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Autore: dragun95    20/02/2022    2 recensioni
Le Terre dimenticate, sono un luogo ostile e molto pericoloso. Tanto che anche la Chiesa se ne serve per esiliare
chi ritiene un eretico o le creature troppo pericoloso.
Ma in questo luogo vive anche una delle razze Ancestrali. Giran è un membro dei Brashak che da tempi antichi vivono
in quelle terre, per lui la vita è un semplice tiro di dadi. Ma quando la sua tranquilla routine viene interrotta, sarà costretto
a scendere a patti con i suoi rimpiatti e affrontare il suo passato.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Thorn Cronicles'
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CAPITOLO 5
 
 
Piegò il corpo verso il basso poggiando le mani chiuse a pugno a terra seguite poi dalla fronte, in segno di prostrazione.
Nella sua mente Giran iniziò a intonare una delle preghiere della madre terra, dedicate a Gaia. Per dimostrare ringraziamento e fede nei suoi confronti.
 
I fiori sul piedistallo sembrarono reagire a quell’azione, iniziando leggermente a sbocciare e liberare un po’ del loro profumo.
Appena questo arrivò alle sue narici, sentì una sensazione familiare e piacevole, come l’abbraccio amorevole e caldo di una madre che stringeva il proprio figlio per riscaldarlo e proteggerlo.
 
Il polline che i fiori fuoriuscirono si diffusero nella stanza. Queste minuscole particelle sembravano danzare nell’aria, in mezzo a loro il Brashak riusciva a distinguere tramite gli altri sensi una presenza. Era molto più vecchia o per meglio dire antica, più della sua razza.
Non ebbe bisogno di aprire gli occhi mentre tra il polline si palesò la figura trasparente ed eterea di una figura femminile. I lunghi capelli si muovevano con l’aria e il suo corpo era cosparso da segni come quelli del moro ma molto più fitti e di più colori diversi.
Nonostante il pancione dovuto al fatto di essere gravida la donna allungò la mano su chi gli era davanti, sfiorandogli appena una ciocca di capelli, come se temesse di andare toccarlo oltre.
 
-Non dovresti sbirciare, lo sai vero?- gli disse Maya dietro a Pacifica. La timoniera dopo ore era riuscita a trovare Giran, doveva ammettere che non credeva che quella decorazione sulla cupola del lago fosse una casa.
 
-Allora perché mi hai seguita?- gli chiese davanti alla porta intenta ad aprirla leggermente per vedere dentro, sperando di non farsi sentire.
 
-Per evitare di farti uccidere da Giran- rispose secca. Quando vide il Brashak inginocchiato a terra con la testa china e le braccia alzate, davanti ad una specie di altare.
 
-Che diavolo sta facendo?-
 
-Prega per la dea Gaia. I Brashak sono devoti a lei…anzi secondo delle voci è state lei ha crearli dalla terra stessa- ammise l’archeologa ricordando di aver decifrato queste informazioni da alcune delle antiche scritture che aveva ritrovato.
 
-Ma dai sul seri…echù- starnutì quando il polline della stanza gli arrivò al naso. Fece un altro paio di starnuti pulendosi il naso che colava, sentendo un ombra coprirle entrambe. Non ebbero bisogno di vederlo per capire chi fosse.
 
-Se volete fare visita a qualcuno, almeno bussate!- disse secco facendole deglutire. Si fece da parte facendogli segno di entrare e le due preferirono non rifiutare.
 
-Questo posto è…-
 
-Primitivo!- concluse la rossa, facendo spiattellare una mano sulla faccia della Figlia delle fiamme. Ciò le fece venire il dubbio se non stesse cercando di infastidire il moro per divertimento o lo facesse inconsapevolmente.
Si mise poi a guardare i disegni sulla parete, raffiguravano degli schizzi di varie persone dall’aspetto anche se rudimentali. Ma tutti avevano in comune di raffigurare donne con i medesimi simboli ramificati sul corpo, dovevano essere anche loro delle Brashak.
 
-Questi disegni, sono del tuo popolo?!- lui annuì.
 
-Sono delle precedenti Matriarche che mi hanno preceduto- rispose.
 
-Giusto, voi avete un sistema Matriarcale-
 
-Quindi potere alle donne!- disse secca Pacifica, beccandosi uno scappellotto dalla cinerea. Lui sorrise a quella scena, le due litigavano ma capiva che andavano d’accordo e in un clan era la cosa più importante; la cooperazione.
 
-Non hai tutti i torti…anche se è passato tempo da quando c’è stata una Matriarca. Almeno nelle Terre desolate- rispose lui avvicinandosi ad un ritratto e carezzando il disegno come a ricordare qualcosa di nostalgico.
 
-La conoscevi?- lui annuì.
 
-Si chiamava Hireza “La sfreggiata”. Era la mia Matriarca e maestra- strinse la mano a pungo così forte da bucarsi il palmo con le sue stesse unghie per la rabbia. Rabbia verso se stesso per non essere stato abbastanza forte quel giorno.
 
-E le altre invece chi sarebbero?- Pacifica guardò tutte le figure nella stanza che tappezzavano i muri.
 
-Magari te lo dirò un’altra volta. Meglio mettere qualcosa nello stomaco, manca poco alla notte- quella risposta fece innervosire solamente la Timoniera che gonfiò le guance come una bambina.
 
-Fa sempre così?-
 
-Avvolte. Ma da quello che mi ha spiegato, posso dirti che le Matriarche dei Brashak, sono come degli individui alfa. In genere sono più forti anche in un normale membro della loro razza-
 
-Davvero? E come vengono scelte?- quell’argomento aveva attirato un minimo la sua curiosità o almeno abbastanza da ignorare il moro. La Fiers sorrise a quella reazione, allungando la mano per accarezzarle la guancia e facendole sentire un piacevole tepore.
 
-Non adesso, ci sono cose più urgenti. Ma dopo questa sera, vieni da me e ti spiegherò tutto- gli fece l’occhiolino e la rossa diventò dello stesso colore dei suoi capelli. Maya sorrise a quella reazione, sorpassandola e raggiungendo Giran per mangiare qualcosa.
 
 
 
La sera era giunta inesorabilmente. Appena il buio era sceso gli abitanti della Cittadella si rifugiarono nelle loro case, mentre sopra alle mura si accesero le luci delle pire con le guardie armate e in attesa.
Tutti erano in fervente agitazione, soprattutto in quelle notti. Ma quelli nuovi erano curiosi di capire che cosa sarebbe successo.
 
-C’è una cosa che mi sto chiedendo-
 
-Sarebbe?- chiese un’altra guardia al novellino appena arrivato.
 
-I Ghoul non abitano nelle grotte o dove c’è oscurità. Perché sarebbero in questo deserto?-
 
-Colpa della Chiesa!- rispose secco un uomo sulla cinquantina con una lunga barba ispida e un armatura a placche in ferro.
 
-Quegli idioti usano questo posto come prigione per chi ritengono Eretico. O anche solo per i mostri pericolosi- Asir lo sapeva benissimo, dato che anche lui era stato esiliato dalla chiesa. Come dimostrata la rosa marchiata a fuoco sulla mano sinistra, il simbolo che usavano per marchiare i prigionieri e riconoscerli in caso scappassero.
 
-E sono riusciti a riprodursi in questo ambiente. Cha sfiga- ammise Pacifica poggiata contro la balaustra delle mura con aria annoiata. Avrebbe voluto che succedesse in fretta quello che doveva succedere, così se ne sarebbe andata a dormire.
Non si accorse che Giran era proprio di fianco a lei. Infatti fece un salto all’indietro quando lo notò. Lui si limitò a guardare oltre le mura annusando l’aria tenendo tra i denti un osso, ciò che restava della sua cena.
 
-Sono qui!- tutti guardarono subito oltre le mura. La sabbia del deserto si alzò formando dei bozzi a grandezza d’uomo mentre i Ghoul uscirono da essi.
 
Le creature avevano fattezze umanoidi, ma erano totalmente scarni e magri, la pelle tendeva al grigio chiaro con sottili e lunghi arti con quattro dita artigliate che formavano una tenaglia.
Le teste erano calze ad eccezioni di alcuni aculei che andavano dal collo fino alla fine della schiena, avevano bocche larghe con denti piccoli ma affilate e delle lunghe e larghe orecchie.
 
-Tenetevi pronti!- ordinò il Brashak mordendo l’osso fino a romperlo in due. Tutti prepararono le balestre e le baliste a ripetizione poste sulle mura.
 
-Sono solo una trentina, sarà facile!- esordì la rossa, anche se quelle cose erano grottesche si aspettava di peggio.
 
-Non dovevi dirlo- Tosak scosse la testa, sconcertato di quelle parole. Anche gli altri fecero lo stesso, sperando che nessuno le pronunciasse, forse per scaramanzia.
La Timoniera invece non capiva il perché di quella reazione. Quando uno dei Ghoul alzò la testa puntando gli occhi lattiginosi verso le mura e gridando a pieni polmoni.
 
Come un richiamo altri ne uscirono dalla sabbia. Se prima erano una trentina adesso superavano le cento unità.
 
-Perché non imparo a stare zitta!-.
 
 
 
Appena i Ghoul iniziarono ad avanzare verso le mura una pioggia di frecce cadde su di loro trafiggendo quelli in prima linea. Ma nonostante la morte di alcuni dei loro simili gli altri gli passarono sopra come se non valessero niente.
 
-Non si preoccupano dei loro caduti?!-
 
-Quelle creature sono come formiche, continuano a combattere anche se perdono qualche unità- rispose l’orco, lanciando un giavellotto. Pacifica si diede da fare, usando la balestra che gli avevano dato.
 
Giran rimase in disparte osservando l’andare della battaglia, vedendo quei fastidiosi parassiti cadere sotto i colpi delle guardie. Alcuni erano riusciti a raggiungere le mura e iniziavano ad arrampicarvisi usando gli spuntoni come appiglio.
Ma appena li afferrarono non riuscirono a salirne che un paio che rimanevano bloccati o perdevano l’equilibrio cadendo di sotto. Questo perché quando aveva creato quei grossi aculei li aveva forniti anche di minuscole spine che laceravano le carni quando si provava ad afferrarli.
 
-Diamogli fuoco- Asir allungò le mani verso il basso creando una sfera di fuoco che sparò verso il basso, altre guardie anche loro maghi fecero lo stesso e una pioggia di sfere infuocate investì le creature bruciandole vive.
 
-Niente male- si complimentò il Brashak mordendo una lucertola cotta allo spiedo.
 
-Invece di stare a guardare non potresti aiutarci! Non puoi modificare la sabbia come hai fatto per sollevare la nave e scaraventarli via?- lo riprese Pacifica, era innervosita che tutti stessero combattendo per proteggere le mura e che lui stesse solo osservando in un angolo. Come se si sentisse superiore.
 
-Devo essere a contatto con gli elementi terrestri per poterli modificare e dargli una forma- gli spiegò lui.
 
-Allora sei inutile!- a quella risposta spezzò il bastoncino con i denti. Si avvicinò alla balaustra toccandola e modificando una piccola sezione per creare delle punte. Ne staccò una e la lanciò in basso trafiggendo uno dei Ghoul e facendo così anche per i successivi.
 
-Non so dire se tu abbia più fegato o voglia di rischiare la vita- tutti alzarono lo sguardo vedendo Ajarys che fluttuava sopra di loro osservando la situazione.
Altri Ghoul stavano venendo fuori dalle sabbia, una parte si avventò sulle mura l’altra si concentrò sui corpi dei loro compagni caduti iniziando a divorarli.
 
-Questo spettacolo è sempre da volta stomaco- sospirò portandosi una mano davanti alla bocca in segno di disgusto.
 
-E’ la natura!- gli rispose Giran, continuando a lanciare punte di pietra come se facesse il tiro al bersaglio.
 
-Piuttosto Ajarys, potresti aiutarci- si rivolse a lui Asir. Il Vearii ghigno alzando tutte e quattro le braccia in alto e muovendole tutte all’unisono verso il baso. Una forte folata di vento si abbatté in basso spazzando via le creature e sollevando un polverone.
 
-Evita di alzare un polverone. Ci impedisce la visuale!- il Brashak ringhio infastidito da quel gesto, anche se voleva essere d’aiuto.
 
-Quanto durerà questo assalto?- gridò Pacifica per sormontare il rumore del vento e sparare nella tempesta di sabbia anche se non vedeva alcun che.
 
-Finché non sarà giorno…o non si stancano- rispose la Fiers lanciando soffiando dalla bocca una sfera di fuoco. Quando la sabbia si diradò poterono vedere che alcuni Ghoul stavano percorrendo le mura per cercare un punto debole.
 
-Si stanno sparpagliando- gli fece notare una delle guardie.
 
-Io seguo gli altri, voi occupatevi di quelli davanti- gli disse Giran prima di inseguire quelli che stavano circumnavigando le mura.
La rossa pensò in quel momento che la notte non sarebbe finita molto presto.
 
 
 
I raggi del mattino finalmente scacciarono l’oscurità della notte. Appena i Ghoul sentirono la luce si rintanarono sotto alla sabbia, mentre davanti alle mura della Cittadella non rimanevano altro che una distesa di cadaveri.
Solo in quel momento tutti poterono tirare un sospiro di sollievo. Pacifica sentì le gambe cederle per la stanchezza, tanto che dovette appoggiarsi alla balaustra per restare in piedi. Finalmente quella lunga notte era giunta al termine.
 
-Fatemi capire…anf…questi attacchi…anf…quanto sono frequenti?-
 
-Solo una volta ogni cinque mesi- rispose Asir bevendo un bicchiere d’acqua e cadendo seduto per la stanchezza di aver usato incantesimi per tutta la notte.
 
-Quindi puoi stare più che tranquilla- la rassicurò l’orco poggiandosi alla balaustra. Giran tornò da loro e Ajarys si voltò verso di lui.
 
-Immagino che non abbiano oltrepassato le mura?-
 
-Per chi mi hai preso Ajarys?- il Vearii alzò le braccia per dire che non voleva intendere niente. Mentre l’altro sbadigliava mostrando i denti affilati simili a zanne di una bestia che a veri denti umani, soprattutto i canini.
 
-Bene, potete andare a riposarvi, presto gli altri verranno a darvi il cambio- ordinò il capo, alzandosi in aria e fluttuando per andare anche lui a riposarsi.
Maya si avvicinò alla rossa toccandole la spalla per attirare la sua attenzione.
 
-Andiamo a riposarci?-
 
-Decisamente SI- rispose sbadigliando e alzandosi, aveva seriamente bisogno di una bella dormita. Le due prima di andarsene, notarono che il Brashak si era seduto a gambe incrociate e braccia conserte e si era stranamente addormentato con la bocca semi aperta.
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Ecco il nuovo capitolo con l’attesa “Notte dei Ghoul”, spero che abbiate apprezzato l’assedio, devo ammetterlo non sono bravo a gestire troppi personaggi insieme. Ma spero almeno di averlo descritto bene.
 
Qui inoltre facciamo la conoscenza di Gaia, o almeno della sua immagine assunta attraverso il polline dei fiori. Di certo la devozione che il protagonista ha verso la Titanide è profonda e anche per chi lo ha preceduto, anche se prova una delusione verso se stesso…ma del perché si scoprirà più avanti.
Intanto vediamo che Maya si diverte a provocare Pacifica, anche se hanno un legame stretto.
 
Per ora vi do appuntamento al prossimo capitolo e ringrazio anche solo chi legge la storia.
A presto.
  
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