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Autore: crazyfred    09/02/2022    3 recensioni
Ritroviamo Alex e Maya dove li avevamo lasciati, all'inizio della loro avventura come coppia, impegnati a rispettare il loro piano di scoprirsi e lavorare giorno dopo giorno a far funzionare la loro storia. Ma una storia d'amore deve fare spesso i conti con la realtà e con le persone che ci ruotano attorno.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sotto il cielo di Roma'
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Capitolo 6

 
 
 
Erano arrivate le tanto agogniate vacanze di Pasqua ed Alex stava preparando la valigia per il viaggio. Sarebbero andati in moto e quando aveva portato a Maya il piccolo bagaglio che poi avrebbe montato sul lato del moto, la ragazza era rimasta perplessa, chiedendosi come avrebbe fatto entrare tutto in quella che sembrava piuttosto una valigetta porta computer. Ma in moto il minimalismo è d’obbligo e comunque sarebbero stati fuori Roma poche notti e non li aspettavano location extralusso. Tra i due, al di là dell’euforia per quella prima vacanza insieme, di sicuro il più entusiasta di andare all’avventura era Alessandro: tuttavia, nonostante i viaggi on the road non fossero esattamente nelle sue corde, Maya si fidava di lui e si era lasciata trascinare.
Per poter partire nel pomeriggio ed evitare le code del weekend, i due si erano concessi una giornata di permesso dal lavoro e, mentre controllava di non aver dimenticato nulla, da maniaco del controllo qual era, Alex ricevette un messaggio; la sua ex moglie lo richiamava immediatamente nella casa di Prati: fortuna che, nella sua precisione, non era mai stato di quelli che preparano le loro cose last minute e sperava che quel contrattempo non avrebbe compromesso la tabella di marcia.
“Dov’è?” domandò Alex, entrando come una furia, facendosi largo nel corridoio, con Claudia che lo tratteneva.
“Alex mi raccomando, non esagerare come al tuo solito” lo pregò la donna.
“Non devo esagerare?!” esclamò fermandosi prima di salire le scale per la zona notte “Questo è un altro capolavoro tuo …”
Alex entrò nella camera di Edoardo, chiudendo la porta a chiave dietro di sé, nonostante i tentativi di Claudia di intervenire, trovando suo figlio seduto sul letto, ancora in pigiama; erano le nove del mattino ed Edoardo, con le cuffie alle orecchie ed il joystick in mano, giocava al computer.
“Papà! Che ci fai qui a quest’ora?”
“No, tu che fai qui a quest’ora? Oggi non c’è scuola?”
“L’ho detto a mamma: visto che era l’ultimo giorno prima delle vacanze i rappresentanti hanno deciso di fare assemblea d’istituto e non si fa niente così sono rimasto a casa” spiegò il ragazzo. E quando mai, pensò Alex. “Perché?” chiese il figlio, come se nulla fosse.
“Non sapevo che le assemblee durassero una settimana intera adesso” ribatté Alessandro, irritato dalla noncuranza del figlio che continuava a giocare come se lui non fosse lì nella stanza, intento a rimproverarlo “Eh? Pensavi che non l’avrei scoperto?”
Edoardo però scoppiò in una risata beffarda quando il padre, indispettito dal suo comportamento, spense violentemente il pc direttamente dall’interruttore della ciabatta. In quel momento all’uomo, che non era mai stato un tipo violento, venne voglia di riempirlo di schiaffi.
“Lo trovi divertente? Io per niente…” lo ammonì il padre, chiudendo i pugni così energicamente per reprimere la rabbia che sentiva le unghie conficcarsi nella pelle.
“L’hai scoperto o te l’hanno detto?” domandò il figlio, di rimando.
“Che differenza fa? E comunque cosa credevi che la scuola non ci avrebbe avvertiti?”
“Eh, appunto … te l’ha dovuto dire la scuola con un messaggio … sono giorni che la mattina mi piazzo sotto casa tua invece di andare a scuola ma tu non scendi mica … oh no! Perché sei a dormire da quella lì, ovviamente …”
Era passato del tempo dal giorno in cui aveva detto ad Edoardo di Maya. Non era sceso nei dettagli, era troppo presto, non ce n’era bisogno: voleva solo essere sincero e non nascondergli quello che, suo malgrado, nella loro famiglia era praticamente di dominio pubblico. Lì per lì, il ragazzo non era sembrato esserne particolarmente entusiasta ma non era nemmeno sembrato intento ad ostacolare attivamente la nuova relazione del padre; ora, invece, si era messo a fare sega per controllarlo e, peggio ancora, attirare la sua attenzione come quei bambini che tornano a fare la pipì nel letto quando c’è qualche novità che non gradiscono. Il problema era che quell’estate Edoardo di anni ne avrebbe compiuti 16.
 “Si può sapere che ti succede, eh? Ne vogliamo parlare …?”
Essere aggressivi avrebbe solo peggiorato la situazione: parlare era la soluzione migliore, per quanto gli costasse fatica essere comprensivo e assertivo, mantenendo calma e pazienza.
“Ma de che? De che vuoi parlà? Che ti scopi una che c’ha la metà dei tuoi anni?
” A quel punto Alex avrebbe voluti ribattere, ma pensò che fosse il caso di tacere e lasciare che suo figlio tirasse fuori qualsiasi disagio avesse dentro in quel momento; non sarebbe stata di certo una sua obiezione a fargli cambiare idea. O che fai le passeggiate romantiche come un cojone in centro e ti fai vedere da tutti. Lo sanno pure i miei compagni”
“È questo il problema? Ti stanno prendendo in giro?”
“Ma sai che me ne frega di quello che dicono … io solo una cosa voglio, che pensi a fare il padre invece che andartene a passare le vacanze con quella lì. L’ho visto che stai preparando la moto!”
Lui e Giulia sarebbero rimasti con la madre, come negli accordi, visto che il Natale lo avevano trascorso con il padre e aveva tutta l’aria di essere geloso di quel cambiamento, ma la cosa che più di tutte sorprese Alessandro fu la sua attenzione ai dettagli: lo aveva sempre accusato di stare con il naso sprofondato sullo schermo del telefono o del computer e di non partecipare alle discussioni di famiglia invece si accorgeva di tutto, persino che aveva montato i telai portaborse sulla moto e l’aveva tirata fuori dal loro box auto per farla controllare prima di partire.
“Ascoltami, Edo” esordì, prendendo un grosso respiro per radunare le parole giuste “se vuoi passare più tempo con me basta che lo dici, sei grande abbastanza per decidere e con mamma si trova una soluzione”
Se fosse stato quello il problema, Alex ne sarebbe stato più che contento, significava tanto per sé stesso come padre, ma in fondo era palese che in realtà nella testa del ragazzo c’era solo un gran casino.
“Ma ascoltami bene” proseguì, perentorio “Maya non vi sta togliendo niente”
“Se non ci fosse però tu saresti ancora qui, quindi è inutile che accampi scuse”
“Non è una scusa e sai che ho ragione. Io e tua madre ci saremmo lasciati comunque, ricordati cosa è successo”
“Me lo ricordo … ma mi ricordo anche che qui chi non ha dato una seconda possibilità sei stato tu!” Edoardo si alzò dal letto, e andò a sedere sul davanzale della finestra, guardando fuori in silenzio, accigliato, gli occhi arrossati dal livore. “Adesso fuori dalla mia stanza e non rompermi i coglioni”
“Edoardo!”
“Vattene a fanculo!” urlò il ragazzo “sei solo un egoista del cazzo che pensa di risolvere tutto con qualche frase buonista!”
“Sì … va bene, forse sono un egoista” disse Alessandro, provando a mantenere la calma “non stavo bene e ho deciso di fare qualcosa per me stesso, ma non ho mai fatto nulla di nascosto e lo sai. Mi dispiace se ti ho deluso ma credo che ti avrei deluso di più se avessi continuato a fare finta che andava tutto bene!” “Fuori!”
Alex uscì, abbattuto per non essere riuscito, questa volta, a cavarne niente, neanche una tregua o una promessa di pensare a quello che si erano detti. Era difficile dire se Claudia avesse messo l’ennesima pulce nell’orecchio del figlio o se, invece, il ragazzo avesse fatto tutto da solo, perché a questo giro anche lei sembrava sinceramente preoccupata. Alle sue domande l’uomo rispose con poche parole, minimizzando e accampando scuse a caso, ma lui stesso era ancora frastornato da quanto accaduto in quella stanza.

Quando quel pomeriggio raggiunse Maya a Testaccio, aspettò la ragazza davanti al portone, di fianco alla moto. Il suo sorriso smagliante gli restituì un po’ della luce che quella mattinata burrascosa gli aveva tolto.
“E questa?” domandò Maya, incuriosita dalla moto, una sportiva dallo stile un po’ vintage, che nulla aveva a che vedere con lo scooter con cui l’aveva già scorrazzata in giro per la città.
“Questa è la mia seconda bambina. Moto Guzzi - Maya, Maya - Moto Guzzi” scherzò, fingendo di fare le presentazioni “fai attenzione … è molto delicata e permalosa”
“Io o lei?” domandò la ragazza, pungente.
Alex, distratto dal commento di Maya, si concesse una risata ancora leggermente forzata, ma del resto era ancora troppo inquieto per sciogliersi completamente, la sua testa altrove: nel cuore, il peso delle parole accusatrici che gli aveva rivolto suo figlio e, ancora di più, il senso di colpa per la risposta che lui gli aveva dato. Dopo aver sistemato il bagaglio di Maya sulla fiancata della moto, Alex la attirò a sé con la scusa di aiutarla ad infilare il casco
“Vieni qui …”
La baciò impetuosamente, quasi al punto di farle male, con un furore che Maya non aveva ancora conosciuto, come avesse fame d’aria e da quel bacio dipendesse la sua sopravvivenza. A Maya, in quella foga, scappò un gemito strozzato in gola; sotto il suo tocco, sentiva i muscoli dell’uomo tesi, il viso contratto in una smorfia nonostante il movimento sensuale delle labbra sulle sue.
“Ehi … che c’è?” provò ad indagare, staccandosi, ma Alex iniziò a manovrare con il suo casco, in silenzio, concentrato sulla fibbia. “Alex guardami!” gli ordinò, perentoria, prendendo il suo viso tra le mani “guardami!”
Finalmente, Alessandro incontrò il suo sguardo. Le sorrideva a fatica, amaramente, ma era già tanto che riuscisse a farlo per lei.
“Per la prima volta in vita mia ho voglia di scappare. Voglio solo andare via, staccare da tutto per qualche giorno.”
“Cos’è successo?”
“Edoardo” tagliò corto, lo sguardo basso, andando in sella alla moto, come se il nome di suo figlio fosse sufficiente a spiegare dinamiche ormai trite e ritrite. E in effetti lo era perché l’aveva già avvertita che le cose non erano facili, ma Maya ne era consapevole ed era pronta a portare tutta la pazienza necessaria. Però, per stare così, doveva essere successo qualcosa di nuovo, di più grave. Restò in piedi, davanti a lui, in silenzio, ad aspettare che fosse pronto ad aprirsi. “Mi accusa di averlo messo da parte per te” le disse, quando era chiaro che non avrebbe accettato il suo silenzio: e forse, pensò Alessandro, sfogarsi gli avrebbe fatto benne “il punto è che io so che non è così e non ho intenzione di cambiare di una virgola. E ora mi sento uno stronzo ed un egoista, proprio come dice lui”
Maya lo seguì in sella, facendosi aiutare. Si strinse a lui, alla sua giacca di pelle invecchiata che per la prima volta aveva stretto proprio quando l’aveva portata a visitare casa, lì a Testaccio.
“Io forse non sono la persona più giusta per dare un’opinione” esordì, cautamente. Non voleva che pensasse che volesse pontificare su una situazione che la riguardava indirettamente, ma su cui non poteva avere voce in capitolo. “Penso però che dei genitori felici aiutino anche i figli ad essere felici. Adesso è difficile per lui capirlo, è ovvio, hai lasciato sua madre e ha capito che non tornerai più a casa, però poco a poco sono sicura che lo capirà anche lui.”
Alex non rispose nulla ma Maya non se la prese, capiva perfettamente in che stato fosse e che, in quel momento, aveva solo bisogno di trasmettere tutta la rabbia che aveva dentro all’acceleratore, lasciando che l’aria che fendeva i loro volti, trasformasse il rancore in piacere, il senso di oppressione e claustrofobia in libertà.


 

Eccomi finalmente! Dopo la settimana santa - ops, volevo dire la settimana di Sanremo XD - sono ancora scombussolata e in con la testa altrove ed è stato difficile trovare un momento per pubblicare. Come vedete mi è un po' difficile rispettare l'appuntamento del venerdì ultimamente ma voglio comunque continuare a pubblicare almeno una volta a settimana. A questo giro avrete notato che il capitolo è più corto ma è solo perché il prossimo sarà uno dei miei capitoli preferiti e voglio trattarlo come una piccola bomboniera, lasciandogli una pagina tutta per sé. Non vedo l'ora di farvelo leggere.
Alla prossima, 
Fred ^_^
 
   
 
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