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Autore: eddiefrancesco    11/02/2022    1 recensioni
Odyle Chagny aspirante artista, è costretta a lasciare la Francia per accontentarsi di fare l'istitutrice delle due figlie di Lord Moran.
Dalla sua posizione ai margini del bel mondo, la giovane si rende conto ben presto che in quell' ambiente dove tutto sembra perfetto, in realtà molti nascondono oscuri segreti.
Per esempio, Lord Tristan Brisbane, l'attraente e un po' impacciato gentiluomo la cui timida insicurezza mal si accorda con le voci inquietanti che circolano sul suo conto.
O dell'avvenenente Lady Moran, che pur circondata dal lusso conduce un esistenza triste e solitaria. Scoprendo a proprie spese che nell'Inghilterra puritana di fine Ottocento può bastare un sussurro per distruggere una vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Non-con
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Oswald, prima di ritirarsi nel salottino privato della sua stanza, dove avrebbe potuto leggere aspettando il ritorno di Tristan, sarebbe salito ancora una volta all'ultimo piano. Cecilia concluse la mano con facilità e conto' i punti. In coppia con il bisnonno era imbattibile, e quella sera Lady Montgomery era particolarmente giù di tono. Dopo aver tirato le somme emise un profondo sospiro. «Basta. Credo proprio di averne abbastanza per stasera» annunciò. «Ti accompagno a letto, mia cara?» le propose la zia. «No, voglio fare una passeggiata per la casa, tanto per svagarmi un po'...» spiegò Cecilia alzandosi da tavola e rassettandosi il vestito. «Magari troverò il dottor Oswald, nascosto in qualche altra stanza. Non credo che volesse davvero andare a dormire... piuttosto, cercava di scappare da noi. Senza Lord Brisbane e Miss Chagny si sente perso e a disagio.» Cecilia si guardò attorno con aria maliziosa. «A proposito, chissà dove sono andati a finire quei due.» Notò che lo sguardo allarmato di Lady Cartwridge si volgeva alla finestra. «Miss Odyle non si sentiva bene» le spiegò Lady Emma raggiungendo la suocera e mettendole una mano sulla spalla. «Vi accompagno a letto, mamma? Dovreste riposare un po' dopo le emozioni di oggi pomeriggio.» «Non credo che riuscirei a dormire, tesoro, sono troppo preoccupata» sbotto' Lady Cartwridge. «E perché sareste preoccupata?» indago' Cecilia. «Ti è mai venuto in mente, mia cara, che le persone potrebbero ritenere i fatti loro delle questioni private?» le domandò il bisnonno mentre rimetteva a posto il mazzo di carte. Cecilia non seppe cosa rispondere. «Oh... Credo che farò quel giro.» Impettita, si diresse verso le scale lasciando il resto del gruppo nel salone. Il dottor Oswald si era sicuramente rintanato in qualche saletta. Forse sarebbe riuscita a trovarlo e magari l'avrebbe scoperto a fare qualcosa di losco. Tanto valeva tentare. Salì in fretta le scale e si diresse verso la porta della camera del medico, dalla quale, però, non proveniva alcun suono. A un tratto avvertì un rumore di passi sopra la sua testa. «Ah... dottorino... siete di nuovo all'ultimo piano!» canticchio' raggiungendo la scala. Dopo aver posato il piede sul primo gradino, tuttavia, Cecilia esitò mentre un brivido le percorreva la schiena. Ricordò la paura che aveva provato la prima volta che era salita lassù e le urla che aveva udito, ma la sensazione che angoscia e sospetto suscitavano in lei non era del tutto spiacevole e così, dopo essersi ripetuta che avrebbe fatto attenzione, iniziò a salire. Imbocco' lo stesso corridoio che aveva seguito la volta prima e si trovò dinanzi alla medesima porta. Dalla stanza, chiusa a chiave, proveniva un borbottio sommesso. Cecilia avvicinò l'orecchio al legno della parete e sentì con maggior chiarezza la voce del dottore che diceva: «Non avete mangiato quasi niente, stasera. Volete ammalarvi?» Per qualche secondo non sentì alcuna risposta, poi udì una specie di grugnito. «Ah... dottore, dottore, vi importerebbe davvero tanto se mi ammalassi? Forse potrebbe farmi qualche salasso... Non vedete l'ora, non è vero? Io lo so che vi piace torturarmi» concluse lo sconosciuto con un lamento sommesso. «Non dovete credere che tutti provino piacere nel provocare dolore alle persone. Il sadismo è una follia... lo sapete bene» replicò Oswald. Cecilia si premette ancora di più contro la parete. La voce arrogante del dottor Oswald le giungeva chiara alle orecchie, ma le parole dell'altro uomo erano quasi inintelligibili. «Io non sono pazzo...» stava dicendo l'uomo. «Tristan ve l'ha fatto credere... È lui!» sibilo'. «Avanti, datemi il braccio. Devo farvi l'iniezione» ordinò Oswald. «No!» gridò l'uomo. «Di solito vi piace... Su, non fate obiezioni» ribatte' il dottore. «Stasera non voglio dormire... voglio pensare! Tic tac... dottore, voglio che il cervello continui a funzionare, e non posso farlo con la pappa che mi ammannite...» Di colpo la voce dell'uomo le parve più vicina, come se avesse raggiunto la parete. «Tic tac, piccolo Paul... voglio pensare al modo in cui mio fratello mi ha trattato, defraudandomi di tutto... voglio pensare a come mi ha portato via la donna che amavo...» «Siete confuso» lo interruppe Paul Oswald. «Non è stato vostro fratello a prendere quella decisione, bensì vostra madre. Quanto a Chri...» «Non dovete nominarla!» grido' l'altro facendo fare un salto indietro a Cecilia. «Non pronunciate il suo nome...» Lo sconosciuto esitò, come se fosse confuso, e tirò su col naso un paio di volte. «C'è un topolino nella parete...» disse poi. «Un piccolo topolino...» «Cosa state dicendo?» gli domandò Oswald. «Avanti, prendete almeno questa pillola... Non ha lo stesso effetto dell'oppio, ma vi farà stare tranquillo...» Ci fu una pausa. «Ecco, bravo...» Dopo pochi minuti, Cecilia sentì i passi di Oswald avvicinarsi alla porta e si allontanò in fretta, nascondendosi in una nicchia del corridoio. Da lì, vide il medico uscire e chiudere la porta. Contrariamente alla volta precedente, tuttavia, notò che non rimetteva la chiave sulla cornice del quadro, ma se la infilava in tasca. Attese qualche istante, prima di avvicinarsi ancora alla parete di legno. Poi, appoggiandovi l'orecchio, sentì distintamente ciò che le sembrava un pianto sommesso. Era terribilmente crudele da parte di Mr. Oswald e Lord Brisbane tenere imprigionata quella persona, pensò. Forse era proprio quello il terribile segreto di Blackborough di cui aveva sentito vociferare a Londra. Già riusciva a immaginare il suo ritratto sulle pagine dei quotidiani. La ragazza che aveva svelato il mistero. Oswald e Brisbane in manette per quell'orrendo crimine! «Ehi! Chi c'è lì dentro? Rispondete!» bisbiglio' piano. Il pianto si interruppe di colpo e Cecilia avvertì un brivido percorrerle la schiena. «Il topolino!» mormorò l'uomo, più vicino alla parete. «Chi siete, per l'amor del cielo?» ripeté lei un po' più forte. «Scostate il quadro, signorina...» disse la voce. Cecilia si voltò verso la cornice e, tentennando un poco, la sollevò dalla parete. Sotto il quadro c'era uno sportello di legno dal quale sporgeva una cordicella. Esitante, Cecilia tirò il cordone verso di sé, aprendo lo spioncino. Al di là di alcune sottili sbarre di ferro c'era un uomo, con il viso sconvolto e gli occhi ancora umidi di lacrime. Cecilia notò la grande somiglianza tra lo sconosciuto e Lord Brisbane. I due avevano gli stessi capelli biondo cenere e gli occhi blu profondi come il mare. Quell'uomo, però, sembrava più anziano e provato dalla stanchezza e dal dolore. «Santo cielo, perché vi tengono rinchiuso qui dentro?» gli domandò. «E chi siete?» L'uomo posò una mano su quella che Cecilia teneva appoggiata alle sbarre. «Vi prego, signorina, aiutatemi!» la imploro' con la voce rotta dalle lacrime. «Il mio nome è Bernard Brisbane, e sono il legittimo Conte di Blackborough.» Tristan riuscì a liberare una mano e a sporgersi verso la porta per battere tre colpi. Odyle, tra le sue braccia, si era addormentata mentre tornavano a casa a cavallo, e non aveva avuto cuore di svegliarla, pensando che doveva essere esausta. Il volto sparuto di George, il più giovane dei suoi lacchè, apparve sulla soglia. «Milord!» esclamò, sorpreso, e spalanco' immediatamente la porta, facendosi da parte. «Non è niente, George, Miss Chagny sta solo dormendo... Facciamo piano» lo avvertì. «Sissignore» obbedi' il giovane. «Tristan!» Dalla sommità delle scale, Paul lo guardava spaventato. «È...» Tristan scosse il capo, sorridendo per rassicurare l'amico. «Non le è successo niente di grave» lo informò quando Paul Oswald lo ebbe raggiunto. «Era esausta e si è addormentata mentre la riportavo a casa.» Paul le toccò la fronte. «Mi domando cosa le sia preso...» «Temo che queste siano questioni private, amico mio» ribatte' Tristan, un po' troppo prontamente, tanto da meritarsi un'occhiata dubbiosa da parte del medico. «Avanti. Portiamola di sopra» sbuffo' Paul.
   
 
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