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Autore: eddiefrancesco    09/02/2022    1 recensioni
Odyle Chagny aspirante artista, è costretta a lasciare la Francia per accontentarsi di fare l'istitutrice delle due figlie di Lord Moran.
Dalla sua posizione ai margini del bel mondo, la giovane si rende conto ben presto che in quell' ambiente dove tutto sembra perfetto, in realtà molti nascondono oscuri segreti.
Per esempio, Lord Tristan Brisbane, l'attraente e un po' impacciato gentiluomo la cui timida insicurezza mal si accorda con le voci inquietanti che circolano sul suo conto.
O dell'avvenenente Lady Moran, che pur circondata dal lusso conduce un esistenza triste e solitaria. Scoprendo a proprie spese che nell'Inghilterra puritana di fine Ottocento può bastare un sussurro per distruggere una vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Non-con
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Lady Cartwridge si avvicinò al tavolo e osservò preoccupata la busta. La grafia dell'indirizzo era la stessa delle altre, apparteneva quindi a Fantine Dupont. Ma cos'altro poteva volerle dire? Con il cuore in gola, Lady Angelina fece scorrere il tagliacarte nella busta. Il cavallo correva a rotta di collo per la strada. La notte aveva inghiottito tutto il paesaggio ma il cavaliere non sembrava farci caso. Avviluppato nel mantello e con il cappuccio ben calato sul capo in modo da celare il volto, continuava a spronare l'animale affinché corresse sempre più veloce. Il cavallo, stanco e sudato per il lungo percorso, emetteva striduli lamenti ogni volta che il frustino o gli speroni gli mordevano le carni. «Sei molto arrabbiato?» Odyle non osava voltarsi verso Tristan per paura di leggere sul suo viso delusione e ira. Erano ancora distesi a terra, avvolti nelle vecchie coperte tra le quali avevano fatto l'amore. Del fuoco non erano rimaste che le braci, ma nella stanza indugiava ancora un intimo calore. Per tutta risposta, lui la bacio' tra le scapole, risalendo fino alla curva del collo. «Dovrei, mia dolce artista?» le domandò. «Sapevo che eri una ragazza speciale sin dalla prima volta che ti ho vista.» Odyle si rannicchio' tra le sue braccia. «Vorrei non dover tornare alla realtà. Vorrei tanto non dover pensare a niente...» La sua voce si era fatta più cupa. «Invece, sarebbe meglio che tornassimo a casa. Gli altri potrebbero preoccuparsi. Lady Cartwridge, poi, era sconvolta.» Tristan la tenne stretta a sé per qualche secondo. «Povera Lady Angelina, è stata così buona con me... È solo che mi sembra tutto così irreale. Tu e io... Claude...» Le sfuggì un singhiozzo e nascose il viso contro il petto di Tristan. «Mia piccola Odyle... Ti confesso che provo una gran vergogna per il mio comportamento... Tu stai soffrendo molto in questo momento e io avrei dovuto comportarmi da gentiluomo anziché approfittarmi di te...» Le accarezzo' i capelli e sentì il cuore di Odyle battere allo stesso ritmo del suo. Immediatamente capì di aver detto una bugia. Non si vergognava affatto di aver fatto l'amore con lei. Anzi, se solo avesse potuto, se non fosse stato così tardi e non avesse saputo che qualcun altro poteva essersi messo sulle loro tracce, l'avrebbe fatto ancora e ancora. «Forse sono stata io ad approfittarmi di te, non ci hai pensato?» gli domandò Odyle a un tratto. Tristan la scosto' un poco da sé e la osservò, perplesso. «Ti stai prendendo gioco di me, ragazzina?» le domandò in tono ironico, abbozzando un sorriso. «Sei un diavoletto tentatore, ecco cosa sei...» Odyle fece scivolare una mano dalla spalla al braccio di Tristan, in una carezza terribilmente sensuale. Poi il sorriso appena abbozzato tornò a spegnersi e sul suo viso comparve un'espressione più seria. «Sin dalla prima volta che mi hai baciata, ho capito che sarei stata perduta e avresti potuto fare di me ciò che volevi.» Lo guardò negli occhi, quegli occhi intensi e chiari nei quali si era già persa così tante volte. Tristan si sollevò su un gomito. I bagliori delle braci mettevano in risalto i suoi lineamenti e Odyle pensò che avrebbe tanto voluto scolpirlo in quel momento. Lui dischiuse appena le labbra per parlare. «Io... ti...» «Oh, mio Dio!» lo interruppe Odyle scattando a sedere mentre la sua testa per poco non andava a sbattere contro quella di lui. «No! Devi assolutamente stare fermo così! Oh, santo cielo, mi servono una matita e un pezzo di carta. Assolutamente!» Lui la guardò perplesso e fece per alzarsi. «No! Devi stare fermo così com'eri. Torna subito giù» Gli ordinò. Tristan vide il corpo flessuoso di Odyle liberarsi dalle coperte. La luce tenue del fuoco le disegnò il perfetto profilo delle gambe e della schiena mentre si piegava sui suoi vestiti e frugava nelle tasche. «Odyle...!» Tristan cercò di richiamarla a sé, ma lei era persa nei propri pensieri. «Ecco!» la sentì esultare dopo che ebbe estratto un pezzetto di carta da una delle tasche. «Ti prego... rimettiti nella posizione di prima e rifai quell'espressione!» «Quale espressione?» le domandò lui. «Be', non questa che hai adesso!» Tristan, sconcertato, la guardò a bocca aperta. «Quella di prima, quando stavo sotto di te... Quella...» Non sapeva come spiegarsi, ma era esattamente quello che mancava alla scultura degli amanti cui stava lavorando da circa un anno. «Ripensa a ciò che stavi facendo... a quello che volevi dirmi, così ti viene di nuovo. Cosa mi stavi dicendo?» Tristan, nel frattempo, si era messo a sedere, avvolgendosi la coperta intorno al corpo. Si schiari' la gola e la fissò. «Si...» mormorò Odyle impugnando la matita e chinando un po' il capo sul foglio. «Ecco...» Tristan si passò una mano tra i capelli. «Io... stavo per chiederti di sposarmi.» Lady Angelina sentì le gambe cederle e, a tentoni, guadagnò la poltrona accanto al tavolino. Dopo aver respirato profondamente, trovò di nuovo il coraggio di sollevare il foglio e controllo' ancora una volta quello che vi era scritto. - Mia cara Lady Cartwridge, scrivo a voi non trovando il coraggio di indirizzare questa mia direttamente a Mademoiselle Odyle. Nella mia precedente lettera vi accennavo al peso che sentivo sul cuore nel dover tacere alla famiglia Latuvielle ciò che sapevo della loro figlia, ma per riguardo alla memoria di mio nipote non mi azzardavo a mettere in discussione la sua decisione di mantenere il segreto. Ahimè, non sono stata capace di mantenere la mia parola e non immaginate quanto profondamente me ne rammarichi. Un paio di giorni fa, recandomi in visita da una cara amica, ho avuto modo di incontrare la povera Madame Latuvielle e, in un impeto di pietà verso la sventurata, che pareva sull'orlo delle lacrime mentre mi parlava della figlia, non ho saputo resistere e le ho raccontato ogni cosa. Sollevata la donna mi ha abbracciata, benedicendomi e giurandomi eterna gratitudine. Non vi nego che al momento mi sono sentita molto sollevata, pensando che non avrei potuto agire in modo migliore e che la signorina Latuvielle, dopotutto, grazie a me, si sarebbe riappacificata con i genitori. Il giorno seguente sono stata invitata a casa della famiglia Latuvielle perché, mi spiegavano nel biglietto, il padre e il fidanzato di Mademoiselle Odyle volevano sentire quelle nuove direttamente dalla mia bocca. Oh, Lady Angelina, solo allora mi sono resa conto di quello che aveva fatto! Monsieur Rouel sembrava trasfigurato dal furore e non mi ha risparmiato la sua ira ricoprendomi di insulti e accusandomi di essere una ruffiana, complice di una pazza furiosa e del suo amante (non dispensando, quindi, neppure il mio defunto nipote dalle ingiurie). L'ho sentito gridare che l'avrebbe ritrovata a tutti i costi e, questa mattina, ho saputo che è partito per Calais, da dove intende imbarcarsi alla volta dell'Inghilterra. L'unica mia speranza è che Mademoiselle Odyle sia scappata lontano e che lui non riesca a trovarla. Temo tuttavia che voi sarete la prima persona da cui quell'individuo cercherà di avere informazioni e voglio mettervi in guardia da lui. Victor Rouel è un uomo molto pericoloso e io stessa, se mi fossi trovata al posto di Mademoiselle Odyle, mi sarei rifugiata all'altro capo del mondo pur di sfuggirgli. Prego soltanto che sia voi sia Mademoiselle Odyle, un giorno, riusciate a perdonarmi. Con sincero rammarico, Fantine Dupont - «Cos'hai detto?» La matita era sfuggita alle dita di Odyle e, con un rumore secco, era finita sul pavimento. «Ti ho chiesto di sposarmi, Odyle... era questa la frase che avevo in mente quando mi hai visto quella "strana espressione"» ripeté Tristan. Odyle raccolse la matita e si alzò in piedi. Nuda di fronte a lui, si ergeva indomita e intrigante come una dea. Ma, come una dea, sapeva essere perversa e implacabile. «Vestiamoci. È tardi. Dobbiamo tornare.» Disse brusca. Raccolse i propri abiti e iniziò a lottare per infilarli. In un attimo, Tristan le fu accanto, per cercare di aiutarla.
   
 
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