazzò via quasi tutto il bestiame.
Inoltre, le guerre non hanno fatto che portare il tifo qui da noi.
No, mia cara signora, qui non temiamo più questi mali. Ma a Hawthorn Hill… a Hawthorn Hill c’è un male che prende la mente.”
“La mente?” Chiesi, sinceramente confusa.
L’anziana nonnina annuì di nuovo: “i vecchi proprietari di Hawthorn Hill erano soliti recitare messe nere nei sotterranei della magione. Uno alla volta impazzirono tutti: deliravano frasi in una lingua morta che mai più deve essere pronunciata.
Nelle notti si levavano urla agghiaccianti dalla villa. Urla che nessun uomo è capace riprodurre.”
“Cos’è accaduto ai vecchi proprietari della villa?” Domandai. Quegli abitanti erano lontani parenti di John, eppure lui non mi ha mai menzionato tale storia. Iniziavo a sentirmi alquanto turbata.
L’anziana rispose: “scomparsi. Scomparsi nel nulla. C’è chi dice che si sono tolti la vita nei sotterranei della casa… altri sostengono che sono stati rapiti da un’ombra.”
A questo punto, un’altra signora prese parola: “ma di tanto in tanto, qualche abitante del paesino afferma di sentire ancora dei canti provenire dalla casa. Canti di messe oscene, intonati dai fantasmi dei vecchi proprietari di Hawthorn Hill.”
Dopo quell’intervento, ero più che sicura che quelle donne si stessero burlando di me.
Dato che non ero la ben venuta, perché non spaventarmi a morte e ridicolizzarmi con qualche storia di fantasmi?!
Andavi subito via dall’emporio. La sua proprietaria, prima che io uscissi, mi pregò di scappar via da quella casa.
Mi domando, cara sorella, se anche tu hai ricevuto una simile accoglienza quando ti sei trasferita in Francia.
Per favore, raccontami come passi le giornate, poiché ho bisogno più che mai di un’amica in questo momento.
So che le tue lettere mi daranno un enorme conforto.
Con affetto,
Meredith.



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19 ottobre 1854
Cara Augustine.
Porto notizie allarmanti.
John sta male.
I disturbi sono iniziati qualche sera fa. Dormivo accanto a lui già da un paio d’ore quando fui svegliata dai suoi lamenti. Inizialmente credetti che fosse un bruto sogno, ma in poco tempo mi resi conto che non era così.
John era immerso in una pozza di sudore, nonostante le notti ad Hawthorn Hill siano ancora più gelide di quelle londinesi.
Riuscii a svegliarlo solo dopo diversi tentativi e ci volle quasi tutta la notte per farlo calmare. Io riuscii a chiudere gli occhi solo alle prime luci dell’alba.
La notte seguente, poiché in apprensione riguardo lo stato di salute di John, iniziare a fare sogni spaventosi.
Non ho il cuore per narrarti nei dettagli le immagini che hanno tormentato il mio sonno. Rammento chiaramente di aver visto nere figure incappucciate raccogliersi in angoli bui di quello che mi è sembrato essere una stanza buia.
Non riuscivo a distinguere quegli uomini incappucciati ma ero sicura che tra di loro ci fossero anche donne e giovani. Intonavano una melodia che non riuscivo a comprendere eppure, non so come, la giudicai oscena… blasfema.
E in fondo a quel gruppo di oscuri figuri c’era un… ma forse questo è meglio se non lo leggi.  

Quando mi svegliai, vidi John disteso al mio fianco… era pallido come uno spettro, gli occhi incavati sopra pesanti occhiaie. Tremava dalla testa ai piedi e sembrava non fosse in grado di vedermi o di udirmi.

Allarmata e in preda al panico, allertai il medico del paese.
Questi si presentò alla soglia di casa il prima possibile. Un fatto curioso: il suo cocchiere lo lasciò scendere non di fronte il portone d’ingresso, ma in prossimità del cortile.
Da una finestra potevo scorgere la figura del cocchiere e mi resi conto che era terrorizzato per essersi avvicinato ad Hawthorn Hill.
Non badai alla sua sciocca superstizione, alimentata da chissà quali racconti che circolano in paese. Feci subito accomodare il medico nell’abitazione.
Era un distinto ometto più basso di me, panciuto e dalle gambe tozze. Aveva un volto rotondo, guance rosee e capelli brizzolati pettinati con la massima cura. Era vestito in maniera del tutto inappuntabile e mi stupii molto nel vedere un simile decoro in un cittadino di uno sperduto paese di campagna come Preachers Hollow.
L’uomo si presentò a me come dottor James Callagar.
Dopo i brevi e doverosi convenevoli, lo portai subito nella camera da letto, dove John riposava sotto pesanti lenzuola.
Allora John mi sembrò così debole e magro che ero sicura che non avesse più trovato le energie per muoversi da lì.
Il dottor Callagar mi chiese gentilmente di attendere fuori dalla camera… e io lo feci.
Furono i minuti più lunghi della mia vita.
Rimasi seduta in corridoio, mentre i miei pensieri si facevano sempre più cupi e nefasti. E il silenzio che regnava in quei momenti era insopportabile. I volti angelici, intagliati sul legno sopra la mia persona, sembravano aver assunto lievi smorfie ghignanti, come se volessero ridere delle mie sciagure.

Ma il dottore uscì infine dalla stanza, scacciando dalla mia mente ogni folle pensiero.
Mi rassicurò, dicendomi che John aveva solo bisogno di riposo e di magiare di più. Mi prescrisse qualche medicina e un tonico.
Infine, mi disse che una simile spossatezza non è così rara vederla in un uomo stressato da un trasloco. Inoltre, il clima e l’umidità del luogo di certo non aiutano.
Ringraziai di cuore il medico e non riuscii a trattenere qualche lacrima.
Lui dovette quasi alzarsi sulle punte per darmi una pacca sulla spalla con una delle sue mani paffute.
Non posso fare a meno di darmi la colpa per le condizioni di John. Se solo fossi stata un po' più eccelsa nei lavori domestici, John non sarebbe stato costretto ad aiutarmi e ad affaticarsi.
Il medico fece per andar via… ma sull’uscio della porta si voltò di scatto e mi disse che avrebbe voluto rivedermi il prima possibile. E mentre lo diceva, notai un suo sguardo indagatore sulla mia persona.
Del tutto disorientata da un simile comportamento, non potei fare a meno che annuire e di augurargli una buona giornata.

Diedi immediatamente a John le medicine raccomandate dal dottor Callagar.
Infine, mi sono subito messa a scriverti questa lettera.
Narrarti le mie vicende ha un effetto lenitivo sulla mia povera anima stanca. Ora John riposa, lo sento respirare regolarmente è questo mi fa ben sperare.
Spero di scriverti delle buone notizie il prima possibile.
Sta calando la notte. Prego solo di non fare brutti sogni.
Con affetto,
Meredith.



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24 ottobre 1854

Carissima sorella.
Non sono più in me dalla gioia.
Il dottor Callagar ha appena finito di visitarmi. Giorni fa mi aveva chiesto di rivedermi, poiché era interessato al mio stato di salute. Ma ora che tutti gli esami sono stati effettuati, ho da darti una notizia a dir poco meravigliosa.
Aspetto un bambino.
Perdona la mia calligrafia, più brutta del solito, ma l’emozione mi fa tremare i polsi.
Erano ormai cinque anni che avevo smesso di sperare in un simile miracolo.
Il dottor Callagar mi ha detto che, in molti casi, una donna va in dolce attesa proprio quando smette di provarci.
Sono desolata nel darti questa lieta notizia solo attraverso una lettera.
Ma l’idea che diventerò madre spazza via ogni malinconia che ho nell’animo.

Mi rendo conto solo ora che sto polarizzando tutta l’attenzione su di me.
Scommetto che ti stai interrogando sulle condizioni di John… e mi dispiace se ti ho procurato delle apprensioni.
Ebbene, oggi mio marito sembra essere più in forze rispetto ai giorni passati. Si alza dal letto da solo e ha ritrovato l’appetito. L’idea di diventare padre lo emoziona e sono convinta che è proprio questa notizia ad accelerare la sua guarigione.
Vorrei domandargli dei suoi avi, dei vecchi proprietari di questa casa e della loro misteriosa fine… ma non ho il cuore di sollevare questioni cupe e spinose in un momento come questo.

Oggi la casa sembra essere più luminosa del solito, odo persino qualche uccellino cantare alle prime del mattino.
Gli incubi continuano a tormentarmi ma, per mio grande sollievo, si stanno facendo sempre più rari.
Ho come la sensazione di aver concluso un periodo buio e oscuro della mia vita.
Ora vedo un futuro radioso per me e John.
Sogno più che mai una tua visita. Spero che quest’estate potrai raggiungermi ad Hawthorn Hill.
Tua, affezionatissima,
Meredith.



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2 dicembre 1854

Cara sorella.
Qui le giornate si fanno sempre più corte e buie.
Hawthorn Hill è più tetra del solito e strane sensazioni si sollevano nel mio animo. Sensazioni che non voglio analizzare.
John sembra aver avuta una ricaduta, parla poco e va a letto molto presto… spesso saltando le cene. Io invece ho sempre più fame. Del resto, devo mangiare per due e riesco a vedere un accenno di pancia sotto i vestiti. La maternità sembra aver acuito i miei sensi, rammento di aver letto una simile condizione in un trattato di medicina.
Sento rumori sommessi che prima non ero in grado di udire. E ti confesso che non mi piacciono per niente quei suoni… specialmente di notte.
Almeno gli incubi sono cessati, eppure continuo ad essere irrequieta.
Sono come un gatto in un perenne stato d’allerta, come se mi aspettassi di vedere un’ombra tagliarmi la strada mentre cammino per i silenziosi corridoi di casa.
Ti confesso che in molte situazioni mi sono sentita osservata…  e la sensazione era così intensa da farmi interrompere le mie faccende per voltarmi e controllare l’ambiente attorno a me. Ma le uniche cose che mi fissavano erano i volti non più angelici incisi sul legno e i soggetti nei quadri antichi.
Mi sono ritrovata spesso a fissare quei dipinti. Ritraggono gli antenati di John: alcuni di loro hanno posato nelle sale di Hawthorn Hill, altri ancora in luoghi selvaggi e naturali.
Tra quelle persone ci sono persino cavalieri in armatura.
Spesso cerco di immaginarli incappucciati di nero, per capire se c’è una qualche somiglianza tra loro e le persone che hanno affollato i miei incubi.
Perdonami se ti costringo a leggere questi tristi pensieri.
Mi sento sempre più sola e… in un certo senso …circondata.
Ti mando i miei più cari saluti.
Meredith.



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11 dicembre 1854

A…Augustine.

Non sono…

Rammenterò per sempre ciò che ho visto.
Sono venuta a contatto con… con qualcosa …che non dovrebbe esistere.
Ho paura.

Gli incubi sono tornati e non riesco più a discernere la realtà dai sogni.
La casa si è riempita di suoni spaventosi. Sento, a ogni ora del giorno e della notte, rumori di passi, di porte scricchiolanti che vengono aperte… e di sussurri.
C’è qualcuno con me, Augustine, qualcuno che mi osserva e non mi lascia in pace.
Quando si alza il vento, sento anche il fruscio degli alberi del bosco e allora ho come l’impressione che anche loro bisbiglino qualcosa.
E io, lo so per certo, sono al centro di quelle loro oscure conversazioni.

Ho rimosso tutti i quadri degli antenati di John, poiché non mi piacciono i luccichii che intravedo nei loro occhi.
È stata un’operazione più faticosa del previsto. La gravidanza infatti mi indebolisce molto. Alcuni giorni, vedo un enorme pancione lì dove normalmente dovrebbe esserci un ventre appena rigonfio. Altre volte, vedo solo una pancia piatta.
Cosa sta accadendo?
La mia mente sconvolta mi suggerisce che il bambino, in qualche modo, è collegato alle presenze apparse in casa.
John peggiora di giorno in giorno. Ho voluto spostarlo nella camera degli ospiti, al secondo piano, poiché si tratta di una delle camere più calde e meno umide di Hawthorn Hill.
Vorrei fargli compagnia ma qui, al pian terreno, ho più luce per le mie lettere.
Mi tornano alla mente le parole di quelle quattro streghe dell’emporio. E se fossi davvero malata? Se Hawthorn Hill avesse sul serio un effetto nefasto sulla mia mente?
In tal caso, non oso presentarmi di nuovo in paese.
Lascerò qui le lettere che ti scrivo, per poi spedirtele in futuro.
Non puoi immaginare quanto mi manchi. Vorrei ritornare ai bei giorni, quando vivevamo insieme e nostro padre era ancora vivo.
Che fine hanno fatto quei momenti?

Mi rendo conto che sto tergiversando.
Ho bisogno di raccontarti la mia terrificante esperienza… quella che mi ha segnato per sempre. La scorsa notte, i rumori in casa erano più forti del solito.
Allarmata, decisi di indagare.
Scesi dal letto senza alcuna candela poiché non volevo di certo rivelare la mia posizione.
Mi muovo bene nell’ombra. Ormai ho imparato a orientarmi tra queste mura e la pallida luce lunare si dimostrò un’eccellente guida per i miei occhi.
Quando svoltai l’ennesimo angolo della casa, mi ritrovai a contemplare uno dei tanti corridoi.
Qualcosa mi costrinse a fermarmi, forse era il mio istinto ma non saprei affermarlo con certezza. Rammento solo che stavo tremando come non mai.
La mia mente aveva captato un orrore che i miei occhi, scioccati, si rifiutavano di trovare.
E infine riuscii a vederlo.
Uno dei volti non più angelici si era voltato verso di me.
Ne sono certa, poiché tutti quei volti incisi nel legno sono sempre stati rivolti verso l’alto. Ma in quel buio corridoio, lo sguardo di quella ‘cosa’ era posato sulla mia persona.
Mi fissava con occhi spalancati e io, inerme, persi il lume della ragione.
Non riuscivo a muovermi, e dopo alcuni secondi… scoprii di non esser sola in quel corridoio. Dall’oscurità più totale della notte, passeggiava una figura alta e incappucciata.
Non era un uomo apparso nei miei incubi ma era più spaventoso di ogni altra mia visione.
Si muoveva come se non avesse peso, sospinto da un vento che non ero in grado di percepire.
Allora mi voltai per fuggire.
Qui i miei ricordi vacillano. Non ero più in me dalla paura.
Ho sperimentato un concetto nuovo di terrore che nessun essere umano dovrebbe mai assaporare.

Ora sono stanca e poco lucida.
Ripongo la lettera in un cassetto e vado a dormire. Sento John lamentarsi sommessamente al piano di sopra, ma non riesco ad andare da lui.
Ho troppa paura.



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13 dicembre 1854

Amata Augustine.
Una nevicata autunnale ha riempito di uno spento bianco Hawthorn Hill, coprendo i biancospini che hanno ispirato il nome della dimora.
Credevo in cuor mio che gli alberi della foresta avrebbero perso le foglie con l’avanzare del gelo, ma dalla finestra vedo quegli arbusti attraverso un banco di fitta nebbia.
Appaiono più torti dell’ultima volta che posai gli occhi su di loro… torti e maligni.
Qui ogni cosa sembra esser diventata maligna. O forse è sempre stato così.

Questa notte non ho dormito.
Gli avi di John fanno un gran baccano. Camminano con passi pesanti e bisbigliano senza sosta. Persino in questo momento riesco a sentirli.
Non comprendo le loro parole e forse non voglio sapere cosa stanno dicendo.
John si è ammutolito da un po'. Meglio così, penso di lasciarlo riposare per questa giornata.
Sono andata a fargli visita poco fa, mi si è stretto il cuore mentre fissavo ciò che rimaneva di lui. Una cosina pietosa e sofferente in un grande lettone.
Più lui deperisce, più io ingrasso.
È il bambino. È il bambino che porto in grembo. Prende le energie di mio marito.
I non più volti angelici seguono ogni mio movimento. Sembrano attratti da ciò che vive nella mia pancia.

Non mi piace la persona che vedo riflessa in questo momento nello specchio.
Non sono più io.



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18 dicembre 1854

Mia cara sorella.
Tra i discorsi che riecheggiano sommessamente nei corridoi, mi è parso di riconoscere la voce di nostro padre. Vado a cercarlo.
Gli porterò un saluto anche da parte tua.



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19 dicembre 1854

Cara Augustine.
Sono mai stata reale?
Inoltre, quando mi sveglio… dove vanno a finire i miei sogni?



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20 dicembre 1854

Ho scoperto che le mie risate sono più forti se fatte nel buio più totale.
Dovresti provare anche tu, Augustine.



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22 dicembre 1854

Mi piacciono i coltelli che ho in cucina.



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23 dicembre 1854

Cara Augustine.
Oggi ho giocato a nascondino con ‘quelli’ più piccoli. Quando mi trovavano, cercavano di trascinarmi in cantina.



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26 dicembre 1854

La mia vista è sporcata da strane macchie nere.



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27 dicembre 1854

Cara… Augustine?! Ti chiami Augustine?
John urla di paura quando qualcuno entra nella sua stanza.
Che bambinone!



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73 dicembre 8314

----una linea nera-----------------------
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---------su un foglio---------------------
-----------------------------------bianco!




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29 dicembre 1854

Acrida Dè, mu spar incontrastil, F’targar mar. Mar i speran con!



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2 gennaio 1855

Augustine.
Sono tornata in me… anche se stanca e svuotata.

Ho quasi finito l’inchiostro. Ma tanto basta… per un’ultima lettera.
Ieri notte… ieri notte…
Le ombre strisciavano nel buio.
Ho visto porte aprirsi da sole… e richiudersi poco dopo. Ho sentito passi attorno a me e ho avvertito respiri sul mio collo.

Poi una tensione nel pavimento, seguita da una sorta di vibrazione…
Allora una voce dall’oltretomba iniziò ad intonare una formula di una lingua che mai dev’essere pronunciata. Le parole oscure risuonavano per tutta casa.
John mi chiamava ma io, sciagurata e meschina, non avevo l’ardore di muovermi dalla mia stanza. E poi… poi… in risposta a quella formula oscena …si levò un canto. Era un coro di molte persone, potente come un boato, da far tremare le finestre.
Una messa veniva celebrata in casa. Una messa in onore di orrori a me sconosciuti.

E… attirata da quei suoni …la creatura dentro di me si agitava, frenetica ed eccitata.
Sento che vuole uscire, sento che vuole rispondere alla chiamata.
Ora so che è lui a far star male John.
Ma non disperare, cara sorella, ho intenzione di fermarlo.
Sappi che ti ho sempre amata.
Tua, affezionatissima,
Meredith.



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26 agosto 1954
Dalla penna di Arthur Mac Roy, giornalista del Daily Express.

Secondo le dichiarazioni dei testimoni che per prima entrarono ad Hawthorn Hill, il 7 gennaio 1855, il corpo di Meredith Corvin giaceva senza vita in cima alle scalinate che si affacciato al salone d’ingresso della villa.
Si è trattato di uno scenario decisamente agghiacciante per coloro che hanno ritrovato il corpo, poiché il sangue della povera donna era sceso sui gradini della scalinata, tracciando una sorta di macabra cascata rossa.
Meredith Corvin si era tolta la vita usando uno dei suoi più grandi coltelli da cucina.
Si era sventrata per tirar fuori dal suo interno un bambino che, in realtà, non è mai esistito.

Il cadavere di John Samuel Corvin fu ritrovato nella sala degli ospiti del secondo piano. Stando ai resoconti dei medici, l’uomo sembra essere deceduto durante la notte del 19 ottobre 1854.
A rendere ancora più inquietante la storia è il fatto che non è mai esistito alcun dottor Callagar. Si sospetta che John Corvin sia stata vittima di un ictus e che la povera Meredith Corvin abbia creato un mondo di illusioni per non dover affrontare il trauma di quella tragica realtà.
Il dottor Callagar è frutto della sua fantasia… così come la sua gravidanza.
In psicologia viene chiamata ‘gravidanza isterica’ e talvolta è così potente da indurre nel corpo della donna delle reazioni fisiologiche come se la persona aspettasse realmente un bambino. Nausee mattutine, pancia gonfia, contrazioni e altri effetti possono essere replicati in un corpo di una donna affetta da una simile nevrosi.
Confido che la mente di Meredith abbia creato il dottor Callagar così che potesse curare suo marito (almeno nella finzione), e abbia infine immaginato di esser rimasta incita per coronare le sue dolci bugie. Un rifugio di menzogne.
Orrendo pensare che Meredith Corvin abbia vissuto con il cadavere di suo marito per il resto dell’anno.
Freud sarebbe andato in estasi di fronte a un simile caso.

L’isteria e le visioni che tanto hanno assillato la povera donna sono da attribuire a un avvelenamento da metalli pesanti. Hawthorn Hill, infatti, era piena di tali sostanze.
È fenomenale, quasi sospetto, il breve tempo in cui gli effetti tossici abbiamo fatto presa sul sistema nervoso della donna.
Un avvelenamento da metalli pesanti però non può da solo spiegare tutti i misteri che avvolgono ancora oggi questa terrificante vicenda.

A distanza di cento anni esatti, Hawthorn Hill è stata ristrutturata e resa un luogo sicuro.
I nuovi abitanti della villa non vogliono parlare con i giornalisti poiché temono di attirare scocciatori e ‘cacciatori di fantasmi della domenica’.
Non hanno voluto rilasciare alcuna intervista ma un paio di loro, in via del tutto confidenziale, hanno confessato di udire strani rumori e scricchiolii cadenzali nel corso della notte.

 

 

 

Nota dell’autore: le vicende di Hawthorn Hill torneranno in un nuovo racconto

   
 
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