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Autore: EcateC    22/02/2022    1 recensioni
Amy, completamente dimentica di Rory, inizia ad innamorarsi sempre di più del suo Dottore straccione. Riuscirà quest'ultimo a resisterle? (Spoiler: no).
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Pond, Doctor - 11, River Song
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All’inizio capitava raramente, qualche bacio rubato ogni tanto alla fine di un’avventura. Il Dottore iniziò a domandarsi se era un’abitudine di Amy quella di baciare in bocca i suoi amici, nel caso si sarebbe tranquillamente abituato. Adorava l’affetto e adorava anche il contatto fisico. A dire il vero stava cominciando ad adorare anche Amy, ma questo era un altro discorso. Probabilmente lavorare come Kissogram l’aveva resa un’assidua e indefessa baciatrice, un po' come era successo con Cicerone, che teneva delle pompose arringhe anche mentre era nelle terme a fare il bagno.

Il problema non era tanto il fatto di sbaciucchiarsi, perché quello in effetti non era un problema. Il problema era che… Beh, il problema era QUEL problema.

Stava ricadendo nella stessa trappola, per l’ennesima volta. Ma il fatto era che i suoi compagni umani spesso si innamoravano di lui e lui come poteva non innamorarsi di loro? Suvvia, era una battaglia persa in partenza.

“Sei perfida, Amy Pond.”

Quanti baci in bocca gli aveva già stampato? 5? 10? 118? Un numero spropositatamente più alto? Forse avrebbe dovuto contarli.

Ma un conto erano i baci, un altro erano le mani di Amy che scivolavano sotto la sua cintura. La TARDIS squillò sonoramente.

“AHIA!”

“Cosa?” gli chiese Amy, stupefatta.

“Devo… AH! Brucia!” si interruppe saltellando.

“Dottore?”

“È gelosa!” rispose lui, sventolandosi le suole delle scarpe.

Amy lo guardò perplessa “Chi è gelosa?”

“La TARDIS naturalmente” le spiegò Eleven, sedendosi su una delle poltrone con i piedi sollevati “Tu non puoi toccarmi qui dentro, anzi tu non puoi toccarmi proprio da nessuna parte. Non è così che funziona, non è questo il vostro ruolo.”

Amy si mise le mani sui fianchi “E quale sarebbe il mio ruolo?”

“Sei la mia compagna” le rispose candidamente “Di viaggio” si corresse “Compagna di viaggio. Non compagna in senso…” si interruppe di nuovo a pensarci “Nel senso da sbaciucchiarmi.”

Lei assottigliò gli occhi e camminò sensualmente verso di lui “E chi l’ha deciso, questo?”

“Io!” esclamò Eleven con convinzione, sollevando le ginocchia contro il petto “E se permetti, gradirei che tu rispettassi questa mia…” Amy si tolse la maglietta e rimase in reggiseno di fronte a lui “Decisione. Oh, Amelia Pond, cosa stai facendo?”

“Secondo te?” gli chiese con tono civettuolo. Il Dottore deglutì.

“Ascolta, tu sei… Sei spaventosamente bellissima, ma questo non può funzionare. Tu sei un’umana, io sono un Signore del Tempo. Siamo di due pianeti diversi, abbiamo quasi novecento anni di differenza e —”

Ma lei si piegò per baciarlo di nuovo, per l’ennesima volta.

Tutto sbagliato.

Tutto, tutto sbagliato. Stava succedendo di nuovo, prima Rose, ora lei, stava davvero perdendo il controllo. Forse doveva smetterla di scegliersi delle bellissime giovani umane come compagni, o dei bellissimi giovani umani. O degli umani in generale.

Forse le piante erano meglio, sì, avrebbe potuto trasformare la TARDIS in una sorta di serra e godere della compagnia molto stoica e silenziosa dei vegetali. Poteva essere una dea…  Un’idea, cioè! Poteva essere un’idea.

Amy si staccò da lui e si portò le mani dietro la schiena. Lui sapeva già cosa stava per fare, non occorreva essere il Dottore per capirlo.

“No, aspetta” la fermò, afferrandole le braccia "Che dici se ci fermiamo a discutere con calma della situazione?”

“Non ho voglia di discutere” replicò lei, risoluta, puntandogli le labbra “Ti amo, ti voglio.” Fece trarlo a sè, ma lui saltellò indietro.

“Amy! Amy, no!" replicò, agitato "Tu non ami me, credi di amarmi solo perché…”

“Solo perché?” lo incalzò lei, con le mani ancora dietro la schiena.

Solo perché non ti ricordi di Rory.

Il Dottore la guardò dispiaciuto, non sapeva cosa inventarsi. Lei gli sorrise.

“So che sei spaventato…”

“Non sono spaventato” le rispose, serio “Ho novecentosei anni, non sono affatto ciò sembro.”

“No, è vero” gli disse Amy, prendendogli il viso tra le mani “Sei meglio, molto meglio. Sei un genio, sei coraggioso e sei il mio eroe. Ti amo, vorrei solo dimostrartelo.”

Il Dottore la guardò negli occhi e si lasciò baciare per l’ennesima volta. Questa storia dei compagni umani che si innamoravano di lui doveva finire, perché il problema era che anche lui si innamorava di loro. E loro poi svanivano, e lui rimaneva da solo, più solo di prima, più addolorato di prima. Prima che Amy potesse sganciarsi il reggiseno, lui la fermò rapidamente.

“È come avere un cane, o un gatto” le spiegò in fretta “Dimmi, voi umani quanto amate i vostri cani e i vostri gatti? Da morire! E quando loro non ci sono più, voi vi sentite distrutti, ma continuate a prenderne degli altri anche se sapete che hanno una vita brevissima e che vi si spezzerà il cuore quando se ne andranno. Ecco, lo stesso vale per me. Non che io ti stia paragonando a un gatto, però ecco, non possiamo stare insieme, Amy. Tu stai morendo e io soffrirò tremendamente, quando ciò accadrà.”

“Ma tu viaggi nel tempo” gli disse con ovvietà “Puoi tornare indietro da me ogni volta che vorrai.”

“Non è così facile” minimizzò, pazientemente.

“Scommetti che lo è?” gli rispose lei, baciandolo in bocca “E poi non ti sto mica chiedendo di sposarmi, solo… Questo.”

Amy finalmente si sganciò il reggiseno e lui dischiuse le labbra. Per tutte le montagne di Gallifrey, era veramente stupenda. Le sue labbra morbide di nuovo incontrarono la sua bocca, era tutto così sbagliato, era tutto molto sbagliato, ma lui si arrese. Le cinse lievemente i fianchi e le permise di sedersi sopra di sé, la TARDIS arrabbiata emise uno sbuffo contrariato.

“Solo per questa volta, Amy” capitolò tra un bacio e l’altro “Una volta soltanto.”

“Okay, sì” ansimò lei, sciogliendogli in fretta il cravattino “Questa volta e basta, te lo giuro.”

Lui cercò di sollevarsi e di farla stendere sotto di sé, ma lei teneva la bocca incollata alla sua e le sue mani lo spogliavano con una velocità vertiginosa. Gli aveva già abbassato le bretelle e gli stava sbottonando la camicia con una certa maestria. Eleven non potè fare a meno di pensare a quante volte Amy doveva averlo fatto… E quante volte aveva visto Rory indossare una camicia? Mai. Ma ecco che la porta d’ingresso sbatté forte, molto forte. La TARDIS si era definitivamente offesa.

“Oh, suvvia, sexy!”

“Suvvia cosa?” gli soffiò Amy, mordendogli un capezzolo.

“Ahia! No, non intendevo… Dannazione, Pond! Vieni qui!”

Eleven se la spinse addosso e ribaltò le loro posizioni. Voleva davvero portarselo a letto? Bene! L’aveva voluto lei.

Le accarezzò le cosce snelle e ancora inguainate dalle collant, e poi le puntò il cacciavite sonico tra le gambe. Le fece un sorriso malizioso, Amy sgranò gli occhi.

“Dottore?” gli chiese con aria interrogativa, ma lui lo attivò.

“DOTTORE!” gridò Amy, ribaltando la testa e sollevando i fianchi “OH! Oh, MIO! OH!”

“Non male, vero?” le rispose incantato “Sai qual è la verità? La verità è che ti amo anche io, dalla prima volta che ti ho visto” le disse, ma poi si corresse “Aspetta… Non proprio dalla prima volta, insomma avevi dieci anni la prima volta. Intendevo la prima volta dopo quella volta.”

“Dottore, ti prego, mi stai uccidendo!” gemette Amy, senza fiato.

Lui allora spense il cacciavite e ci soffiò sopra come se fosse la canna fumante di una pistola.

“Te l’avevo detto…”

Ma Amy lo prese violentemente per i capelli -ouch!- e lo baciò con foga, i loro petti aderirono l’un con l’altro.

“Usate quell’arnese per tutto, non è vero?”

“Puoi scommetterci, Pond.”

“Non lo fate come lo facciamo noi?”

“Intendi l’amore?” le chiese, diretto “Sì. Lo facciamo esattamente come lo fate voi.”

“Hmm” sillabò Amy, fingendosi delusa “Peccato.”

Lui le rivolse un sorriso sghembo. Cos’era, una provocazione?

 

“Oh, Dottore!”

“Amy, Amy, mia amatissima Amy.”

“Ti amo.”

“Anche io ti amo.”

“Ti adoro.”

“Anche io ti adoro.”

 

La sensazione viscerale, violenta, poetica di fare l’amore con gli umani.

Diciamo che una volta ogni cento anni poteva capitare. Doveva ormai farsene una ragione e metterlo in conto, darsi un limite. E resistere a Rose probabilmente aveva esaurito tutto il suo auto controllo. Sì, era andata così. 

Ma c’era comunque qualcosa di molto sbagliato, qualcosa di ingiustificabile. Amy soffriva inconsciamente perché aveva perso Rory ed era fragile, aveva bisogno di conforto e…

“Oh”, esclamò Eleven con un’espressione inorridita. Lei si voltò verso di lui.

“Cosa c’è?”

Lui forzò un sorriso “No, nulla” mentì “Stavo solo pensando che… Che sei davvero bella, Amy.”

E che io sono un lurido approfittatore, pensò tra sé.

“Più di quella a cui stavi per chiedere di sposarti?” gli chiese giocosa.

Eleven ricordò l’anello che Amy aveva trovato nella sua giacca. Quanto può essere ironico il destino?

“Siete bellissime entrambe” le rispose, pensando inevitabilmente a Rose. A chi, se no? A River? Non la conosceva nemmeno.

“L’ami ancora?”

Eleven sorrise al ricordo “Sempre.”

Il volto di Amy si incupì “Che cosa le è successo? È forse…?”

“No, non è morta. È intrappolata in un’altra dimensione con un altro me. Beh, più o meno un altro me, un me che comunque non sono io.”

La guardò, Amy aveva un’espressione perplessa.

“Storia lunga, lascia stare” le sorrise con allegria “Ora sono qui con te e sono felice."

 Amy gli diede un bacio, lui chiuse gli occhi.  

 

Goditi il momento.

Vivitelo più che puoi, sii felice e basta, e basta. Sii felice, sii felice, sii felice. Lei è qui con te ora, non sei solo. Sii felice!

Eleven cercava di convincersi, ma dopo novecento anni di vita passati a dire addio alle persone che amava, era difficile godersi il momento. Era più proiettato nel futuro che nel presente.

E dopotutto non poteva tenersi stretta un’umana troppo a lungo. Avrebbe dovuto salutarla e sentiva già quel momento incombere in ogni abbraccio e in ogni bacio che lei gli elargiva. Percepiva già il vuoto intorno a sé. Questa volta dirle addio sarebbe stato un trauma.

Era sempre un trauma, intendiamoci, ma questa volta lo sarebbe stato di più.

Le aveva concesso troppo, troppo spazio nel suo cuore.

“Stupido!” si disse da solo. Era stato un errore, un grosso, stupido errore. E adesso come avrebbe fatto?

“Dottore?” lo chiamò Amy con tono vivace. Lui si voltò e le sorrise.

“Come sto?” gli chiese lei, indicandosi il cravattino che gli aveva sottratto da qualche parte in un cassetto.

“Divinamente. E poi i cravattini sono cool.”

Lei ridacchiò divertita “Non credevo che lo avrei mai detto ma sì, i cravattini sono cool. Tu sei tanto cool” gli disse, avvicinandosi per baciarlo “Ti amo un casino.”

Lui fece un sorriso inebetito “E io ti amo un big bang.”

 

Un Big Bang.

Sì, proprio un Big Bang, una vera esplosione primordiale per riportare indietro l’universo e far illuminare di nuovo il cielo.

Ironia della sorte, adesso tutti avrebbero vissuto tranne lui. Lui che sembrava dover vivere per sempre, ora era bloccato in un limbo.

Ma sarebbe stato un giusto prezzo da pagare, se non fosse stato così solo.

Così dannatamente solo.

Ora nessuno si ricordava più di lui. Ora non aveva nemmeno il loro affetto a distanza, lontano e vibrante nell’universo.

Per Amy lui sarebbe stato solo un sogno, un amico immaginario con una scatola blu e un look davvero discutibile. 

Lei si sarebbe svegliata e lo avrebbe ricordato a stento, ma sarebbe stata felice, avrebbe avuto dei genitori, Rory e la sua casa non sarebbe più stata troppo grande e troppo vuota.

Amy sarebbe stata felice, sì, ma lui? Oh, lui invece sarebbe rimasto solo.

Come sempre.

Solo che questa volta sarebbe stato anche dimenticato. 

Solo, solo, solo, solo.

Qualunque cosa facesse, chiunque aiutasse, alla fine si ritrovava così. Solo. Una solitudine piena e completa, senza cura o via d’uscita. Si chiese perché.

Perché?

Che genere di maledizione era questa?

Gli mancava Amy, da morire. Gli mancava Rose, da impazzire. Oh, Rose, con quei suoi sorrisoni luminosi e pieni di calore. La sua dolcezza lo avrebbe consolato, e dire che se l’avesse incontrata per strada, lei non lo avrebbe nemmeno riconosciuto.

Gli mancava Martha, brillante e coraggiosa Martha. Lei aveva un piano per ogni cosa. E Donna? Probabilmente non si era mai divertito così tanto con un compagno come con lei.

Ognuna di loro aveva lasciato un segno indelebile nel suo cuore. Ricordi meravigliosi, impossibili da dimenticare, ma dolorosi, perché lui ora era solo.

Tutti dicevano di amarlo e volergli bene, ma allora perché era sempre così solo?

Perché nei momenti più bui, non aveva mai nessuno, mai, mai nessuno?

Chiedeva solo una di loro.

Una donna.

Un uomo.

Una persona.

Qualcuno.

Non chiedeva molto, solo qualcuno, chiunque, anche non umano. Gli umani erano fisicamente identici ai Signori del Tempo, ma non pretendeva tanto, anche un Odd andava bene. Chiunque purché stesse con lui, per sempre con lui. Solo con lui.

“Cos’è quel muso lungo, dolcezza?”

Eleven trasalì. Lo stupore fu tale che nel voltarsi perse l’equilibrio e si ribaltò indietro. Di fronte a lui infatti era comparsa una donna con i capelli biondi e ricci, River Song.

“Come?” urlò Eleven, sconvolto “Come diavolo? Come hai fatto…? Non ha senso, non…?”

“Togliti di dosso quell’espressione sorpresa dalla faccia” gli ordinò River, spiccia “Non è da te.”

Questo era assurdo. Anzi, assurdo era un eufemismo. Era impossibile, era fantasia, fantascienza.

“Ma nessuno può sapere che io sono qui. Nessuno può raggiungermi, nessuno può nemmeno ricordarsi di me!”

“Beh” disse lei, facendo un passo verso di lui “A quanto pare, nessuno è me.”

“E chi sei tu?”

Lei fece un passo verso di lui e lo guardò con dolcezza “Suppongo di essere quella che alla fine di tutto rimane con te.”

Eleven la guardò perplesso “Nessuno alla fine di tutto rimane con me.”

“Pensala come vuoi” gli disse spiccia, spostandosi dentro la TARDIS come se la conoscesse “Allora, c’è qualcosa di decente da mangiare o non hai ancora imparato a cucinare?”

“Come fai a sapere che non so cucinare?” le chiese Eleven, senza toglierle gli occhi di dosso.

River gli sorrise, maliziosa “Spoiler.”

 

 

Fu per merito di River Song se Amy alla fine ricordò tutto. 

Fu quella strana, misteriosa donna ad aver fatto tornare la memoria ad Amy, comparendo al suo… Già. Al suo matrimonio con Rory.

Il Dottore aveva sorriso, certo era contento, Amy era felice e si stava sposando con Rory, era una splendida notizia. Quanto era innamorato Rory? Un amore lungo duemila anni.

Un grande amore, che meritava di essere coronato. Solo che…

“Cosa c’è che non va, adesso?” gli domandò River, mentre lui si metteva un cravattino da cerimonia, di fronte allo specchio.

“Niente” mentì il Dottore “Sto pensando.”

“A qualcosa di molto triste a giudicare dalla tua espressione” ipotizzò lei “Hai una cotta per lei, non è vero?”

Lui la guardò stupefatto dallo specchio, ma per tutti i big bang, che razza di potere aveva questa donna? Leggeva nel pensiero?

Eleven comunque alzò le spalle “Non avrebbe comunque importanza. Si sta sposando.”

River lo guardò, il suo viso si fece serio e cupo “Siete stati insieme?”

“Credo davvero che non siano affari tuoi.”

“Non hai davvero idea di quanto siano affari miei, invece” replicò lei. Il Dottore le lanciò uno sguardo irritato, continuava a non comprenderla.

“D’accordo, sì, siamo stati insieme. Contenta?” le rispose sarcastico, ma poi cambiò subito espressione “Cosa c’è?” le chiese, vedendo che le erano venuti gli occhi lucidi “Stai bene?”

“Sì. È un po' difficile per me” mormorò River, asciugandosi gli occhi “Ma va tutto bene. Sono qui per te, sarò sempre qui per te.”

Eleven lasciò lei che gli accarezzasse il viso.

“Chi sei?” le chiese “Intendo per me, chi sei tu per me?”

River gli sorrise “Non voglio rovinarti la sorpresa.”

“Sei davvero mia…?”

“Se anche fosse, non mi pare che l’idea ti alletti.”

Eleven le sorrise “Mi lascia solo sbalordito, perché è evidente che tu sei fuori dalla mia portata.”

Lei rise e gli sistemò il farfallino.

“Ora vai a quel matrimonio e sorridi. Ricorda, non li vedi da duemila anni.”

“Come passa il tempo, vero?” esclamò con un occhiolino “E tanto per la cronaca” le disse prima di uscire, guardandola dalla testa ai piedi “L’idea mi alletta da morire.” 

 

 

Quando il Dottore uscì dalla TARDIS, Amy era vestita da sposa e i due suoi cuori persero un battito. Era bellissima, una visione, e appena lo vide gli rivolse un sorriso smagliante.

Eleven rimase attonito mentre lei corse ad abbracciarlo, a stringerlo forte.

Il suo profumo famigliare lo invase, riconobbe il profilo delle sue ossa, il suo corpo così delicato, le sue gambe così lunghe…

“Dottore” gli sussurrò lei, tendendolo ancora stretto a sé.

“Amy.”

Mia amatissima Amy.

“Sono incinta.”

Lui sgranò gli occhi e tornò brutalmente sulla terra “Oh per tutti…”

“… I Big Bang, sì” lo anticipò lei, con la sua stessa espressione.

 

 

 

 


 

Note

Che dire, River ha una sorellastra, passo e chiudo! ;)
Non ho molto da dire, probabilmente nessuno leggerà mai questa storia, quindi... Niente, a presto!

   
 
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