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Autore: Nao Yoshikawa    20/02/2022    12 recensioni
Iida Tenya era abituato a essere l’eterno secondo, quanto meno in amore.
Per tanto tempo si era accontentato così, si diceva che andasse bene, che poteva bastargli una vita vissuta all’ombra di qualcun altro.
Almeno in amore poteva sopportarlo. Dopotutto aveva solo sedici anni e l’amore, molto spesso, a quell’età passava in fretta.
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ochako Uraraka, Tenya Iida
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Un bacio è solo l’inizio
 
Iida Tenya era abituato a essere l’eterno secondo, quanto meno in amore. 
Per tanto tempo si era accontentato così, si diceva che andasse bene, che poteva bastargli una vita vissuta all’ombra di qualcun altro.
Almeno in amore poteva sopportarlo. Dopotutto aveva solo sedici anni e l’amore, molto spesso, a quell’età passava in fretta.
E quella era la sua speranza che, ne era certo, difficilmente si sarebbe realizzata. Perché Ochaco era sempre con lui, camminavano a fianco senza mai incontrarsi. E da Ochaco – che aveva sempre e solo avuto occhi per Deku, il suo migliore amico – aveva iniziato a volere di più. Ciò non era razionale, né si poteva tenere sotto controllo, ma con un sospiro e sangue freddo Iida ci provava sempre a rimanere nel suo posto di eterno secondo, da migliore amico che dispensava buoni e saggi consigli. In molti erano a conoscenza della cotta di Ochaco per Deku – era impossibile non accorgersene tranne che per il diretto interessato – ma era solo con lui che la ragazza riusciva a confidarsi del tutto, senza timori.
Lo faceva in modo timido, arrossendo e utilizzando qualche monosillabo alla volta. E Iida l’ascoltava, ma ascoltava soprattutto i suoi momenti di silenzio.
Andava a trovarla nel dormitorio femminile prima che scattasse il coprifuoco e molto spesso Mina Ashido si era ritrovata a fare delle battutine maliziose.
E lui come al solito andava fuori di testa, iniziando ad agitarsi e dicendo cose del tipo non è opportuno, non siamo qui alla Yuei per fare… questo.
Allora Ashido lo guardava con fare confuso e poi sorrideva.
«Ma siamo adolescenti. Cosa pensi, che siamo tutti così timidi come vogliamo far credere? Non ti credevo così ingenuo, Iida!»
Lui allora si sistemava nervosamente gli occhiali sul naso e se ne andava borbottando qualcosa. Ashido però non aveva torto e allora a certe cose, suo malgrado, aveva iniziato a far caso. Non era l’unico che s’infilava nel dormitorio femminile. Più volte aveva visto Tokoyami aggirarsi vicino alla camera di Tsuyu con fare sospetto. Aveva visto lei fargli segno di entrare alla svelta, mentre arrossiva. Non l’aveva mai vista così.
Gli capitava anche di sentire. Di sentire Ashido ridere come se fosse ubriaca e subito dopo la voce di Sero zittirla in modo scherzoso. Oppure c’era Kaminari, che agiva in maniera decisamente meno discreta, annunciando il suo arrivo a Jiro che, piena d’imbarazzo, gli dava un colpetto sulla testa per farlo stare in silenzio. Lui poi però la baciava quando potevano essere ancora sotto occhi indiscreti e lei perdeva la forza per ribellarsi.
Iida non era un ingenuo. Sapeva quello che succedeva, ma era più facile applicare questo concetto agli altri, piuttosto che a sé stesso.
Lui e Uraraka non facevano quelle cose. Loro parlavano e basta, lei seduta sul suo letto, mentre muoveva le gambe e parlava. Se non si sentiva a disagio nello stare chiusa lì dentro con lui, forse non lo vedeva né l’avrebbe mai visto come un ragazzo.
«Iida» gli domandò quella sera, in cui si sentiva particolarmente confidente. «Tu hai mai baciato una ragazza?»
La domanda per poco non lo fece cadere. Lui se ne stava a debita distanza, anche se la sua intenzione sarebbe stata un’altra. Anche se era maturo per la sua età, era comunque un adolescente, come gli ricordava Ashido.
«Io? No, assolutamente no! E… tu?» domandò senza guardarla. Volevo saperlo davvero, voleva conoscere le sue esperienze.
«A dire il vero, una volta alle scuole elementari un mio compagno mi ha dato un bacio a tradimento. Ma non lo considererei un vero bacio. Sai, non è stato come quelli che due persone si scambiano nei film e… e…» Ochaco divenne ad un tratto timida. «S-scusa, forse è troppo dettagliato!»
«Ah, f-figurati!» gli occhiali di Iida non volevano proprio saperne di rimanere dritti. «Alla nostra età… è normale, no?»
Ochaco era davvero graziosa, sempre. Lo era quando arrossiva, quando rideva e quando assumeva quell’espressione determinata. Ma graziosa non era l’unico termine che avrebbe usato per lei.
«Accidenti, hai ragione. Sì, è normale» disse stringendo i pugni. «Senti, Iida. So che quello che sto per dire è una pazzia ma… mi aiuteresti con Deku?»
Ogni volta avvertiva una stretta allo stomaco. Voleva bene a Midoriya e considerando tutte le volte in cui lo vedeva assieme a Todoroki, dubitava che fosse interessato a Uraraka o alle donne in generale. Questa era una consolazione, seppur magra. E d’altronde lui cos’altro avrebbe potuto fare, se non accettare, da bravo eterno secondo qual era?
«E come posso aiutarti?» domandò. Diligente, maturo, perfetto.
Ma dentro di sé sentiva d’impazzire. Ochaco era arrossita di nuovo. Lui non lo sapeva, ma la ragazza aveva dovuto prendere tra le mani tutto il suo coraggio e anche una buona dose dei consigli di Ashido, che le diceva sempre “Dovresti buttarti un po’ di più, altrimenti fra qualche anno lo rimpiangerai”.
Non aveva ben capito a cosa si riferisse, ma lei adesso si stava buttando.
«Non so baciare» ammise, avendo la sensazione che il fumo le uscisse dalle orecchie. «So che mi sto portando fin troppo avanti, ma prima o poi accadrà, no? E io non so nemmeno da dove partire. Se solo penso di fare qualche figuraccia… mi sembra d’impazzire! Quindi… so che è strano, ma… proveresti con me?»
Si portò le mani davanti la bocca come se avesse detto chissà quale oscenità. Dare un bacio per lei non era cosa da poco, e se l’aveva chiesto a Iida era perché si fidava di lui, perché erano amici. E perché lui avrebbe capito.
Iida si strozzò con l’aria e prese a tossire. Questo non lo aveva messo in conto.
«I-Iida, mi dispiace. Accidenti, che stupida che sono» mormorò Ochaco in imbarazzo. Lui le fece segno di non preoccuparsi.
«Sto bene. È solo che non me l’aspettavo. Insomma… proprio io? E poi nemmeno io so baciare.»
«Però tu sei un ragazzo ed è ciò di cui ho bisogno. È un’idea… oscena?» domandò preoccupata.
Iida non aveva desiderato altro per tanto tempo, poterla baciare, poter sentire la morbidezza delle sue labbra. E si sentiva un po’ in colpa ad approfittarne in quel modo, anche se era stata lei a chiederglielo. Inoltre, l’idea di essere baciato solo per provare un po’ faceva male, ma forse un’occasione del genere non gli sarebbe più capitata.
«No, non è oscena. È un bacio. Va bene, d’accordo» sospirò. «Tanto non lo saprà nessuno, è una cosa solo nostra.»
Gli occhi di Ochaco si illuminarono. Più a suo agio, si avvicinò sedendosi davanti a lui.
Solo quando l’ebbe davanti – lei col suo corpo, con le sue labbra e il suo viso – Iida si rese conto che erano un ragazzo e una ragazza, da soli lì dentro, e che tutto poteva accadere.
«D’accordo, allora. Umh… come devo fare?» domandò.
Iida avrebbe tanto voluto che qualcuno lo spiegasse anche lui, ma se Ochaco si era rivolta a lui non poteva deluderla. Prese il suo viso tra le mani, con delicatezza, giusto per sentire la pelle morbida e calda contro i polpastrelli. Ochaco lo guardò e per l’imbarazzo un po’ le venne da ridere, ma non riusciva comunque a farlo. Era seria quanto era serio Iida, tremava proprio come tremavano le sue mani sul proprio viso.
«Penso… si faccia così… penso tu debba solo chiudere gli occhi e avvicinarti, in questo modo.»
Cosa stava facendo?
Si disse fermati perché nulla di buono poteva uscire da una follia del genere, ma oramai il confine era superato. Ochaco chiuse gli occhi, un grande gesto di fiducia, perché da quel momento in poi non avrebbe controllato più nulla. Si avvicinò, le labbra schiuse e il cuore che batteva furioso nel petto.
Iida si avvicinò con la stessa lentezza, il respiro di Ochaco gli aveva già appannato gli occhiali.
«Wow, forte» ansimò lei. «Ed è qui che due si baciano? Ops, scusa. Ora non dovrei parlare.»
L’aveva proprio lì, a meno di un passo. Sentì l’odore del suo respiro, l’odore che le impregnava la pelle e Iida si disse per una volta non voglio essere secondo. La baciò, portando una mano tra i suoi capelli e tenendoli stretti tra le dita. Ochaco sussultò, gemette in quel bacio e sentì caldo. Aveva provato a immaginarlo tante volte, ma nessun sogno ad occhi aperti poteva competere con le sue sensazioni, adesso.
Non fu come il suo primo bacio, innocente e a fior di labbra. Quello era un bacio da adulti, erano labbra che si accarezzavano, era scoprire il sapore l’uno dell’altra, ed era anche un brivido. E calore al contempo, davvero assurdo.
Ochaco tenne gli occhi chiusi per tutto il tempo, senza riuscire a trattenere i tremiti. Si era dimenticata che era lì per provare a baciare, data la sua inesperienza. Aveva perso il controllo. Iida tornò in sé quando la sentì gemere più forte, forse le aveva tirato un po’ troppo forte i capelli. Lasciò a malincuore le sue labbra, senza però allontanarsi. Non vedeva nulla a causa degli occhiali appannati, ma sentiva tutto chiaramente.
«Amh… come… come sono andata?» ansimò Ochaco senza neanche sentirsi. «Un disastro?»
«Non… lo definirei un disastro. Era anche il mio primo bacio, ti ricordo.»
Lei rise, in imbarazzo.
«Sì, forse come primo bacio speravi in qualcosa di meglio, eh?»
Iida sapeva che ora doveva fermarsi, perché se avesse continuato niente sarebbe stato più come prima. Era da lei che aveva sempre voluto il primo bacio, da lei che aveva sempre voluto essere considerato il primo. Anzi, l’unico.
«È perfetto così» disse, con le labbra che gli tremavano. Per tutto. «Ochaco, scusa.»
Lei spalancò gli occhi. L’aveva chiamata per nome e le aveva chiesto scusa.
Per cosa?
Le parole le morirono sulle labbra quando capì che Iida non sembrava intenzionato a lasciarla andare. Anche lui aveva perso il controllo, perché in fondo era solo un ragazzo.
«Perdonami» ripeté.
E la baciò di nuovo. E questa volta non era né una prova, né un gioco. Questa volta erano le sue intenzioni e basta.
Un bacio soffocante.
Non gliel’aveva nemmeno chiesto, non sapeva nemmeno se lei volesse.
Oh, no. Stava facendo qualcosa che poteva ferirla?
Ochaco però non sembrava intimidita né infastidita. Era sciolta su di lui, come se fosse fatta di gelatina.
«Iida, ma cosa… cos’è questo?» ansimò lei.
Chiedergli di baciarla era forse stato azzardato. Perché quello che stavano facendo adesso andava di sicuro oltre il favore, oltre ciò che due amici facevano di solito.
«Sono le mie intenzioni» disse, poi l’abbracciò, poggiò il viso sulla spalla. In quel momento la sentiva sua e Ochaco pensò che fosse strano, assurdo e bellissimo. Il suo corpo e la sua mente non avevano mai reagito così, nemmeno quando Deku le era accanto. Con Iida invece si sentiva in modo diverso, come se fosse più grande della sua età.
«Non ci capisco più niente. Mi sento strana, anche fisicamente, intendo. Forse dovremmo smettere?» suggerì Ochaco con voce tremula. Iida la guardò, serio, la fronte aggrottata.
«Forse dovremmo.»
«Forse dovremmo» ripeté lei.
Anche se aveva ben capito che la scintilla si era già trasformata in fuoco. Fu lei, questa volta, a gettarsi su di lui. L’indomani avrebbero sicuramente fatto fatica anche a guardarsi in faccia, ma ora era ora.
Iida l’afferrò con un braccio, Ochaco era ora seduto su di lui in una posizione pericolosa. Perché lui sentiva lei e viceversa.
Un attimo dopo, lei era sopra di lui, stesa su di lui, quasi una cosa sola.
Ah, si dissero entrambi, allora è questa quella che tutti chiamano passione, perdere la testa. Quella cosa che fa perdere la testa soprattutto alla gente della nostra età.
Ochaco non era più in sé, mentre si lasciava tirare i capelli, baciare il collo, mentre il suo corpo si muoveva sul suo senza riuscire a fermarsi. E Iida non voleva che si fermasse, anche se l’eccitazione era tale da far quasi male. Ochaco si strusciava, come una donna fatta e finita, ansimando sulle sue labbra.
E in quei momenti entrambi stavano abbandonando l’innocenza, l’amore spensierato e dolce. Quello era diverso.
Iida si tolse gli occhiali con un gesto della mano, sarebbe stato inutile continuare a tenerli. Il corpo di Ochaco era sempre più teso, la sensazione che avvertiva lei era di umidità, di un’esplosione che stava per arrivare e che la portava a muoversi di più. Iida non stava ancora capendo, ma lo capì quando la sentì gemere così forte che dovette tapparle la bocca con una mano: quel movimento la stava stimolando tanto da portarla all’apice.
Non ebbe il coraggio di parlare, né di muoversi. Lasciò che lei si sfogasse, che arrivasse dove doveva arrivare. E Ochaco lo fece, prima irrigidendosi, lasciando travolgere da quella scarica e poi si accasciò.
Le labbra umide e la consapevolezza di aver compiuto un passo che non aveva tenuto di conto, si stese subito di fianco a lui, con le mani davanti la bocca.
«Cosa… che… che è successo?»
«Amh… io penso che quello fosse un org-»
«No, non dirlo!» si agitò, schiaffandogli per sbaglio una mano sul viso. «Oh, Dio. Che vergogna, io… mi dispiace, non so cosa mi sia preso né come sia successo. Ma tu eri lì e c’ero anche io e… e non sono riuscita a fermarmi. Non mi era mai successo, giuro. Non pensavo fosse possibile… avere… insomma, quella cosa così.»
Iida, malgrado tutto, sorrise. Non pensava si sarebbero spinti a tanto.
«Va… va bene, okay? Voglio dire, è stato piacevole, anche se non l’avevamo previsto. Immagino che queste cose capitino. Un bacio è solo l’inizio.»
Ochaco annuì, si sfiorò le labbra. Si era spinta troppo oltre, ma non la percepiva più come una cosa troppo sbagliata o strana.
Di fianco tutto ciò che stava provando adesso, la cotta per Deku sembrava una cosa da niente.
«Sì, hai ragione. Io, ecco… grazie… e scusa» mormorò, senza guardarlo in faccia. «E spero non diventi tutto imbarazzante.»
«Eh?! Ah, figurati, io me ne sto già dimenticando, è tutto a posto, davvero. Amici come prima» Iida si alzò, inforcando gli occhiali. «Adesso però me ne devo andare, ci si vede domani»
E se ne andò prima che Uraraka percepisse e vedesse la sua eccitazione, che non era scemata neanche un po’.
La ragazza annuì, abbracciò il cuscino e rimase a fissare il soffitto. Qualsiasi cosa fosse successa, aveva cambiato le cose e aveva cambiato qualcosa in lei.
Sospirò e quando si voltò, lì dove qualche attimo prima c’era stato Iida, si scoprì nostalgica.
Scoprì per la prima volta la sua mancanza.
 
Quando si rividero la mattina seguente, si salutarono con un sorriso senza però riuscire a guardarsi negli occhi. Midoriya li aveva osservati senza capirci troppo, dicendo solo tu e Uraraka siete strani, sicuro sia tutto a posto?
Iida allora aveva annuito senza ulteriori spiegazioni, perché di certo non avrebbe fatto parola di quanto successo con nessuno.
Lui aveva lei ancora addosso, su di sé e nella sua testa.  Ochaco parlava con Tsuyu e Mina, ogni tanto si voltava a guardarlo e sorrideva.
Chissà se invece lei qualcosa lo stava dicendo, se stava raccontando di quello che aveva provato, di quello che stava provando tutt’ora e che tanto la faceva sentire confusa.
«Ah-ah» disse Mina ad un tratto, a voce fin troppo alta. «Io lo sapevo che prima o poi sarebbe successo, era solo questione di tempo.»
«Ti prego, abbassa la voce. Non potete capire quanto sia stato imbarazzante» Ochaco era accasciata sul banco. «Non era così che doveva andare.»
Tsuyu alzò gli occhi al cielo, pensierosa. Era un po’ più esperta dell’amica e poteva darle qualche consiglio utile.
«Hai pensato che forse quello che è successo, è successo perché è giusto? Iida deve piacerti davvero molto.»
«Ma… lui mi è sempre piaciuto solo come amico» sussurrò, anche se non ci credeva più molto.
«Questo è quello che credevi. Lo sai, l’amore o l’attrazione non si scelgono» Mina a braccia conserte guardò i suoi compagni, i ragazzi. Loro che si lasciavano andare a meno chiacchiere, ma che avevano gli stessi dubbi.
Ochaco tentò di far finta che nulla fosse successo. Con Deku riusciva a parlare tranquillamente, ma con Iida provava un crescente imbarazzo, un imbarazzo condiviso da parte di entrambi. Un imbarazzo che li aveva accompagnati per giorni senza loro lasciare tregua.
Ochaco aveva pensato a lungo alle parole di Mina, alle sue sensazioni, a quello che sentiva e a ciò che stava maturando dentro di sé. Aveva pensato al suo rapporto con Iida, sempre diverso da quello che aveva con gli altri, sempre rimasto sul piano dell’amicizia e che con naturalezza sconcertante si era spostato su un altro piano.
Le cose cambiavano, loro crescevano in fretta e mutavano. Mutava tutto.
Fu con una certa confidenza che Ochaco, ad un certo punto del settimo giorno dopo quando successo, strinse la manica della sua divisa.
«So che stiamo cercando di far finta di niente, ma dobbiamo parlare.»
Lui arrossì e fece un cenno con il capo, davanti a Midoriya che, pur non sapendo i dettagli, in qualche modo aveva capito.
 
Iida ci aveva pensato a lungo, se andare o meno. Non voleva che finisse di nuovo come la sera prima, anche se da un lato invece ci sperava. Ebbe non pochi ripensamenti e imbarazzo quando incontrò Kaminari e quest’ultimo iniziò a fare battute sconce, ma d’altronde lui non era un codardo e non poteva tirarsi indietro. Ochaco l’aveva atteso in camera sua, nervosa, camminando avanti e indietro. Cosa avrebbe dovuto dirgli? Di cosa dovevano parlare? Del fatto che si erano baciati, andando appena un pochino oltre e che questo li rendeva molto più che amici?
Troppo nervosa per attendere, Ochaco aprì la porta e uscì. Ma andò a sbattere proprio contro Iida.
«Ah, sei qui.»
«Ahi» lei si massaggiò la testa. «Scusa, stavo venendo a cercarti. P-possiamo stare qui fuori? Mi sento più a mio agio.»
Iida poggiò una spalla alla parete. Era pronto a sentirsi dire di tutto, che doveva dimenticare quanto successo e che no, non erano affatto amici come prima.
«Va bene. Ah, dannazione» aveva il mal di testa a furia di pensare. «Mi dispiace, d’accordo? Giuro che non avevo brutte intenzioni, mi sento tanto un pervertito. Ma il problema è che tu… che tu… ah» Iida aveva preso a parlare senza più riuscire a fermarsi. «Lo so che a te piace Midoriya, e va bene, non…»
Ochaco afferrò le sue mani per cercare di farlo stare fermo. Si agitava sempre troppo.
«A-aspetta, fammi parlare. Onestamente dopo l’altro giorno non capisco più niente. Tu mi hai detto che quelle erano le tue intenzioni. E io almeno all’inizio l’aveva presa… come una sorta di gioco. Poi però è successo e mi è sembrato così giusto…»
Nemmeno Ochaco riusciva a esprimere bene quello che avrebbe voluto dire. Ora abbassava lo sguardo e tremava appena. Iida allungò una mano e le accarezzò i capelli.
«Io, giusto per te? Ma io credevo… noi siamo sempre stati solo amici»
«Lo so. Però dopo quella volta sento che sono cresciuta un po’ di più, il che è assurdo, ma non c’è una sola cosa in questa situazione che sia assurdo. Iida, io non so se riesco ad averti come amico.»
Lui abbassò lo sguardo. Era quello a cui si era preparato, ma non era quello che si sarebbe sentito dire. Ochaco sospirò.
«Quindi noi non saremo amici. Io…» arrossì. «Ti piaccio e tu… evidentemente piaci a me. Ma in modo diverso dalle solite cotte che ho sempre avuto. È una cosa… come posso dire… più da grandi?»
Iida tornò a guardarla, ora era lui quello che stava arrossendo. Da una ragazza timida come Ochaco non si aspettava una dichiarazione del genere.
«Ma Midoriya…?»
«Gli voglio bene. E mi piace. Ma inizio a credere che tu mi sia sempre piaciuto in modo un po’ diverso, anche se non lo sapevo ancora» poi prese a ridere. «E insomma, l’hai detto tu che un bacio è solo l’inizio. Forse dovremmo semplicemente provare e quello che succede, succede. Anche questa è un’idea oscena, vero…?»
In quel momento Kaminari aprì la porta: aveva i capelli scombinati e un’espressione stralunata e maliziosa.
«Visto che da qui dentro si sente tutto, ve lo chiedo. Quand’è che le dici di sì? Altrimenti lo faccio io al posto tuo.»
Poi da dentro sentirono Jiro chiamare Kaiminari con tono piuttosto infastidito e impaziente e poi la intravidero tirarlo per i capelli dentro.
Iida a quel punto rise, ad alta voce.
«L’ultima volta che hai avuto un’idea oscena non è finita poi così male. Non so perché alla nostra età iniziamo a provare tutto questo. Non ci capisco niente, però… vorrei cercare di capire.»
Ochaco sorrise e per la prima volta Iida vide nei suoi occhi una luce che aveva visto solo nelle donne adulte, fino a quel momento. Aprì la porta e gli fece segno di seguirla.
«Sono felice di diventare un po’ più grande insieme a te.»
Iida entrò dopo.
«Ne sono felice anche io.»
Dopodiché guardò a destra e a sinistra, come aveva visto spesso a fare ai suoi compagni. Poi richiuse la porta.
E la raggiunse.

Nota dell'autrice
Ringrazio intanto Carmaux_97, Vallyrock87 e Spirit734 per  aver letto la storia in anteprima e avermi dato un parere. Sono quasi tre anni che non scrivo nulla in questa sezione e generalmente sono altri i personaggi e le coppie su cui mi concentro (Tododeku e Kiribaku in primis), MA avevo tantisisma voglia di scrivere qualcosa su questi due personaggi che sarebbero anche una bellissima coppia, a mio avviso. 
Spero sia stata una lettura piacevole (;
   
 
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