Inosuke era arrivato
nella stanza di Doma.
Magnifico come
sempre, in posizione di combattimento.
Focalizzò il suo
sguardo di cinghiale sull’alta figura che aveva davanti, leggendo il numero
impresso negli occhi arcobalenati.
“Due!” urlò il
ragazzo selvatico, mentre Doma lo osservava alquanto perplesso.
“TU! Sei la Seconda
Luna Crescente! La tua identità è stata rivelata! Sei il secondo scagnozzo del
capo! Hahahahaha! Se ti batto, diventerò Pilastro!”
Doma aprì il
ventaglio, rompendo il pesante silenzio che era seguito all’entrata in scena
del suinello.
“Il fatto che io sia
la Seconda Luna Crescente non è un segreto… Che ragazzo particolare…”
Frattanto, Inosuke
seguitava a pavoneggiarsi, tanto che pure Kanao, presente sulla scena, lo
guardava esterrefatta.
“Una volta che sarò
diventato Pilastro, mi farò chiamare Pilastro Bestia… No, Pilastro Maiale!
Quale credi sia migliore? Ehi!”
Inosuke si voltò
verso Kanao, e la vide sporca di sangue.
“Oh! Sei tutta pesta!
Che cavolo è successo? Se ti fai male, lo sai… Shinobu si arrabbierà! Si
arrabbierà moltissimo!”
Shinobu… Inosuke non
lo poteva sapere, ma quelle parole avevano colpito la povera ragazza farfalla
come schegge acuminate.
Shinobu era morta,
divorata dallo stesso demone che infestava quella stanza.
Vedendola ferma, con
gli occhi acquosi, Inosuke ebbe un terribile presentimento.
“E’ morta? Shinobu è
morta?”
Fu Doma a rispondere
a quella orribile domanda:
“Ma no che non è
morta! Lei vivrà dentro di me per tutta l’eternità. E’ così che salvo le
persone, allontanandole dal dolore e dalla sofferenza. Sono tutte felici, come
parte del mio corpo.”
La voce e il volto di
Doma tradivano una serenità dissonante con il contesto. Pareva quasi che il
demone fosse convinto di ciò che diceva.
Kanao tremava, mentre
Inosuke era fermo, congelato sul posto. Il suo sguardo saettò su Doma, mentre i
ricordi gli cascavano a fiume nella mente:
“Ti
ho cucito la ferita, non toccarla. Non potrai toglierti la benda senza
permesso. Questa è una promessa!”
Shinobu gli aveva
toccato il mignolo con il suo e gli aveva sorriso.
E ora, questo.
Il ragazzo cinghiale
minacciò il demone dai capelli argentei:
“Pezzo di spazzatura,
adesso ti polverizzo.”
E partì all’attacco,
veloce come un fulmine.
“Non inalare l’aria
fredda che spande con i suoi ventagli!” gli urlò Kanao.
“Respirazione della
Bestia, Quarta Zanna: Fa a pezzi!” gridò il ragazzo, ma Doma parò il colpo.
“Aaha! Questa è una
tecnica folle. Vedo che il tuo stile comprende l’uso di quelle spade seghettate
e modi inusuali di impugnarle. Molto intrigante!”
Doma, tutto preso da
quel giovane combattente venuto a dissipare la sua noia, ora sorrideva in modo
estremamente inquietante.
Inosuke tentò di far
volare via il ventaglio dell’avversario con un calcio rotante, e questo provocò
ancora ammirazione nel nemico:
“Wow! Davvero
flessibile, sei incredibile! Indossi una maschera, non è così?”
Inosuke non era solo
flessibile, ma anche incredibilmente veloce, tanto da aver recuperato la spada
di Kanao, precedentemente sottratta da Doma.
“E’ tua questa?”
“S-Sì.” aveva
risposto lei, estasiata.
“Non fartela più
rubare.”
Il pensiero che
quelle sacre spade finissero nelle mani sozze dei demoni gli era insopportabile.
Con un balzo, Doma li
raggiunse.
“Sei veloce, non me
ne sono nemmeno accorto!”
Ci furono tempeste di
ghiaccio e mosse di lotta, il tutto condito dai commenti sorridenti di Doma.
“Sei bravo!”
D’un tratto, Doma
vide che Inosuke teneva il braccio alzato, ma era fuori raggio, così si spostò
all’indietro, ma la lama che il ragazzo stava brandendo gli tagliò la faccia,
segmentando gli occhi a metà.
“Ma come? Mi ha
tagliato!”
“Nona Zanna: Colpo
flessibile esteso!”
Non avrebbe mai
immaginato allora…
“Si è slogato il
braccio?! Che intenzioni ha?” si chiese Kanao.
Con un colpo secco,
il braccio era tornato a posto, lasciando la ragazza a bocca aperta un’altra
volta.
“Cazzo! Questa nuova
tecnica non è ancora precisa! Ho mirato alla testa, ma ho fallito!” si lamentò
Inosuke, levando ulteriore sgomento nella compagna.
Doma appariva
divertito e incuriosito.
“Hahaha! Così sai
rimetterti a posto le articolazioni! Non è doloroso? Eh già, la tua intera
esistenza è folle… Ho vissuto per molti anni, ma non ho mai visto qualcuno come
te.”
Inosuke sbuffò.
“Ma è ovvio! Io sono
Lord Inosuke. Tutti i perdenti che ho incontrato finora non sono niente
paragonati a me!”
Non c’era più il
calore della maschera. Era scoperto.
“Inosuke!” urlò
Kanao.
“Aah! E’ davvero una
maschera. Hmm… Questa pelle di cinghiale è piuttosto vecchia. Come fai a
vederci?” gli domandò Doma, che gliela aveva sottratta e la stava esaminando.
Vedere la testa della
sua adorata mamma in mano a quel pazzo gli fece perdere la testa.
“Pezzo di merda!
Restituiscimela.”
“Ooh, ma io ti conosco! Il tuo viso… Ci siamo già incontrati…”
“Io non ricordo un
verme come te. Non toccare la mia pelliccia con le tue manacce.”
“No, ne sono sicuro.
Io ti conosco.”
“ED IO TI DICO DI NO!
STRONZO!”
Hashibira era fuori
di sé, digrignava i denti come una belva inferocita.
Kanao provò a
calmarlo:
“Inosuke, calmati.
Sta soltanto parlando a vanvera.”
Doma incrociò le
braccia.
“A vanvera? Oh,
questa è nuova. E dire che il mio unico pregio è la serietà. E poi, ho una
buona memoria. Ricordo pure il tempo in cui sono stato umano.”
E detto ciò, le
unghie perforanti di Doma trapassarono le sue tempie ed andarono a setacciare
il suo cervello.
Non
era una visione
accattivante.
“Bleaaargh! Che cazzo
fai? Disgustoso!” urlò Inosuke, e Kanao non poteva che essere d’accordo.
Il demone si frugò
ancora un poco nelle memorie, fino ad arrivare ad un punto preciso.
“Ah, eccoci! Sedici
anni fa? Piuttosto recente. C’era una donna, avrà avuto diciotto anni al massimo.
Suo marito la picchiava ogni giorno perché non riusciva a restare incinta,
aiutato dalla sua adorata mammina. Così, il mio culto del Paradiso Eterno l’ha
accolta. Non aveva genitori, né fratelli. Non aveva un posto dove andare.
Quando l’ho conosciuta, i segni di violenza sul suo viso erano talmente
profondi da aver confuso i suoi tratti. Era ridotta veramente male, ed era pure
mezza cieca a causa delle botte subite. Quando poi l’ho toccata, la sua faccia
è tornata normale, ed era bellissima, mi è davvero rimasta impressa. Aveva
bisogno di amore, era talmente affamata di quel sentimento da innamorarsi di
me. Io l’ho assecondata, d’altronde sono qui per questo, no? Salvare le povere
anime perdute…”
Doma chiuse il
ventaglio e seguitò a guardare Inosuke con malizia.
“Quando Kotoha è
rimasta incinta, io ero davvero meravigliato. Un demone e un’umana… Era
possibile? Ora che ci penso, anche il nostro capo ha una figlia con un’umana…
Comunque, quell’inaspettata notizia mi ha reso euforico… Non vedevo l’ora che tu
nascessi per vedere quanto sangue demoniaco ci fosse in te! Ed a giudicare dal
tuo spirito combattivo e dal modo in cui muovi il tuo corpo, beh… non mi sono
sbagliato. Sei un mezzo demone fatto e finito.”
A Inosuke si gelò il
sangue, ma Doma non aveva finito di parlare:
“Hai la stessa faccia
di tua madre, solo che la sua era più delicata. Sono un po’ invidioso, non hai
preso molto da me…”
Il giovane Hashibira
si stava ribellando violentemente a quella nuova realtà, anche perché fidarsi
delle parole di un demone era follia.
“Non ho una madre, e
neppure un padre! Mi hanno allevato i cinghiali, quello che stai dicendo non ha
senso!”
“Quindi, sei stato
partorito da un cinghiale? Hai fattezze umane, quindi devi essere stato
partorito da un’umana.”
“Chiudi quella cazzo
di bocca, maledetta feccia! E ridammi la mia maschera!” urlò Inosuke,
inferocito e pronto ad attaccare Doma di nuovo.
Proprio mentre il
ragazzo stava per attivare la Sesta Zanna, Doma lo bloccò con aria divertita.
“Suvvia, non
interrompermi. Questo nostro incontro ha un che di miracoloso.”
Per fermare il
figlio, Doma gli disegnò sul petto una “X” sanguinolenta.
Kanao, spaventata,
spinse l’amico nello stagno delle ninfee della stanza, e così entrambi evitarono
l’attacco glaciale del demone.
“Inosuke, stai bene?
Per favore, calmati.”
Doma riprese a
parlare con cortesia, come se fossero davanti a belle tazze di tè fumanti.
“Allora, stavo
dicendo… Non avevo intenzione di divorare tua madre, perché avere qualcuno di
così aggraziato accanto è una bella sensazione, non credi? Purtroppo, era tanto
bella quanto stupida. Un vero peccato. Ma era gentile, e brava a cantare. Ti
prendeva in braccio e ti cullava. La sua ninnananna preferita riguardava una
sorta di promessa. Ripeteva la parola mignolino
ad ogni strofa.”
In quel momento, un
ricordo remoto emerse dal subconscio di Inosuke; era una giovane donna, con una
voce angelica:
“Mignolino,
mignolino, ti proteggerò te lo prometto. Finché grande e forte sarai, la tua
mamma veglierà su di te.”
E ancora, delle frasi
oscure, che soltanto ora svelavano la loro natura sinistra:
“Mi
dispiace, Inosuke… Ti sentirai solo da adesso… Ma la tua mamma farà il
possibile per non farti sentire la mancanza del tuo papà e proteggerti. Non
importa se dovrà cambiare vita, la tua mamma ti proteggerà…”
Il ragazzo-bestia non
capiva perché sua madre gli avesse fatto quelle promesse per poi sparire, ma di
lì a poco avrebbe scoperto il perché, grazie alle parole di quel padre che
aveva ritrovato dopo tanto tempo.
“Tutte le volte che
ti cantava la canzone del mignolino, le strofe cambiavano, fino a parlare di un
certo villaggio di tanuki… Era adorabile…”
Il cuore di Inosuke
batteva furiosamente nel suo petto.
“Non era Shinobu…
Credevo fosse lei, ma non è così…” aveva pensato.
Doma riprese a
parlare:
“Non avevo intenzione
di divorare tua madre. Volevo semplicemente averla al mio fianco fino alla sua
morte naturale, e volevo crescerti. Ma Kotoha, benché fosse stupida, aveva gli
occhi ben aperti. Aveva scoperto che mangiavo i miei adoratori, e nonostante
tutte le mie spiegazioni, non era convinta della mia benevolenza. Mi aveva
insultato, dicendo che ero solo uno spregevole bugiardo, dopodiché era fuggita
dal mio tempio con te in braccio.”
Inosuke provò quasi
sollievo, forse non era vero che Doma era suo padre, vista la sua natura
menzognera…
A quel punto, il
sorriso scomparve completamente dal volto leggiadro di Doma.
“Mi aveva rifiutato,
ma non potevo perdonarle il fatto di volermi separare da te. Avevi appena sei
mesi, eri ancora lontano dal manifestare la tua demonicità… Mentre correva
lungo la foresta, la sentivo sputare frasi senza significato, si colpevolizzava
di essere una pessima madre e di non aver saputo tenerti al sicuro. Patetico,
non è vero? E mentre continuava con questa sceneggiata, si è accorta di essersi
persa. La povera, dolce, stupida Kotoha ti ha gettato nel fiume per salvarti da
me, tuo padre.”
Inosuke era scioccato,
i suoi immensi occhi smeraldini parevano cristallizzati.
“Ma ancora una volta,
mi hai sorpreso. Sei sopravvissuto a quella caduta, alle acque gelide del
fiume, a una vita selvatica. Non ti ho seguito, non ho cercato di riprenderti.
La tua natura demoniaca sarebbe venuta a galla prepotentemente in un ambiente
così ostico. E così è stato… Ed io ho potuto assistere alla tua magnificenza,
Inosuke…”
Doma era in estasi,
ma il ragazzo non lo stava ascoltando. Riusciva solo a pensare alla morte di
colei che lo aveva messo al mondo.
“Alla fine, ho
divorato tua madre fino all’osso. Non meritava di marcire su quella rupe, come
il suo schifoso marito o la sua orrenda suocera. Inoltre, non poteva vivere da
sola, sarebbe morta sicuramente, era troppo patetica. Che donna sfortunata,
davvero. Mi domando se abbia mai avuto un briciolo di felicità in vita sua. La
sua è stata un’esistenza senza
significato.”
“Adesso basta!” urlò
Kanao, esasperata.
In quel momento,
Inosuke si rialzò. Era furioso come non era mai stato in vita sua. Altri
ricordi gli passarono davanti agli occhi:
“Sei
così carino, Inosuke, con le tue manine… Sei così caldo, tesoro mio… Stare con
te mi rende felice…”
“Sai, è veramente
miracoloso essere qui con te. Il demone che ha ucciso mia madre e i miei amici…
E’ qui, davanti a me!”
Forse era vero che le
sue capacità innaturali, quali il poter spostare a piacimento gli organi
interni e le articolazioni, o il poter sopportare ferite e sanguinamenti
altrimenti letali, gli derivavano da quel padre demoniaco, ma non gli
importava. In quel momento, voleva far soffrire Doma.
“Ti ringrazio per
avermi fatto ricordare, ma ora non ho più voglia di tagliarti la testa e farla
finita! Prima voglio farti conoscere il vero Inferno!”
Doma sorrise,
compiaciuto.
“Sei stato allevato
dai cinghiali, ma te la cavi bene con le parole. Non mi aspettavo niente di
meno da mio figlio, ma c’è qualcosa che ancora ti sfugge… L’Inferno non esiste, e neppure il Paradiso. Quei
posti non esistono, sono solo fantasie umane, favole. E sai perché lo so?
Perché nella realtà, le persone buone vanno incontro a tragedie irrazionali,
mentre le cattive la fanno franca, perché le loro vite malsane le conducono a
risultati interessanti. I buoni tentano di consolarsi dicendo a se stessi che i
cattivi bruceranno all’Inferno una volta morti, ma questa è la mentalità debole
di chi altrimenti non vivrebbe in pace. E’ un comportamento estremamente
radicato. Gli esseri umani sono così patetici…”
Le sopracciglia folte
di Doma si erano incurvate in un’espressione ironica veramente detestabile.
Inosuke sentì l’odio
puro sgorgargli dal petto, dalla gola, dalla bocca:
“SE NON ESISTE
L’INFERNO, LO CREERO’ IO APPOSITAMENTE PER TE! ORA CHIUDI QUELLA CAZZO DI BOCCA
UNA VOLTA PER TUTTE! MIA MADRE E’ STATA UNA DONNA FELICE, HAI CAPITO, COGLIONE?”
Infuriò una battaglia
a colpi di ghiaccio e Respirazioni della Bestia. Doma era un avversario
temibile, e lo spadaccino si ferì ad entrambe le braccia a causa delle sculture
taglienti di suo padre, ma una voce, quella di Kanao, lo invitò alla speranza:
“Inosuke, niente
panico! Ancora un po’, resisti ancora un po’!”
Doma non capiva
perché quella stupida ragazzina avesse parlato così. Era sicuro che la sua Arte
Demoniaca avrebbe avuto la meglio, anche se in un angolo del suo cuore sperava
che Inosuke sopravvivesse. Se soltanto avesse lasciato andare quella ribellione
adolescenziale avrebbe potuto regnare al suo fianco come nuova Luna Crescente e
vivere con lui come padre e figlio.
Aveva appena finito
di pensare al suo futuro con Inosuke, quando un occhio gli colò verso il basso
e la sua faccia si squagliò.
“Eh? Ma cosa… La mia
faccia… Si sta sciogliendo?”
Shinobu… Era stata lei…
“Mi sta penetrando
nelle ossa… E’ veleno? E’ stata quella donna… Ma come? Non ho avvertito
presenza di veleno in lei quando l’ho divorata…” pensò il demone.
Le statue di ghiaccio
guerriere prodotte da Doma si sgretolarono.
“Che cazzo succede?
E’ una fottuta trappola, lo sento!” gridò il ragazzo, con l’odio che gli
circolava al posto del sangue.
“No, è il veleno
della maestra! Sta iniziando a funzionare! Mira alla testa, Inosuke, ce lo
abbiamo in pugno!” lo rassicurò Kanao.
L’adrenalina pompò
vigorosa nelle vene di Inosuke; con un balzo, i due spadaccini furono quasi
addosso a Doma:
“E’ giunta la tua
fine, stronzo!” esclamò Inosuke, ma il gigantesco Bodhisattva di ghiaccio
innalzato dal demone come ultimo, disperato tentativo di difesa fece andare a
pezzi la stanza e spinse all’indietro i due giovani. Kanao, allora, decise di
rallentare la sua visione con una tecnica che l’avrebbe resa cieca. In questo
modo, avrebbe potuto evitare gli attacchi e colpire Doma, il quale però tentò
di congelarla.
Fu Inosuke a porre la
parola fine, dopo essersi liberato dalle
mani della gigantesca statua di ghiaccio, da quella presa che il suo padre
biologico aveva stretto attorno al suo unico figlio, lo stesso bambino che
aveva lasciato andare tra i flutti, ignorandone l’esistenza per i successivi
quindici anni, e al quale aveva negato le coccole e la dolcezza della mamma.
Quanta amara ironia
nella testa di Doma che rotolava, trafitta dalle lame di colui che aveva
generato per noia, seguendo la sua stessa, imperitura recita.
Doma era morto,
finalmente.
Kotoha e Shinobu erano
vendicate.
Ma i geni demoniaci
restavano, e sarebbero rimasti per sempre.
Consapevole di ciò,
Inosuke collassò a terra e cominciò a piangere.