Capitolo introduttivo
Amaya si svegliò tardi quella mattina. La mattina del suo primo giorno della scuola di orientamento. Quanto avrebbe voluto rimanere sdraiata, a dormire placidamente nel letto di piume. Ma anche se ci avesse provato, la madre entrò in camera, pronta a fare il suo dovere di genitore.Si sedette vicino a lei e le accarezzò una spalla. La ragazza disse di essere sveglia, che non c’era bisogno di aprire le finestre, che si sarebbe alzata presto. Ma la madre già sapeva che le sarebbe stato difficile alzarsi, quindi si scusò, per poi toglierle le coperte rapidamente.
Amaya si lamentò per quei modi bruschi per tutto il tempo della colazione e mentre si preparava per andare a scuola. E Eresseie, la madre, sopportò pazientemente i suoi lamenti. Sapeva che anche se la figlia brontolava tanto, era conscia che quell’atteggiamento era stato di sicuro il più efficace per aiutarla a cominciare la giornata. E infatti Amaya lo sapeva, ma forse aveva più bisogno di pensare a qualcosa di diverso da quello a cui sarebbe andata incontro a scuola.
- Sei pronta? –
- Sì sì, ora vado. –
- Amaya! –
- Sì? –
- Le lentiggini? –
- Ah giusto. Mi pareva di dimenticare qualcosa. –
- Eh meno male che ci sono io. –
- Shh ahah –
E invece no, il karma volle che anche Amaya, come molti altri prima di lei, arrivasse tardi il suo primo giorno di scuola. Non appena entrò nella buia classe, il professore, reso oscuro dal velo del buio, le intimò di sedersi in fondo all’aula. Come arrivare là, senza urtare qualcuno e fare di conseguenza confusione, lei non lo sapeva. Perciò guardò nella direzione dell’uomo, con sguardo supplicante. Al che il signore le diede la propria sedia per permetterle di accomodarsi davanti al primo banco, appostata al muro, così da poter osservare la presentazione, senza disturbare e poter poi sedersi al suo posto, alla fine.
Sul grande schermo, il professore cominciò a mostrare delle immagini, che seguivano la logica dei suoi discorsi.
- Ben ritrovati ragazzi e ragazze. Gli anni scorsi avrete sicuramente studiato gli esseri umani in via del tutto teorica, quest’anno invece è previsto che voi li possiate osservare più da vicino, ovviamente non ci saranno contatti ravvicinati. Gli esercizi pratici consisteranno nell’osservare gli uomini... –
- Come faremo professore? –
- Se mi lasciasse finire signorina. Vi verranno date in dotazione delle sfere porta, ovviamente potrete adoperarle solo in presenza di un insegnante. –
- E per quale scopo li dovremmo osservare? Cosa ci interessa il loro modo di vivere? –
- Che domande … sono le creature più simili a noi di qualunque altra; seppur senza magia, sono riusciti ad andare lontano, ad evolversi, a trasformare il loro mondo come se possedessero un qualche dono magico, mentre non ce l’hanno. Ci interessa sapere cosa li rende così capaci e così speciali. Vedremo cosa ne ricaverete voi osservandoli…
Amaya annuì quasi contemplativa. Quanto aveva aspettato quell’evento. Come diceva il professore, veramente gli umani sapevano sorprendere come nessun altro essere vivente esistente. E il loro equilibrio, la loro capacità di vivere così tanti sentimenti, così tante emozioni senza rimanerne danneggiati … era un talento che tutti loro segretamente invidiavano.
Una volta terminata la presentazione il professore le mostrò il banco che le sarebbe spettato e vi si accomodò.
Sarebbe stata infondo all’aula, vicino a 2 ragazze folletto: una aveva i capelli corti, spettinati e rosso fuoco, così come gli occhi grandi e furbi, il viso costellato di lentiggini rosse e due lunghe e grandi orecchie che facevano capolino da dietro qualche ciuffo di capelli, tratto tipico dei folletti. Ella si chiamava Estelle. L’altra era una piccoletta dall’espressione severa, i capelli lunghi, mossi e dal color rosso violetto chiaro raccolti in una lunga treccia, pettinatura insolita per un folletto, dello stesso colore dei piccoli occhi a mandorla, si chiamava Daphne.
Priva di tatto, Estelle si presentò e domandò alla nuova arrivata se potesse mostrarle le sue ali. Amaya, spiazzata, negò perentoria, spiegando che non riteneva adeguato mostrarle con tanta leggerezza, in quanto esse erano la manifestazione della propria anima.
Le due compresero che lei era una di quelle poche persone molto sensibili e pudiche che ci potessero essere. Non erano in tanti a pensarla così. I più non vedevano l’ora di sfoggiarle, senza tanta esitazione e imbarazzo.
Lei cambiò discorso e chiese cosa si fosse persa, se ci fosse stata una qualche presentazione particolare o se fosse stata data qualche informazione essenziale.
- Beh è stato molto accattivante. A parte i soliti discorsi sulla responsabilità, sul futuro in mano ai giovani e sul nostro dovere di studiare, ma anche di svagarci, a me è piaciuta un sacco la parte dove diceva che noi siamo la generazione che più assomiglia agli umani. I nostri genitori e antenati non conoscevano la libertà di essere e sentire come possiamo noi. Quindi si aspettano grandi cose da noi e bla bla bla poi ho perso il filo ahah. –
- Ah sì immagino. -
Le vicine di banco così, chiamarono il compagno vicino a lui, perchè chiamasse il biondo. Il primo non era affatto male: sguardo sicuro, penetrante, capelli corvini e ordinati, occhi scuri e profondissimi, lineamenti perfetti e privi di imperfezioni, pelle bianca alabastro, caratteristiche di ogni elfo che si rispetti, senza contare le orecchie, decisamente più piccole, eleganti e a punta. Lui si chiamava Samuel. Il biondo, una volta chiamato, si voltò verso Amaya con sorriso sfacciato e arrogante. Dunque lui si ricordava di lei, ma aveva voluto che lo cercasse lei. Amaya pensò che quel tipo doveva soffrire di una qualche forma di narcisismo veramente smisurata.
- Ciao principessa. –
- Dongiovanni... –
- Vi conoscete? –
- Ma toglimi una curiosiotà biondino. Perché mi continui a chiamare principessa? –
- Ma come? Mi sembra abbastanza ovvio. Aspetto il giorno in cui diventerai la mia regina. –
- Come hai fatto a stregarlo? Molte gli vanno dietro e nessuna lo conquista, poi arrivi tu e anche il colpo di fulmine. –
- Questo mona è un rubacuori? –
- Sì Amaya, beh è un bel ragazzo no? –
- Sì, sì, ma oltre a quello? -
- Intanto per essere amici con benefici non serve chissà che requisito intellettuale. –
- Ah ecco quindi cede anche lui. –
- Sì, giusto un po’. Ma una volta una si è innamorata di lui, o almeno lei diceva così, mentre lui no. Ha dovuto rifiutarla e perderci il guadagno. –
- Oh, ma allora ha anche un animo nobile in fondo. –
- Ahahah –
- Io sono nobile dalla punta dei piedi fino al mio ultimo capello. –
- Non definirei un dongiovanni “nobile” in realtà. –
- Io conto che la sua incredibile cotta per l’inarrivabile Amaya possa renderlo quello che lui pensa di essere. –
- Ahah come sai che sono inarrivabile? –
- Istinto femminile. Mi sbaglio? –
- No. Hai un intuito eccezionale. –
- Vedremo care mie, vedremo. …-
- Oggi vi spiegherò in cosa consiste la lezione di “antropologia dell’uomo”, dato che la mia collega non è potuta essere presente e, dato che voi non avrete mai ovviamente sentito parlare di un corso simile, ve lo spiegherò rapidamente.
Estelle rise e bisbigliò alla nuova ragazza:
- Ovviamente lui sarà “Mr. evidenza” –
- Amaya tu pensi di sceglierti una persona o un gruppo di persone da osservare? –
- Ancora non lo so, penso che dipenderà da quanti umani interessanti mi capiteranno tra le mani. Tu? –
- Hmm la penso come te, ma diciamo che mi porrò l’obiettivo di trovarne uno per semplificarmi la vita: un tipo che mi piaccia e mi intrighi, altrimenti niente. –
- Non mi sembra che ti semplifichi la vita scegliendone uno specifico ahahah –
- Lo so ahahah –
- Come iniziare in bellezza. –
- Ma la pianti? Sei solo un tizzo antipatico e razzista. –
- Oh andiamo, pensi che io sia l’unico? Non è già un atteggiamento da razza superiore, utilizzare un appellativo che mi identifichi come razza inferiore? Pure tu sei razzista gessetto, quindi sta zitta che è meglio! –
I folletti erano contraddistinti da colorazioni di occhi e capelli vivaci, allegre, semplicemente diverse da quelle degli elfi, oltre che da orecchie molto lunghe e grandi, perpendicolari al volto e lentiggini e/o voglie colorate sulla pelle.
- Tu non mi dici di stare zitta! E non mi chiami neanche gessetto! E non mi guardi male se ho detto la verità! Folletti ed elfi possono innamorarsi. È già successo, ci sono già state coppie di razze diverse ed esse hanno anche avuto dei figli, quindi è possibile. Informati ignorante! –
- Ignorante io? Oh! –
- Se lo sai, che problemi ti danno allora? –
- Semplicemente non comprendo come ciò sia possibile.. che due razze diverse si innamorino.. io non mi metterei mai con una ragazza folletto. La sola idea mi fa venire i brividi, sono un sangue puro io, da sempre nella mia famiglia ci si sposa anche tra parenti, per mantenerlo. Non fa parte del mio DNA un pensiero come il tuo.
- Santo cielo! Quanto sei …! Ah non so neanche definirti. –
- Scusa, ma è la verità. –
- Perché? Sentiamo. Perché non ti piacciamo? Perché siamo troppo imperfette, rispetto alle tue compagne elfe? Non ti piacciono le nostre orecchie? O le nostre voglie colorate sulla pelle? –
- A parte quello … -
- Eh cosa cosa? –
- I vostri vestiti… non riesco a guardarvi come ragazze serie. –
- … La tua schiettezza è schifosa! –
- Oh e se non la volevi sentire, facevi a meno di chiederlo. –
- Amaya!! Dì qualcosa!! È vergognoso! –
- Beh Estelle … non ha tutti i torti. Voglio dire, è vissuto in un ambiente diverso. Ha una mentalità diversa. Forse se fossimo nate elfe, la penseremmo anche noi così. –
- Non so se essere ammirato per la tua comprensione e intelligenza o se essere offeso per il tuo parlare di me in terza persona. –
- Non volevo offenderti, scusa. –
- Ehi ma allora sai parlare in modo civile? Perché con me non lo fai? –
- Perché tu non sei un normale ragazzo civile! –
- Ma non è vero! E cosa sarei? –
- Un donnaiolo pervertito e narcisista. Il tuo modo di fare mi fa incavolare. –
- Ahia. Sempre tagliente eh. Non è che sei un po’ elfo tu? Visto che non stai al gioco e sei talmente sincera da far male? –
Estelle invece, non propensa a lasciare la conversazione a metà, si impose per proseguirla.
- Vuoi dire che se ti innamorassi di una ragazza folletto, tu ignoreresti i tuoi sentimenti? –
- Ancora con questa storia?! Mi sa che voi folletti vi fate condizionare troppo dagli umani. L’amore non è roba nostra. È un sentimento futile e immaginario, qui non esiste. Tu l’hai mai provato? –
- Beh no, ma quando incontrerò quello giusto... –
- Ahahahah ma dai! Che storie ti fai? Senza contare il fatto che neghi la natura stessa delle cose. Non siamo fatti per unirci tra noi. I figli delle coppie diverse lo dimostrano. O forse non lo sai? Che nascono senza un’anima. –
- Ma non è vero … -
- Non hanno ali da mostrare. Non hanno un’anima. È semplice logica. –
- Ma che ne sai? Magari sono solo invisibili. –
- Pff se non si vedono, non ci sono. –
- E il vento allora? –
- Ma smettila. Non puoi mettere le due cose sullo stesso piano. –
- Scommetto che alla fine sarai il primo ad innamorarti, e anche di una ragazza folletto ahahah … –
Nobuyuki allora, le domandò quanto fosse disposta a scommettere. Ella guardò l’elfo divertita, che distolse lo sguardo innervosito, e poi Nobuyuki, pronta a dire la posta in gioco, quando lui le fece una proposta sua:
- Se lui cambia idea e sarà pronto ad uscire con una ragazza folletto, tu uscirai con me. –
- Sarebbe come scommettere l’impossibile giusto? Che ti cambia? –
Nobuyuki per la contentezza si mise a svolazzare per il corridoio, mentre gli altri risero per quell’esagerata reazione. Amaya si coprì gli occhi con una mano per l’imbarazzo. Estelle invece, incuriosita da tutto quell’interesse per la nuova ragazza, le chiese di raccontarle più nei dettagli come avesse conosciuto quell’ebete. Amaya guardò il folletto biondo tanto felice, rise ancora e iniziò il racconto.