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Autore: guard_the_project    09/02/2022    0 recensioni
Amelia di Blois sa che non potrà sposarsi, ha impegnato la sua dote tempo prima per poter assicurare un futuro alla sua famiglia. Quale motivo allora la spinge a partecipare ai colloqui indetti dal principe in cerca di una consorte? Domanda che si pone anche il principe Aaron Hannover e un appassionato di misteri e intrighi come lui, ma soprattutto una persona annoiata come lui, non può certo farsi sfuggire l'occasione di scoprire il segreto di Amelia.
(pubblicati i primi capitoli senza editing man mano verranno ricorretti e revisionati)
Genere: Commedia, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Prologo

 

Amelia entrò nella stanza sistemandosi i pantaloni rubati dall’armadio del fratello, le stavano larghi e i nastri che aveva usato per stringerli in vita non bastavano. Se solo avessero fatto dei pantaloni da donna, non che le dispiacessero i vestiti ma erano decisamente scomodi per scorrazzare nei campi dalla mattina alla sera. L’urlò che lanciò la contessa Frances Di Blois seduta sulla poltrona in velluto verde fece trasalire Amelia dai suoi pensieri

“vado a cambiarmi subito madre” fece prima di sentire l’ennesimo rimprovero, aveva promesso che in casa avrebbe mantenuto un certo abbigliamento ma quell’urlo le appariva esagerato persino per sua madre

“il prin- il princ- il princ” balbettò la contessa stringendo la mano attorno al foglio di giornale che stava leggendo, Amelia capì che il mistero non si sarebbe risolto da solo, con un paio di falcate fu accanto a sua madre e tolto il giornale di mano lesse ad alta voce

“il Principe Aaron Hannover terrà dei colloqui con la nobiltà inglese…” un altro urlò mise a dura prova l’udito di Amelia

“comprendi?” le domandò sua madre la contessa, Amelia che non era certo la persona più intelligente al mondo ma che sicuramente aveva una buona proprietà di comprensione scosse la testa “cerca moglie” esclamò “il principe cerca moglie” ripeté sgranando gli occhi verso la figlia, Amelia si portò una mano fra i folti capelli castano ramato, aveva ricevuto un’ ottima istruzione, conosceva la letteratura e la matematica, parlava francese e aveva qualche nozione di astronomia, era una lady istruita eppure non riusciva a leggere matrimonio in quella frase

“colloqui con la nobiltà” lesse nuovamente poi socchiuse gli occhi cercando di capire perché quelli di sua madre rimanessero sgranati verso di lei, erano di un azzurro chiaro quel giorno, segno che presto quel giorno si sarebbe messo a piovere. Amelia si era abituata a prevedere il tempo seguendo il cambiamento di colore degli occhi della madre, azzurro pioggia all’orizzonte, azzurro-marrore bel tempo, azzurro-grigio tempesta. La figlia aveva ereditato quest’ultimo colore, così quando si guardavano negli occhi, rispecchiandosi l’una nell’altra, solitamente un uragano batteva alle finestre della casa. Davvero una divertente metafora del loro rapporto come madre e figlia.

“è una sciocca formalità” replicò sua madre “nella notizia c’è espressamente detto che tutte le giovani nobili in età da marito sono caldamente invitate a portare i propri pensieri al principe” la giovane aggrottò la fronte, ora iniziava a intravedere ciò di cui sua madre stava parlando

“le gentili signore qua potranno illuminarmi sul perché di tante urla” esclamò sir Coape Bolt entrando nel salotto seguito dal sedicenne secondo figlio della contessa, Martin Di Blois si gettò sul divanetto accanto al camino, Amelia si avvicinò al fratello scompigliandogli i ricci capelli castano scuro

“non dovresti finire la tua lezione?” domandò alzando in un secondo momento il capo verso il precettore

“la contessa crede che il principe cerchi moglie” spiegò all’uomo dalla folta barba grigia che guardava la situazione con un barlume divertito negli occhi “questa è la spiegazione del vile urlo”  terminò sentendo addosso uno sguardo di rimprovero di sua madre per il tono ironico utilizzato

“non lo credo, c’è scritto” esclamò lisciandosi la gonna azzurra “avete finito la lezione?” domandò verso il vecchio precettore. Tutti loro gli erano molto affezionati, da giovanissimo era stato l’insegnate del conte e poi aveva seguito l’educazione di entrambi i figli

“il signorino Martin per oggi ha finito” rispose sir Coepe “le sue attenzioni possono essere interamente dedicate a come far incontrare lady Amelia e sua altezza reale” la giovane lady presa in causa scoccò un’ occhiataccia al precettore “non vorrete togliere a un povero vecchio la possibilità di vedere una giovane e brillate lady come voi giustamente ammogliata”

“e che mi dite di quando il povero vecchio mi diceva che se non avessi imparato la matematica avrei rischiato di non accorgermi di avere accanto un marito scialacquatore?” replicò Amelia

“direi che ora la matematica la conoscete bene e che vi serve un buon scialacquatore” rispose divertito il precettore. Il conte Jerome Di Blois era il terzo figlio della casata degli Di Blois, non avendo diritto ad ereditare il titolo si era dato da fare amministrando alcune tenute di famiglia dalla quale aveva dato vita a un fiorente attività commerciale. Passava molto tempo fuori casa così era stato Sir Coepe, il vecchio precettore, a seguire la crescita dei figli. Solo alla morte improvvisa del fratello, Jerome Di Blois era diventato conte e si era ritirato dal lavoro come confaceva a un nobile.

“ben detto” esclamò la contessa scattando in piedi “quante cose da fare” borbottò fra sé, lanciò un’ occhiata verso la figlia, alzò leggermente il sopracciglio destro, Amelia rimase immobile come una preda davanti al cacciatore, Frances arricciò le labbra arrivando a quello che i due fratelli avevano definito il secondo stadio prima della follia. Martin come fiutando il pericolo alzò il capo dal divano posando lo sguardo prima su sua madre e poi sulla sorella preoccupato. Frances sciolse quella buffa espressione e prese un profondo respiro, ed ecco il terzo stadio “compreremo dei vestiti nuovi, farai un corso accelerato di buone maniere, riprenderai a suonare e lavoreremo sul tuo inchino” elencò tutto d’un fiato, Amelia rimase ferma con gli occhi spalancati “ora” terminò, la giovane lady scattò e iniziò a camminare per la stanza, dopo qualche passo realizzò di non avere una meta precisa e soprattutto di non voler assecondare sua madre

“nnn-non” balbettò “non serve nulla di tutto ciò” esclamò Amelia come liberandosi di un peso “non sono una candidata accettabile per il principe, inutile provarci” - e soprattutto non mi sposerò mai- pensò fra sé la giovane soffermandosi involontariamente sulla figura del fratello che cercava di camuffare una risata per la scena alla quale stava assistendo. Sir Coepe intercettò il suo sguardo e le rivolse un sorriso incoraggiante. Lui lo sapeva che non avrebbe potuto sposarsi, non poteva lasciare suo fratello né sua madre. Suo padre il conte era morto un anno prima, molte proprietà erano state smembrate e reclamate come eredità dai suoi cugini, infine molti gentiluomini in affari, alla morte del capo famiglia, avevano reciso i contratti in essere ed erano passati alla concorrenza, in breve tempo avevano rischiato il lastrico. Amelia con la complicità di Sir Coepe aveva investito la sua intera dote per mettere al sicuro una proprietà terriera di coltivazione di cotone, aveva iniziato a riprendere i rapporti con i mercanti utilizzando però lo pseudonimo di Markus O’ Brian, lontano cugino dei Di Blois, intervenuto per amministrare la tenuta assieme a Martin, il neo conte sedicenne. Gli affari erano ripresi ma Amelia non avrebbe avuto dote da portare a un futuro marito e soprattutto doveva continuare a rafforzare l’immagine del suo giovane fratello. La figura di Markus doveva essere solo un ruolo passeggero per dimostrare agli affaristi del continente che il giovane conte fosse pronto a prendere il posto del padre ma che stesse aspettando la giusta età. Martin Di Blois era intelligente e curioso ma certamente non era ancora pronto a gestire gli affari di famiglia, Amelia stava lavorando per lui, non poteva sposarsi, doveva costruire un futuro per lui e occuparsi di sua madre

“non sei aggraziata questo è sicuro” fece sua madre “ma quel vitino stretto e il fisico sano lo hai preso da me ed è una cosa che gli uomini guardano te lo posso assicurare” procedette facendo smettere di ridacchiare il figlio, sentire la madre parlare di fisico e uomini non rientrava nelle sue tematiche preferite “vostro padre ha dovuto combattere contro parecchi gentiluomini per potermi anche solo chiedermi un ballo” continuò la contessa alzando il mento e drizzando le spalle come se di colpo fosse tornata su quelle piste da ballo “dovete sapere che…”

“…il principe di Prussia mi voleva sposare..” le fece eco Martin conoscendo quel discorso a memoria “o era il granduca di Toscana?” domandò retorico solo per infastidire la madre

“Martin” esclamò Amelia con finto tono di rimprovero “erano le Due Sicilie” intervenne

“io ricordo provenisse dalla Svezia” disse Sir Coepe dando credito ai due ragazzi

“oh prendevi pure gioco di me” fece con un drammatico sospiro “se tua madre ti dice che andrai a quel colloquio vuol dire che ci andrai” rimarcò, Amelia sospirò, non avrebbe mai arrecato dispiacere a sua madre. Guardò fuori verso l’ampia finestra sulla quale erano fissate delle fini tende rosa cipria, prodotte con il loro cotone, di quello doveva occuparsi, dei campi e della produzione. Qualche grigia nuvola fece capolino nel cielo, segno che gli occhi di sua madre non sbagliavano mai. Fu in quel momento che a Amelia balzò in mente un’idea.

“avete ragione madre, andrò a quel colloquio con il principe” annunciò.

 

  
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