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Autore: crazy lion    23/02/2022    1 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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CAPITOLO 116.
 
COME LA FAMIGLIA CHE SIAMO
 
"Buongiorno, amore" la salutò Andrew, lasciandole un bacio sulle labbra.
Lei si stiracchiò come una gatta.
"Buongiorno." Sbadigliò. "Come stai?"
"Abbastanza bene."
Era molto bello da sentire, detto da Andrew. Qualche tempo prima, a marzo, proprio il giorno in cui la sorella Carlie era morta da un anno, era stato dal suo psichiatra e gli aveva detto di essere tristissimo sia per questo, sia perché il 21 febbraio erano stati due anni da quando i genitori di Mackenzie e Hope erano morti. La bambina aveva pianto tutto il giorno e tutta la notte e i due l'avevano tenuta nel loro letto e lasciata sfogare. Ma ora entrambi stavano un po' meglio e lo psichiatra aveva anche diminuito la dose di Carbolithium che Andrew assumeva. Non tanto, solo un po', dicendogli che, se si fosse sentito male, avrebbero potuto rialzare il dosaggio.
"Ti ho portato la colazione a letto" le disse sorridendo. "Pensavo ti facesse piacere."
"Grazie! Colazione inglesee, eh?"
C'erano bacon, uova strapazzate e succo d'arancia.
"Già. L'ho preparata anche per le nostre figlie, ora vado a svegliarle."
Era il 20 giugno e le bambine avevano finito la scuola e l'asilo. Ci sarebbero tornate a settembre.
Demi mangiò tutto e poi andò a svegliare le bambine. Si era presa ferie da giugno a fine luglio per stare con le piccole, poi le avrebbe tenute sua madre. Era piuttosto tardi, e i quattro decisero, dopo  colazione, di andare a fare una passeggiata. Con Hope erano nella fase che Demi chiamava dello spannolinamento. Le lasciavano il pannolino di notte per poi toglirglielo la mattina, dicendole di parlare se aveva bisogno di andare in bagno. Non sempre accadeva, e capitava che la bambina si facesse la pipì addosso, ma iil più delle volte era brava e lo diceva.
Quel giorno faceva davvero caldo e tutti erano in maniche corte. Camminarono per le trafficate e affollate strade di Los Angeles, poi si fermarono da Starbucks. Le bambine presero un frappè al cioccolato, i due adulti un caffè. Mentre si sedevano al loro tavolo aspettando che venisse portatoa la loro ordinazione, il cellulare di Demi prese a squillare.
"Numero sconosciuto. Che faccio? Rispondo?"
"Saranno quei cavolo di call center che ti chiedono di partecipare a qualche sondaggio" disse Andrew infastidito.
"Ma magari è importante."
"R-rispondi" mormorò Mackenzie, poi tossì più volte.
La sua gola si irritava sempre, quando parlava. Non era abituata a farlo e le veniva difficile dire qualcosa in modo normale.
Demi rispose.
"Pronto?"
"Pronto Demi, sono Jayden, il marito di Mary. È stata lei a darmi il tuo numero. Ascolta, è in travaglio, siamo già in ospedale. Per ora è a tre centimetri di dilatazione, quindi ci vorrà tempo, ma voleva solo che tu lo sapessi."
"Grazie, tienimi informata. ed Elizabeth?"
"Dalla nonna."
"Ah, okay. Altrimenti l'avrei tenuta io volentieri, non ci sarebbe stato nessun problema."
"Sei gentile, ma abbiamo risolto così. Ti tengo aggiornata."
"Grazie."
Quando Demi chiuse la chiamata, salvò subito il numero in rubrica e, dopo che arrivò la loro ordinazione, spiegò agli altri cos'era successo. Mackenzie si alzò e si mise a saltellare.
"Sì, sì, sì!" esclamava.
Mary noin aveva voluto sapere il sesso del bambino, le aveva detto Elizabeth, così avevano preso sia vestitini rosa che azzurri. Se fosse stata in Mary, Mac avrebbe voluto sapere se il suo bambino sarebbe stato maschio o femmina, ma erano scelte.
"Mamma, giochiamo?" chiese Hope una volta tornati a casa. "E pipì" aggiunse.
Demi la portò in bagno, poi si sedette sul tappeto con lei a giocare con dei cubi di legno. Ma la bambina si stancò presto di quel gioco e preferì le bambole. Anche Mackenzie avrebbe voluto giocare, ma doveva fare i compiti. Andrew, che era in ferie come Demi, la aiutò soprattutto con matematica, materia nella quale la bambina non era molto ferrata. In inglese, invece, andava molto bene, e scrisse un bellissimo, piccolo testo nel quale parlava di quanto la sua famiglia per lei fosse importante. Demi si commosse quando lo lesse.
A volte non mi apro molto con i miei genitori, ma so che se avessi un problema, loro mi aiuterebbero tantissimo era l'ultima frase del tema.
"Grazie, tesoro!" esclamarono i enitori all'unisono, poi scoppiarono a ridere.
"A volte pensiamo e diciamo le stesse cose, non stiamo prendendoin giro te" ci tenne a chiarire Demi, affinché Mackenzie non si mettesse a piangere.
"Ho c-capito" rispose la baambina e sorrise.
Dopo un'altra ora di compiti, Andrew la lasciò andare a giocare. Mac decise di lanciare una trottola sul pavimento e si divertì moltissimo, poi, con l'aiuto del papà, fece un puzzle che raffigurava dei cigni in un lago e alcuni fiori, come per esempio le ninfee. I quattro giocarono tutta la mattina e, sul tardo pomeriggio, quando si erano appena svegliati dal loro riposino, il cellulare di Demi squillò. Era Jayden.
"È nato!" esclamò. "L'abbiamo chiamato Matthew. Significa dono di Dio, ci sembrava appropriato."
"È un bel nome. Mary come sta?"
"È stanca, ma sta bene per fortuna."
"Domani verremo a trovarvi. Immagino tu abbia avvertito Elizabeth."
"Sì, e mi ha urlato nell'orecchio"  disse Jayden, poi rise con lei.
"È nato il bambino di Mary, l'hanno chiamato Matthew" riferì Demi ai suoi.
Mackenzie urlò di gioia e Hope la seguì, anche se non capì bene cos'era successo.
"Bambino" disse la più piccoola.
"Sì, è nato un bambino, e domani andiamo a trovarlo" le disse Demi.
Per cena ordinarono una pizza e bevvero latte freddo, come facevano molti americani, per festeggiare. Mackenzie la prese con le patatine fritte e i wurstel, mentre Andrew  e Demi funghi misti e Hope margherita. Quella notte Mac non riuscì a chiudere occhio e nemmeno Demi. Erano troppo felici per l'arrivo del bambino di Mary.
Il giorno dopo i quattro si recarono in ospedale. Entrati nel reparto maternità, Andrew chiese dove si trovasse la stanza di Mary.
"Non ricordo il cognome, ma il marito si chiama Jayden e la figlia Elizabeth."
Nemmeno Demi sapeva il cognome di Mary, quindi gli lanciò uno sguardo smarrito.
"È la quattrocentodue" disse l'infermiera.
"Grazie" rispose Demi.
Trovarono Mary sveglia, con Jayden ed Elizabeth vicino.
"Ciao" li salutò Demi.
Elizabeth andò ad abbracciarla e fece lo stesso con Mackenzie e Hope.
"Come state?"
"Bene" disse Andrew. "Ma l'importante è come stai tu."
"Sto benissimo!" esclamò la  bambina. "Non sono mai stata così felice in tutta la mia vita."
I quattro sorrisero.
Demi si avvicinò al letto.
"Il parto è stato molto doloroso?" domandò a Mary.
"Sì, ma è stato abbastanza veloce. Le contrazioni, però, sono state un vero inferno."
In quel momento Jayden uscì e tornò con una piccola culla con le ruote dentro la quale dormiva un  bambino.
"Eccolo qui" disse, con un sorriso radioso sul volto. "Ho chiesto a un'infermiera se avrei potuto portarlo in stanza e mi ha detto di sì."
Il bambino si svegliò e pianse, allora Jayden lo prese in bracicio e lo diede a Mary.
"Però! Che voce potente" disse Andrew.
"Già" rispose Jayden. "Ed è nato bello grosso, tre chili e settecentonovanta grammi."
"Shhh, calmati, va tutto bene" disse Mary al bambino. "Ci sono gli zii."
Andrew e Demi sorrisero nel sentirsi chiamare così.
Il piccolo aveva i capelli biondi, come la mamma ed Elizabeth. Era bellissimo, con il visetto rotondo e paffuto.
In quel momento Mackenzie mostrò loro due palloncini, che aveva tenuto dietro la schiena, con scritto It's a boy.
"Grazie, sono bellissimi" disse Jayden.
Erano tutti colorati, soprattutto di giallo e verde.
Le bambine chiesero  di poteer tenere in braccio Matthew, ma Demi disse loro che  era troppo piccolo e che l'avrebbero fatto quando sarebbe stato un po' più grande. Restarono ancora un po' lì, ma poi, vedendo che Mary era stanca, salutarono tutti e se ne andarono.
"Anche loro sono felici" disse Andrew mentre uscivano dall'ospedale. "Come noi."
"Già!"
Il giorno dopo andarono a fare una passeggiata nel bosco. In quel mese, l'ambiente pullulava di vita. Insetti di ogni forma e dimensione volavano loro vicino: calabroni, ormiche con le ali, mosche e molti altri. Gli uccellini cinguettavano felici e ovunque spuntavano fiori e funghi. Andrew, abituato fin da bambino ad andare per boschi con il padre, ne raccolse due cestini pieni.
"Faremo una zuppa spettacolare!" esclamò.
Demi e le bambine si godettero la passeggiata con lui, poi si sedettero su un grosso masso vicino a un ruscello.
"Mamma?" chiese Mackenzie.
Demi si emozionava ancora ogni volta che la chiamava così, a voce.
"Sì?" chiese, asciugandosi una lacrima.
Non sapendo come fare a chiderlo, la bambina scrisse:
Tornerò mai a parlare senza balbettare o sussurrare?
"Sai cos'ha detto la psicologa" le rispose la mamma. Ci avevano parlato al telefono qualche giorno prima, perché Catherine voleva sapere come stava Mackenzie. "A settembre iniziereai il percorso con una logopedista, che tra l'altro io ho già contattato, e continuerai ad andare da Catherine. Ha detto che ci vorrà un anno e mezzo o forse qualcosa in più perché tu recuperi la parola. So che è tanto tempo, ma considera che era da molto che non parlavi."
Hai ragione scrisse la piccola. Ce la farò?
Aveva paura di non riuscire a svolgere gli esercizi che la logopedista le avrebbe fatto fare.
"Ma certo che ce la farai!" esclmmò Andrew. "Hai passato cose peggiori di questa."
Era vero. E Catherine aveva anche detto che il PTSD di Mackenzie eera molto migliorato, anche se non la vedeva ancora guarita. Ogni tanto disegnava i suoi genitori morti o faceva giochi ripetitivi che ricordavano quella notte. Ma adesso era estate, la psicologa non lavorava a luglio e agosto e si sarebbero riviste a settembre. A Mackenzie mancava parlare con lei, ma per fortuna aveva i suoi genitori e alcune amiche fidate per farlo.
Riuscirò a parlare, nonostante la mia paura di non farcela? chiese ancora la piccola.
"Avere paura è normale, sai?" le disse la mamma facendole una carezza su una guancia. "Ma tu la affronterai con coraggio, come hai sempre fatto."
"Ed io starò bene? Uscirò dalla depressione?" domandò Andrew.
"Con il tempo, sono sicura di sì."
Ma nessuno poteva dirlo. Ad ogni modo, Demi credeva in lui e nelle sue potenzialità.
"Demi, vorrei chiederti una cosa" disse l'uomo.
"Dimmi."
Lui si inginocchiò di fronte a lei e il cuore della ragazza perse un battito.
"Quello che è mio è tuo e delle tue figlie. Ho voluto coinvolgere anche loro in questo momento perché siamo una famiglia e dobbiamo condividere anche i momenti felici. Demetria Devonne Lovato, mi vuoi sposare?"
Lei respirò come se non l'avesse fatto da chissà quanto tempo.
"Sì! Sì, lo voglio!" esclamò, gettandogli le braccia al collo.
"Mamma sposa" disse Hope.
"Wow!" esclamò Mackenzie.
Tornarono a casa più felici che mai. Ci sarebbe stato da organizzare il matrimonio, con tutti i dettagli del caso, ma c'era tempo.
Ad ogni modo, erano certi di una cosa: nonostante le incertezze e le paure, avrebbero affrontato sempre tutto uniti, come la famiglia che erano.



Ringrazio tutte le persone che hanno recensito questa storia, anche quelle che ho perso per strada: Niky_94, Alex___, _FallingToPieces_, carachiel (che l'ha solo letta), JustBigin45, evelyn80, la luna nera, fujiko91, Harryet, Ciuffettina e MaryS5. Avrò sicuramente dimenticato qualcuno e me ne scuso.
Cosa farò adesso? Be', mi prenderò una pausa da questa storia e mi dedicherò anima e corpo a un altro progetto che sto scrivendo con un'amica. Si tratta di una storia fantasy molto lunga. Poi, dopo diversi mesi penso, riprenderò in mano qustAa storia e la revisionerò per bene. Ci sono alcune cosette da cambiare e da modificare, ma per ora non voglio pensarci. Desidero ringraziare tutte voi per il sostegno e i consigli che mi avete fornito e che mi hanno aiutata a concludere questa storia. Ci sono stati periodi nei quali pensavo che non l'avrei mai conclusa, e invece ce l'ho fatta! Voglio godermi questo traguardo e, stasera, festeggiare con la mia famiglia.
   
 
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