Fanfic su attori > Cast The Walking Dead
Segui la storia  |       
Autore: trenodicarta    19/02/2022    0 recensioni
Vedere la luce quando si è circondati da ombre non è facile, lo sanno bene Norman e Sole. Lui è un attore di successo che nasconde la rabbia sotto chili di ironia e qualche bicchierino di troppo. Lei è una ragazza comune, che ha da poco accettato una proposta che la terrorizza. Una scelta che le ha stravolto la vita e l'ha portata a lui.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Beth Daryl GIF - Beth Daryl TWD - Discover & Share GIFs

When I'm away from you
I'm happier than ever
Wish I could explain it better
I wish it wasn't true, mm-hmm

Sole si era addormentata con le cuffiette e le parole di Billie Eilish nelle orecchie. Si risvegliò proprio sulla sua parte preferita, quella più adatta a lei in quel periodo. Era felice perché era lontana, sempre di più. 

Mancavano solo venti minuti e sarebbe arrivata a New York, finalmente. In seguito, avrebbe dovuto fare un altro tragitto in auto prima di arrivare a destinazione, a Dutchess County. Ancora non poteva crederci, se non fosse stato per la stanchezza, sarebbe rimasta sveglia durante tutte e nove le ore di volo. 

Non riusciva a credere di essere davvero partita. 

Scappata.  
La corresse una vocina nella sua mente, vocina che lei ignorò. 

Sole scosse il capo e si sfilò le cuffiette dalle orecchie, infilandole nello zaino. Avrebbe voluto alzarsi, andare in bagno a darsi una sistemata ma l'atterraggio era ormai iniziato. Si sarebbe data una sistemata in auto, o almeno avrebbe fatto ciò che poteva. Non osava immaginare che aspetto avesse dopo tutte quelle ore di viaggio. Senza contare la mancanza di sonno delle notti precedenti, trascorse immaginando come sarebbe stato.

Sarebbe stata via un anno, in America e in più avrebbe lavorato come au pair per una famiglia tutt'altro che comune. Sorrise al solo pensiero, ritrovandosi a stringere la cintura di sicurezza, come nel tentativo di scaricare la tensione. Il suo vicino la guardò incuriosito, non si erano rivolti parola per tutto il volo ma doveva essere anche lui italiano, a giudicare dal libro che stava leggendo: Uno, nessuno e centomila.

Libro impegnativo per un viaggio impegnativo. - Commentò l'uomo all'improvviso, notando lo sguardo di Sole fisso sulla copertina del libro.

La ragazza abbozzò un sorriso, non sapendo bene come rispondere. In genere era molto più loquace ma la stanchezza e la paura di quanto la attendeva dovevano averla resa improvvisamente timida.

L'uomo non sembrò prendersela, anzi, proseguì dicendo: - Faccio trasferte a New York ogni mese. Dovrei essere abituato al viaggio ma la verità è che queste ore non passano mai. - 

- Di cosa ti occupi? - 

- Multinazionali, esportazioni, commercio. - Agitò le mani in aria esclamando: - Cose noiose! - Continuò a guardarla con interesse, seppur lei non stesse parlando molto: - Tu viaggi per piacere? - 

- Per lavoro anche io, sarò una ragazza alla pari per un anno, in una famiglia... - Stava quasi per dire famosa ma si morse le labbra. - ...famiglia americana. - 

L'uomo parve colpito, o almeno si mostrò tale. - Non sei mai stata a New york? - 

- Non sono mai uscita dall'Italia! - Ammise lei, scoppiando in una risatina imbarazzata. 

- Un bel salto allora! - Dopo qualche istante di silenzio, l'uomo, che in realtà avrà avuto sulla trentina, pochi anni in più di Sole, allungò una mano per presentarsi. - Matteo. - 

- Sole. - 

- Beh, buona fortuna Sole. - 

Si sorrisero a vicenda, mentre l'atterraggio proseguiva, arrivando al termine in poco tempo. Erano ufficialmente in America. Sole rimase seduta, anche mentre gli altri si alzavano in tutta fretta per recuperare il proprio bagaglio a mano. Avrebbe voluto fare altrettanto e schizzare giù dall'aereo, eppure si sentiva sopraffatta, non riusciva quasi a muovere un muscolo. Matteo non le disse nulla, anzi attese paziente.

- Ora mi alzo. - Promise la ragazza, comprendendo di essere di impaccio.

- La prima volta in America può dare alla testa, lo capisco. - Scherzò lui. - Ti consiglio però di sbrigarti, le hostess non sono così pazienti. - 

Sole fece un altro sorriso nervoso, prima di slacciarsi la cintura e scattare in piedi. Raccolse il suo zaino da terra e scese, insieme al resto dei passeggeri. 

Si precipitò al ritiro bagagli, ritrovandosi ancora Matteo accanto. Lui la aiutò a recuperare le sue valige. La fissò come se volesse dirle qualcosa in più ma tacque fino all'ultimo, fin quando lei non alzò la mano pronta a fargli un cenno di saluto.

- Ehi Sole! - La richiamò di colpo, come se il vederla andar via gli avesse dato la spinta che fino a poco prima era mancata. - Sarò a New York per qualche giorno, poi tornerò anche nei prossimi mesi. Dato che non conosci ancora nessuno, mi chiedevo ... posso lasciarti il mio numero? Possiamo fare un giro insieme per la città, conosco molti posti carini che potrebbero piacerti. - 

Non era certo che quella fosse la frase migliore da dire, in fondo non la conosceva neanche, come poteva dire che le sarebbero piaciuti?

Sole rimase in silenzio, riflettendoci su.

- Va bene. - Disse all'improvviso, estraendo il telefono e porgendoglielo. 

Non era convinta ma alla fin fine, non doveva chiamarlo per forza, poteva prendere il suo numero e nel frattempo rifletterci. Non conosceva nessuno lì, avere qualcuno che parlasse la sua lingua e potesse darle indicazioni sul posto le sarebbe stato utile, forse.

***

- Benvenuta in America, Sol! - 

La ragazza trattenne una risatina sentendo il suo nome venir pronunciato in maniera scorretta, con la o chiusa e la e completamente dimenticata. Apprezzò comunque il tentativo di Craig, n membro dello staff della famiglia con cui avrebbe lavorato. L'uomo la attendeva proprio nel punto in cui le era stato comunicato via email il giorno prima. Assomigliava più a una guardia del corpo che un autista.

- Le prendo io. - Le disse, indicando le due valigie che Sole aveva trasportato fin lì.

La ragazza lo lasciò fare, salendo sull'auto spaziosa con cui era venuto a prenderla.

- Ci vorrà più di un'ora, mettiti comoda. - 

Una delle tante paure che Sole aveva avuto in merito al viaggio riguardava la lingua. Era brava in inglese, lo era sempre stata, ma un conto era utilizzarla a scuola, un altro era farlo in America. Il suo timore era non riuscire a comunicare, non comprendere gli altri o non farsi comprendere. Temeva si sarebbe ritrovata a essere l'unica a non ridere davanti a una battuta. 

Quella paura svanì non appena si ritrovò in auto con Craig. Non solo a capire tutto ma anche a rispondere perfettamente, chiacchierando con lui come se quella fosse la sua lingua madre. 

L'uomo tacque solo dopo dopo un po', quando le fece cenno di guardare fuori dal finestrino. New York era lì, le strade, le auto e i palazzi che aveva sempre e solo visto nei film, ora erano attorno a lei. Lei era New York, vi era immersa. 

Craig la osservò soddisfatto dallo specchietto retrovisore. Lui era ormai abituato a tutto quello, era quindi un piacere vedere qualcuno emozionarsi guardando qualcosa per la prima volta.

Sole rimase con gli occhi puntati al cielo per buona parte del viaggio, fin quando non abbandonarono il centro della città diretti verso la Conte. Così i grattacieli e il traffico di taxi lasciarono il posto a strade a alberi, cielo aperto e strade ampie e libere. 

Sole osservò tutto, imprimendo ogni dettaglio nella propria memoria. Si sforzò di farlo fin quando la sera non fu abbastanza buia da impedirle di vedere bene. 

Si rese conto di essersi addormentata, solo quando Craig la svegliò. L'auto era ferma, lui aveva già scaricato le sue valigie e aperto la portiera per farla scendere. La ragazza si guardò attorno confusa, ancora credeva fosse un sogno e lo credette fino all'ultimo, finché scendendo dall'auto non sentì un'altra voce, quella di una donna. 

Stava ridendo, accompagnata da una seconda risata maschile. Finalmente, il momento che Sole aveva tanto aspettato, stava arrivando, stava per incontrarli. Aveva parlato con loro solo tramite Skype, in una simpatica videochiamata in cui era presente solo lei, a dirla tutta. Ora erano lì entrambi.

Si ricordò solo allora di non essersi neanche sistemata, doveva avere un aspetto terribile, rispetto a loro. 

Fece in tempo a prendere un lungo respiro, prima di vederli comparire. Avanzavano verso di lei mano nella mano, con ancora gli echi delle loro risate a circondarli. Erano bellissimi, molto più che visti tramite lo schermo. Eccoli lì, Hilarie e Jeffrey, ufficialmente i suoi datori di lavoro.

 Eccoli lì, Hilarie e Jeffrey, ufficialmente i suoi datori di lavoro

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast The Walking Dead / Vai alla pagina dell'autore: trenodicarta