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Autore: eddiefrancesco    21/02/2022    1 recensioni
Odyle Chagny aspirante artista, è costretta a lasciare la Francia per accontentarsi di fare l'istitutrice delle due figlie di Lord Moran.
Dalla sua posizione ai margini del bel mondo, la giovane si rende conto ben presto che in quell' ambiente dove tutto sembra perfetto, in realtà molti nascondono oscuri segreti.
Per esempio, Lord Tristan Brisbane, l'attraente e un po' impacciato gentiluomo la cui timida insicurezza mal si accorda con le voci inquietanti che circolano sul suo conto.
O dell'avvenenente Lady Moran, che pur circondata dal lusso conduce un esistenza triste e solitaria. Scoprendo a proprie spese che nell'Inghilterra puritana di fine Ottocento può bastare un sussurro per distruggere una vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Non-con
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Christina lo aveva guardato con immensa, lacerante tristezza, come se in quel momento avesse capito che suo marito non l'aveva mai amata abbastanza, che Tristan l'aveva sposata per accontentare la madre e che non l'avrebbe mai messa al primo posto nella sua vita. «Una vita per una vita, Tristan!» gli aveva gridato Bernard tre anni prima. «Lasciala andare, ti supplico!» gli aveva risposto lui. «Voglio che rinunci a ciò che hai di più caro, Tristan! E cosa potrebbe esserti più caro di tua moglie?» Lui aveva abbassato gli occhi e Bernard aveva capito. «Oh, ma forse mi sbaglio, forse non è la cosa a cui tieni di più, non è vero, fratello?» Christina lo aveva guardato, implorante. Tristan aveva fatto un passo avanti. «Dimmi che cosa vuoi, Bernard! Vuoi il titolo? Inventeremo qualcosa e ti riabilitero'» gli aveva assicurato, sapendo di mentire. «Vuoi dei soldi? Cosa diavolo vuoi?» «Troppo facile, mio caro... So bene che di queste cose ti importa molto poco... Voglio...» L'aveva fissato negli occhi, mentre con la lama del coltello accarezzava la gola di Christina. «Voglio che tu mi dia la tua parola di gentiluomo che rinuncerai per sempre alle tue ricerche, che non aprirai mai più un libro di scienza, che non parteciperai a un convegno e che il tuo nome non comparirà mai su nessun brevetto di qualsiasi tipo. In poche parole, voglio i tuoi sogni, Tristan! Come tu mi hai tolto i miei, io voglio toglierti i tuoi!» Tristan l'aveva fissato a bocca aperta, incredulo di fronte a quella proposta. Bernard non poteva parlare sul serio, si era detto. Lui non avrebbe mai potuto tener fede a quella promessa, non ne sarebbe stato in grado. Senza i suoi sogni, sarebbe stato un uomo morto. Capiva perfettamente come doveva essersi sentita Odyle pensando che, sposandola, lui le chiedesse di rinunciare a tutto ciò per cui aveva lavorato una vita intera. Tre anni prima aveva esitato un istante di troppo, prima di rispondere: «S... Si...» Bernard aveva strizzato un po' gli occhi, poi gli aveva sorriso malignamente. «Mi dispiace, Tristan. Non ti credo. Ci hai messo troppo tempo a rispondere...» Il coltello era affondato nella gola di Christina come in un panetto di burro. Tristan aveva visto il suo sguardo dolente farsi vitreo e inespressivo, mentre le labbra si irrigidivano in una smorfia di dolore e la forza abbandonava le sue membra, facendola scivolare a terra. Aveva urlato. Aveva imprecato contro il fratello e gli si era avventato addosso, incurante del coltello che Bernard teneva ancora tra le mani. Era riuscito a fargli cadere l'arma e lo aveva gettato a terra, montandogli addosso a cavalcioni con l'intenzione di strangolarlo. Ma non ce l'aveva fatta. Bernard era pur sempre suo fratello, e lui... aveva mentito. Christina era morta per causa sua. Christina... Odyle... Tristan corse verso la porta. Perché non ci aveva pensato prima? C'era un solo posto in cui Bernard avrebbe potuto nascondersi per aspettarlo. La camera di Christina. Il primo piano della villa era completamente avvolto dal fumo, tanto che non si riuscivano più a distinguere le finestre. Emma fissava la casa, preoccupata, e non rispondeva alle domande incessanti di Agnese su quanto stava succedendo. Cosa avrebbe potuto dirle, d'altra parte? Avevano fatto accomodare Lady Montgomery sul predellino di una carrozza, visto che rifiutava categoricamente di salire a bordo, dove l'anziana gentildonna sorseggiava del liquore da una fiaschetta. Tutti gli altri passeggiavano nervosi, lanciando furtive occhiate all'abitazione con l'orecchio teso a cogliere qualsiasi suono... Poi, all'improvviso, dalla porta uscì un uomo. Attraverso il fumo non riuscirono a distinguere subito chi era. Era piuttosto alto e sembrava tenere un fagotto pesante tra le braccia. Camminava a fatica e ogni tanto si fermava per sistemarlo meglio. Quando la figura sbuco' dalla coltre di caligine, tutti trattennero il fiato. Victor Rouel, pallido in volto, camminava verso di loro tenendo tra le braccia il corpo inerte di una fanciulla. «Cecilia!» Il francese si fermò e depose a terra la giovane mentre Lord Montgomery li raggiungeva in fretta. «Cecilia, piccola mia!» Nonostante l'età, riuscì a piegarsi sulle ginocchia per accarezzare il viso esangue della nipote. «Dottore!» chiamò implorante. Oswald era già corso verso di loro ed aveva afferrato il polso di Cecilia per controllare il battito. Impercettibilmente, scosse il capo. Lady Montgomery, che aveva trovato la forza di alzarsi dal predellino della carrozza, vacillo' e si mise a tremare, ma una volta tanto neppure un suono le uscì dalle labbra. Agnese si divincolo' dalle braccia della madre e corse da Richard, per abbracciarlo e tenerlo stretto a sé. «Aspettate!» gridò Oswald nel silenzio generale. «Sento il battito del cuore!» Un sospiro di sollievo si levo' da tutti i presenti. «Avanti, Cecilia! Coraggio! Sei una ragazza forte!» Oswald le diede un paio di schiaffetti sulle guance. Non riusciva a distinguere niente in mezzo al fumo che i lacchè avevano provocato. Sia Thomas che John avevano tenuto ben chiuse le camere che avevano scelto per provocare quel falso incendio, ma il fumo era filtrato da sotto le porte e aveva invaso il corridoio. Gli pizzicava negli occhi e nella gola, tuttavia Tristan ignoro' il bruciore e si diresse verso la stanza che fino a tre anni prima era stata di Christina. Si fermò sulla soglia e cercò di cogliere un qualsiasi rumore potesse provenire dall'interno. Niente. Forse si era sbagliato, forse Odyle se ne era già andata di casa... E forse anche Bernard era scappato e non l'avrebbe rivisto mai più. Per una frazione di secondo si sentì sollevato al pensiero: non avrebbe più avuto segreti da nascondere e avrebbe potuto continuare la sua vita. No, non era possibile, si disse subito dopo. Odyle non se ne sarebbe mai andata senza prendere nulla con sé, e quanto a Bernard... Tristan sapeva che non l'avrebbe mai lasciato se prima non avesse ottenuto vendetta. Si fece coraggio, cercando di non pensare allo spettacolo che avrebbe potuto presentarglisi dinanzi agli occhi una volta che avesse aperto la porta, ma la mente continuava a riproporgli il ricordo di Christina e di quel tragico pomeriggio. Solo che al volto della moglie defunta, si rese conto Tristan mentre un rivolo di sudore freddo gli scendeva lungo la schiena, si era sostituito quello di Odyle. Si appoggiò alla maniglia, esitando ancora un istante. Cosa avrebbe fatto se lei fosse morta? Come avrebbe reagito di fronte alla sua gola squarciata? Si rifiutò di dare una risposta a quegli interrogativi ripetendosi con fermezza che Odyle non era morta, non poteva essere morta. Ruoto' il pomello e la porta si aprì senza opporre resistenza. La stanza era rimasta esattamente come Christina l'aveva lasciata, per una forma di rispetto. Tristan sapeva che sotto il cuscino c'era ancora la sua camicia da notte, che sulla mensola della toletta c'erano il suo profumo e i suoi cosmetici, che nell'armadio erano ancora appesi i suoi vestiti. Si era sentito così in colpa per quanto era successo, per quello che aveva fatto, che si era imposto quella specie di rispettosa commemorazione. Ma la stanza, come aveva immaginato, non era vuota. Odyle lo guardava con gli occhi sbarrati per la paura. Era distesa sul letto, con le mani legate dietro la schiena. Era visibilmente pallida e i lunghi capelli neri facevano risaltare ancora di più la sua carnagione chiara perché le ricadevano sciolti lungo il corpo. «Odyle!» grido' facendo un passo verso di lei. Lei scosse il capo, ma Tristan non fece in tempo a reagire. Qualcuno o qualcosa si avvento' su di lui facendolo cadere a terra. Fu Lady Cartwridge ad avere l'idea dei sali. Ricordo' di averne ancora con sé una boccetta e frugo' nella borsa per trovarli, quindi raggiunse Oswald, Montgomery e la povera Cecilia e aprì il flacone passandolo sotto il naso della ragazza. L'odore acre fece arricciare il naso della giovane che poi, pochi istanti dopo, mentre tutti gli altri la guardavano con il fiato sospeso, mosse le palpebre iniziando a riprendere conoscenza. Una volta aperti gli occhi, la fanciulla iniziò ad annaspare e tossire come se ancora i suoi polmoni non riuscissero a incamerare l'aria. «Brava, figliola, va bene così, tossisci!» la esorto' Lady Cartwridge rialzandosi.«Chissà quanto fumo hai respirato!» Cecilia la guardò con espressione stralunata, ma ancora non riusciva a parlare. I suoi occhi erano fissi sul volto di Paul Oswald che, per la prima volta da quando lo conosceva, le stava sorridendo. «Ma quale fumo!» dichiarò Victor Rouel. «C'è qualcosa che non va in questo incendio! La ragazza era in una specie di studio, al terzo piano, dove di fumo non c'era nemmeno un vago sentore.» Puntò l'indice verso Cecilia. «Non vedete i segni che ha intorno al collo? Non sono certo state le esalazioni a farla svenire, bensì qualcuno che ha cercato di... come si dice? Di strangolarla!» Oswald alzò lo sguardo verso di lui e gli impose di tacere. «Ci racconterà tutto non appena sarà in grado di parlare, non è vero, Cecilia?» Le diede un buffetto sulla guancia, dopodiché la sollevò da terra. Cecilia sentì le lacrime pungerle gli occhi mentre un nodo le si formava nella gola, che le doleva per via dell'ematoma. «Ri... Richard» riuscì a sussurrare con fatica. Il bambino trovò il coraggio di sollevare la testa dalla spalla di Agnese e smise di piangere. Cecilia fu sistemata all'interno di una delle carrozze, avvolta in una coperta. Nella penombra, riuscì a sorridere debolmente al fratellino e a sollevare un poco una mano, per chiamarlo vicino a sé. Richard si arrampico' nell'abitacolo e si strinse alla sorella, singhiozzando per il sollievo. «Sarebbe bene che qualcuno la accompagnasse al villaggio» suggerì Michael Moran. «Dottor Oswald, forse vi troverete lo studio di qualche collega dove farla riposare e visitare.» Aveva capito che il medico non avrebbe voluto allontanarsi da Blackborough, ma non vedeva altra soluzione. «Prendete con voi anche gli altri, rimarremo io e il signor Rouel a dare una mano, qui.» Per una volta, Victor si trovò d'accordo. Annuì e aiutò Lady Montgomery a prendere posto sulla carrozza della nipote, poi chiuse il portello. Prima che il convoglio partisse, Cecilia alzò lo sguardo verso di lui. «Grazie...» mormorò. Quando riprese i sensi, Tristan avvertì un forte dolore alla testa. La stanza gli sembrava molto più buia di prima e anche l'odore non era lo stesso. Poi, all'improvviso, una luce abbagliante lo indusse a serrare gli occhi. D'istinto cercò di coprirli con una mano, ma si accorse subito che non poteva farlo: suo fratello lo aveva legato. «B... Bernard!» biascico' sputando un rivolo di sangue. «Maledetto!» Riapri' lentamente le palpebre, cercando di abituarsi alla luce. «Alla buon'ora!» esclamò Bernard. «Sei proprio un dormiglione, fratello... caro mio Conte di Blackborough!» Si sentì afferrare per la giacca e strattonare verso il muro. «Se tu dormi, io non mi diverto, quindi vedi di stare sveglio, capito?» Fu allora che Tristan la vide. Odyle, con indosso una delle camicie da notte di Christina, i capelli ancora sciolti sulle spalle, era in piedi davanti al telescopio, al centro del suo laboratorio. «Non farle del male...» Tristan sentì la propria voce mormorare quelle parole senza senso. «Ti prego, lei non c'entra nulla con quello che è successo tra me e te.» Sapeva che a Bernard non sarebbe importato. Nella sua pazzia, vedeva Odyle solo come un possibile punto debole del fratello. «Mi hai rubato tutto quello che aveva...» esclamò Bernard, declamando quelle parole come un attore drammatico. «E ora esigo di essere ripagato!» Si fermò e si voltò verso Odyle, guardandola perplesso. «Questa bella signorina lo sa chi sono?» domandò. Odyle scosse piano la testa. «Vi ho intravisto... una notte, credo...» Scosse il capo. «Pensavo foste Tristan...» «Tristan?» l'uomo la guardò perplesso. «Ci assomigliamo così tanto?» Odyle non si mosse. Non disse niente. Bernard non se la prese, anzi, scoppiò a ridere. «Chissà che rabbia deve farti questa somiglianza, fratello mio! Chissà cosa dovevi provare guardandoti allo specchio intravedendo il volto dell'uomo che ha ucciso tua moglie!» Odyle trasali'. Vedeva confermati i suoi sospetti, ciò nondimeno ancora non riusciva a capire. «Il vostro caro, integerrimo, Tristan, qui, voleva tanto bene a suo fratello che non ha esitato a portargli via il titolo e ricchezze e a rinchiuderlo in quella squallida soffitta!» Dichiarò Bernard senza lasciare gli occhi di Tristan neppure un attimo. «Perché non vuoi capire che non è andata così?» esclamò Tristan, esasperato. «Tu non eri in grado di ereditare, Bernard! Sei malato! E nostra madre lo sapeva. È stata lei a decidere... io non ne ho saputo niente per molto tempo! Avevo solo sedici anni quando mi dissero che eri morto» spiegò. «Il giorno dal mio diciottesimo compleanno. Cadendo da un albero e rompendomi l'osso del collo! Ah!» esclamò Bernard con sarcasmo. «E tu ci hai creduto! Non ti sei mai fatto delle domande?» «Andavo a scuola, non ero mai a Blackborough e tu... Tu ti sei sempre comportato in modo strano. Anche da bambino avevi il potere di farmi ghiacciare il sangue nelle vene. E poi c'è stata la giovane Penny...» «Penny...» ripeté l'altro, assente. «Te la ricordi, Penny, Bernard?» Tristan fece un cauto passo verso il fratello. «Sta' fermo dove sei!» lo ammoni' quest'ultimo. «Certo che me la ricordo Penny. È stato così... bello!» «È morta, Bernard! Come puoi considerare bello ciò che le hai fatto? L'hai torturata fino a ucciderla, come facevi con gli animali!» «Era solo una stupida cameriera!» si scuso' Bernard. «Era un essere umano!» gridò Tristan. «Tu sei pazzo, Bernard! È stata la storia di Penny a far decidere a nostra madre che sarebbe stato meglio che tu scomparissi.» Si voltò verso Odyle. «Purtroppo, mia madre considerò troppo vergognoso mandare Bernard in un istituto e preferì nascondere questo segreto di famiglia nella soffitta di Blackborough.» «Nell'ala occidentale...» mormorò lei. «Ma... perché?» si azzardo' a chiedere mentre le sue mani dietro la schiena lottavano contro le corde che Bernard aveva usato per legarla. Riusciva a sentire il freddo metallo del telescopio, ma il laccio era troppo stretto e quasi le fermava il sangue. «Perché non ho fatto rinchiudere Bernard quando ho ereditato il titolo di Conte?» Tristan scosse il capo. «Ne sarebbe nato uno scandalo e il nome della mia famiglia sarebbe stato distrutto. E poi... mia madre mi aveva fatto giurare sul suo letto di morte che avrei mantenuto il segreto. Cosa potevo fare, Odyle?» Odyle si rendeva conto del fardello che Tristan aveva dovuto portare sulle spalle per tutti questi anni.
   
 
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