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Autore: Milkyna    19/02/2022    1 recensioni
Questo AU diverge dal canonico a partire dalla battaglia di Kanao e Inosuke contro Doma. Il demone senza emozioni muore, ma lascia dei pesanti strascichi in Inosuke, al punto da considerare la sua stessa esistenza indegna.
Genere: Angst, Drammatico, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Douma, Giyuu Tomioka, Inosuke Hashibira, Kanao Tsuyuri, Nezuko Kamado
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Inosuke era arrivato nella stanza di Doma.

Magnifico come sempre, in posizione di combattimento.

Focalizzò il suo sguardo di cinghiale sull’alta figura che aveva davanti, leggendo il numero impresso negli occhi arcobalenati.

“Due!” urlò il ragazzo selvatico, mentre Doma lo osservava alquanto perplesso.

“TU! Sei la Seconda Luna Crescente! La tua identità è stata rivelata! Sei il secondo scagnozzo del capo! Hahahahaha! Se ti batto, diventerò Pilastro!”

Doma aprì il ventaglio, rompendo il pesante silenzio che era seguito all’entrata in scena del suinello.

“Il fatto che io sia la Seconda Luna Crescente non è un segreto… Che ragazzo particolare…”

Frattanto, Inosuke seguitava a pavoneggiarsi, tanto che pure Kanao, presente sulla scena, lo guardava esterrefatta.

“Una volta che sarò diventato Pilastro, mi farò chiamare Pilastro Bestia… No, Pilastro Maiale! Quale credi sia migliore? Ehi!”

Inosuke si voltò verso Kanao, e la vide sporca di sangue.

“Oh! Sei tutta pesta! Che cavolo è successo? Se ti fai male, lo sai… Shinobu si arrabbierà! Si arrabbierà moltissimo!”

Shinobu… Inosuke non lo poteva sapere, ma quelle parole avevano colpito la povera ragazza farfalla come schegge acuminate.

Shinobu era morta, divorata dallo stesso demone che infestava quella stanza.

Vedendola ferma, con gli occhi acquosi, Inosuke ebbe un terribile presentimento.

“E’ morta? Shinobu è morta?”

Fu Doma a rispondere a quella orribile domanda:

“Ma no che non è morta! Lei vivrà dentro di me per tutta l’eternità. E’ così che salvo le persone, allontanandole dal dolore e dalla sofferenza. Sono tutte felici, come parte del mio corpo.”

La voce e il volto di Doma tradivano una serenità dissonante con il contesto. Pareva quasi che il demone fosse convinto di ciò che diceva.

Kanao tremava, mentre Inosuke era fermo, congelato sul posto. Il suo sguardo saettò su Doma, mentre i ricordi gli cascavano a fiume nella mente:

“Ti ho cucito la ferita, non toccarla. Non potrai toglierti la benda senza permesso. Questa è una promessa!”

Shinobu gli aveva toccato il mignolo con il suo e gli aveva sorriso.

E ora, questo.

Il ragazzo cinghiale minacciò il demone dai capelli argentei:

“Pezzo di spazzatura, adesso ti polverizzo.”

E partì all’attacco, veloce come un fulmine.

“Non inalare l’aria fredda che spande con i suoi ventagli!” gli urlò Kanao.

“Respirazione della Bestia, Quarta Zanna: Fa a pezzi!” gridò il ragazzo, ma Doma parò il colpo.

“Aaha! Questa è una tecnica folle. Vedo che il tuo stile comprende l’uso di quelle spade seghettate e modi inusuali di impugnarle. Molto intrigante!”

Doma, tutto preso da quel giovane combattente venuto a dissipare la sua noia, ora sorrideva in modo estremamente inquietante.

Inosuke tentò di far volare via il ventaglio dell’avversario con un calcio rotante, e questo provocò ancora ammirazione nel nemico:

“Wow! Davvero flessibile, sei incredibile! Indossi una maschera, non è così?”

Inosuke non era solo flessibile, ma anche incredibilmente veloce, tanto da aver recuperato la spada di Kanao, precedentemente sottratta da Doma.

“E’ tua questa?”

“S-Sì.” aveva risposto lei, estasiata.

“Non fartela più rubare.”

Il pensiero che quelle sacre spade finissero nelle mani sozze dei demoni gli era insopportabile.

Con un balzo, Doma li raggiunse.

“Sei veloce, non me ne sono nemmeno accorto!”

Ci furono tempeste di ghiaccio e mosse di lotta, il tutto condito dai commenti sorridenti di Doma.

“Sei bravo!”

D’un tratto, Doma vide che Inosuke teneva il braccio alzato, ma era fuori raggio, così si spostò all’indietro, ma la lama che il ragazzo stava brandendo gli tagliò la faccia, segmentando gli occhi a metà.

“Ma come? Mi ha tagliato!”

“Nona Zanna: Colpo flessibile esteso!”

Non avrebbe mai immaginato allora…

“Si è slogato il braccio?! Che intenzioni ha?” si chiese Kanao.

Con un colpo secco, il braccio era tornato a posto, lasciando la ragazza a bocca aperta un’altra volta.

“Cazzo! Questa nuova tecnica non è ancora precisa! Ho mirato alla testa, ma ho fallito!” si lamentò Inosuke, levando ulteriore sgomento nella compagna.

Doma appariva divertito e incuriosito.

“Hahaha! Così sai rimetterti a posto le articolazioni! Non è doloroso? Eh già, la tua intera esistenza è folle… Ho vissuto per molti anni, ma non ho mai visto qualcuno come te.”

Inosuke sbuffò.

“Ma è ovvio! Io sono Lord Inosuke. Tutti i perdenti che ho incontrato finora non sono niente paragonati a me!”

Non c’era più il calore della maschera. Era scoperto.

“Inosuke!” urlò Kanao.

“Aah! E’ davvero una maschera. Hmm… Questa pelle di cinghiale è piuttosto vecchia. Come fai a vederci?” gli domandò Doma, che gliela aveva sottratta e la stava esaminando.

Vedere la testa della sua adorata mamma in mano a quel pazzo gli fece perdere la testa.

“Pezzo di merda! Restituiscimela.”

“Ooh, ma io ti conosco! Il tuo viso… Ci siamo già incontrati…”

“Io non ricordo un verme come te. Non toccare la mia pelliccia con le tue manacce.”

“No, ne sono sicuro. Io ti conosco.”

“ED IO TI DICO DI NO! STRONZO!”

Hashibira era fuori di sé, digrignava i denti come una belva inferocita.

Kanao provò a calmarlo:

“Inosuke, calmati. Sta soltanto parlando a vanvera.”

Doma incrociò le braccia.

“A vanvera? Oh, questa è nuova. E dire che il mio unico pregio è la serietà. E poi, ho una buona memoria. Ricordo pure il tempo in cui sono stato umano.”

E detto ciò, le unghie perforanti di Doma trapassarono le sue tempie ed andarono a setacciare il suo cervello.

Non era una visione accattivante.

“Bleaaargh! Che cazzo fai? Disgustoso!” urlò Inosuke, e Kanao non poteva che essere d’accordo.

Il demone si frugò ancora un poco nelle memorie, fino ad arrivare ad un punto preciso.

“Ah, eccoci! Sedici anni fa? Piuttosto recente. C’era una donna, avrà avuto diciotto anni al massimo. Suo marito la picchiava ogni giorno perché non riusciva a restare incinta, aiutato dalla sua adorata mammina. Così, il mio culto del Paradiso Eterno l’ha accolta. Non aveva genitori, né fratelli. Non aveva un posto dove andare. Quando l’ho conosciuta, i segni di violenza sul suo viso erano talmente profondi da aver confuso i suoi tratti. Era ridotta veramente male, ed era pure mezza cieca a causa delle botte subite. Quando poi l’ho toccata, la sua faccia è tornata normale, ed era bellissima, mi è davvero rimasta impressa. Aveva bisogno di amore, era talmente affamata di quel sentimento da innamorarsi di me. Io l’ho assecondata, d’altronde sono qui per questo, no? Salvare le povere anime perdute…”

Doma chiuse il ventaglio e seguitò a guardare Inosuke con malizia.

“Quando Kotoha è rimasta incinta, io ero davvero meravigliato. Un demone e un’umana… Era possibile? Ora che ci penso, anche il nostro capo ha una figlia con un’umana… Comunque, quell’inaspettata notizia mi ha reso euforico… Non vedevo l’ora che tu nascessi per vedere quanto sangue demoniaco ci fosse in te! Ed a giudicare dal tuo spirito combattivo e dal modo in cui muovi il tuo corpo, beh… non mi sono sbagliato. Sei un mezzo demone fatto e finito.”

A Inosuke si gelò il sangue, ma Doma non aveva finito di parlare:

“Hai la stessa faccia di tua madre, solo che la sua era più delicata. Sono un po’ invidioso, non hai preso molto da me…”

Il giovane Hashibira si stava ribellando violentemente a quella nuova realtà, anche perché fidarsi delle parole di un demone era follia.

“Non ho una madre, e neppure un padre! Mi hanno allevato i cinghiali, quello che stai dicendo non ha senso!”

“Quindi, sei stato partorito da un cinghiale? Hai fattezze umane, quindi devi essere stato partorito da un’umana.”

“Chiudi quella cazzo di bocca, maledetta feccia! E ridammi la mia maschera!” urlò Inosuke, inferocito e pronto ad attaccare Doma di nuovo.

Proprio mentre il ragazzo stava per attivare la Sesta Zanna, Doma lo bloccò con aria divertita.

“Suvvia, non interrompermi. Questo nostro incontro ha un che di miracoloso.”

Per fermare il figlio, Doma gli disegnò sul petto una “X” sanguinolenta.

Kanao, spaventata, spinse l’amico nello stagno delle ninfee della stanza, e così entrambi evitarono l’attacco glaciale del demone.

“Inosuke, stai bene? Per favore, calmati.”

Doma riprese a parlare con cortesia, come se fossero davanti a belle tazze di tè fumanti.

“Allora, stavo dicendo… Non avevo intenzione di divorare tua madre, perché avere qualcuno di così aggraziato accanto è una bella sensazione, non credi? Purtroppo, era tanto bella quanto stupida. Un vero peccato. Ma era gentile, e brava a cantare. Ti prendeva in braccio e ti cullava. La sua ninnananna preferita riguardava una sorta di promessa. Ripeteva la parola mignolino ad ogni strofa.”

In quel momento, un ricordo remoto emerse dal subconscio di Inosuke; era una giovane donna, con una voce angelica:

“Mignolino, mignolino, ti proteggerò te lo prometto. Finché grande e forte sarai, la tua mamma veglierà su di te.”

E ancora, delle frasi oscure, che soltanto ora svelavano la loro natura sinistra:

“Mi dispiace, Inosuke… Ti sentirai solo da adesso… Ma la tua mamma farà il possibile per non farti sentire la mancanza del tuo papà e proteggerti. Non importa se dovrà cambiare vita, la tua mamma ti proteggerà…”

Il ragazzo-bestia non capiva perché sua madre gli avesse fatto quelle promesse per poi sparire, ma di lì a poco avrebbe scoperto il perché, grazie alle parole di quel padre che aveva ritrovato dopo tanto tempo.

“Tutte le volte che ti cantava la canzone del mignolino, le strofe cambiavano, fino a parlare di un certo villaggio di tanuki… Era adorabile…”

Il cuore di Inosuke batteva furiosamente nel suo petto.

“Non era Shinobu… Credevo fosse lei, ma non è così…” aveva pensato.

Doma riprese a parlare:

“Non avevo intenzione di divorare tua madre. Volevo semplicemente averla al mio fianco fino alla sua morte naturale, e volevo crescerti. Ma Kotoha, benché fosse stupida, aveva gli occhi ben aperti. Aveva scoperto che mangiavo i miei adoratori, e nonostante tutte le mie spiegazioni, non era convinta della mia benevolenza. Mi aveva insultato, dicendo che ero solo uno spregevole bugiardo, dopodiché era fuggita dal mio tempio con te in braccio.”

Inosuke provò quasi sollievo, forse non era vero che Doma era suo padre, vista la sua natura menzognera…

A quel punto, il sorriso scomparve completamente dal volto leggiadro di Doma.

“Mi aveva rifiutato, ma non potevo perdonarle il fatto di volermi separare da te. Avevi appena sei mesi, eri ancora lontano dal manifestare la tua demonicità… Mentre correva lungo la foresta, la sentivo sputare frasi senza significato, si colpevolizzava di essere una pessima madre e di non aver saputo tenerti al sicuro. Patetico, non è vero? E mentre continuava con questa sceneggiata, si è accorta di essersi persa. La povera, dolce, stupida Kotoha ti ha gettato nel fiume per salvarti da me, tuo padre.”

Inosuke era scioccato, i suoi immensi occhi smeraldini parevano cristallizzati.

“Ma ancora una volta, mi hai sorpreso. Sei sopravvissuto a quella caduta, alle acque gelide del fiume, a una vita selvatica. Non ti ho seguito, non ho cercato di riprenderti. La tua natura demoniaca sarebbe venuta a galla prepotentemente in un ambiente così ostico. E così è stato… Ed io ho potuto assistere alla tua magnificenza, Inosuke…”

Doma era in estasi, ma il ragazzo non lo stava ascoltando. Riusciva solo a pensare alla morte di colei che lo aveva messo al mondo.

“Alla fine, ho divorato tua madre fino all’osso. Non meritava di marcire su quella rupe, come il suo schifoso marito o la sua orrenda suocera. Inoltre, non poteva vivere da sola, sarebbe morta sicuramente, era troppo patetica. Che donna sfortunata, davvero. Mi domando se abbia mai avuto un briciolo di felicità in vita sua. La sua è stata un’esistenza senza significato.”

“Adesso basta!” urlò Kanao, esasperata.

In quel momento, Inosuke si rialzò. Era furioso come non era mai stato in vita sua. Altri ricordi gli passarono davanti agli occhi:

“Sei così carino, Inosuke, con le tue manine… Sei così caldo, tesoro mio… Stare con te mi rende felice…”

“Sai, è veramente miracoloso essere qui con te. Il demone che ha ucciso mia madre e i miei amici… E’ qui, davanti a me!”

Forse era vero che le sue capacità innaturali, quali il poter spostare a piacimento gli organi interni e le articolazioni, o il poter sopportare ferite e sanguinamenti altrimenti letali, gli derivavano da quel padre demoniaco, ma non gli importava. In quel momento, voleva far soffrire Doma.

“Ti ringrazio per avermi fatto ricordare, ma ora non ho più voglia di tagliarti la testa e farla finita! Prima voglio farti conoscere il vero Inferno!”

Doma sorrise, compiaciuto.

“Sei stato allevato dai cinghiali, ma te la cavi bene con le parole. Non mi aspettavo niente di meno da mio figlio, ma c’è qualcosa che ancora ti sfugge… L’Inferno non esiste, e neppure il Paradiso. Quei posti non esistono, sono solo fantasie umane, favole. E sai perché lo so? Perché nella realtà, le persone buone vanno incontro a tragedie irrazionali, mentre le cattive la fanno franca, perché le loro vite malsane le conducono a risultati interessanti. I buoni tentano di consolarsi dicendo a se stessi che i cattivi bruceranno all’Inferno una volta morti, ma questa è la mentalità debole di chi altrimenti non vivrebbe in pace. E’ un comportamento estremamente radicato. Gli esseri umani sono così patetici…”

Le sopracciglia folte di Doma si erano incurvate in un’espressione ironica veramente detestabile.

Inosuke sentì l’odio puro sgorgargli dal petto, dalla gola, dalla bocca:

“SE NON ESISTE L’INFERNO, LO CREERO’ IO APPOSITAMENTE PER TE! ORA CHIUDI QUELLA CAZZO DI BOCCA UNA VOLTA PER TUTTE! MIA MADRE E’ STATA UNA DONNA FELICE, HAI CAPITO, COGLIONE?”

Infuriò una battaglia a colpi di ghiaccio e Respirazioni della Bestia. Doma era un avversario temibile, e lo spadaccino si ferì ad entrambe le braccia a causa delle sculture taglienti di suo padre, ma una voce, quella di Kanao, lo invitò alla speranza:

“Inosuke, niente panico! Ancora un po’, resisti ancora un po’!”

Doma non capiva perché quella stupida ragazzina avesse parlato così. Era sicuro che la sua Arte Demoniaca avrebbe avuto la meglio, anche se in un angolo del suo cuore sperava che Inosuke sopravvivesse. Se soltanto avesse lasciato andare quella ribellione adolescenziale avrebbe potuto regnare al suo fianco come nuova Luna Crescente e vivere con lui come padre e figlio.

Aveva appena finito di pensare al suo futuro con Inosuke, quando un occhio gli colò verso il basso e la sua faccia si squagliò.

“Eh? Ma cosa… La mia faccia… Si sta sciogliendo?”

Shinobu… Era stata lei…

“Mi sta penetrando nelle ossa… E’ veleno? E’ stata quella donna… Ma come? Non ho avvertito presenza di veleno in lei quando l’ho divorata…” pensò il demone.

Le statue di ghiaccio guerriere prodotte da Doma si sgretolarono.

“Che cazzo succede? E’ una fottuta trappola, lo sento!” gridò il ragazzo, con l’odio che gli circolava al posto del sangue.

“No, è il veleno della maestra! Sta iniziando a funzionare! Mira alla testa, Inosuke, ce lo abbiamo in pugno!” lo rassicurò Kanao.

L’adrenalina pompò vigorosa nelle vene di Inosuke; con un balzo, i due spadaccini furono quasi addosso a Doma:

“E’ giunta la tua fine, stronzo!” esclamò Inosuke, ma il gigantesco Bodhisattva di ghiaccio innalzato dal demone come ultimo, disperato tentativo di difesa fece andare a pezzi la stanza e spinse all’indietro i due giovani. Kanao, allora, decise di rallentare la sua visione con una tecnica che l’avrebbe resa cieca. In questo modo, avrebbe potuto evitare gli attacchi e colpire Doma, il quale però tentò di congelarla.

Fu Inosuke a porre la parola fine, dopo essersi liberato dalle mani della gigantesca statua di ghiaccio, da quella presa che il suo padre biologico aveva stretto attorno al suo unico figlio, lo stesso bambino che aveva lasciato andare tra i flutti, ignorandone l’esistenza per i successivi quindici anni, e al quale aveva negato le coccole e la dolcezza della mamma.

Quanta amara ironia nella testa di Doma che rotolava, trafitta dalle lame di colui che aveva generato per noia, seguendo la sua stessa, imperitura recita.

Doma era morto, finalmente.

Kotoha e Shinobu erano vendicate.

Ma i geni demoniaci restavano, e sarebbero rimasti per sempre.

Consapevole di ciò, Inosuke collassò a terra e cominciò a piangere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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