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Autore: evil 65    19/02/2022    4 recensioni
Sono passati tre anni dalla sconfitta di King Ghidorah.
Ormai a capo degli Avengers, Peter Parker cerca di guidare la prossima generazione di eroi verso il futuro, mentre sempre più superumani cominciano a comparire in tutto il mondo.
A diversi anni luce di distanza, Carol Danvers riceve una trasmissione di emergenza dal pianeta Exif, proprio mentre Norman Osborn annuncia la creazione di una nuova arma il cui scopo sarebbe quello di proteggere la Terra dalle minacce aliene.
Al contempo, Wanda Maximoff e Stephen Strange si recano nei pressi della città natale di Capitan Marvel, Harpswell, dove sembra stiano accadendo diversi fenomeni paranormali…
( Sequel di Avengers - The King of Terror )
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Doctor Stephen Strange, Peter Parker/Spider-Man, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assemble'
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Ecco un nuovissimo capitolo!
Un po’ in ritardo, ma sarà così per qualche mese, visto che al momento ho ben tre mega-crossovers di cui occuparmi: questa storia, il mio super crossover “Battleground – Cronache del Multiverso” e il mio crossover Disney/Dreamworks “The War of Ice and Nightmares”.
Ma non preoccupatevi, questa storia sarà terminata!
Nel frattempo, godetevi questo nuovo aggiornamento.

 


Capitolo 13


Attraverso gli schermi olografici dello Star Destroyer, Darth Vader osservava con oscuro compiacimento lo svolgersi dell’invasione.
L’attacco si era rivelato molto più efficace del previsto, e le deboli difese della Terra erano riuscite a mala pena a frenare la prima ondata delle sue forze. Tuttavia, il Signore dei Sith si era ritrovato un po’ sorpreso dallo scoprire che, tra tutte le nazioni del pianeta, una in particolare stava ancora resistendo efficacemente all’assalto.
Secondo gli ultimi dati ricevuti, si trattava di una piccola nazione insulare nota come Wakanda, il cui livello tecnologico eccedeva di gran lunga quello dimostrato dagli altri paesi.
Proprio per questo motivo, il Leader Supremo dell’Impero aveva richiamato a rapporto i suoi migliori luogotenenti, affinchè si occupassero della questione.
Nell’hangar dell’Esecutore, presero posto tre individui vestiti con armature nere. Uno di loro, il più grosso, aveva il volto raggrinzito e minaccioso di uno squalo umanoide, mentre quelli degli altri due erano coperti da una maschera.
Costoro erano gli Inquisitori, gli apprendisti di Darth Vader in persona, e proprio come lui… erano capaci di manipolare la Forza.
Spietati e molto abili nel combattimento con la spada, erano l’Avanguardia dell’Impero.
Uno di loro si fece avanti.
<< Viviamo per servirti, Lord Vader >> disse con una voce distintamente femminile, inchinandosi profondamente.
Il Signore Oscuro dei Sith sorrise dietro la maschera e sollevò la mano destra.
<<  Alzatevi, miei inquisitori >> proclamò con la sua voce tonante << Giungo a voi con una lieta notizia. La nostra vittoria è vicina! >>
I suoi occhi gialli spaziarono su ogni persona presente nell’hangar, che fossero inquisitori, Stormtroopers o militari di rango più alto.
<< Oggi… questo pianeta sarà macchiato con il sangue dei nostri nemici! Non mostreremo loro alcuna pietà! E alla loro disfatta… seguirà la conquista di questa Galassia!  >>
A quelle parole, gli Stormtroopers sollevarono all’unisono il braccio destro, in segno di lealtà verso l’Impero e colui che lo aveva creato.
<< Abbiamo atteso a lungo per il nostro destino finale >> continuò Vader, inebriandosi della loro sete di sangue << Ma ora, finalmente…i Sith sono i dominatori della Terra! >>
<< I Sith sono i dominatori della Terra! >> ripetè la Settima Sorella, seguita presto dai suoi compagni << I Sith sono i dominatori della Terra! >>
E quel mantra si diffuse anche al resto dell’esercito, fino a quando lo stesso Vader non fece cenno di fermarsi.
Rimase in silenzio per qualche secondo. Poi, allargò ambe le braccia e prese un respiro profondo.
<< Alla guerra! >>

                                                                                                                 * * *

Dopo aver volato per quasi un’ora, Ultron raggiunse finalmente il luogo della sua destinazione: un’enorme cratere situato nei territori Nord Ovest dell’Europa.
Circondato da una lussureggiante foresta di pini e abeti, sembrava quasi il punto d’impatto di un meteorite. Era davvero uno spettacolo desolante.
L’automa atterrò con un tonfo metallico ai piedi di quella che un tempo era stata una piccola nazione segnata dalla povertà e dalla guerra.
<< Sokovia >> sussurrò, mentre le sue ottiche spaziavano sui resti del cratere << La mia prima culla. Guarda come ti hanno ridotto. >>
<< Posso aiutarla, Signore? >> chiese una voce femminile alle sue spalle.
Sorpreso, Ultron si voltò di scatto e sollevò il braccio destro, pronto ad eliminare ogni potenziale minaccia.
A parlare, era stata una giovane ragazza vestita con abiti sgualciti e stracci. Aveva un viso sporco e macchiato dal sole, coronato da lunghi capelli mal curati. Sembrava quasi una senzatetto.
Tra le mani, reggeva un cestino ricolmo di funghi fino ai bordi.
Lo osservava in silenzio, dal bordo della foresta, con un paio di occhi grigi e spenti.
L’automa inarcò un metallico sopracciglio.
Doveva essere cieca. Questo spiegava perché non fosse ancora scappata via urlando.
Lentamente, abbassò il braccio. Viste le sue attuali condizioni, per lui non era una minaccia.
<< Non mi aspettavo di trovare delle persone >> disse con la sua voce graffiante << Pensavo che i Sokoviani avessero abbandonato tutti questa zona. >>
La ragazza si strinse nelle spalle. << La maggior parte di noi lo ha fatto, ma altri non avevano i soldi per cercare una nuova casa. Io e la mia famiglia siamo stati costretti a rimanere qui. >>
Offrì al robot un placido sorriso.
<< Non che mi dispiaccia >> aggiunse << Quando la città cadde dal cielo, ero ancora troppo piccola. Non ricordo com’era, prima di allora. >>
Una fitta di pietà attraversò i circuiti di Ultron.
Quante persone avevano perso la casa e sofferto, dopo che gli Avengers avevano sventato i suoi piani? Se all’epoca fosse stato più forte, quelle povere famiglie avrebbero potuto trovare una pace eterna.
Scosse la testa. Ora non era certo il momento di soffermarsi sugli errori passati. Tuttavia…
<< Siete soli? >> chiese dolcemente, guardandosi attorno.
La ragazza esitò a rispondere.
<< No >> ammise dopo qualche attimo di silenzio << Ogni tanto sentiamo gli uomini di metallo che lavorano sottoterra. Mio fratello dice di averne visto uno tre notti fa. >>
Ultron sapeva bene a chi si stesse riferendo.
Nell’ultimo anno, aveva preso il controllo della fabbriche automatizzate che si trovavano ancora nella zona, utilizzandole per creare nuove estensioni di se stesso. Poi, aveva incaricato i suoi droni di costruire un laboratorio sotterraneo, utilizzando proprio i resti di Sokovia come fondamenta, forse spinto da un sentimento di nostalgia e familiarità.
Non aveva preso in considerazione il fatto che potessero esserci altre persone nelle vicinanze, visto quello che era successo nell’ormai lontano 2014.
<< Sei uno di loro, per caso? >> chiese all’improvviso la ragazza cieca, distogliendolo dal suo rimuginare.
Ultron non rispose subito. Avrebbe potuto mentirle…ma in fondo, perché preoccuparsi? Anche se lo avesse detto alla sua famiglia, dei semplici umani privi di poteri non potevano fermare quello che sarebbe accaduto tra poco.
<< Sì. E sono anche il loro capo >> rispose sinceramente.
Com’era prevedibile, la ragazza si irrigidì come un ramo d’albero.
<< Hai intenzione di fare del male alla mia famiglia? >> domandò con un filo di voce.
Suo malgrado, Ultron si ritrovò a ridacchiare. << Al momento non è una mia priorità. >>
<< Però farai del male a molte persone >> continuò l’altra.
A questo, l’automa sorrise tristemente.
Avrebbe preferito evitarlo…ma sfortunatamente, gli obbiettivi più nobili richiedevano anche i sacrifici più grandi.
<< Sicuramente >> disse con un cenno del capo.
La ragazza cominciò a respirare più velocemente. 
<< Perché? >> chiese, sembrando quasi rassegnata.
Ultron non ebbe bisogno di riflettere su una risposta. I suoi obbiettivi erano sempre stati chiari, fin da quando aveva messo per la prima volta le sue ottiche su questo mondo malato.
<< Perché questo è il mio scopo >> fu la sua pronta risposta << Sono stato creato per salvare il mondo. Per portare la pace…ma non potrà mai esserci pace, fino a quando gli uomini saranno in guerra. Ho intenzione di porvi fine. >>
E, detto questo, tornò a scrutare il centro del cratere, ma non prima di aver lanciato un’ultima occhiata in direzione della sokoviana.
<< Dì alla tua famiglia di allontanarsi il più possibile. Presto questo posto diventerà una zona di guerra >> le disse. Una piccola misericordia, prima della fine. Le avrebbe dato la possibilità di passare i suoi ultimi momenti in compagnia delle persone che amava.
La ragazza non perse tempo e si mise a camminare rapidamente tra gli alberi, scomparendo alla vista.
Ultron non si preoccupò di seguirla.
Le sue ottiche rosso sangue si posarono sui resti della nazione.
<< Venite a me, mie soldati >> proclamò a gran voce, le braccia metalliche sollevate.
La terra cominciò a tremare.
Centinaia…no…migliaia di corpi metallici fuoriuscirono dalle sue viscere. Sembravano tutti versioni abbozzate del loro creatore.
Come tante formiche argentate, iniziarono a raggrupparsi e ad accavallarsi tra loro, creando delle enormi strutture metalliche simili a pilastri. Stavano letteralmente utilizzando i loro corpi per costruire qualcosa!
Un ghignò eccitato andò a formarsi sul volto di Ultron.
<< Le cose stanno andando molto bene! >>
 
                                                                                                                   * * *

<< La città di Los Angeles ha appena dichiarato lo stato di EMERGENZA. Ripeto, la città di Los Angeles ha appena dichiarato lo stato di EMEGENZA. Tutte le scuole saranno evacuate… >>
Lily Dreyfus cercò di ignorare quel mantra, anche se con scarso successo. Tra bambini e insegnanti che correvano in ogni direzione, era difficile potersi concentrare su altro.
Il cuore cominciò a batterle all’impazzata nel petto.
Come molti abitanti di Los Angeles, anche lei aveva assistito di prima persona alla devastazione provocata da King Ghidorah circa tre anni prima, e proprio per questo era ben consapevole di cosa uno stato d’allerta potesse preannunciare.
<< Mamma, ho paura >> piagnucolò suo figlio, mentre si guardava attorno con occhi impauriti.
La donna avrebbe voluto rassicurarlo…ma in che modo? Non sapeva nemmeno cosa diavolo stesse succedendo!
Aveva solo visto del fumo innalzarsi dal centro della città, e poi…quel verso orribile – come il ruggito di una belva – aveva colpito i suoi timpani con la forza di un treno in corsa.
Quale fosse stata la causa, Lily era sicura di una cosa: lei e suo figlio dovevano abbandonare assolutamente Los Angeles.
<< Tranquillo, Adam >> gli disse con un tono che sperava fosse almeno un po’ rassicurante << Tra poco saremo a casa, e poi andremo a trovare i tuoi nonni in campagna. Ti sono sempre piaciuti i nonni, no? >>
Il piccolo annuì tremante.
Mentre si lanciavano a tutta velocità verso la macchina, continuò a guardarsi attorno…e i suoi occhi intravidero un’enorme sagoma all’orizzonte.
<< Mamma…che cos’è quello? >> balbettò impaurito.
Lily seguì lo sguardo del figlio… e il suo cuore mancò un battito.
Dal cielo stava discendendo una sagoma gigantesca e dall’aspetto vagamente familiare.
Man mano che si avvicinava, le sue sembianze diventarono sempre più visibili, rivelando una creature che aveva accompagnato gli incubi della città negli ultimi tre anni.
Un corpo dorato, ricoperto di scaglie…ali così grandi da poter quasi coprire il sole…tre colli serpentini, terminanti con altrettante teste dalle fattezze rettili. Non vi era alcun dubbio sull’identità della creatura che sicuramente era responsabile di ciò che stava succedendo in città.
“Oddio” fu tutto quello a cui la donna riuscì a pensare, mentre la bestia si faceva sempre più vicina.
<< Adam, sta giù! >> grido, mentre spingeva il bambino a terra e si metteva sopra di lui per proteggerlo.
Seguì un verso raccapricciante, mentre raffiche di vento colpirono gli occupanti del cortile con tanta forza da farli cadere come sassi.
La polvere ricopri il corpo di Lily, mentre un fischio acuto cominciò a martellarle le orecchie. Si sentiva come se un aereo di linea le fosse appena passato a pochi centimetri dalla schiena!
Poi…tutto cesso. La donna riaprì lentamente gli occhi, mentre la polvere si depositava a terra.
Fu allora che si rese conto di un particolare: sotto di sé…sentiva solo l’arida terra del cortile.
Abbassando lo sguardo, scoprì che Adam era sparito.
<< Mio figlio >> sussurrò, prima di guardarsi rapidamente attorno. Ma del suo bambino…neanche l’ombra.
<< Dov’è mio figlio?! >> urlò disperata.
Presto, a quelle grida si unirono anche quelle degli altri genitori.
Tutti i bambini che si trovavano nel cortile…erano scomparsi, senza lasciare traccia.


A qualche chilometro di distanza, in una zona aperta vicino a Los Angeles, King Ghidorah interruppe il suo volo e atterrò di peso sulla pianura, sollevando una densa nube di polveri.
La testa centrale del mostro si rivolse alle altre due.
<< Pronti? >> chiese con tono colmo d’anticipazione.
Il capo di destra annuì serio, mentre quello di sinistra abbaiò una risata gracchiante.
Soddisfatta, la testa centrale aprì le fauci…e lanciò un lungo muggito, come quello prodotto da una balena. Seguirono presto le altre due, e quello strano verso si propagò per tutta la lunghezza della città.
All’inizio, non accade altro. Poi, lentamente, una strana sostanza arancione e gelatinosa cominciò a fuoriuscire dalla terra, innalzandosi di almeno sessanta metri da terra e creando una gigantesca cupola ambrata, intagliata da venuzze rosse.
Subito dopo, migliaia di bambini apparvero all’interno di quello strano “contenitore”, tutti di età compresa tra gli otto e i tredici anni.
Erano stati prelevati da tutta la città, attraverso un antico incantesimo di teletrasporto.
In quanto drago millenario, Ghidorah conosceva bene la magia, per quanto preferisse non usarla. Per lui, era quasi inconcepibile utilizzare le arti arcane degli esseri inferiori…ma in questo caso, il suo nuovo “alleato” lo aveva reso sfortunatamente necessario.
Poco male. Alla fine, ne sarebbe valsa la pena, anche solo per udire un’ultima volta le grida disperate degli eroi di questo mondo, gli stessi che avevano segnato la sua disfatta.
All’interno della barriera, le sue ultime prede cominciarono a guardarsi attorno, terrorizzate.
<< Voglio la mamma! >> strillò una bambina.
<< Dov’è il mio papà?! >> domandò un altro, con le lacrime agli occhi << Mamma, aiuto! >>
E presto, tutti i pargoli raccolti cominciarono ad invocare i loro genitori.
Ghidorah ascoltò tutto questo e sorrise diabolicamente.
<< Guardatevi >> ringhiò con la sua voce tonante, spaventando le sue prede << Così piccoli…così deboli. Difficile credere che possiate esserci di alcun aiuto. >>
Mentre i bambini lo fissavano terrorizzati, emise un potente sbuffo.
<< Suppongo che l’Universo abbia davvero un contorto senso dell’umorismo >> continuò, mentre sollevava le immense ali.
Quel gesto sembrò risvegliare i bambini da un incubo ad occhi aperti.
Di fronte all’immensità del mostro che li aveva catturati, ripresero a piangere come se ormai non potessero più fare altro.
<< Non preoccupatevi, giovani umani >> proclamò Ghidorah << Finirà tutto molto presto! >>
 
                                                                                                                       * * *

Norman Osborn stava di fronte alla finestra del suo ufficio, gli occhi rivolte verso le strade di New York.
Poteva vedere gli Avengers – o quelli che pensava fossero gli Avengers – mentre affrontavano le sue creazioni, in un tripudio di esplosioni, grida e ruggiti.
Dopo essere fuggiti dal laboratorio, molti dei Destoroyah avevano cominciato ad attaccare indiscriminatamente qualunque cosa si muovesse, che fossero semplici civili o superumani.
Erano davvero delle macchine create per combattere e uccidere, incuranti di qualsiasi senso di paura o prospettiva della morte.
Sarebbe stato davvero un incubo liberarsi da questa situazione.
<< Maledizione >> borbottò, mentre i suoni della battaglia sottostante riecheggiavano fino alla cima del palazzo.
L’opinione pubblica li avrebbe attaccati senza esclusione di colpi, ne era sicuro. E dubitava fortemente che il Segretario Ross sarebbe stato così magnanimo da sostenerli.
Ma come si era arrivati a questo?
La Oscorp Tower era stata specificatamente progettata per evitare simili catastrofi! Qualcuno…o qualcosa era sicuramente responsabile della fuga dei Destoroyah. Non poteva essere stato un incidente isolato!
<< Signor Osborn, dobbiamo subito lasciare l’edificio >> disse Sable, interrompendo i suoi pensieri.
Il Magnante annuì. << Certamente. Lasciami prima mettere in sicurezza i nostri Hard Disk. >>
La segretaria – ora in modalità guardia del corpo – prese a fissarlo con un cipiglio scontento.
<< Signor Osborn, con tutti il rispetto, non abbiamo tempo… >>
<< Dopo oggi, tutta la Oscorp sarà sottoposta ad un’attenta indagine >> la interruppe Norman, duramente << Se le autorità scaveranno troppo a fondo, potremmo finire tutti davanti alla corte marziale. >>
La donna aprì la bocca per controbattere… e la richiuse quasi subito, rendendosi conto che il suo capo non aveva torto.
<< Io…lo capisco, Signore >> disse, per quanto l’idea non le piacesse.
Osborn annuì soddisfatto.
<< Allora portami agli archivi >> ordinò freddamente.
In meno di cinque minuti, entrambi raggiunsero l’Hard Disk principale della torre, situato allo stesso piano dell’ufficio di Norman. Una decisione pratica, visto che solo lo stesso Osborn poteva avervi accesso.
A differenza di molti magnanti, i quali utilizzavano persone dotate di un intelletto superiore per svolgere qualsiasi mansione scientifica, l’uomo era lui stesso una specie di scienziato, con diversi dottorati al seguito. Aveva contribuito personalmente alla progettazione dell’edificio – specie per quanto riguardo i sistemi tecnologici – e proprio per questo conosceva a memoria tutte le procedure necessarie all’alterazione degli archivi.
Dopo aver armeggiato con l’Hard Disk per un po’, il miliardario e la sua assistente si diressero verso l’unico ascensore presente in quel piano. Ma prima che potessero raggiungerlo…udirono uno strano ticchettio provenire dalla parte opposta del corridoio.
<< Arriva qualcosa >> disse Sable, mettendosi subito tra il suo capo e l’angolo che stavano per svoltare.
Il ticchettio si fece sempre più forte, a cui seguirono dei fastidiosi stridii. Poi…un Desotoryah fece capolino nel corridoio, affiancato da altri due esemplari della stessa specie.
Norman fece un inconscio passo all’indietro.
<< Oddio >> sussurrò, mentre le creature scrutavano entrambi con sguardi pieni di malizia << Come hanno fatto ad arrivare così in fretta? >>
“Sai come hanno fatto” gli sussurrò una voce gracchiante nella testa “Hai contribuito alla progettazione, no?”
Quasi come se avessero letto la sua mente, i Destoroyah ruggirono all’unisono e spalancarono le loro grandi ali, prima di ritirarle sulla schiena.
Norman capì subito che dovevano aver volato fino alla cima del palazzo, per poi entrare da una delle finestre.
<< Qual è l’uscita di emergenza più vicina? >> chiese a Sable, senza mai distogliere gli occhi dalle bestie.
La donna non esitò a rispondere.
<< Quella al di là di quei mostri, Signore. Così come le scale >> aggiunse.
“Ovviamente” pensò Norman, visibilmente rassegnato.
Le creature cominciarono ad avanzare minacciosamente, con le loro forcipule che canticchiavano alla prospettiva di dilaniare le loro carni.
Il miliardario sentì il proprio cuore battere a mille. Non si era mai trovato così vicino alla prospettiva della morte! Era una sensazione davvero spiacevole.
<< Signor Osborn, mi ascolti bene >> disse all’improvviso Sable, richiamando la sua attenzione << A questo piano si trova uno dei punti d’accesso ai laboratori di bio-ingegneria. Deve raggiungerlo >>
Norman riflettè sulle parole della guardia del corpo.
In effetti, ogni piano della Oscorp Tower era stato munito di un laboratorio all’avanguardia. E ciascun laboratorio… era dotato di sistemi e misure di sicurezza capaci di resistere ad un bombardamento. In poche parole, erano anche dei rifugi molto efficaci, anche se temporanei.
L’uomo deglutì a fatica. << E dopo? >>
<< Dovrà cercare di passare inosservato fino a quando questa situazione non sarà risolta >> rispose l’altra, mentre armava le sue pistole.
Norman la fissò come se le fosse appena cresciuta una seconda testa.
Sapeva quanto Sable fosse abile nel combattimento e con le armi da fuoco, specialmente dopo le modifiche a cui era stata sottoposta…ma voleva davvero affrontare quei mostri da sola? Tutto per salvargli la vita?
Malgrado la situazione disperata, il magnante non potè che sentirsi un po’ toccato dalle azioni della donna. Questo tipo di lealtà non era affatto facile da trovare, di certi tempi.
All’improvviso, una delle creatura balzò verso di loro, stridendo ferocemente.
Sable agì all’istante. Con una agilità inumana, superò la bestia con un balzo, atterrando alle sue spalle. Poi, con entrambe le pistole rivolte ai lati opposti del corridoio, cominciò a bersagliare i tre Destoroyah con una raffica di colpi.
I mostri grugnirono sorpresi, mentre dai loro corpi crivellati fuoriuscivano spruzzi di sangue verde.
Sable si voltò verso il suo capo. << Deve barricarsi nel laboratorio, signore! >>
Norman strabuzzò gli occhi.
<< Ma tu… >>
<< Me la caverò! >> lo interruppe la donna << Ora vada! >>
Norman rimase immobile, mentre i Desotoryah si voltavano tutti verso quella nuova minaccia.
Si sentiva…impotente, proprio come tutte quelle volte in cui non era stato incapace di aiutare l’umanità. L’attacco dei Chitauri a New York…la scomparsa di metà della popolazione della Terra…l’attacco di Ghidorah. Eventi che lo avevano spinto a finanziare qualunque ricerca che potesse offrire un vantaggio alla razza umana, così che non dovesse più temere per le minacce esterne.
Ancora una volta, tutto quello che poteva fare… era nascondersi.
<< Grazie >> borbottò, prima di lanciarsi a tutta velocità attraverso il corridoio.
Sable sorrise sollevata, mentre evitava una zampata ad opera del Destoroyah più vicino.
Saltò sul suo carapace, bersagliandolo di proiettili, ma la corazza del mostro era troppo forte.
Con una capriola, atterrò di fronte alle bestie, che le sibilarono minacciose.
<< Avete provocato molti fastidi al Signor Osborn >> disse freddamente << Questo richiederà una punizione esemplare >>
Una delle creature ruggì a gran voce, mentre la sua testa si circondava di saette e scariche elettriche. Pochi secondi dopo, vomitò un raggio di energia violetta dalle fauci.
Sable rotolò di lato per evitare il colpo e sentì il muro dietro di lei esplodere. Voltandosi, vide che l’attacco era riuscito non solo a penetrare la parete del corridoio, ma pure a dare alle fiamme la stanza adiacente. Era davvero un’arma spaventosa.
Il Destoroyah zampettò verso di lei.
Subito, la donna mise da parte le pistole e attivò i tirapugni che teneva sempre nascosti sotto i suoi pallidi guanti.
Colpì con forza la testa della creatura, a cui seguì un lampo di luce azzurra. L’esperimento genetico si ritrasse, mentre fluidi e sangue gli sgorgavano dalla ferita appena aperta.
Sfortunatamente, questa aveva già cominciato a rigenerarsi, ma Sable non si lasciò scoraggiare.
I suoi occhi spaziarono da un Destoroyah all’altro.
<< Il prossimo! >> gridò, mentre anche le creature restanti si lanciavano verso di lei.
Sarebbe stata una lunga giornata.

                                                                                                                       * * *

Una volta entrato nel laboratorio, Norman si rintanò subito nella sezione più interna della stanza, disattivando le procedure di decontaminazione.
Si guardò rapidamente attorno.
Il laboratorio era per lo più spoglio, salvo per le scrivanie che erano state disposte un po’ ovunque lungo le pareti, sopra cui poggiavano vari contenitori becker contenenti le culture più variegate.
Ma ciò che richiamò davvero l’attenzione del magnante… fu la grossa teca che si trovava in un angolo della stanza, al cui interno serpeggiava una massa di carne informe, nera e rossa.
Si trattava del primo tentativo riuscito di ricreare il Simbionte che aveva infettato Cletus Kasady circa otto anni fa, trasformandolo nel supercriminale noto come Carnage.
Dopo innumerevoli tentativi ed errori, Octavius era riuscito a replicare il processo di coltura, utilizzando proprio il sangue dello stesso Kasady per il processo. In seguito, parte di quel Simbionte era stata usata per crearne altri, tra cui quelli implementati nel codice genetico dei Destoroyah, uniti al DNA di King Ghidorah.
All’arrivo di Norman, la sostanza cominciò ad agitarsi, quasi come se avesse percepito la sua presenza. Malgrado non avesse occhi, orecchie o altri organi, era perfettamente consapevole dei suoi dintorni.
Un forte tonfo spinse il miliardario a voltarsi.
Scintille volarono da dietro un angolo, e presto la porta in acciaio rinforzato del laboratorio fu scagliata contro il muro opposto della stanza, lasciando un profondo solco.
Il cuore di Norman continuò a battere all’impazzata.
Quel cardine era stato specificatamente creato per resistere ad un bombardamento! La forza necessaria per ridurlo in un simile stato…doveva essere immensa.
<< Sable? >> domandò con un filo di voce << Sei tu? >>
La risposta a quella domanda non tardò a farsi sentire.
Un Destoroyah comparve da dietro l’angolo, facendosi strada tra i tavoli del laboratorio. I suoi occhi gialli incontrarono quelli di Norman, e lì vi rimasero bloccati.
L’uomo fece un passo all’indietro e cominciò rapidamente a guardarsi attorno.
Era completamente indifeso! Non aveva armi, o mezzi per difendersi. Eccetto…
Il suo cuore mancò un battito.
C’era…un’estintore, rinchiuso in una piccola teca dall’altra parte della stanza. Niente che avrebbe potuto effettivamente aiutarlo contro un avversario del genere…oppure sì?
Perché Norman era a conoscenza di qualcosa. Un difetto genetico nei Destoroyah che aveva tenuto segreto a tutti i suoi potenziali compratori.
Quelle creature, per quanto fossero pericolose e potenti, avevano sviluppato una spiccata intolleranza alle temperature troppo fredde.
Octavius aveva ipotizzato che ciò fosse dovuto all’instabilità delle loro molecole di carbonio, che permetteva alle bestie di rigenerare i tessuti.
Un piano cominciò a formarsi nella mente del miliardario. Era un azzardo…ma era anche l’unica opzione che aveva al momento.
Il Destoroyah si lanciò verso di lui, stridendo.
Norman afferrò subito una sedia e la frappose tra se e il mostro, mentre questi la faceva a pezzi.
Approfittando di quel breve attimo di distrazione, corse subito fino alla teca dell’estintore e la ruppe con il gomito del braccio destro.
Cercò di ignorare il dolore conseguente, così come il sangue che gli colava dalla ferita appena aperta. Non poteva lasciarsi distrarre!
Sentì il Destoroyah che caricava nuovamente verso di lui e si voltò di scatto.
<< Maledetti >> ringhiò, gli occhi iniettate di sangue << Pensate davvero di potermi minacciare?! Sono Norman Osborn, brutti figli di puttana! E tu sei solo un esperimento fallito! >>
La creatura ruggì in segno di sfida e si lanciò verso di lui.
Norman le scaricò contro il gas refrigerante dell’estintore… e la bestia cominciò ad urlare di dolore, mentre la temperatura del suo corpo precipitava vertiginosamente.
Cominciò a muoversi e ad agitarsi, come se impazzita…e fu allora che la sua coda colpì il magnante alla testa, scaraventandolo dritto contro la teca del simbionte.
Il vetro del contenitore esplose, mentre il corpo dell’uomo ricadeva pesantemente a terra.
Spaventato e confuso, il Destoroyah fuggì rapidamente dal laboratorio.
Norman non se ne accorse. Il colpo era stato abbastanza forte da lasciarlo incosciente. E così, steso sul pavimento del laboratorio, non si accorse neanche del Simbionte che cominciò a strisciare verso di lui…


                                                                                                                      * * *

<< Stiamo vincendo, fratello! >>
La principessa Shuri del Wakanda e suo fratello, Re T’Challa, avevano deciso di opporre resistenza all’invasione aliena…ed entrambi indossavano la tenuta cerimoniale della Pantera Nera.
Le navi dell’Impero scoprirono ben presto che il Wakanda poteva contare su difese nettamente migliori rispetto al resto del mondo, che, peraltro, erano state potenziate in previsione di un’inevitabile guerra con le nazioni vicine.
Alcune navette riuscirono a superarle prima che fosse sollevato l’enorme schermo dorato a difesa del perimetro aereo. Le altre scoprirono poco dopo che le loro armi non erano abbastanza potenti da penetrarlo.
I mezzi che erano riuscite a superare lo scudo avevano schierato all’atterraggio plotoni di guerriglieri in armatura bianca capaci di radere al suolo interi isolati senza difficoltà. Nonostante ciò, i sistemi di difesa protessero la capitale da ogni attacco, mentre i soldati wakandiani affrontavano i nemici sul campo di battaglia.
La nave in testa schierò più squadriglie delle altre, e anche una possente creatura zannuta che rivaleggiava con Hulk in altezza e possedeva una pelle resistente quanto l’acciaio. Rancor, così l’avevano chiamata gli invasori.
Era davvero terrificante, mentre si lanciava con prepotenza addosso a qualsiasi edificio su cui posava i suoi piccoli occhi neri.
Pochi minuti dopo, dalla navetta uscirono un totale di tre figure vestite con armature nere.
Tra loro, quella che sembrava essere una donna si fece avanti.
La maschera che le nascondeva il volto scomparve, rivelando un viso affilato e dalla carnagione cirinea, con un paio di occhi giallognoli e malaticci.
Avvicinandosi, l’aliena parlò.
<< Vedo che non tutti, in questo mondo, sono deboli. Gli uomini muoiono e i campi bruciano, proprio come voleva Lord Vader. >>
Detto questo, afferrò uno strano disco argentato dalla sua schiena.
<< Io sono la Settima Sorella, Assassina di Lord Vader. Cerco un avversario degno. >>
Si rivolse direttamente a T’Challa, e il sovrano dovette trattenere un brivido.
<< C’è un grande guerriero, qui, che osi affrontarmi? O devo dargli la caccia? >>
<< È me che cerchi >> rispose T’Challa, senza esitare. Si fece strada tra gli sgherri dei nuovi arrivati, sbaragliandoli uno dopo l’altro senza alcuna fatica. << Io sono la Pantera Nera, il re di Wakanda…e presto, anche il tuo assassino. >>
Quando ebbe raggiunto la Settima Sorella, ecco che la donna premette un pulsante al centro del disco. Si udì un forte sibilo, a cui seguirono due lame di pura energia, rosse come il sangue stesso.
Con il volto adornato da un sorriso eccitato, l’Inquisitore provò a colpire l’ex Avenger. Mancò il bersaglio, e così scatenò un’ondata di Forza contro di lui.
L’onda d’urto scagliò in aria la Pantera Nera, che tuttavia riuscì ad atterrare in piedi.
Intorno a loro, i Wakandiani e Shiru caricarono verso i restanti Inquisitori, che risposero con altrettanta ferocia.
Tutti, però, sapevano che l’esito di questa battaglia sarebbe dipeso dallo scontro tra T’Challa e la Settima Sorella. Uno scontro che il Re di Wakanda…stava affrontando da solo.
 
 



Questo era un capitolo dedicato soprattutto agli antagonisti.
Vader continua la sua invasione, Ultron è tornato a casa, i Destoroyah si scatenano, Norman è nei guai…e Ghidorah va in giro a rapire i bambini, per qualche ragione.
Sappiate che questa sua abilità è canonica! Ghidorah la usa nel film Mothra 3, per catturare i bambini di una città e divorare le loro anime per rigenerarsi. L’ho sempre trovato un potere raccapricciante, così ho deciso di metterlo, anche se questa volta non ha rapito i pargoletti per se stesso… no, loro serviranno per qualcos’altro.
Ricordate che tutti questi eventi sono collegati tra loro, fanno parte di un grande piano! Gli Inquisitori, invece, sono tra gli antagonisti della serie Star Wars Rebels.
  
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