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Autore: eddiefrancesco    23/02/2022    0 recensioni
Odyle Chagny aspirante artista, è costretta a lasciare la Francia per accontentarsi di fare l'istitutrice delle due figlie di Lord Moran.
Dalla sua posizione ai margini del bel mondo, la giovane si rende conto ben presto che in quell' ambiente dove tutto sembra perfetto, in realtà molti nascondono oscuri segreti.
Per esempio, Lord Tristan Brisbane, l'attraente e un po' impacciato gentiluomo la cui timida insicurezza mal si accorda con le voci inquietanti che circolano sul suo conto.
O dell'avvenenente Lady Moran, che pur circondata dal lusso conduce un esistenza triste e solitaria. Scoprendo a proprie spese che nell'Inghilterra puritana di fine Ottocento può bastare un sussurro per distruggere una vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Non-con
Capitoli:
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Forse anche lui avrebbe desiderato essere libero, forse anche Tristan avrebbe voluto scappare come aveva fatto lei, ma la gravità della sua situazione e l'eredità del suo titolo gli erano stati legati come macigni intorno al collo. Il cuore le si riempì d'amore guardandolo: davanti a lei, a pochi passi, c'era l'unico uomo che sarebbe mai stata in grado di amare, incredibilmente vicino e intollerabilmente irraggiungibile. In quell'istante, Odyle si rese conto che, qualunque cosa fosse successa, il corso della sua vita sarebbe cambiato. Mai come in quel momento la realtà intorno le era sembrata tanto vivida. La stanza gelida, illuminata fiocamente dalla tarda bruma del pomeriggio che filtrava attraverso i vetri appannati delle finestre; il rumore che le scarpe di Bernard facevano sulle assi di legno; il fruscio dei rami spogli dell'albero lì vicino. Mai come in quel momento si era sentita tanto attaccata alla vita... e a Tristan. Come aveva potuto pensare di poter vivere senza di lui? Come aveva potuto contemplare l'idea di tornare a scolpire senza averlo vicino? Tutto, senza la sua presenza, le sarebbe parso vuoto, freddo e senza vita, tanto da toglierle la forza che la obbligava a prendere in mano lo scalpello. Lui era la fonte stessa della sua ispirazione. In quell'istante, Odyle si rese conto che il blocco che le aveva impedito di terminare la sua scultura degli amanti, di forgiarla esattamente come desiderava, era dovuto al fatto che fino ad allora lei non aveva mai amato davvero. Era impossibile concepire amore e passione se non li si aveva sperimentati, ma in quella stanza, di fronte all'eventualità della morte o della perdita, Odyle conobbe le profondità oscure e tortuose di quel sentimento: non si trattava soltanto di gioia o di passione, ma anche di coraggio, di compromesso, talvolta di rinuncia, di forza, di malinconia e anche del terrore della perdita. «Vostro fratello non poteva cambiare ciò che qualcun altro vi aveva fatto, signore. È ingiusto che diate la colpa a lui» disse rivolta a Bernard. Tristan scosse il capo. «Non ha importanza, Odyle... Non cercare di farlo ragionare... Non ne è capace...» «Non trattarmi come un bambino!» gridò Bernard avvicinando il coltello all'occhio di Odyle. «Sono tuo fratello maggiore. Fingi almeno di portarmi rispetto quando ti parlo... In fondo, potrebbe essere l'ultima volta...» Sorrise quasi candidamente, ma poi abbassò l'arma sulla gola di Odyle. «No!» «No!» Michael fermò Monsieur Rouel afferrandolo per un braccio. «È pericoloso! Non sappiamo dove siano e alcune parti della casa potrebbero crollare da un momento all'altro.» Victor Rouel si voltò verso di lui lanciandogli un'occhiata colma di disgusto. «Siete davvero uno sciocco, Moran!» esclamò. «Avete visto delle fiamme? Non so perché... ma Brisbane ci sta ingannando!» Gli indicò una delle finestre. «Questo non è un incendio vero, è solo un po' di fumo!» «Ma...» Anche Michael sollevò gli occhi verso le finestre che l'altro gli indicava. «Non trovate strano che molti dei domestici siano rimasti in casa?» ringhio' Rouel strattonando Moran per liberarsi dalla stretta. «Ma perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere? Siamo suoi ospiti, e se non ci avesse voluti non ci avrebbe invitati... oppure poteva inventare una scusa e dirci di fare le valige domani.» Era seccato dal tono di Rouel e trovava oltremodo disdicevole che un uomo di levatura sociale inferiore alla sua, un francese per giunta, si rivolgesse a lui con quei modi. «Vi ho già detto che non lo so!» gli urlò l'altro in risposta, incamminandosi a grandi passi verso l'ingresso della casa. «Ma ho tutta l'intenzione di scoprirlo!» Detto questo, aprì la porta principale - dalla quale uscì l'ennesima nuvola di fumo - ed entrò. «No? Mi stai dando degli ordini, Tristan?» Bernard lo guardò, furente. «Posso riconoscere che tu, da stupido babbeo quale sei, non abbia saputo fare altro che seguire quelli che erano gli sciocchi dettami di una vecchia maligna come nostra madre...» «Bada a come parli!» gli intimo' Tristan, offeso. «Ehi, sono pazzo non ricordi?» Bernard fece roteare gli occhi e spalanco' la bocca in una smorfia. «Matto... completamente! E dal momento che pare sia io ad avere il coltello dalla parte del manico» sogghigno', «Immagino di poter dire quello che voglio!» Si strinse contro Odyle. «Dunque, torniamo a noi!» «Ti prego...» Avrebbe dato tutto ciò che aveva per uscire da quella situazione. «Ti prego... gna... gna... gna...» Bernard gli fece il verso mimando la sua disperazione. «Risparmiami le tue suppliche e parliamo di affari!» Non c'erano fiamme, di questo Victor era certo. Ma non vedeva nulla perché il primo piano della casa sembrava immerso nel fumo. Tossi' un paio di volte cercando di espellere l'aria acre dai polmoni e si stropiccio' gli occhi tentando di scorgere qualcosa. Non c'era traccia dei domestici né di Brisbane e tutto sembrava tranquillo. Riuscì a salire le scale e a raggiungere il primo piano. Lì c'era ancora più fumo che a pianterreno e il corridoio sembrava scomparso nella nebbia. A tentoni, Victor fece scorrere la mano sul battente di legno di una porta, fino a trovare la maniglia. Non appena la aprì, fu investito da una nuova ondata di fumo, denso e caldo. Brancolo' nella stanza da letto e lì finalmente, trovò le fiamme: nel camino. La canna fumaria era stata otturata e il fuoco era stato acceso mettendo a bruciare delle foglie ancora umide. La finestra era stata spalancata per creare l'effetto del fumo che usciva dalla casa. Sospetto' che in tutte le stanze del primo piano la scena fosse analoga, ma perché Brisbane si era dato tanta pena per inscenare quel falso incendio? E c'era anche la questione di Cecilia Montgomery e degli strani segni che le aveva visto sulla gola. Se a Odyle fosse successo qualcosa del genere non se lo sarebbe mai perdonato. «Non te lo sei mai perdonato, eh?» Bernard lo guardò sogghignando. «Intendo, quello che è successo con Christina...» Era vero, Tristan si era chiuso al mondo dopo quello che era successo. Forse Bernard l'avrebbe uccisa comunque, giusto per fargli un dispetto, ma lui non era stato in grado di mettersi in gioco. Sentì la testa che gli girava e gli parve che la scena dinanzi ai suoi occhi si confondesse con quella del passato. «Tristan!» Odyle richiamò la sua attenzione mentre Bernard premeva un po' di più il coltello contro la sua gola. «Bernard! Fermati!» gli ordinò suo fratello. «Ti prego, dimmi cosa vuoi per lasciarla andare.» Bernard socchiuse gli occhi e inspiro' profondamente, come se stesse ascoltando una qualche lontana e piacevole sinfonia. «Voglio... Voglio... che rinunci a tutto quello per cui hai lavorato. Alla tua vita come ricercatore, ai tuoi esperimenti, a tutte le scoperte che hai fatto sinora...» Aprì gli occhi e fissò Tristan con risolutezza. «Dammi la tua parola Tristan. Giurami che non ci sarà mai, nei secoli a venire, il tuo nome su un qualsiasi maledetto brevetto o invenzioni, né che comparirà neppure lontanamente su alcun testo se non quelli araldici che riguardano la nostra famiglia.» «No!» gridò Odyle guardandolo in volto. Sapeva cosa Bernard stava cercando di fare, comprendeva perfettamente la richiesta che aveva fatto a Tristan e sapeva quanto sarebbe stato difficile scegliere. E non voleva che lui accettasse quella proposta. Lei stessa aveva lottato tutta la vita per portare avanti il proprio lavoro, per realizzare i suoi sogni e far sì che il proprio nome rimanesse nella storia. Ora Bernard voleva condannare Tristan all'oblio e togliergli ogni speranza di gioia dalla vita. «Non puoi farlo, Tristan!» gridò. «Hai lavorato tanto. Hai fatto così tanti progressi! Non è giusto!» Si rivolse a Bernard. «Chiedetegli qualcos'altro, Bernard, chiedetegli il titolo... Blackborough, qualcos'altro!» «No!» rispose Tristan facendo un passo avanti. Al secondo piano il fumo non si era ancora diffuso, ma non aveva trovato assolutamente nulla. Anche i domestici sembravano essere svaniti. Victor si era preso la testa tra le mani chiedendosi cosa fare, quando a un tratto aveva sentito delle voci. Si era sporto verso la tromba delle scale e si era guardato in giro. Sembravano provenire dal piano superiore. Facendo i gradini a tre a tre, grazie alle sue gambe lunghe e al fisico atletico, aveva raggiunto il mezzanino del terzo piano ed era corso nella direzione da cui gli sembrava che provenissero le voci. Accosto' l'orecchio all'anta doppia di una porta. Senza ombra di dubbio, quella che sentiva era la voce di Odyle. «Non puoi farlo, Tristan! Hai lavorato tanto. Hai fatto così tanti progressi! Non è giusto! Chiedetegli qualcos'altro, Bernard, chiedetegli il titolo... Blackborough, qualcos'altro!» Poi la voce di Lord Brisbane. «No!» Rouel socchiuse la porta. «Che c'è, Tristan? Vuoi aggiungere qualcosa?» A parlare, quella volta, era stato un uomo dall'aspetto emaciato, vestito con abiti logori e fuori moda, incredibilmente somigliante a Tristan Brisbane. Ma la cosa che colpì maggiormente Victor Rouel era che l'uomo teneva un coltello premuto contro la gola di Odyle. D'istinto, si portò la mano alla giacca, sentendosi un poco sollevato nel sentire il calcio della rivoltella che portava sempre con sé. Per il momento, decise, sarebbe stato meglio non tradire la propria presenza e cogliere di sorpresa quel pazzo, ma avrebbe dovuto tenersi pronto ad agire se ce ne fosse stato bisogno. Udì ancora la voce di Brisbane. «Bernard... ti prego, lasciala...» Il suo tono lasciava intuire un forte turbamento e le sue parole sembravano umide di lacrime. Tristan fece un passo avanti, poi, dopo un attimo di esitazione, si inginocchio'. Anche Odyle singhiozzo' e l'uomo accanto a lei, che ancora le teneva il coltello alla gola, si voltò a guardarla con espressione incredula. «Non potete chiedergli questo...» riuscì a dire tra le lacrime lei. «Io... Oh, Tristan, perdonami!» gli gridò. «Sono stata così stupida, così egoista!» L'uomo staccò un poco il coltello dalla sua gola. «Non importa, Odyle...»mormorò Lord Brisbane. Quindi alzò la testa. «Ascoltami bene, Bernard!» L'altro si voltò verso di lui. Era pallido, sconvolto, come se qualcosa l'avesse turbato profondamente, come se le cose non stessero andando come aveva previsto. «Farò come dici tu, Bernard.» Tristan guardò il fratello negli occhi. «Ti do la mia parola di gentiluomo che da questo momento in avanti rinuncero' a tutte le mie ricerche, a tutte le mie scoperte...» Odyle pianse più forte. «Non puoi!» «Posso, Odyle!» la interruppe Tristan. «Ma lo capisci o no che non potrei mai vivere senza di te? Che tu mi voglia oppure no non ha importanza! Non potrei vivere in un mondo dove tu non ci fossi, sapendo che tu non ci sei... Ti amo sopra ogni altra cosa, Odyle. Sei l'aria che respiro, sei la terra su cui cammino... sei la mia vita stessa.» La mano di Victor si chiuse intorno al calcio della pistola. Bernard, invece, rimase immobile a fissare il fratello. La presa intorno alle spalle di Odyle si allento' pian piano e lui fece un passo indietro. «Io... io... non so più...» Odyle teneva il capo chino e piangeva sommessamente. Tristan aveva rinunciato alla sua vita per lei, senza neppure sapere quanto fosse profondo il sentimento che provava per lui. Sentì che le corde intorno ai suoi polsi venivano sciolte. Ancora stordita per quanto era successo, si voltò verso il fratello di Tristan, così incredibilmente somigliante a lui eppure tanto diverso. Ecco, quello era il terribile segreto che Lord Tristan Brisbane aveva dovuto portare sulle spalle per così tanti anni: un fratello pazzo, un titolo che non gli apparteneva di diritto, contro la vita che, invece, avrebbe tanto voluto vivere. Ed ora vi aveva rinunciato per sempre! «Tristan!» gridò il suo nome e corse a inginocchiarsi accanto a lui. Un attimo dopo, lui la strinse a sé. «Oh, mio amore! Mia cara, dolce, piccola Odyle!» le sussurro' all'orecchio. In Tristan albergavano ancora sentimenti contrastanti. Era riuscito a convincere Bernard, e Odyle era salva, ma ancora si stupiva delle fermezze delle proprie parole. Non aveva avuto un attimo di esitazione e aveva gettato al vento una vita di studi... Non poteva rimproverarsi né rammaricarsi per averlo fatto. Lui la amava e non aveva detto una sola parola che non sentisse con ogni fibra del proprio corpo. Odyle gli prese il viso tra le mani, accarezzandogli la fronte, baciandogli gli occhi, il naso, le guance. «Potrai mai perdonarmi?» gli domandò. «Sono stata così egoista, così cieca anche di fronte ai miei desideri!» «Significa che mi ami?» le domandò lui, quasi con stupore. Odyle rise tra le lacrime. «Sciocco! Certo che ti amo! Ti amo... penso dal primo momento in cui ti ho visto e forse anche da prima... perché eri tu il compagno che cercavo da sempre!» Victor non poté tollerare di sentire altro. Bernard osservava la scena con sguardo assente, come se stesse rimuginando su quella che doveva essere la sua prossima mossa. «Fermi!» urlò Rouel entrando nella stanza e puntando la pistola verso Bernard. «Chi siete? Gettate subito quel coltello!» Odyle si portò una mano alla bocca. «Victor! No...» «Cos'è questa storia, Odyle? Non ero un partito abbastanza buono per te?» incalzo' Victor avvicinandosi a lei e a Tristan di qualche passo. «Volevi anche un titolo nobiliare?» «Monsieur Rouel, vi prego, abbassate la pistola» gli disse Tristan tornando ad alzarsi ed aiutando Odyle a fare altrettanto. «Sembra che non sappiate fare altro che pregare, Lord Brisbane, non è un po' strano per un uomo del vostro rango?» gli domandò il francese, acido. «Sta' zitto, Victor!» gli impose Odyle. «Avresti già dovuto andartene. Perché ora non cogli l'occasione?» «Immagino che sia lui, non è così? È lui l'uomo a cui ti sei concessa, non è vero? Ti piace prendermi in giro, giusto? Ti piace vedermi soffrire...» «Non mi è mai piaciuto veder soffrire nessuno, Victor, non sono come te!» gli gridò Odyle in risposta. Victor allora puntò la pistola contro di lei. «Ricordi cosa ti ho detto quando ti ho fatto rinchiudere in quel manicomio? Che solo io avrei potuto salvarti. Eri e sei mia, Odyle, una mia proprietà, e posso disporre di te come voglio!» Improvvisamente, Bernard parve riscuotersi dal proprio torpore. «Voi... eravate... rinchiusa...» mormorò piano. «Non sono mai stata una tua proprietà, Victor! Le persone non si comprano» ribatte' Odyle. Tristan era rimasto in silenzio fino a quel momento, ma a quel punto si paro' davanti a Odyle. «Come fate a essere così egoista, Rouel?» sibilo'. «Come avete potuto essere tanto malvagio e privo di scrupoli? Voi non siete un essere umano!» Victor armo' la pistola e la puntò contro il petto di Tristan. «Voi non potete giudicare...» Lo sparo riempì la stanza del suo boato assordante. Dalla pistola di Rouel scaturì una fiammata e una scia di fumo seguì il proiettile che sfreccio' nell'aria. Solo un istante prima, anche il coltello era stato scagliato, viaggiando a una velocità che lo rese quasi invisibile. Aveva roteato su se stesso un paio di volte prima di colpire Rouel alla spalla, modificando, seppur di poco, la traiettoria della pallottola. Bernard cadde a terra portandosi una mano alla gola. Il proiettile che tanto abilmente era riuscito a deviare dal petto del fratello, lo aveva raggiunto trapassandogli la carotide da parte a parte. «Bernard!» Tristan corse accanto a suo fratello, già immerso in una pozza di sangue. Colpito dal coltello, Rouel aveva lasciato cadere la pistola e si reggeva il braccio dolorante e insanguinato. «Io non mi muoverei, se fossi in te!» gli ordinò Odyle, che aveva raccolto l'arma e gliela teneva puntata contro. Rouel rise. «Non essere ridicola, non sai neanche come si usa!» Odyle abbozzo' un sorriso sarcastico. «Non cercherei di scoprirlo, se fossi in te!» gli rispose lei armando il cane. «Bernard... Bernard... riesci a sentirmi?» Nonostante tutto quello che gli aveva fatto, Tristan si rese conto che non riusciva a odiare quel suo fratello sfortunato. La bocca coperta di sangue di Bernard si contorse in una parvenza di sorriso. «Siamo entrambi...» cercò di dire, «Entrambi... destinati a un ingiusto... e prematuro... oblio...»
   
 
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