Anime & Manga > Rossana/Kodocha
Ricorda la storia  |      
Autore: Shoshin    13/02/2022    3 recensioni
Akito faticava persino a crederci, a volte, che quel senso di serenità che provava, appartenesse allo stesso ragazzino che aveva corso per chilometri cercando di trovare un po' di pace, cercando di dimenticare chi fosse, i problemi, di trovare il coraggio per rimediare alle sue scelte sbagliate.
{Missing moment di Addosso, post dodicesimo capitolo}
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Altro personaggio, Sana Kurata/Rossana Smith, Sari Hayama | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ticking Away'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buon Compleanno Piccola_Luna!


Fuubutsushi

Cose che evocano ricordi di una particolare stagione


 

Il momento della giornata che preferiva era la mattina presto. Non era una novità vedere la figura di Akito Hayama uscire dalla porta di casa sua alle prime luci dell'alba per fare la sua corsetta intorno al quartiere e rientrare poco dopo. Talvolta sua figlia Sari lo accompagnava. Si sentiva sollevato quando accadeva. Il rumore dei loro piedi in corsa nel silenzio della città non era più tormento o preoccupazione, adesso sapeva di famiglia e abitudine.
Akito faticava persino a crederci, a volte, che quel senso di serenità appartenesse allo stesso ragazzino che aveva corso per chilometri cercando di trovare un po' di pace, cercando di dimenticare chi fosse, i problemi, di trovare il coraggio per rimediare alle sue scelte sbagliate. Eppure era successo, era bastato avere accanto le persone giuste - la sua famiglia si era rivelata giusta, per riuscire a tornare a galla, trovare una scialuppa, mettersi in salvo da sensi di colpa mai assopiti del tutto.
C'era solo un'incognita nella sua vita, in quel periodo, e Sari non perdeva occasione di ricordarglielo. Ogni volta che lo incrociava in casa e assottigliava gli occhi in direzione di suo fratello, oppure li spalancava per far capire a lui che era quello il momento giusto per fare qualcosa. O ancora lo tempestava di messaggi con la cronaca degli ultimi avvenimenti fuori dall'ordinario, ai quali bisognava porre rimedio.
Tutti avvenimenti che vedevano Oji protagonista. Che si comportava in modo inopportuno con una sua amica, che era nervoso, che sbatteva porte, urlava contro sua sorella.
Guardare lui in quei giorni, era un po' veder tornare in superficie anche il ragazzino che Akito era stato e il suo bagaglio di mancanze e, proprio come quel ragazzino, Oji non parlava apertamente dei suoi problemi, non chiedeva consigli, cercando di risolvere da solo le sue questioni.
E, per quanto Akito fosse grato per la sua famiglia, quella somiglianza voleva dire soltanto che nessuno di loro in realtà avrebbe potuto aiutare Oji in quel periodo, qualunque fosse il suo problema.
A lui non erano servite le urla di sua sorella, le lacrime di suo padre né gli sguardi torvi di Misako, quando aveva commesso l'errore di allontanarsi da sua moglie. Aveva quella sensazione che anche per suo figlio sarebbe accaduta la stessa cosa, Sari poteva insistere, garantirgli la sua presenza, Sana poteva provarci a modo suo e lui avrebbe potuto parlargli, ma Oji avrebbe trovato via d'uscita alle sue preoccupazioni soltanto da solo. O forse non ne avrebbe trovata nessuna, e in quel caso se le sarebbe portate dentro senza dividerne il peso con nessuno.
Non fu sorpreso Akito, al rientro dalla sua corsa, di trovare Sari seduta in cucina ad aspettarlo accanto a sua madre ancora mezza addormentata sul tavolo.
«Buongiorno, papà» Sari aveva già lo sguardo di quando doveva partire alla carica con qualche richiesta, consapevole di essere nel giusto.
«Buongiorno» le rispose. Avvertì anche un grugnito di Sana che probabilmente era il massimo del saluto che riusciva a fare.
Akito si avvicinò al lavandino per riempire un bicchiere d'acqua e non faticò a ricostruire la dinamica di quella mattina. Sari che, testarda, voleva di nuovo convincerlo a parlare con Oji, che svegliava sua madre e la trascinava in cucina per farsi dare man forte in quell'opera di persuasione.
A lui bastava tenerlo d'occhio in silenzio, sincerarsi che non smarrisse totalmente la strada, che continuasse a studiare per non buttare via la sua aspirazione.
Sentì alle sue spalle Sari alzarsi, aprire qualche pensile. Quando si girò notò che preparava un vassoio per la colazione, latte, cereali, biscotti, thè. La colazione di Oji. «Oji non sta bene?» le chiese.
«Chissà. Non parla molto.» disse, versando i cereali in una tazza vuota. «Mamma, secondo te sta bene?»
«Mmm… è un po' turbato» biascicò Sana.
«E quindi qualcuno potrebbe aiutarlo… a capire...» continuava a muoversi veloce, Sari, metteva l'acqua a bollire, apriva i filtri del thè, sistemava le posate «...a fare luce sul periodo che sta passando.»
Versò l'acqua bollente nelle tazze, e avvicinò il vassoio nella direzione di suo padre.
«Ci serve un volontario.» disse.
Una risata sommessa arrivò da sua moglie che si era di nuovo accasciata sul tavolo con la testa fra le braccia.
«Non mi sto offrendo volontario».
«Ti sta volontarizzando lei». Sana alzò la testa, guardandolo. L'idea che Sari riuscisse a metterlo alle strette l'aveva sempre divertita. Akito pensò che probabilmente si era fatta buttare giù dal letto solo per assistere a quella disputa in cucina.
«Sari, non funziona così, con Oji» forse, se avesse spiegato a sua figlia il suo punto di vista, avrebbe smesso di insistere. Sospirò. «Se volesse parlare, lo farebbe. Non ha cinque anni.»
«Magari va spronato un po'» spinse ancora il vassoio verso di lui.
Akito avrebbe voluto che fosse semplice spiegare a sua figlia quanto di lui vedesse in Oji e cosa significasse tenere dentro sé emozioni chiuse a chiave, impossibili da condividere, che divorano minuti e ore un giorno dietro l'altro. Invece non era facile per niente spiegarlo a lei che aveva invece la capacità opposta, di spartire con gli altri turbamenti e gioie.
«Gli parlerò della scuola...» tentò, e la vide scuotere la testa con vigore.
«Lo hai già fatto. Ha bisogno di consigli, adesso. Deve fare chiarezza sulle sue emozioni».
Akito pensò che se Oji era arrivato a esternare così le sue emozioni, tanto da far rendere conto a loro di un cambiamento nella sua vita, allora quello che provava era già più che chiaro.
«Papà, provaci.» ripeté, avvicinandosi e aggrappandosi al suo braccio. «Io ci ho già provato ma se parlo troppo mi allontana. E mi dispiace vederlo così… Ma voi siete simili…»
Akito spostò lo sguardo su Sana, gli occhi complici di tutta una vita e il sorriso di quando si dicevano tutto senza parlare.
Lei che gli diceva continuamente quando Sari somigliasse a lui con il suo spirito di osservazione e Sari che, nonostante i suoi modi di fare, capiva quando lui e Oji fossero simili e forse insisteva così tanto proprio per quello. Lei che non riusciva a tenere Oji a galla da sola, e voleva per suo fratello un salvagente adeguato. Non poteva essere lui, non c'erano salvagenti per quelli come loro, ma in quel momento Akito capì tutta la buona volontà di sua figlia.
Sospirò, allontanandosi da Sari per andare in sala. Sentí dietro di sé un brevissimo e quasi impercettibile sussurro di vittoria, mentre apriva il cassetto che negli anni avevano destinatario a ricordi di ogni genere. Una bambola Kintarō che Sari si era sempre rifiutata di accettare, un paio di occhiali da sole che Oji usava da bambino tutto il giorno e tutti i giorni, un ventaglio dimenticato da Misako, una cintura da karate arancione. Akito allungò la mano a prendere proprio quella.
Oji aveva abbandonato il karate che era ancora bambino e non era mai tornato su quella decisione. Sorrise, ricordando il cipiglio sicuro con il quale gli aveva detto che non si divertiva per niente, allenarsi era troppo faticoso, prendere calci faceva male.
Akito portò la cintura sul vassoio per la colazione, dopo averla mostrata a Sari.
«Il karate!» disse, un piccolo applauso nella sua direzione.
Akito alzò le spalle «Potrebbe aiutarlo».
In realtà non ci credeva nemmeno lui. Un po' ci sperava, forse. L'idea di rivedere Oji in palestra era piacevole ma, nemmeno impegnandosi, riusciva a visualizzarlo oltre la soglia della porta. Se anche avesse deciso di riprovare, di certo avrebbe fatto marcia indietro prima di cominciare, borbottando su quanto fossero tutti matti.
«Sapevo che alla fine ci avresti provato!» Sari si avvicinò a dargli un bacio sulla guancia, poi cominciò a preparare la colazione per sé stessa.
Sana li guardava con un sorriso lieve, gli occhi non ancora del tutto aperti. Non aveva insistito troppo, lei. Né con lui né con Oji stesso. Lo avrebbe fatto, forse, fino a qualche anno prima. Ora era diventata più pacata, paziente verso i silenzi degli altri, rispettosa di scelte lontane dalle sue ma fiduciosa, sempre, che ogni cosa avrebbe fatto il suo corso nel modo migliore.
«Ma tu perché sei in piedi?» le chiese, avvicinandosi al suo viso per un bacio veloce, già sicuro della risposta.
«Perché non posso perdermi i momenti in cui crolli davanti alle richieste di Sari».
«Non otterrò niente.» disse.
«Lo so».
«Ma ci proverai!» Sari gli porse il vassoio con la colazione, strappando l'ennesima risata a sua madre. Akito si diresse alle scale.
No, non ci avrebbe nemmeno provato. Ché se Oji era bloccato in qualcosa che lo tormentava, avrebbe dovuto - e voluto - scavare da solo per uscirne. Non avrebbe ascoltato consigli, non avrebbe creduto che qualcuno potesse capire il modo in cui si sentiva, nemmeno suo padre che aveva vissuto inverni senza fine, stretto dentro morse insopportabili.
Pensò, Akito, che fosse una curiosa novità vedere per la prima volta un aspetto vulnerabile di suo figlio. No, non gli avrebbe parlato, non sarebbe servito.
Aprì la porta di camera sua, appoggiò il vassoio sulla scrivania, Oji ancora dormiva.
Si sedette ai piedi del letto, provocando un leggero movimento del materasso e sentì un respiro più profondo.
Sembrava rilassato, mentre dormiva. Akito sapeva però che non appena si fosse svegliato tutto quel nervosismo che mostrava a tutti loro senza spiegazioni, sarebbe tornato con prepotenza, sfogato sui tasti di un joystick, su una porta chiusa troppo forte, su un pacco di biscotti da finire il prima possibile. Ecco, forse negargli i biscotti poteva essere una buona idea per portarlo al limite e spingerlo a parlare.
«Siamo fatti così Oji, tutto o niente.» sussurrò, pensando a quella ragazza senza volto che lo aveva spinto a mettere da parte la razionalità. «Però sarei proprio curioso di conoscerla, questa ragazza.»
Un movimento più brusco attirò la sua attenzione. Oji lo guardava, sonnolento. Era come avere di nuovo davanti gli occhi di Sana insonnoliti che aveva lasciato in cucina. La stessa espressione, il male di vivere dipinto sulla faccia, le sette del mattino che non dovrebbero esistere.
«Papà, non ho capito un cazzo.»
I suoi stessi occhi dietro a quelli di Sana, quell'inquietudine tutta sua nascosta dietro quel torpore del mattino, nei gesti impigriti, le parole biascicate.
Oji, le luci di sua madre e le ombre di suo padre.





Buona domenica!
Abbiamo approfittato di un giorno un po' speciale per pubblicare questo missing moment!
*Auguri Piccola_Luna, tu si che sei comprensiva, non come quella stronza...*
È ancora nervoso, non possiamo pretendere troppo.
Speriamo di non averti delusa con questa fic! C'è poco Oji e molto Akito…
Lo abbiamo scritto dopo aver concluso e revisionato la long. Visto che noi con la scrittura siamo un po' come Oji, e cioè facciamo cose senza avere un piano preciso, ci siamo chieste solo in un secondo momento il motivo per il quale Akito non mette parola su questa situazione di Oji. E cercando di capirlo lo abbiamo visto fare tutta una serie di considerazioni che lo hanno portato a decidere di farsi i fatti suoi!
Poi figuriamoci se Sari e Sana potevano restare in disparte! :,D
Il titolo è un'altra parola giapponese intraducibile, l'abbiamo intesa in senso metaforico pensando ad Akito che ricorda un po' sé stesso.
Lov iuh
Shoshin




   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Rossana/Kodocha / Vai alla pagina dell'autore: Shoshin