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Autore: Prandaman    10/02/2022    0 recensioni
[Comic Italiani]
Ogni autore di fumetti mette l'anima nei suoi lavori, amando i propri protagonisti al punto che nella sua mente prendono vita ed acquistano coscienza di se, separati dal resto del mondo dall' invalicabile confine fra Fantasia e Realtà. E se un giorno questo muro impenetrabile si assottigliasse fino a renderli comunicabili ? Come si comporterebbero i fumetti nello scoprire di essere solo marionette inchiostrate sul foglio, di essere il frutto dell'ingegno umano e non dell'unione dei propri genitori ? L'umanità accetterebbe la loro condizione o li combatterebbe perchè diversi e troppo pericolosi ? Questa umile fan fiction prova a dare una risposta a queste domande dando voce ad alcuni dei fumetti indie italiani più importanti che potreste avere la fortuna di leggere.
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Fece un ampio respiro ed i polmoni tornarono ad allagarsi e chiudersi con regolarità; le palpebre, non più sigillate, si schiudevano svogliate mentre la luce dell'ambiente con prepotenza sradicava le tenebre in cui si era svegliato Garen.

Un ticchettio regolare tamburellava i timpani, un rumore di macchinari e roba elettronica che sembrava provenire nelle vicinanze; la bocca era impastata e si percepiva un retrogusto amaro e sabbioso, eppure non si sentiva assetato. Delle figure sfocate iniziarono a girargli attorno, un confuso sciame di bianche macchie che lo toccava e parlava confusamente fra di loro.

"D-dove..." proferì il demaciano prima di fermarsi per un bruciore alla gola.

"E' al sicuro, non si sforzi" riferì una voce asettica e femminile che proveniva dalla persona più vicina ed esile del gruppo.

Il corpo si destava dal torpore man a mano che passava il tempo e con esso Garen riscoprì il dolore, forti fitte ovunque che bruciavano la carne ad ogni respiro eppure lo facevano sentire vivo. Era sopravvissuto.

"Presto, raddoppiate l' antidolorifico!" udì in quella confusione di suoni.

Un ragazzo dai capelli scuri gli fece indossare una maschera per respirare meglio, mentre un corpulento inserviente, senza alcuna particolare delicatezza, iniettò nel braccio uno strano liquido bianco con una vistosa siringa; la medicina gli provocò un fremito che si espanse in ogni muscolo dell'uomo fino a congelarli il cervello, alleviando nel frattempo gran parte della sofferenza lungo il tragitto. Poi la pace dei sensi e si riaddormentò di nuovo...

Passarono un paio di giorni lenti e noiosi, scanditi solo dai trattamenti ospedalieri che il demaciano fu costretto a subire per rimarginare le ferite che ancora marchiavano la pelle; non ricevette alcuna visita da parte di conoscenti e nessuno gli voleva dare informazioni su quello che stava succedendo; le richieste del debilitato Garen di poter contattare la propria famiglia furono tutte ignorate, quasi fosse un prigioniero senza alcun diritto.

Eppure era quasi sicuro di trovarsi a Demacia: la loro cadenza dialettale, i loro gesti, persino il modo di vestire sotto gli anonimi camici raccontavano dettagli sulle loro origini. La struttura era ben pulita e si intravvedevano persino decorazioni costose per la camera, troppo persino per gli alti standard demaciani. Tutto sembrava avvolto nel mistero e le grandi finestre dai vetri opachi non davano punti di riferimento; passarono altri 12 estenuanti ore in assoluto silenzio, quando finalmente udì un suono familiare.

"Ti trovo bene, Garen" salutò una voce femminile e decisa; al contempo fece il suo ingresso nella stanza una donna elegante e raffinata: i lunghi capelli platino cadevano sul vestito blu in pura seta che ne esalta il corpo longilineo. Possedeva i medesimi occhi celesti dell'uomo, eppure erano così taglienti e severi che sembravano due lame azzurre pronte a trafiggere chi osava contraddirla.

"Z-Zia Tianna?" chiese l'uomo perplesso.

"Mi riconosci pure: direi che anche la memoria è salva..." proferì la signora accennando un lieve sorriso; si avvicinò al letto del nipote e senza esitazione prese la cartella clinica del paziente, leggendo le ultime righe dei documenti forse alla ricerca di novità. Il robusto condottiero alzò la schiena con lentezza, cercando di assumere una posa più dignitosa ed un minimo di contegno di fronte al parente.

"Dove mi trovo???Dove è Lux??? Che è successo? " 

La Crownguard non si scompose e dopo aver poggiato sul tavolino i fogli, squadrò il ferito dall'alto della sua posizione: l'espressione si fece più cupa e minacciosa.

 "Ti rendi conto di quello che avete combinato? Il fatto che tu sia vivo è un autentico miracolo, in ospedale stavano già firmando le carte per il medico legale." La voce sembrava calma, eppure Garen riusciva a percepire la frustrazione dal suo sguardo accusatorio: si stava trattenendo. La signora prese una sedia bianca lì vicino e la spostò accanto al giaciglio, sedendosi con eleganza.

"Vuoi delle risposte? Prima dimmi cosa è successo e  forse dopo darò un senso alle tue domande...."

Lady Tianna si schiarì la voce ed incrociò le braccia davanti a se in attesa di sapere quello che voleva.

"Non ho tutto il giorno, perciò muoviti" rincarò l'altolocato parente: Garen ebbe l'impressione che la sua interlocutrice avesse già un'idea degli avvenimenti, probabilmente da interrogatori precedenti, forse voleva solo testare la sua fedeltà?
Si sentiva in trappola e non sapendo come uscirne decise, a malincuore, di ubbidire al comando; raccontò ogni dettaglio della giornata senza tralasciare alcun particolare, neppure gli ultimi ricordi nel parcheggio che potevano sembrare assurdi ma che il comandante dell'Avanguardia Indomita ascoltò con grande interesse.

"...e mi sono risvegliato qui..." si concluse il resoconto. La donna fece una breve pausa, assimilando le informazioni e rimuginando fra se e se come se stesse decidendo quanto potesse rivelare al proprio nipote.

"Sei nella struttura ospedaliera dell'Avanguardia: sei stato trasferito perchè solo qua abbiamo a disposizione cure alternative che nel tuo caso han fatto la differenza...Lux è al sicuro a casa assieme a tua madre ed è sotto stretta sorveglianza, così come il resto della tua combriccola di giustizieri improvvisati..." proferì tutto d'un fiato, scrivendosi alcuni appunti su un taccuino tascabile che portava nella borsa: nonostante la tecnologia, la zia trovava ancora irresistibili ed affidabili i vecchi metodi.

Garen invece rimase sorpreso dalla durezza delle sue parole, si chiedeva il motivo di quel trattamento "P-perchè tutto questo? Son io il colpevole di questo casino, gli altri son stati coinvolti per causa mia, non c'è bisogno di starli addosso...se qualcuno deve pagare, è giusto che puniate solo me"

Lady Tianna non si scompose ed incalzò subito l'uomo:  "Che la colpa ricadrà sulle tue mani è fuori discussione... ma per inseguire la tua folle impresa, hai coinvolto anche Jarvan e Fiora: hai la minima idea di quello che succederebbe se i noxiani venissero a sapere che gli eredi delle casate più importanti di Demacia han iniziato una rissa in casa loro?? Senza contare Lux..."

"Ma..Ma che c'entra Lux..?" chiese timidamente il ferito.

"Garen, tua sorella mi ha raccontato tutto e tu hai confermato la più terribile delle mie paure: puoi minimizzare quanto vuoi, far finta di nulla, ma la verità è una sola...Lux ha una...." smise di parlare, abbassando lo sguardo come se il peso delle parola che stava per dire gli provocasse sofferenza; riprese fiato e continuò "...maledizione... questa cosa può distruggerci se trapelasse ai piani alti..."

La mente nell'uomo cadde nel baratro nella disperazione senza trovare alcun appiglio a cui ancorarsi : fino a quel momento aveva giustificato tutto come un'allucinazione, un parto folle della mente che aveva cercato di rimuovere dalla propria memoria, nell'illusoria convinzione che se non ne parlava, sarebbe finito nel dimenticatoio.

"N-No...n-no...m-ma non può essere! S-sono solo fantasie! Mi sono ..sbagliato, in fondo ero quasi morto, giusto? Dimmi che è uno scherzo zia, dimmi che quelle... sono solo superstizioni, vero? VERO?..." chiese supplicando l'uomo senza più certezze, tuttavia quello che ricevette fu solo un silenzio che valeva più di mille parole;  l'aria si fece pesante e Garen quasi non riusciva a respirare, trattenendo a malapena il suo cuore dall'affogare in quell'invisibile mare di confusione e paura; non riusciva persino a pronunciare la parola magia, gli sembrava un'autentica eresia; non poteva ne voleva crederci, ma era consapevole che la sua parente non gli avrebbe mai mentito su una questione simile; se quello che Lady Tianna non aveva smentito corrispondeva a verità, allora tutto gli sforzi che avevano compiuto per salvare Lux non erano serviti, avevano solo ritardato la sua condanna; quest'ultimo pensiero lo faceva sudare e dentro di se cercava motivi per sminuire la portata del proprio errore.

"E-e' impossibile! T-tuttavia, se anche fosse, come potranno mai scoprirlo? E-erano pochi e..."

La Crownguard interruppe il nipote con decisione:   "Come puoi esserne sicuro?" rinfacciò la donna mentre sfogliava il taccuino per mostrarli una pagina che conteneva un disegno a matita.

"Questo è il tatuaggio che Xin ha riconosciuto su quei maledetti che avete aggredito, sai a chi appartiene? Ad una famiglia minore, che però fa capo al Clan più influente di Noxus!".  Brividi non di freddo attraversarono la schiena di Garen, eppure sua zia non aveva ancora concluso e senza interrompere il contatto visivo, continuò gli affondi verbali:

"Inoltre, la ragazza con cui vi siete scontrati nel parcheggio non è una scappata di casa, è Katarina Du Couteau, primogenita di Marcus Du Couteau: assassino, mafioso, trafficante di droga, di armi, di essere umani  e membro del Consiglio dei tre...non basterebbe un'enciclopedia per riassumere la sua attività criminale. Voi avete toccato la famiglia del nostro più acerrimo oppositore, non poteva avere casus belli migliore per dichiarare una faida..."

Furono parole lapidarie che si abbatterono sul giovane tuttavia Garen non riusciva più ad accettare quelle accuse: il pensiero di doversi sentire ancora in colpa per aver salvato la sorella dalle grinfie di quei assassini lo riempiva di una rabbia quasi animalesca, stringendo le lenzuola pulite fino quasi a strapparle. "D'accordo, ho sbagliato!! E cosa avrei dovuto fare allora??? Abbandonare Lux per timore delle ritorsioni? Chiamare la polizia di Demacia che non ha giurisdizione in quel postaccio ? Telefonare alle autorità di Noxus per avvertire del pericolo che correva una demaciana? Non avrebbero fatto nulla o peggio! Accetterò ogni conseguenza, sapendo che lei è comunque salva a casa  zia..."

Lady Tianna ascoltò lo sfogo per intero senza fiatare e celando ogni emozione: era come se si fosse aspettata una simile risposta ed avesse lasciato che la frustrazione del ragazzo esplodesse in attesa di riportarlo a più miti consigli.

"È tardi per ragionare sull'errore commesso e non ci servirà a nulla rimuginarsi sopra. Rammenta solo che ogni scelta ha delle conseguenze, Garen: non hai più 12 anni, non puoi giocare a fare l'eroe; sei un CrownGuard, abbiamo delle responsabilità verso la comunità e la nostra famiglia..."

Per la donna la sentenza era oramai scritta e si alzó lentamente dalla sedia prima di pronunciare il verdetto.

"Adesso devo andare: mi toccare andare al consiglio e cercare di rimediare al casino che avete combinato; dopo con Jarvan III decideremo anche la condanna per ognuno di voi: fino ad allora, sarai confinato ai domiciliari, una volta uscito da qui."

Garen iniziò a calmarsi e divenne finalmente conscio del problema che aveva creato, eppure non aveva trovato altra soluzione percorribile se non le armi; forse Lady Tianna sarebbe riuscita con la diplomazia? Non sapeva cosa pensare, ma non voleva che lasciasse la stanza senza prima porgerle delle scuse.

"Zia, mi spiace di aver messo nei guai te e la famiglia: se non c'è modo che possa rimediare al danno, accetterò che mi disconosciate come CrownGuard e che venga condannato in prigione o all'esilio..."  .

L'uomo non seppe mai se fossero state le sue parole o solo i sentimenti della parente, ma all'improvviso Lady  Tianna fece  velocemente retromarcia ed abbracciò il nipote con trasporto, sfiorando la guancia ed incurante che la preziosa camicia si sgualcisse per quell' inconsueto gesto; l'uomo rimase sorpreso da una simile iniziativa, dimostrazioni d'affetto che la zia aveva sempre elargito con il contagocce e solo quando era un bambino.

"Sei stato ingenuo ed uno stupido...sei proprio come lui... hai ereditato la forza di tuo padre ma questo coraggio che sfiora l'avventatezza è tutta dello zio...non puoi sfuggire dal tuo destino, tu sei un CrownGuard fino dentro alle ossa e lo sarai per sempre...".

Aveva ricevuto decine di trattamenti per curare le ferite ma gli bastò quell'unico abbraccio per sanare le cicatrici dell'anima: sentiva il suo calore passarli attraverso la pelle liscia nonostante gli anni, era come se la mente, assetata di pace, fosse riuscita a trovare un'oasi da cui abbeverarsi.
Il gesto non durò che pochi secondi, giusto il tempo Perché Tianna si ripigliasse e tornasse in posizione eretta, non nascondendo un piccolo imbarazzo per quel gesto decisamente poco ordinario.

"R-Riposati nipote, domani mattina ti riporto a casa e continueremo il discorso"

"Grazie zia" concluse Garen con un ampio sorriso.

Lady Tianna uscì dalla stanza a piccoli passi, richiudendo la porta dietro di sé prima di infilarsi nel corridoio alla propria destra; in pochissimo tempo raggiunse un elegante terrazzo che dava sul cortile interno; la giornata era ancora splendida ed il sole faceva risplendere i tetti dorati del complesso. Nonostante la bellezza del panorama, la Crownguard preferì non perdere tempo e tirò fuori un telefono dalla borsa, digitando con pochi tasti il numero che doveva chiamare. La mano libera era saldamente appoggiata alla balaustra, mentre lo sguardo si perdeva tra le file dei sottoposti che si esercitavano nella piazzetta sottostante.

"...Esatto, è come temevamo... dobbiamo giocare d'anticipo ed eliminare ogni traccia prima che lo scopra..." disse scura in viso: il tono e la freddezza delle sue parole non lasciavano spazio a dubbi: era tornata l'implacabile calcolatrice che i suoi nemici temevano.

"...Confermo la tua missione: devi far sparire la testimone, il tuo obiettivo è Katarina Du Coteau." 

 

   
 
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