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Autore: BlueMagic_96    18/02/2022    6 recensioni
[TodoBakuDeku]
Izuku, Shouto e Katsuki si frequentano regolarmente da quasi due anni ma nessuno di loro ha ancora avuto il coraggio di dirsi ‘ti amo’. Quando questo taboo viene infranto, è il panico. Incomprensioni e ripensamenti minacciano di allontanarli e, dopo un’attenta riflessione, i tre Eroi decidono di discuterne meglio a cena.
Una cena a lume di candela in un elegante ristorante italiano.
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NB: questa one shot è collegata ad altre cinque precedenti che ho scritto (i link li trovate a inizio fic) ma può essere letta separatamente, non è necessario avere letto le altre. Le ho pubblicate separatamente perché hanno rating differenti.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Fuyumi Todoroki, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Chi non muore si rivede!
Ebbene sì, siamo arrivati alla fine di questa lunga e a tratti infinita avventura... mi piange il cuore ma prima o poi doveva succedere.

Scusate se ci ho messo tanto ma ormai avrete capito che la sintesi non è il mio forte e stavolta mi sono proprio superata (33 pagine di word per quella che doveva essere una OS e che mi vedo costretta a dividere in capitoli, scusate). Non riuscivo a smettere di scrivere e non ero mai soddisfatta: non vi dico quante volte mi sono ritrovata a cancellare pagine intere per riscriverle da capo.

Come al solito spero che la storia vi piaccia e mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate. I capitoli li pubblicherò settimanalmente, in linea di massima: li ho già tutti pronti ma non volevo caricarli tutti in una volta sola.

Per un'esperienza più "completa" vi lascio il link alle altre storie, se siete interessati. Ripeto che non è necessario aver letto le altre per seguire questa, quindi sentitevi liberi!


"Vuoi scommetere?": https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3973340&i=1
"Sono troppo stanco...": https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3977956&i=1
"Non doveva essere una serata tranquilla?"https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3985114&i=1
"Tutto ma non la vodka": https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3990393&i=1
“Se il buongiorno si vede dal mattino”: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3993512&i=1

PS: dato che sono una sottona e non riesco a staccarmi da questi tre, e visto che alcuni di voi hanno appoggiato la mia idea di scrivere una storia bonus su come tutto è iniziato, sappiate che mi sono già messa a scrivere quindi probabilmente questo non sarà un addio ma un arrivederci. Ah, e prevedo che sia rossa. <3

[PARTE 6/6]

Spesso ci immaginiamo gli Eroi come queste creature invincibili, capaci di mantenere la calma anche nelle situazioni più inaspettate: dopotutto passano le loro giornate a combattere contro spietati criminali e a salvare persone sconosciute dai più svariati pericoli; sono addestrati per essere veloci e reattivi, specialmente nei momenti di crisi. Nulla può fermarli.
In linea di massima è così, ma nella vita di tutti i giorni gli Eroi non sono sempre temerari e imbattibili come sembrano: sono esseri umani anche loro e, in quanto tali, hanno le loro preoccupazioni e i loro problemi a cui pensare. A volte il coraggio li abbandona, lasciandoli in balia delle loro ansie più profonde; altre volte le cose sfuggono loro di mano e tutto quello che possono fare è fuggire.

Per Hero Deku, Hero Shouto e Great Explosion Murder God Dynamite, le cose non erano tanto diverse: erano Eroi forti e impeccabili sul campo di battaglia ma quando si trattava delle loro emozioni erano senza speranze. Più di una volta avevano quasi buttato all’aria la loro relazione perché non erano stati in grado di elaborare i loro sentimenti ed essere onesti con se stessi.
Un esempio? Il venticinquesimo compleanno di Midoriya.




Dopo una serata sobria e tranquilla insieme ai loro amici – nessuno aveva voglia di ripetere l’esperienza assurda che avevano vissuto per il compleanno di Denki – i tre Eroi avevano deciso di ritirarsi nell’appartamento di Izuku per celebrarlo con un’intensa notte di passione.
Il giorno successivo Bakugou doveva partire per Sapporo e sarebbe stato via almeno una settimana: era stato chiamato ad investigare su un gruppo di spacciatori e rivenditori di droghe per Quirk, una cosa seria in collaborazione con altri Eroi. Con la sua assenza, Todoroki avrebbe probabilmente dovuto raddoppiare i suoi turni – lavoravano per la stessa agenzia – e non si sarebbero visti per un bel po’.
Una nottata di sesso era proprio quello che ci voleva.

Tutto procedette secondo i piani, ma quando Izuku raggiunse l’orgasmo successe qualcosa di inaspettato: forse era stata l’euforia del momento o forse solo un lapsus, fatto sta che aveva detto ‘ti amo’ e questa volta non era ubriaco e non stava scherzando; questa volta ci credeva per davvero.

“Ahn, vi amo ...” pianse, stringendo il braccio di Todoroki e afferrando il polso di Katsuki di fianco a sé, nell’attesa che il piacere scemasse, “... mi mancherete” concluse. Nonostante la vista annebbiata, però, non gli sfuggirono né l’espressione inorridita dipinta sul volto di Katsuki né l’aria scioccata e sperduta di Todoroki.

Improvvisamente cadde il silenzio: “Ma che cazzo, Deku!” il biondo sbuffò e lo spinse via, chiaramente infastidito.
Solo allora Izuku si rese conto di quello che aveva appena detto: “Oddio, io... mi dispiace, non volevo...”
Ma Bakugou si era già allontanato da lui: “Perché cazzo lo hai detto se nemmeno lo pensavi davvero?” sembrava confuso, arrabbiato e ferito al tempo stesso.
“N-No, non è quello che intendevo, io... mi è scappato, davvero!” il ragazzo dai capelli verdi stava chiaramente andando nel panico e cercò di avvicinarsi a Katsuki come qualcuno si avvicinerebbe ad un gatto randagio ferito e nascosto dietro un cassonetto.
“Ti è scappato, certo!” rispose il biondo con una punta di sarcasmo, alzandosi dal letto e voltandosi verso di lui, “La prossima volta fammi un favore e chiudi la bocca, ok? Mi hai rovinato l’orgasmo con queste cazzate!” disse, rimettendosi i pantaloni e raccogliendo il resto dei suoi vestiti da terra.

Il cuore di Izuku perse un battuto e i suoi occhi iniziarono a bruciare: sapeva di avere appena infranto uno dei loro più grandi taboo ma non capiva perché Kacchan fosse così turbato. Stava chiaramente esagerando.
“Qual è il problema, esattamente? Non è che ti abbia insultato o...” Izuku cercò inutilmente di farlo ragionare.
“Non le facciamo queste stronzate, ok?” sbottò il biondo.
Izuku abbassò lo sguardo come un bambino di fronte alla mamma arrabbiata: “Sì, lo so... non avrei dovuto dirlo, mi dispiace” mormorò, colpevole.

“Già, non avresti dovuto” convenne Katsuki mentre si infilava la canottiera scura. Era stranamente pallido e aveva l’espressione di qualcuno in procinto di vomitare.
Izuku lo guardò con occhi tristi: non voleva che il suo compleanno finisse così e gli dispiaceva averlo fatto arrabbiare in quel modo; per colpa della sua boccaccia, aveva rovinato la serata di tutti.
Sapeva che Kacchan era piuttosto suscettibile su certe cose e tutti e tre avevano deciso di tenere i sentimenti fuori dalla loro relazione. Pur sapendolo, Izuku aveva sentito il bisogno di dire quelle cose. Perché? Merda! Sono un idiota! Ho rovinato tutto...

“Kacchan... torna qui, per favore” gli chiese con un leggero sorriso, “Senti, non devi per forza ricambiare... fingi che non abbia detto nulla, ok?” aggiunse subito dopo, mordendosi nervosamente il labbro.
Ma Katsuki era nel bel mezzo di una crisi interiore e non poteva semplicemente ‘fingere che non avesse detto nulla’: ogni dubbio o preoccupazione che aveva avuto negli ultimi mesi riguardo al loro rapporto era venuto improvvisamente a galla e ora il suo cervello era sommerso da domande senza risposta.

In quel momento non era Great Explosion Murder God Dynamite, l’Eroe impavido e spericolato.
In quel momento era Bakugou Katsuki, il venticinquenne che non era mai stato in una relazione seria prima di allora e che doveva far fronte ad una profonda e radicata paura d’impegnarsi.
Era nel panico più totale: “E’ tardi, devo andare. Parto presto domani mattina” borbottò tra sé e sé, senza nemmeno alzare lo sguardo da terra, “Facciamo finta che non sia successo nulla, ok?” aggiunse mentre raccoglieva le sue ultime cose dalla camera da letto.

Izuku avrebbe voluto augurargli buon viaggio, avrebbe voluto ricordargli di stare attento e magari lo avrebbe salutato con un bacio, ma era troppo confuso e ferito per fare qualunque cosa e sapeva che avrebbe solo peggiorato la situazione: “Ok, ma...”
 “Bene. Ci si vede” Bakugou era sparito nell’oscurità dell’appartamento senza nemmeno guardarsi indietro, lasciandosi alle spalle solo il suono della porta che si richiudeva al suo passaggio. Andato.

L’attimo prima era lì, a scoparlo come un animale, e un momento dopo non c’era più.
‘Ci si vede’... ha davvero detto così? Izuku si lasciò ricadere sul materasso: voleva piangere ma ricacciò indietro le lacrime quando un movimento sul letto gli ricordò di Shouto. Cazzo!
Todoroki lo stava fissando con occhi grandi e pieni di preoccupazione, la bocca leggermente aperta come se stesse per dire qualcosa, ma nessun suono uscì dalle sue labbra.

Aveva assistito a tutta la scena, comodamente seduto sul suo lato del letto, ed era rimasto talmente immobile e silenzioso che sia Izuku che Katsuki si erano dimenticati della sua presenza e lo avevano ignorato durante la loro discussione.
Izuku era furioso e spaventato al tempo stesso: “Hai qualcosa da dire?” si rivolse a lui con voce tremante ma decisa; era arrabbiato perché Shouto non aveva nemmeno cercato di aiutarlo o di intervenire, e spaventato perché non aveva idea di come Todoroki avrebbe reagito alla sua confessione. E se mi odiasse anche lui, adesso?

Shouto tornò improvvisamente alla realtà: “M-Mi dispiace... non sapevo cosa dire” balbettò.
Izuku trattenne un insulto: “Qualsiasi cosa, Shou’... qualsiasi cosa sarebbe andata bene!” il comportamento passivo del rosso stava iniziando a dargli sui nervi e tutta quella situazione lo stava mettendo seriamente alla prova. Si era appena esposto nel modo più intimo possibile e loro, in cambio, non gli avevano dato nulla. Aveva bisogno di rassicurazioni, di comprensione... di qualcosa, almeno di qualche parola di conforto!

“Lo so, non sono bravo in queste cose... scusami” cercò di dire Shouto, peggiorando la situazione.
“Non ho bisogno delle tue scuse, Shouto!” sbottò Izuku, mordendosi la lingua e passandosi una mano tra i capelli, in preda alla frustrazione. Ho bisogno di una risposta! Ho bisogno di qualcuno che mi baci e mi dica che va tutto bene. Ho bisogno di sapere che mi ami. Almeno tu. “Ho bisogno che tu te ne vada” disse infine.
Todoroki rimase letteralmente paralizzato: “M-Ma...”
“Non sono arrabbiato” lo rassicurò Izuku, anche se non era del tutto vero, “Sono solo stanco e... non lo so, ho bisogno di stare da solo” concluse. “Ti prego.”

Gli serviva del tempo per schiarirsi le idee: si sentiva in colpa, sporco e rifiutato.
Se solo potessi rimangiarmi tutto... Ma perché, poi?
Sì, erano scopamici e non avevano mai parlato seriamente di amore, ma era chiaro a tutti – anche ai loro amici – che ci fosse qualcosa in più del sesso a legarli.

Passavano un sacco di tempo insieme e stavano bene anche fuori dalle lenzuola: erano amici, amanti e compagni, e si conoscevano meglio di chiunque altro. Si volevano bene e ognuno di loro lo dimostrava a modo suo: dire ‘ti amo’ era solo un’espressione di affetto alternativa... allora perché si sentiva in colpa?
Izuku si riempì improvvisamente di una nuova sicurezza: credeva davvero in quello che aveva detto e non aveva alcuna intenzione di rimangiarsi tutto. Se Katsuki e Shouto avevano dei problemi al riguardo, era un problema loro.

“Quindi...” la voce di Todoroki ruppe il silenzio imbarazzante che si era creato, “sei sicuro di volere che me ne vada?” chiese con una punta di speranza.
Si era completamente rivestito, fatta eccezione per le scarpe, ma i suoi capelli erano ancora sudati e scompigliati dalla recente attività notturna: era dannatamente bello ma Izuku non riusciva a scrollarsi di dosso quella sensazione di rabbia e frustrazione.
Shouto fraintese il suo silenzio per incertezza e si chinò in avanti per dargli un bacio, ma Izuku scosse la testa e gli mise una mano sul petto. Non questa volta, mi dispiace.

L’altro lo guardò con un’espressione ferita e fece un passo indietro: “Non dobbiamo fare niente se non vuoi. Insomma, direi che abbiamo fatto abbastanza per oggi...” vaneggiò Shouto, chiaramente imbarazzato.
“Lo so” Izuku lo interruppe. I maldestri tentativi di Todoroki di tirargli su il morale lo avevano addolcito un po’, ma non era comunque di aiuto. “Grazie ma penso sia meglio se dormo da solo, stanotte” disse.
Todoroki annuì e si mosse lentamente verso il comodino per racimolare le sue ultime cose, pronto a lasciare l’appartamento con sguardo rassegnato. Almeno mi vuole ancora, pensò Izuku nel disperato tentativo di cancellare dalla memoria lo sguardo disgustato di Kacchan. Un pensiero malato si fece strada nella sua mente: forse se ci provo di nuovo reagirà diversamente. E’ Shouto, dopotutto...

“Shou’?” lo chiamò, esitante.
Il rosso, che si stava mettendo le scarpe, sollevò di scatto la testa e guardò Deku, ancora nudo sul letto: “Sì?” chiese con voce speranzosa.
Il ragazzo dai capelli verdi strinse a sé il lenzuolo e si fece coraggio: “Ero serio. Penso davvero di amarvi” ripeté con affanno.
Shouto sbiancò e lo guardò impaurito come un cervo: non si aspettava di sentire nuovamente quelle parole e in verità anche lui era completamente nel panico.
Non sapeva come reagire e non aveva idea di cosa dire, per cui se ne venne fuori con l’unica cosa che il suo cervello impanicato era riuscito a pensare: “G-Grazie.”

+++

“GRAZIE?!” gridò Fuyumi e la sua voce acuta rimbalzò sulle pareti della cucina di villa Todoroki. Si prese i capelli tra le mani e appoggiò i gomiti sul tavolo: “Oh no, Shou’! Ti prego, dimmi che non l’hai detto davvero...”
Shouto trasalì e la guardò con espressione colpevole: “E’ tanto grave?”

“Non è grave, è un disastro! Quel povero ragazzo...” Fuyumi scosse la testa, “E poi?” lo incitò dopo qualche secondo, ansiosa di sentire il resto della storia.

Il suo fratellino sembrava molto scosso e preoccupato: era venuto da lei in cerca di consigli e lei aveva tutte le intenzioni di rendersi utile, ma per farlo aveva bisogno di più informazioni.
 “Beh, mi ha detto che aveva bisogno di spazio e di tempo per pensare...” Shouto continuò con voce sommessa. Ricordava ancora il volto triste e ferito di Izuku di fronte a lui, i suoi grandi occhi luminosi che perdevano lentamente la solita luce e il suo labbro che tremava, “...quindi ho lasciato l’appartamento. Questo è tutto.”

“Questo è tutto?!” Fuyumi sembrava confusa e inorridita al tempo stesso.
“Sì, insomma... ci siamo scritti qualche volta ma sembrava giù e non volevo infastidirlo” spiegò Shouto.
“Oh, tesoro... davvero non ci arrivi?” gli chiese lei, poggiandogli una mano sulla guancia e guardandolo con aria materna e addolcita.

Suo fratello poteva essere piuttosto impacciato e ingenuo quando si trattava di affari di cuore, ma non era colpa sua: aveva passato la maggior parte della sua infanzia da solo, senza poter interagire con persone della sua età, e gli era difficile interpretare le parole e i comportamenti altrui. Aveva ricevuto un’educazione molto rigida e i loro genitori non erano certamente stati un grande esempio di ‘amore e famiglia’!

“Non si ringrazia una persona che ti ha appena confessato il suo amore!” gli spiegò pazientemente, “Di certo non si scompare così nel nulla...” aggiunse. Shouto avrebbe detto qualcosa in sua discolpa ma sua sorella continuò a parlare prima che potesse anche solo aprire bocca: “Midoriya aveva bisogno del tuo supporto, voleva sapere cosa provi per lui. Perché non gli hai detto che lo ami anche tu?”
Quella semplice domanda bastò a mandare Shouto nel pallone: “P-Perché... non lo so cosa provo per lui!” disse, abbassando lo sguardo sul tavolo di fronte a sé.

Fuyumi sollevò il sopracciglio in un’espressione dubbiosa: “Ma certo che lo sai! Ho visto il modo in cui lo guardi, Shou’. Sei felice quando siete insieme, e parlo anche di Bakugou” disse, accarezzandogli il dorso della mano con il pollice.  “Probabilmente Midoriya ti piaceva anche quando eravate alla Yuuei!”
Shouto guardò sua sorella e si leccò nervosamente le labbra: aveva ragione, amava Izuku; li amava entrambi, in verità, e ne era ben consapevole quindi... perché era andato nel panico?
“Io... penso che dirlo ad alta voce mi spaventi”confessò infine.

Per quanto sembrasse assurdo, Fuyumi sembrò capire perfettamente dove volesse andare a parare: “Mmh.. è successo qualcosa in passato?” chiese, cogliendolo di sorpresa, “Insomma, con Yaoyorozu o...”
“No, cioè... non lo so, è quello il problema” rispose lui, colpito dalla perspicacia di sua sorella.
Si sarebbe volentieri fermato lì ma sapeva che per uscire da quella situazione non aveva altra scelta se non quella di essere sincero con Fuyumi: “Momo mi ha lasciato dopo che le ho detto di amarla. Lei si era confessata prima di me e io ho esitato a rispondere, ma quando l’ho fatto è scoppiata a piangere e mi ha detto che non era vero, che lo avevo detto solo per farla felice” spiegò il ragazzo.  
Fuyumi rimase in silenzio per qualche secondo: “Ed è così?” gli chiese.

Shouto si prese un po’ di tempo per pensarci: sì, Momo aveva detto di amarlo e lui aveva ricambiato solo perché pensava fosse quello che lei voleva sentirsi dire. Ricordava ancora la conversazione che avevano avuto subito dopo: lei lo aveva incoraggiato a guardarsi dentro e a venire a capo dei suoi sentimenti, perché fingere di provare qualcosa che non esiste non avrebbe fatto bene a nessuno dei due. Gli aveva detto che il tipo di amore che lui poteva offrirle non era quello di cui lei aveva bisogno.

“Sì, immagino avesse ragione” ammise Shouto, infine, “ma non capisco. Pensavo davvero di amarla, Fuyumi... sul serio. E se fosse la stessa cosa con Midoriya?  Se pensassi di amarlo quando in realtà non è vero? Non so cosa si prova ad essere innamorati, quindi come faccio a capire se i miei sentimenti sono effettivamente validi? Non voglio commettere lo stesso errore con lui e... beh, e poi c’è Bakugou” Shouto confessò tutto d’un fiato. Tutte le sue preoccupazioni erano venute a galla ma Fuyumi sapeva che c’era ancora qualcosa sotto e decise di lasciarlo parlare: “Cosa c’entra Bakugou?” lo incitò.

Shouto mise da parte la sua riluttanza e continuò: “Beh, Bakugou odia questo genere di cose. E’ chiaro che non provi quello che provo io e non voglio spaventarlo, non di nuovo” confessò.
Fuyumi aggrottò la fronte: “Di nuovo?”
Shouto la guardò e si morse il labbro: “Sì, lo sai che... beh, c’era qualcosa tra noi qualche anno fa, prima che Midoriya tornasse dagli Stati Uniti” disse.
“Sì, mi ricordo ma pensavo fosse solo...”
“Sesso, sì.”
“... divertimento. Stavo per dire divertimento...” finì lei, cercando di non arrossire troppo.

Shouto si rimproverò da solo per la sua mancanza di tatto: “Scusami, ti sto mettendo in imbarazzo” si scusò.
A quanto pare è tutto quello che riesco a fare, ultimamente.
Fuyumi scosse la testa e si aggiustò nervosamente gli occhiali sul naso: “No! No, no, assolutamente... è solo che mi è ancora difficile accettare che sei cresciuto, tutto lì!” l’ultima cosa che voleva era che Shouto pensasse di non poter parlare con lei della sua vita amorosa. “Continua, ti prego.”

Shouto la guardò con sospetto ma alla fine riprese a parlare: “Sì, eravamo solo...” si fermò per trovare un parola che non fosse ‘scopamici’, “... amici di letto, ecco. Una sera, dopo che... beh, dopo quello ci siamo addormentati insieme e ci siamo svegliati abbracciati” ricordò. “Lui sembrava disgustato. Ci siamo confrontati e mentre discutevamo penso di essermi riferito alle nostre... attività, come a ‘fare l’amore’. Mi è scappato, è stato involontario, tanto che mi sono sorpreso da solo, ma lui è andato via urlando esattamente come ha fatto con Izuku e una settimana dopo abbiamo ufficialmente smesso di vederci” terminò Shouto con un sorriso triste e nostalgico. “Non voglio perderli, Fuyumi. Non so cosa fare” ammise, sconfitto. Sua sorella sembrava commossa dalle sue parole e per un attimo Shouto pensò che sarebbe scoppiata in lacrime, perché i suoi occhi luccicavano dietro alle sottili lenti degli occhiali.

Fuyumi aspettò che suo fratello si calmasse prima di prendere parola: “Posso andare ora?” aveva ascoltato con attenzione tutte le sue preoccupazioni ma ora era il suo momento di parlare e di dare la propria opinione al riguardo. “Per prima cosa, ‘amore’ è un concetto molto complesso. Io e te ci amiamo come fratello e sorella, tu ami i tuoi amici perché ti sono vicini e ti fidi di loro. Si può amare in mille modi diversi e ti credo quando dici che amavi Momo: semplicemente non l’amavi nello stesso modo in cui lei amava te. Ha fatto un favore ad entrambi ponendo fine alla vostra relazione e sono sicuro che l’abbia fatto proprio perché ti amava. Scommetto che non ti sei mai sentito con lei come ti senti quando sei con Bakugou e Midoriya. O sbaglio?”

Shouto annuì: il suo rapporto con Katsuki e Izuku era completamente diverso da quello che aveva con Momo. Lei era una cara amica ed era stata un’amante stupenda, ma niente più di quello.
“Izuku ti ha confessato i suoi sentimenti e tu non gli hai detto nulla in cambio, quindi probabilmente ora pensa che non provi le stesse cose” continuò Fuyumi. “Se davvero lo ami e hai paura di perderlo, diglielo e basta. Fidati del tuo istinto. Non devi dirlo perché te l’ha detto prima lui, ma perché lo senti... e sappiamo entrambi che è così. Quello che è successo con Momo non si ripeterà, ne sono sicura” gli disse accarezzandogli la guancia e dandogli un bacio sulla fronte. “Non sto dicendo che le cose saranno sempre perfette, non possiamo predire il futuro. Magari scoprirete di non essere fatti l’uno per l’altro e ti stancherai di loro, o magari incontrerai qualcun altro, chissà! Non pensare troppo a queste cose... goditi il presente, ok? Al momento provi qualcosa di forte e concreto per loro ed è ora che tu dia un nome a questi sentimenti. Lo so che fa paura ma non è che tu stia per chiedere loro di sposarti! Stai tranquillo!”

Le parole di Fuyumi scossero Shouto nel profondo: tutto aveva perfettamente senso e gli si erano aperte una marea di possibilità a cui non aveva mai pensato.
“Ah, e per quanto riguarda Bakugou...” aggiunse la ragazza, attirando nuovamente lo sguardo di Shouto su di sé. “E’ venuto qui, lo sai?” lo stuzzicò con un sorrisetto malizioso.
“Cosa?!”

“Sì, circa due settimane fa. Abbiamo parlato un po’ – è un ragazzo davvero brillante, a proposito – e mi ha chiesto se potevo condividere con lui la mia ricetta della soba. A quanto pare ci sta lavorando da mesi ma ancora non riesce a farla come piace a te” gli raccontò, compiaciuta.
Shouto non riusciva a credere alle proprie orecchie: Bakugou che faceva tutto questo solo per compiacerlo? Da quando era così premuroso?
“Ha un modo di fare e un linguaggio decisamente colorito ma sotto sotto è molto dolce” continuò Fuyumi, “Dici che chiaramente non prova le stesse cose che provi tu ma io penso che sia solo terrorizzato e imbranato come il resto di voi scemi...”

+++

“Hai fatto cosa?!” Mina squittì, spalancando gli occhi dallo stupore.
Kirishima si unì a lei poco dopo, scuotendo la testa: “Decisamente poco virile, amico...” sospirò deluso, togliendosi la fascia per capelli come se avesse appena terminato una delle sue sessioni di allenamento.

Katsuki alzò le braccia, esasperato: “Non sapevo cosa dire, ok?! Era tutto perfetto prima che Deku facesse scoppiare questa cazzo di bomba!” aggiunse, leggermente alticcio dopo i due bicchieri di vino che aveva appena tracannato in preda ad una crisi nervosa.
Era seduto su uno degli scomodi sgabelli della sua stanza d’albergo e aveva appena finito di cenare: sulla tavola di fronte a lui, in bilico tra i condimenti e la bottiglia di vino, c’era il tablet bianco su cui comparivano le facce stravolte di Mina ed Eijirou.

Dato che al momento si trovava in Hokkaido e non potevano vedersi di persona avevano deciso di ritrovarsi online per aggiornarsi su alcune cose, ma la conversazione si era spostata rapidamente dal lavoro alla sua vita privata, come al solito.  
“Beh, abbiamo finalmente trovato qualcosa in cui non sei bravo” borbottò Mina con tono sarcastico e quasi infastidito. “Le relazioni” disse infine.
“Sì, stavolta l’hai combinata grossa...” le fece eco Kirishima.

“Lo so! Non ho bisogno che me lo ricordiate, stronzi” cercò di difendersi il biondo, sentendosi attaccato.
Ashido ammorbidì il suo sguardo e piegò le labbra in un sorriso: “Se avevi bisogno di più tempo bastava chiederglielo. E’ di Midoriya che stiamo parlando, avrebbe sicuramente capito...”

“LO SO!” sbottò Katsuki, “Io... sono andato nel panico, ok?” confessò. “Mi piace quello che abbiamo ora, non voglio cambiarlo...” e soprattutto non voglio perderlo.
Sia Mina che Eijirou rimasero in silenzio e si guardarono in faccia, preoccupati: “Senti, penso che dovresti essere onesto con te stesso, prima di tutto. Sei innamorato?” gli chiese Kirishima dopo pochi secondi.
Katsuki lo guardò con occhi di fuoco: “E’ proprio quello il punto, idiota! Come cazzo faccio a saperlo?” ruggì.
Dio, mi sento così stupido... è tutto così assurdo!

“Beh, non c’è una regola, insomma... ognuno la vive in maniera diversa” balbettò Eijirou, preso in contropiede. Effettivamente non era una situazione semplice, specialmente se si parlava di Bakugou.
“Risparmiami le tue stronzate romantiche, Kirishima! Ho bisogno di consigli pratici” rispose il biondo.
Erano giorni che faceva fatica a dormire perché la sua mente era affollata da pensieri e domande che sentiva il bisogno di esternare. Gli serviva una soluzione immediata, e in fretta.

Il rosso deglutì e si morse il labbro: “Eh, non saprei... è un bel casino, in effetti!”
Mina gli diede una piccola spinta e alzò gli occhi al cielo: “Oddio, perché dovete essere sempre così drammatici?!” e sia Eijirou che Bakugou pensarono che fosse un’accusa pesante, detta da lei. “Eccoti un consiglio pratico” continuò la ragazza, avvicinandosi alla telecamera e spingendo il suo fidanzato leggermente fuori dall’inquadratura.
Bakugou la guardò con scetticismo, pronto a sentirsi rifilare una serie di clichés romantici e frasi proverbiali tipo ‘segui il tuo cuore’ o stronzate simili. Beh, si sbagliava.

“Ti piace fare sesso con loro?” chiese Mina, e i due ragazzi a momenti si strozzarono col vino, colti alla sprovvista. “Oh, andiamo, non fate tanto gli innocenti!” sbuffò lei, incrociando le braccia davanti al petto.
Katsuki considerò un attimo la domanda e decise di rispondere onestamente: “Sì, certo che...”
“E ti piace passare del tempo insieme?” continuò l’Eroina.
Bakugou ripensò alle belle serate di relax trascorse in casa a guardare film e a discutere sul nulla, o semplicemente ai pranzi passati insieme tra una ricognizione e l’altra: “Sì, direi di sì...”
“Senti la loro mancanza quando non ci sono?” chiese la ragazza, infine.

Katsuki immaginò se stesso nel suo appartamento: stava vagando da solo in cucina, tutto era noiosamente freddo e silenzioso e il suo letto sembrava terribilmente vuoto; non c’erano risate o bisticci di sottofondo, niente briciole sul tavolo o calzini sparsi in giro, nessuno che sonnecchiava sul divano di fronte ad uno stupido reality show. Era da solo e lo odiava.

“Sì, ed è proprio quello il pro...”
“Non è un problema, Bakugou, è un dato di fatto!” sbottò Mina, impaziente. “Ti piacciono e preferiresti passare una giornata con loro piuttosto che stare da solo. Vuol dire molto, specialmente per uno come te che odia ogni forma di vita a parte se stesso” concluse con una smorfia.
“Fottiti, Ashido!” ma sotto sotto sapeva che aveva ragione. Era lui il problema.
Proprio in quel momento un cellulare vibrò in lontananza e la ragazza rosa si alzò in piedi, ignorando gli insulti di Bakugou: “Oh, scusate, deve essere Hagakure... torno subito!” e con ciò se ne andò.

Eijirou ne approfittò per riprendere il suo posto di fronte alla telecamera: “Beh, non ha tutti i torti...”
Katsuki si incupì e distolse lo sguardo: “Com’è?” chiese all’improvviso, “Essere in una relazione, intendo... com’è?” si spiegò meglio, vedendo l’espressione confusa sul volto dell’amico.

Aveva bevuto troppo vino per preoccuparsi di quanto suonasse stupido e disperato in quel momento.
Kirishima aggrottò le sopracciglia e serrò le labbra come faceva sempre quando pensava intensamente a qualcosa: “Posso essere sincero?” iniziò, ma non aspettò che l’altro rispondesse, “Da quello che hai raccontato penso che tu sia già in una relazione, solo che nessuno di voi l’ha ancora capito. Insomma, avete l’amicizia, il sesso e l’esclusività del rapporto, le litigate stupide e i fraintendimenti... bene o male è quello che abbiamo anche io e Mina” disse con sorriso incerto.

Non aveva idea di come le sue parole sarebbero state accolte da Bakugou ed era pronto a subire una delle sue sfuriate, ma incredibilmente Katsuki si limitò a guardarlo con un’espressione sorpresa e pensierosa.
Non aveva mai visto le cose da quella prospettiva: aveva già cambiato il suo stile di vita per adattarlo a Deku e Shouto e, in fondo, sentiva di volerli rendere felici.

La loro non era più solo una scopamicizia, dentro di sé lo sapeva ormai da tempo, ma allora perché era scappato? Perché aveva così paura dei suoi sentimenti da non riuscire ad accettarli?

“Non so se li ami o no, quello devi capirlo tu, ma so che non sei mai stato bravo con le parole ed è di questo che stiamo parlando. Parole. Che tu lo dica ad alta voce o meno, quello che provi non cambierà. Insomma, non è che se non lo dici smetterai di amarli...” concluse il rosso con un sorriso gentile, e Bakugou lo fissò sconvolto. Chi diavolo sei? Che ne hai fatto del mio amico scemo?

“Tsk, le parole non mi spaventano, è solo che... non capisco perché devo per forza dirlo! E’ così stupido...”
“Non per Midoriya” gli fece notare l’altro.
“Lo so!” rispose il biondo. Che cazzo, Eijirou... che ti prende stasera? “Lo so ma... non voglio amarli, capisci? L’idea di innamorarmi...” mi spaventa a morte, ma non riuscì a terminare la frase. “Sono un Eroe, non una cazzo di principessa! Ho bisogno di tenermi libero da qualunque tipo di distrazione e non posso passare il resto dei miei giorni a preoccuparmi per loro o a chiedermi se stanno bene! E poi non sono bravo in queste cose, lo sai! Non voglio che inizino ad aspettarsi grandi cose da me perché probabilmente non sarei in grado di dargliele. E se mandassi tutto all’aria e li perdessi davvero? E se...”

“Ci stai pensando troppo, Katsuki” Eijirou bloccò il suo flusso di pensieri, “Non c’è niente di male nell’innamorarsi di qualcuno. Non è qualcosa che ti rende debole, anzi... penso sia il contrario. Sono diventato un Eroe migliore da quando sto con Mina perché ho imparato molto da lei e ho finalmente capito cosa significa essere felici. Mi ha dato una ragione in più per combattere e garantire quella stessa felicità ad altre persone” disse infine.

“Sì, ti ha anche trasformato in un cazzo di filosofo, a quanto pare!” gli fece notare Katsuki.
Eijirou scoppiò a ridere e si rimise la fascia per capelli: “E in un perfetto casalingo!” esclamò, alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso il lavello, “E’ il mio turno di pulire i piatti...” spiegò.
Katsuki sorrise e bevve un altro sorso di vino: Mine e Kirishima erano fastidiosamente perfetti insieme e lui era molto felice per loro, anche se non lo avrebbe mai ammesso.

“Ehi, se non sei sicuro dei tuoi sentimenti perché non provi a guardare le cose da un’altra prospettiva?” lo incitò il rosso, percependo l’incertezza di Katsuki dal suo sguardo pensieroso, “Cosa c’è di diverso stavolta? Cos’hanno loro che gli altri non avevano?”
“Gli altri chi?! Non è che io sia mai stato con qualcuno, prima...”
“Sì, lo so, ma... insomma, ti sarà almeno piaciuto qualcuno, ad un certo punto!” ma lo sguardo infastidito di Katsuki gli fece capire di essere fuori strada, “Mai?! Neanche una cotta, un’infatuazione... niente?”

“Beh, mi sei piaciuto tu per un certo periodo ma non penso che conti...” rispose il biondo con un leggero sorriso, sorseggiando il suo vino come se nulla fosse. Cazzo, questa roba è buona...
A quelle parole, Kirishima rimase a bocca aperta: “IO?!” gridò.
“LUI?” la voce sottile di Mina si sovrappose a quella del fidanzato.
Era tornata giusto in tempo per sentire la loro conversazione ma entrambi i ragazzi la ignorarono: Eijirou era troppo sconvolto dalla rivelazione di Katsuki e quest’ultimo era ancora stranito dalla sua reazione.

“Sì... pensavo lo sapessi!” disse, sinceramente confuso. Mi prendi in giro?
Lo aveva detto con leggerezza, per scherzarci sopra, ma a quanto pare aveva fatto male i calcoli.
Kirishima lo stava guardando ad occhi spalancati: “No! Cosa... mi dispiace, non lo sapevo...” balbettò, mollando i piatti nel lavandino per avvicinarsi alla telecamera del computer.

“LO SAPEVO!” urlò Mina, super emozionata, “Oddio, lo sapevo che c’era qualcosa tra voi due! Sero continuava a dirmi che ero pazza ma io lo sapevo! Hah!” esultò.
Bakugou avrebbe volentieri preso a pugni il tablet: “Cristo santo, datevi una calmata, tutti e due!” li sgridò con aria esasperata, “Non è che fossi innamorato!” disse, voltandosi verso Kirishima, “Io... ho fatto dei pensieri, tutto lì!” concluse, domandandosi come diavolo fosse arrivato a parlare di certe cose.

Eijirou non lo stava nemmeno ascoltando: “Perché non me l’hai mai detto?!”
“Se non fosse che l’ho fatto!” esclamò il biondo. Sapeva che Kirishima non era esattamente una mente brillante e reattiva ma era convinto che avesse almeno intuito la cosa, quando erano ancora alla Yuuei: “Perché diavolo pensi che abbia fatto coming out proprio con te?”

Mina non credeva alle proprie orecchie: “COSA!? Hai fatto coming out con lui?!” era troppo anche per lei, “Perché non ne sapevo nulla!? Oddio, che cosa carina!” disse, coprendosi la bocca con le mani in un gesto oltremodo drammatico che infastidì Katsuki e non poco.
“Pensavo avessi scelto me perché eravamo amici e... beh, Kaminari non era certo il candidato migliore! Te lo immagini?” disse il rosso. Quando si trattava di mantenere segreti o di essere discreti, Kaminari non era un’opzione valida, effettivamente. “E comunque da quando fare coming out equivale ad una confessione d’amore!?” domandò, voltandosi anche verso Mina per avere conferma di non essere pazzo.

“Pensavo fosse ovvio! Ti ho detto che facevo dei sogni e... beh, in generale ero molto appiccicoso in quel periodo” ammise, cercando di ignorare Ashido, che nel frattempo saltellava e squittiva come un topo sullo sfondo, persa nelle sue stupide fantasie.
“Cosa? No, io...” Eijirou aveva uno sguardo stanco.
“Devi davvero lavorare sulle tue capacità di conversazione, Katsuki” intervenne Mina, “Le azioni da sole non sono sempre sufficienti, a volte bisogna parlare. Se certe cose non le dici apertamente non è detto che gli altri le deducano dai tuoi atteggiamenti!”

“Aspetta, mi stai dicendo che hai capito di essere gay per colpa mia?!” chiese Kirishima, sopraffatto da quell’improvvisa epifania.
“Semmai sarebbe grazie a te, idiota, ma no. Lo sapevo già, bene o male” confessò Bakugou, distogliendo lo sguardo e sospirando, imbarazzato. “Diciamo che sei stato la conferma che cercavo.”
Non era mai stato uno di quegli idioti omofobi che pensavano che essere gay fosse qualcosa di cui vergognarsi o di cui avere paura; ad essere sinceri non gli era mai fregato nulla della propria sessualità.

Era sbocciato molto tardi rispetto ai suoi compagni e il sesso non gli era mai interessato, così come l’amore e il romanticismo; non aveva mai nemmeno sentito il bisogno di darsi piacere fino agli ultimi anni delle medie, quando aveva fatto il suo primo sogno erotico su Deku.
La cosa lo aveva disgustato talmente tanto che non era nemmeno riuscito a toccarsi: il problema non era l’aver sognato un altro ragazzo, il problema era che non riusciva ad accettare il fatto di provare certe cose per qualcuno. Chiunque. Men che meno per lui.

Aveva nascosto quei sentimenti sotto una roccia e aveva fatto finta che non fossero mai esistiti, passando il resto della sua adolescenza nella convinzione di essere in qualche modo asessuale (o almeno quella era la parola che aveva usato il suo terapista).

Tutto ciò finché non si era trasferito alla Yuuei e aveva conosciuto Shouto.
Con lui era stata pura e semplice alchimia e attrazione fisica: niente sentimenti, almeno all’inizio.
Era arrivato e in un attimo aveva capovolto la roccia sotto cui aveva seppellito quelle emozioni lontane: la tensione sessuale, l’autocommiserazione e quell’insopportabile senso di frustrazione.

Tutto si ripeteva di nuovo. Katsuki aveva iniziato a chiedersi come mai si sentisse in quel modo solo per le persone che odiava di più e aveva provato a negare tutto ancora una volta.
Il problema era che aveva represso i suoi istinti sessuali troppo a lungo e il suo corpo e la sua mente avevano iniziato a cercare una nuova valvola di sfogo. Un sostituto. Qualcosa a cui aggrapparsi.
Ed è qui che era entrato in gioco Kirishima.

Il rosso era diventato sempre più interessante ai suoi occhi e le cose avevano iniziato a sfuggirgli di mano: prima di allora non aveva mai notato quanto fosse scolpito il fisico di Eijirou e certamente non si era mai soffermato a guardare le sue labbra e a chiedersi come sarebbe stato baciarle.

La tensione e l’imbarazzo si erano fatti sempre più pressanti, soprattutto perché Kirishima era palesemente etero. Non ho speranze con lui ma almeno non è Deku e nemmeno quel Bastardo a Metà!, ecco cosa si ripeteva tutte le sere. Meglio Eijirou di quei due, ma la verità è che in quel periodo era molto confuso e perennemente eccitato. Si ricordava ancora il suo coming out:


“Ehi, Capelli di Merda!” lo chiamò dal letto, “Hai mai... sognato altri uomini?”
Kirishima sollevò la testa dal libro di matematica: “Mmh... sì, certo!” disse con aria stanca, mordendo la matita che teneva in mano, “La scorsa notte ti ho sognato! Stavamo combattendo contro un mostro fatto di marshmellow, se non ricordo male...” sbadigliò.
Katsuki alzò gli occhi al cielo: “No, idiota. Intendo... sogni sconci” specificò, sentendosi arrossire.
Eijirou aggrottò le sopracciglia, sorpreso dalla strana domanda: “Beh, sono abbastanza sicuro che fossimo nudi, ad un certo punto. Vale come sconcio?” rispose con innocenza.
“Dipende. Quando ti sei svegliato ti sentivi... strano?” chiese Bakugou con cautela.
Il rosso rise con uno sbuffo: “Sì, amico! Certo che mi sentivo strano! Un mostro fatto di marshmellow? Te lo immagini?” ma si fermò subito quando vide l’espressione seria e infastidita di Katsuki. “Aspetta... strano in che senso?” chiese, confuso.
“Strano nel senso di
duro, Kirishima!” sbottò Katsuki, indicando il cavallo dei pantaloni dell’amico, esasperato.
Questo scoppiò a ridere: “Cazzo, no! Perché diavolo dovrei...” ma quando vide il biondo impallidire e distogliere lo sguardo, imbarazzato, qualcosa scattò nel suo cervello, “...oh. Oh. OH! Aspetta...”
Katsuki strinse i denti e chiuse i pugni intorno alle lenzuola: “Come pensavo. Maledizione...” mormorò tra sé.
“Oddio, Bakugou... non lo sapevo, io... non volevo! Insomma, non c’è niente di male se tu...” il rosso sembrava sinceramente mortificato e sconvolto da quella rivelazione.
“Oh, sta zitto!” lo rimproverò il biondo, “Lo so che non sei omofobo, non c’è bisogno che ti giustifichi. Insomma, sei stupido ma non così tanto!” lo rassicurò, lasciandosi andare con la schiena contro il muro e alzando la testa per fissare il soffitto.
Non era scosso o sorpreso dalla risposta di Eijirou, sapeva che era etero e si era già messo l’anima in pace da tempo, ma sperava comunque in una risposta diversa: se anche Kirishima faceva sogni sconci sui ragazzi significava che era una cosa normale per tutti, e a quel punto i suoi sogni su Deku e Shouto potevano non significare nulla.
Kirishima rimase in silenzio per rispettare le volontà del suo amico e perché onestamente non sapeva cosa dire: “Tutto ok? Ne vuoi parlare?” gli chiese poco dopo, preoccupato.
“Sì, sto bene” rispose Katsuki, cercando di trattenere i propri pensieri, “... avevo solo bisogno di una conferma” disse.
“Una conferma di cosa?” osò chiedere Eijirou.
“Del fatto che sono fottutamente gay!”



Tornò alla realtà quando Mina iniziò ad urlare nel microfono: “Terra chiama Bakugou! Mi hai sentito? Ho detto che se vuoi puoi baciarlo, la prossima volta che ci vediamo! E’ tutto tuo!” gli disse con un ghigno.

Kirishima la guardò, confuso e scioccato: a quanto pare nessuno riteneva che fosse opportuno avere una sua opinione al riguardo.
“Potrei vomitare al solo pensiero” rispose Bakugou, bevendo un altro sorso di vino.
“Ehi!” gridò il rosso, quasi ferito dal rifiuto dell’amico.
“Sei sicuro?” insisté Mina, “Possiamo organizzare una cosa a tre, se ti va! Sei tu l’esperto, io ho sempre voluto provare...”

“MINA!” gridò Kirishima, saltando sulla sedia.
“Che c’è?!” chiese lei con aria innocente, “Potrebbe avere bisogno di un ripiego se Midoriya e Todoroki decidessero di lasciarlo, visto che è uno stronzo!” disse, lanciandogli un’occhiata acida.
Katsuki interruppe la videochiamata senza nemmeno salutarli: avevano ragione sotto ogni punto di vista e la cosa lo faceva incazzare troppo. Doveva fare qualcosa. Doveva rimediare subito.

Ma cosa poteva fare?

+++

K: Sei libero venerdì prossimo?

S: Buongiorno anche a te

K: Rispondi alla cazzo di domanda

S: Sì, è il mio giorno libero
    Perché?

K: Usciamo

S: Cosa? Dove?

K: Non lo so ancora

S: Tutto ok?

K: Sto fottutamente bene
    Pensavo solo che sarebbe carino uscire insieme
    Magari per cena

S: Ma tu odi uscire

K: Noi*

S: Ok. Noi odiamo uscire

K: Lo so
    Grazie per avermelo ricordato

S: Prego

K: Dimmi solo se ci stai, stronzo

S: E’ per Izuku?

K: Sì
    Ho rovinato il suo compleanno

S: Abbiamo*

K: ... interessante
   Che cazzo hai combinato?

S: L’ho ringraziato

K: AHAHHAHA
    beh, allora non sono più l’unico stronzo in giro
    benvenuto nel team

S: Stai zitto
    Almeno non l’ho fatto piangere

K: Fottiti

S: Anche tu
    Comunque ci sto
    Contami


Ci vediamo la prossima settimana (spero)! Fatemi sapere cosa ne pensate, tutti i consigli sono bene accetti!

 
  
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