Anime & Manga > Slam Dunk
Segui la storia  |       
Autore: SidV    24/02/2022    1 recensioni
Non sono capace di innamorarmi. Lo so bene.
Anche se, all'epoca, non riuscii a farne a meno.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kaede Rukawa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
capitolo 12

è passato quasi un mese dal giorno in cui Izumi Sakuragi, quella specie di valchiria inquietante che temo sia diventata la mia migliore amica, è svenuta in palestra. Quattro settimane al mezzo infarto che mi sono presa quando non la vedevo più muoversi, quattro settimane alla corsa sfrenata di Rukawa verso l’infermeria, quattro settimane dalla prima volta da quando lo conosco che ho capito perché il resto delle ragazze lo chiamasse da sempre “principe”. In realtà immaginare lei come un donzella in difficoltà mi risulta tremendamente irrealistico, forse sarebbe meglio pensare che il bel principino abbia abbandonato Cenerentola nella torre e che si sia preso una bella sbandata per il drago, però non posso fare a meno di pensare che quel giorno sembrava davvero un fidanzato preoccupato corso in aiuto della sua donna. Il mio cuore di quasi diciottenne assurdamente romantico ha mancato un battito a quella scena, cominciando stupidamente a desiderare io stessa di stramazzare a terra per farmi soccorrere in quel modo cavalleresco. Che poi, qualcuno avrebbe mai potuto immaginare quell’orso in simili vesti? Mai, neppure tra un centinaio di anni.
Ero rientrata a casa fantasticando su fiabe, castelli e addirittura rivalutando il ruolo di Ryota nella mia vita, cominciando a pensare che forse Izumi non aveva tutti i torti, che forse dovevo davvero dargli una opportunità, che forse sarebbe andata bene e che i lieto fine esistono davvero.
La mattina dopo, a scuola, li ho visti arrivare separati. Rukawa sfoggiava il suo caratteristico broncio se non fosse stato per l’aurea nera come la notte che gli stava attorno e Izumi una sfolgorante capigliatura completamente rosa. Ro-sa.
- avevo voglia di cambiare. Forte, vero? -
Forte sarebbe stata sicuramente la pedata nel sedere che le avrei tirato io se non fosse subito arrivato un professore, probabilmente con l’intento di rimproverarla per il colore di capelli assolutamente vietato dal regolamento scolastico. Non l’ha fatto alla fine. è arrivato carico come un treno, imprecando a metri di distanza poi però, accortosi che si trattava proprio di lei, dopo averla fissata per un paio di minuti buoni con aria perplessa alla quale Izumi rispondeva con un sorriso smagliante, ha girato i tacchi e ci ha piantato lì. Sono seriamente convinta che, visto il soggetto in questione fosse alla fin fine un caso irrecuperabile di disgrazie il docente avesse scelto il minore dei mali, cioè fare finta di nulla. In mensa Izumi riluceva come un unicorno in un prato di vacche tanto era sfolgorante la sua nuova capigliatura e tanto era strana la sua presenza lì, considerando che solitamente lei i pranzi li passasse con il degno compare sul terrazzo, luogo silenzioso in cui lui poteva dare sfoggio di tutta la sua misantropia. Non ho inizialmente badato tanto alla cosa, ero troppo occupata nel cercare, ovviamente inutilmente, di farle salire un po’ di sue in quella zucca vuota che si ritrova ma provare a farla ragionare è come cercare di far parlare un muto, una terribile perdita di tempo. Non ho però potuto evitare di notare come, una volta arrivati tutti in palestra, lei e Rukawa si ignorassero bellamente. Precisamente lui aveva guardato verso di lei appena entrati, sul viso la stessa espressione un piatto vuoto, per poi dedicarsi ai suoi preziosissimi allenamenti mentre anche lei era occupatissima nel proseguire con quella che è la sua di attività preferita: l’auto elogiarsi.
Mi era sembrato tutto però un po’ troppo. Izumi parlava a voce troppo alta anche per i suoi standard, il suo sorriso era troppo grande, il suo buon umore esagerato, il suo aspetto assolutamente impeccabile, la capacità che improvvisamente sembrava aver acquisito di riuscire a evitarlo in un modo apparentemente totalmente casuale fin troppo precisa. Ero riuscita a placcarla per avere chiarimenti solo un oretta più tardi nello sgabuzzino, mentre mettevamo via i palloni utilizzati ad allenamento. In palestra si sentiva solo il rumore dei passi di Rukawa che come al solito proseguiva da solo i suoi tiri a canestro, ignorando deliberatamente il fatto che tutti non aspettassimo altro che potercene tornare a casa a fare un bel bagno caldo.
- mi vuoi dire che diavolo succede? -
Lo sguardo raggiante che Izumi mi rivolse voltandosi nella mia direzione per un attimo mi gelò il sangue nelle vene - oh, Ayako cara - disse, il tono di voce mellifluo - potresti rimanere tu a chiudere stasera? Io proprio non posso -
Inarcai un sopracciglio perchè da quando quella cosa tra loro due, come la si voglia chiamare, era iniziata lei era sempre rimasta con lui fino all’ultimo secondo senza che nessuno neanche glielo domandasse, un po’ per continuare a inveirgli dietro un po’ per rimanere finalmente soli. Mi auguro a insultarsi e basta, perché se vengo a scoprire che sul pavimento ci hanno fatto anche altro domani dò alle matricole sette litri di disinfettate e li metto sotto. Oppure dò fuoco alla palestra, forse faccio anche prima.
- tu non ti muovi da qui finché non mi hai spiegato perché avete litigato di nuovo! -
Sbattè gli occhi, perplessa - con chi avrei litigato, di grazia? -
- ma con Rukawa! -
- ah! - disse tutta sorpresa, ridacchiando pure - ma non abbiamo mica discusso -
Mi ficcai le mani suoi fianchi, più seria che mai - non pendermi per i fondelli Izumi. Lui ha la faccia da serial killer e tu sembri sotto allucinogeni. Qualcosa deve essere successo per forza! -
Fece spallucce - ti assicuro che non ci sono state scenate. Credo anzi tu stia un pelo esagerando amica mia, lui è esattamente il sotto musone e io sono semplicemente di umore raggiante. Certo, ieri l’ho mollato ma non credo affatto… -
Le ero piombata a un centimetro dal naso in un nano secondo  - cosa hai fatto?! -
Izumi si mise a raccontarmi di come, la sera prima dopo essere rinvenuta, avesse preso la razionale decisione di chiudere quella specie di relazione che aveva con lui nel modo più veloce di sempre. Parlò come se stesse rileggendo un copione a un professore di letteratura, il sorriso che persisteva nell’esibire era talmente rigido da sembrare fatto di creta. Non fece che sottolineare quanto fosse la cosa migliore da fare per entrambi, di quando fosse annoiata da lui, di quanto alla fine fossero totalmente incompatibili e di quanto si sentisse libera e felice quel giorno.
- questo spiega i capelli rosa - decretai io alla fine del suo lungo monologo.
- che intendi dire? -
La guardai come si fissano le scimmie allo zoo, con quel filo di tenerezza e repulsione assieme - non avrei mai pensato tu potessi essere un simile cliché, ma sappi che è comune tra le ragazze che hanno subito una delusione d’amore cambiare i capelli, che sia nel taglio che nel colore non ha importanza -
Izumi mi guardò inorridita dapprima, sicuramente soffermandosi solo sul fatto mi sia permessa di darle della persona comune, quindi solo in un secondo momento doveva aver realizzato il senso reale delle mie parole, stando almeno all’intensità con cui dichiarò che lei non aveva subito alcuna delusione, che era stata lei a chiudere e che lui è un caprone idiota. Chissà poi il perché dell’ultima affermazione.
- toglimi solo una curiosità: l’altra sera, quando sei rimasta da lui…come andata? -
Si fece subito seria, probabilmente finalmente capendo dove volessi andare a parare - parla chiaramente, Ayako -
Mi sedetti sulla panchetta dietro di noi, afferrandole la mano e forzandola a mettersi accanto a me. Non oppose resistenza, fissandomi attentamente in viso, concentrata forse nel non far trasparire alcun sentimento dal suo bel viso - ti sto chiedendo se hai fatto l’amore con lui -
- no - disse immediatamente - non abbiamo fatto l’amore. Te lo avevo già spiegato… abbiamo fatto del semplice sesso -
Izumi è davvero una brillante attrice, devo riconoscerlo, è una vera esperta nel manipolare i muscoli facciali e il timbro di voce, ma ormai la conosco da un po’. E, se ho una qualità, quella è sicuramente l’empatia così non esitai nel dirle la mia conclusione - e quanto male ti ha fatto capirlo? -
A quella domanda non ha mai risposto né io ho mai insistito. Quando la prima lacrima lasciò i suoi occhi, percorrendo la gota come a rallentatore, ci ammutolimmo entrambe e io l’abbracciai semplicemente stretta. Non aveva emesso un singolo suono, era rimasta lì rigida tra le mie braccia, con un orgoglio simile a quello di un demonio, con le lacrime che continuavano a scenderle sul viso, ma l’espressione fiera di sempre non l’aveva abbandonata neppure per un secondo. Solo giorni dopo mi disse che si era resa ridicola già abbastanza tra le braccia di suo fratello il giorno in cui lo aveva lasciato e che pertanto piuttosto che replicare si sarebbe tagliata un braccio. Quando, parecchio tempo dopo, siamo uscite dallo sgabuzzino, lei è andata diretta agli spogliatoi guardano dritto davanti a se a testa alta, ignorando Rukawa che continuava imperterrito i suoi allenamenti. Io però non ho potuto fare a meno dallo strappargli la palla dalle mani e cacciarlo nelle docce, urlandogli dietro che ero stufa, che volevo andarmene e che non avevo nessuna intenzione di aspettare i suoi porci comodi. Stranamente non replicò affatto.
Come dicevo, sono passate quattro settimane da quel giorno.
Io nuovamente non credo affatto che tra me e Ryota potrà mai funzionare, sono ancora romantica ma fingo l’incontrario, la relazione tra Sakuragi e la Akagi prosegue con la stessa lentezza di un drama coreano e sopratutto con la stessa identica passione, ma sembra che a nessuno dei due importi nulla e Izumi e Rukawa continuano bellamente a fingere che l’esistenza dell’altro sia una simpatica burla. Non li ho mai più visti rivolgersi la parola se non nelle rarissime occasioni in cui non potevano proprio evitarlo. Se condividono una qualsiasi stanza lo fanno uno da una parte una dall’altra, come se avessero sviluppato una curiosa allergia nei rispettivi riguardi. Izumi da parte sua persiste nell’ostentare un umore meraviglioso e nel prodigarsi per essere assolutamente inutile agli allenamenti come al solito. Lui… a occhio inesperto sembrerebbe il solito vecchio e truce Kaede Rukawa, l’uomo con la capacità di degnare della sua scarsissima attenzione solo una palla, ma io l’ho notato quasi da subito che la guarda. Che poi sarebbe meglio dire che la punta con una tale intensità dal perforarle la schiena. Quando glielo ho fatto notare Izumi mi ha semplicemente sorriso e dato un paio di pacche sulla spalla, come se fosse la più grande ovvietà avesse mai sentito.
- secondo te avrei potuto non notarlo, Ayako? In ogni coso non cambia nulla. Non è venuto a parlarmi. Non mi ha mai cercata. Sta solo lì a guardarmi. Io non cosa farmene di questo -
Però mentre mi parlava aveva una espressione talmente triste che mi sarei messa a pingere io per lei, se avesse avuto un senso farlo.
A questo mi ritrovo nuovamente a pensare mentre giro per i corridoi della scuola alla ricerca di una più che visibile chioma rosa con in mano gli appunti sui nostri avversari del giorno dopo. Ovviamente a lei non importerà nulla, ma per una volta dovrà rendersi utile perché la sottoscritta è all’ultimo anno e all’università ci vuole andare davvero e questo significa che ogni tanto devo anche dedicare il mio tempo agli studi e non solo a fare da badante a quella banda di debosciati che è la nostra squadra. La trovo in fondo al corridoio davanti ai bagni e quando la affianco sta parlando con un quartetto di ragazze del terzo anno, anche se di una sezione diversa dalla mia.
- prima o poi dovrai davvero dirci che trucchetti hai usato per riuscire a prenderti Rukawa, sai? - le dice una, ridendo in modo estremamente fastidioso. Sto pure per mandarla al diavolo, ma Izumi mi afferra per un polso e mi rimette al mio posto, sorridendo in modo falsissimo a quella specie di oca.
- una ragazza deve pur avere i suoi segreti sempai, non trovi? -
- forse è come dici tu, Sakuragi ma ammetterai anche tu che la cosa è un vero mistero per noi tutte. Che tu sia di bell’aspetto è indubbio, ma capirai che non può essere l’unico motivo. Quel ragazzo è stato inarrivabile da chiunque da sempre, con qualsiasi mezzo o impegno. Ma poi spunti tu e dopo neanche un paio di settimane riesci ad accalappiarlo. La cosa per noi rimane davvero sospetta! -
Izumi alza le spalle - magari sono capitata al momento giusto -
Le altre se la ridono ancora un po’ tra di loro, blaterando commenti a caso e senza senso su cose di cui non hanno la minima idea e vorrei davvero mettermi a urlare di lasciarla stare con la faccenda di lui, che forse loro sono troppo ottuse per accorgersene ma lei sta soffrendo. E ogni singola volta che qualcuno le chiede di loro e succede ogni dannatissimo giorno, un piccolo pezzo del sorriso di lei va in pezzi. Non so quanto ancora riuscirà a mantenere questa maschera di superiorità, ma comincio avere paura per lei.
Pochi minuti dopo finalmente siamo libere di andare e io afferro la manica della divisa di Izumi come per cercarle di trasmetterle il mio conforto e la mia forza, la mia energia. Non riusciamo però a fare che pochi metri prima che il volume di voce di quelle altre ci faccia fermare.
- tutto sommato - dice una di loro, una piccoletta dai capelli ossigenati e troppo trucco intorno agli occhi - quel Rukawa lì non doveva essere un gran che per essere stato mollato così -
Izumi letteralmente inchioda al mio fianco e posso sentire il suo corpo irrigidirsi.
- sono d’accordo - fa un altra - probabilmente ha solo un bel faccino ma come persona è evidente che faccia davvero schifo. Cioè quello non ha uno straccio di amico, è ossessionato dal basket e deve essere davvero il ragazzo più noioso e monotematico del mondo -
- stai zitta.. - sussurra Izumi, talmente piano che faccio fatica a sentirla io.
Una dal naso più lungo che io abbia mai visto scoppia a ridere - sicuramente è un vero coglione. Un ragazzino viziato che non ha idea di come si tratti una donna. Sono sicura sia pure stupido, per non parlare che lo deve avere davvero piccolo, sapete? Che pena! -
A fermare Izumi non ci ho nemmeno provato, e non solo perché quella è veloce come un serpente a sonagli quando vuole, ma perché ritrovarsi con il culo a terra dopo quelle parole, quella se lo è davvero meritato.  
- chiudete quella cazzo di bocca! - urla, i capelli rosa che le sventolano intorno al corpo teso - non avete alcun diritto neppure di nominarlo uno come lui, voi quattro troie! Dite così perché vi ha rifiutate ripetutamente, non è vero? Certo che lo ha fatto, che ci doveva fare con quattro catorci del genere? Pietà la farete voi, maledette scrofe! - punta l’indice contro il petto di una di loro - provate solo un altra singola volta a parlare male di lui in questo modo che io lo verrò a sapere, vi troverò e userò il vostro culo come posteggio per le biciclette! -
Mi viene quasi da ridere per l’inventiva delle sue minacce, ma smetto immediatamente quando vedo la testa del diretto interessato fare capolino da dietro l’angolo, attirato dalle urla come molti altri. O forse ha solo riconosciuto la voce di lei. Cerco di fare cenno a Izumi che è arrivato ma lei non mi degna di uno sguardo.
- Kaede lo posso insultare solo io, vi è chiaro?! -
Ed esattamente, come da copione, solo ora si accorge della sua presenza.
Ed eccola lì, la sua splendida maschera andare in pezzi.
Izumi con uno scatto da vera atleta si volta, mi afferra per il polso e mi trascina con lei in cortile, correndo a perdifiato ed evitando tutti come in un enorme slalom.
Solo una volta arrivate quasi al cancello, dove intorno a noi non c’è proprio più nessuno e certe di non essere seguite, Izumi caccia un urlo potentissimo, subito seguito dalla più colorita imprecazione io abbia mai sentito.
- cosa diavolo ci faceva lì? Maledizione! Si può essere più sfortunate di così! -
Continua a strillare, seduta a terra con le mani a coprirsi il viso arrossato. Izumi non si può certo dire si un tipo timido, tutt’altro… però è anche vero sia totalmente incapace di gestire i buoni sentimenti e piuttosto che ammettere di tenere a lui veramente si ammazzerebbe, sopratutto se si tratta di farlo pubblicamente o a lui direttamente. Cioè esattamente quello che è praticamente successo pochi minuti fa in quel corridoio.
Sospiro, inginocchiandomi accanto a lei e carezzandole delicatamente la schiena, come potrei fare con un cane terrorizzato per calmarlo.
- secondo me puoi stare relativamente tranquilla, quello lì è ottuso come un mulo. Sono abbastanza certa del fatto che non abbia capito nulla -
La sento tremare appena sotto il mio tocco - non ricordo di essermi mai arrabbiata tanto - dice a voce bassa, come se ancora stesse cercando di trattenersi - ma hai sentito quello che hanno detto quelle stronze? Kaede non è noioso, in realtà più passavo del tempo con lui più lo trovavo interessante. Sarà anche vero che è ossessionato dal basket, ma io credo che una simile dedizione per le cose che ama sia lodevole, non trovi? E non è verro che viziato, direi piuttosto che è uno abituato a stare da solo e che sa anche arrangiarsi piuttosto bene. Penso sia più giusto dire che è stato un bambino abbandonato e trascurato… e cavolo se mi piaceva stare con lui e fargli capire che forse non tutte le persone se ne vanno via, che avere compagnia è una bella cosa. Inoltre non è affatto vero non sappia trattare una ragazza! Lui… - si volta di scatto vero di me, drizzandosi e parlandomi con decisione, come se desiderasse che le sue parole io le ascoltassi bene, che io le possa davvero capire a fondo.  
- c’è un posto, lungo la ciclabile per arrivare a scuola… da piccola ci andavo sempre con mio papà a giocare. Io e Kaede ci passavamo ogni giorno, sia all’andata che al ritorno… io non gli ho mai detto nulla, ma fissare quel piccolo pezzo di prato mi metteva nostalgia e allo stesso tempo un tepore famigliare addosso, fissavo quel verde e i ricordi della mia infanzia mi tornavano in mente. Era piacevole, bello. Kaede, dopo poco tempo che abbiamo iniziato a vederci, ha cominciato a rallentare all’altezza di quel tratto. Pedalava più lentamente, mi permetteva di godermi quella vista senza farmelo pesare e senza dire nulla, non sapendone neanche niente perché io non gliene ho mai parlato. Però lui lo ha capito, sai Ayako? -
Le trema leggermente il labbro mentre mi parla e mi ritrovo a sorriderle di rimando, annuendo a tutto il fiume di parole che mi ha scaricato addosso.
- ti credo, Izumi. Se non fosse così tu non saresti ridotta in questo stato -
Sospira profondamente, appoggiando il capo sulla mia spalla - alla fine sono io quella davvero patetica -
Scuoto subito il capo, con decisione - non dire assurdità. Prima, mentre urlavi dietro a quelle cretine, mi sei sembrata una donna che protegge il proprio uomo con tutte le proprie forze - le sposto alcune ciocche dal viso e le bacio appena la guancia, come se lei fosse la mia sorellina - non ti ho mai trovata più bella, Izumi -

Nell’ultimo periodo sono letteralmente sopraffatta da un bel gruppo di sentimenti che mai avrei creduto di dover affrontare in vita mia.
Rabbia.
Si, d’accordo questa è il minore dei mali. Io mi arrabbio spessissimo ma mai lo sono stata così a lungo mai ho l’ho trattenuta in questo modo. Perché me ne vado in giro con il mio sorriso di plastica e un atteggiamento frivolo, ma dentro di me sto letteralmente esplodendo. Ho come la sensazione che la miccia sia quasi al capolinea e non vorrei essere nel poveretto che mi si parerà davanti quando la bomba esploderà, perché lo dico già io non risponderò di me. Sono furiosa con lui naturalmente, ma sopratutto con me stessa perché come diavolo mi è potuto succedere di innamorarmi di un tipo così?
Frustrazione.
Perché da un lato lo vorrei buttare giù da un quinto piano e godermi lo schianto al suolo, dall’altro ogni volta che lo incrocio il mio corpo è attratto come una calamita dal suo. Vorrei prenderlo, chiuderlo detto il primo sgabuzzino vuoto e baciarlo fino a finire l’ossigeno nella stanza. Ovviamente la seconda idea è completamente escusa, ci manca pure che io passi per la maniaca sessuale di turno.
Rammarico.
Perché non faccio che ripetermi che se non fossi il mostro di orgoglio che sono questa storia non sarebbe mai neppure iniziata. Ho fatto tutto da sola, io l’ho costretto nella relazione e io poi ci ho perso la testa. Io l’ho provocato, io ho cercato la sua compagnia, io l’ho lasciato.
Tristezza.
Ho costantemente un buco al centro del petto che pulsa e fa un male cane, un vuoto che non ho idea di come rattoppare. Kaede lo evito quasi tutto il tempo ma ci sono stati dei piccoli attimi in cui inconsciamente non ho potuto fare a meno di spiarlo, anche se si trattava che non di pochi secondi. è dannazione lui è bellissimo, magnetico e sembra stare benissimo, come se nulla fosse accaduto. Gli strapperei quel broncio a suoni morsi.
Quello poi che è accaduto ieri per colpa di quelle quattro pezzenti, quello che mi ha sentito dichiarare ovviamente a gran voce, perché non sia mai che io sia in grado di non manifestare il mio pensiero in modo discreto… è terrificante. Diavolo, sarebbe chiaro a un deficiente cosa io intendessi dire con quella frase, era palese la mia intenzione di dichiararlo come una mia proprietà, così come lo era il mio totale, assolutamente fuori luogo e ridicolo interessamento per lui. A sentire Ayako certo, sarebbe si cosa ovvia a tutti, ma non a uno emotivamente stitico come lui. Io personalmente incrocio le dita sia come dice lei ma, in tutta onestà, c’è qualcosa che non mi quadra. Dico questo perché siamo arrivati al palazzetto dello sport circa due ore fa, Kaede ovviamene non ha rivolto la parola a nessuno e io lo sto evitando come mio padre evitava le tasse, si è riscaldato in un angolo emettendo solo un paio di grugniti alle indicazioni del capitano ed è poi sceso in campo manifestando la solita sicurezza. Ma è esattamente da quell’istante che le cose hanno cominciato a farsi sospettose. Perché è da quando l’incontro per le eliminatorie tra lo Shohoku contro il Miuradai è iniziato che lui gioca come se stesse combattendo una guerra personale. è terribilmente aggressivo, sembra non farsi molti problemi a fare falli e sta distruggendo gli avversari giocando praticamente da solo. Combatte come un caterpillar, letteralmente abbattendo qualsiasi ostacolo gli si ponga davanti e prosegue a suon di schiacciate devastanti, tiri liberi impeccabili e spallate date con una precisione adatta a un giocatore di football. Per tutto il primo set e almeno dieci minuti del secondo siamo rimasti tutti ammutoliti a fissarlo come se fosse impazzito e nessuno avesse la più pallida idea di come si dovrebbe fare a sedare un simile toro infuriato. Miyagi ha solo accennato una parola nella sua direzione ma è stato mandato al diavolo e per poco sbranato seduta stante. Mio fratello al momento non sembra neppure trovare la solita energia per lamentarsi di lui e sottolineare il fatto che è lui a essere quello problematico di solito. Fissa invece il suo avversario di sempre con gli occhi a palla guardando solo la palla da lontano, tanto quell’altro lo schiva deliberatamente.
- che tu sappia ha cominciato a farsi di steroidi? - mi chiede Ayako, la matita sollevata a pochi centimetri dal suo blocco degli appunti, ora ancora bianco tanto lei stessa è sconcertata.
- che tu sappia uno dei giocatori del Miuradai si è fatto sua madre? - rispondo io, altrettanto sconvolta.
Ora, io non pretendo di dire di essere l’unica persona al mondo a capire Kaede Rukawa e a sapere cosa gli ronza sotto quella lucente zazzera nera che ha in testa, ma sono assolutamente sicura che qualcosa deve averlo almeno un filo smosso perché un comportamento del genere da parte sua è pressoché assurdo. E non posso proprio fare a meno di pensare che forse, e dico forse, potrebbe c’entrare qualcosa quello è che accaduto in corridoio ieri pomeriggio. Le cose per me sono due: o ha capito tutto e solo l’idea di sapere che la sottoscritta è inesorabilmente innamorata di lui lo fa incazzare a tal punto oppure, cosa più probabile, non ci ha capito nulla ed è così aggressivo perché il non averlo fatto lo manda in bestia. Ci sarebbe poi pure la versione di Mitsui ma quando poco fa l’ha espressa, per poco non mi sono strozzata con l’acqua che stavo bevendo.
- per me è frustrato sessualmente - aveva dichiarato infatti - quello lì ha solo bisogno di farsi una bella scopata, ascoltate me -
Oh, eccome se l’ho ascoltato. Così tanto che la mia faccia è diventata dello stesso colore di capelli di Hana e Ayako non ha mancato l’occasione per scoppiarmi a ridere in faccia.
Continuo a fissare la partita, o il massacro come la si voglia definire, spiluccando continuamente patatine dal sacchetto che ho in grembo in modo quasi meccanico, come se il mangiare riuscisse in qualche modo a distrarmi dal guardarlo. Ovviamente no, non sto andato per nulla bene infatti mi lascio scappare una inelegante imprecazione quando un giocatore avversario, probabilmente stanco di vedersele suonare in modo così poco equilibrato, fa letteralmente lo sgambetto a Kaede che cade a terra subito. Ignoro l’arbitro che fischia il fallo e mi concentro su di lui invece perché non mi è sfuggito il fatto che, volando a terra, ha fatto leva sul polso appena guarito per proteggersi la faccia dallo scontro con il pavimento. Non fa però una piega e non dà per nulla segni di cedimento, anzi si rialza immediatamente ed esegue un tiro libero impeccabile poco prima che Anzai chieda una sostituzione a suo carico. Mi volto verso l’allenatore domandandomi se sia del tutto impazzito, perchè è noto che rinchiudere le belve impazzite non faccia altro che fare diventare ancora più pericolose.
- sto benissimo! - sbraita infatti Kaede - posso continuare! -
L’anziano buddha però rimane imperterrito continuando a sorseggiare la sua tisana, quasi ignorandolo e lasciando il compito ad Ayako di spigarsi.
- hai già tre falli eseguiti e stiamo vincendo di 150 punti. In più sembra che gli altri ti stiano prendendo di mira, non possiamo permettere che tu ti faccia ancora del male. La prossima partita è contro il Kainan, lo sai -
Neppure la possibilità che gli venga privata la sua sfida con Akira sembra fermarlo dal continuare a voler proseguire la partita. Anomalo a dir poco.
- vai in infermeria a farti dare una occhiata al polso - continuala riccia, il solito cipiglio combattivo in viso, quello da regina delle fruste come lo ha soprannominato il capitano.
Kaede scarica letteralmente una pedata alla panca prima di bisbigliare qualcosa, molto probabilmente una colorita bestemmia.
- Rukawa - lo richiama all’attenzione Anzai, senza distogliere lo sguardo dal proseguimento della partita - fatti accompagnare dalla manager Sakuragi -
Io scatto in piedi urlacchiando un verso indistinto, qualcosa tipo quello di una quaglia presa alla sprovvista uno sparo nel bosco, lui punta i piedi a terra e letteralmente ruggisce.
- cosa? Non se ne parla! -
L’allenatore non si scompone minimamente davanti al quel tondo voce decisamente minaccioso e semplicemente si volta a guardarlo fisso per alcuni secondi. La cosa pazzesca è che sembra davvero funzionare perché la belva sembra mettere la coda tra le gambe e batte in ritirata strategica viso gli spogliatoi con me dietro, dopo che Ayako mi ha letteralmente spinta nella sua direzione. Davvero una bella amica, ha pure il coraggio di farmi l’occhiolino, al quale io rispondo con un naturalissimo dito medio. Mi domando come mai Anzai ha spedito proprio me con lui, pur sapendo la mia totale inutilità per più o meno tutto che non sia far scena a bordo campo e millantare di avere le regole assolutamente chiare in testa. Ch pensi che io c’entri qualcosa con il suo essere andato fuori detesta? Che sia davvero un veggente?   
Kaede praticamente sradica la porta per entrare e io per un pelo evito che poi me la sbatta pure in faccia, seguendolo all’interno degli spogliatoio in assoluto silenzio e rigida come un soldato piombo. Ecco si, io non sto cambiando, sto marciando. Lo guardo sfilarsi malamente la canotta della divisa e gettarla a terra, prima di passarsi ripetutamente le mani tra i capelli e persistere nel digrignare i denti, fissando attentamente solo gli armadietti, come se io non fossi affatto qui. Così faccio un profondo respiro, mi batto le mani sulle guance per riprendermi e cerco di ritrovare la solita carica che mi contraddistingue. Perché una cosa era certa quando ci vedevamo: lui sarà pure un leone, ma io so ammaestrarlo e non ho paura di essere morsa.
- smettila di lamentarti e passami quella zampa che gli dò un occhiata! - gli odino infatti, il tono di voce forte e deciso.
Ci mette ugualmente almeno una ventina di secondi prima di degnarsi di girarsi nella mia direzione, puntando gli occhi dritti nei miei. Sono più scuri del solito, lucidi come se avesse dormito poco e assottigliati, segno che è davvero di pessimo umore. Beh, benvenuto! Io lo sono da quattro settimane.
- ho detto di stare bene, sei sorda? -
Ignoro i suoi modi sgarbati e mi avvicino a lui, afferrandogli in una presa salda il polso e portando verso il mio viso - e io non ho per nulla voglia di starti a sentire, ti è chiaro? - rispondo, imitando il suo modo di parlarmi brusco.
Si zittisce immediatamente e ho un attimo per mettere insieme le idee mentre fingo di capirci qualcosa di lesioni e continuo a tenere la sua mano tra le mie. Cavolo se mi è mancata la sua pelle… è morbida per esser quella di un ragazzo, ha dei piccoli calli sotto le nocche, probabilmente dovuti ai lunghi allenamenti, ma su di lui non stonano affatto, anzi.
- sembra essere tutto a posto, ma fammi mettere un po’ di crema antinfiammatoria sul polso e ti libero della mia presenza -
Gli volto le spalle, cominciando a ravanare nella borsa medica che Ayako mi ha scaricato dietro, alla ricerca di qualcosa che potrebbe essere utile. Individuo dopo un bel po’, in quel casino di garze, cerotti e medicinali vari che trovo dentro, quello che mi serve e mi metto a leggere le istruzioni in modo confuso, perchè sarà anche vero che gli ho già fatto da infermiera in precedenza, ma altrettanto vero io sia una vera inetta in materia. Come quando da piccoli papà, ovviamente all’insaputa di nostra madre, ci era arrivato a casa con un adorabile bastardino sgraziato di nome Thor. Io giuro che desideravo davvero prendermene cura, ma dopo pochi giorni mio fratello e papà stesso, e stiamo parlando di due persone con non proprio il massimo delle capacità per occuparsi di un altro essere vivente, me lo avevano letteralmente strappato dalle braccia all’urlo di “per carità, quello a breve cerca il suicidio piuttosto che stare ancora con te”. Neanche a dirlo, alla fine è toccato alla mamma accudirlo. Ma che faceva anche con tutto il resto dello strano branco che era la nostra famiglia.
Sono ancora mezza persa nei miei pensieri quando sento le mani di Kaede, riconosco perfettamente il suo tocco, posarsi suoi miei fianchi e stringermi forte, attirandomi fino a farmi appoggiare al suo busto. Sto per inveirgli dietro che diavolo gli passa per la testa, quando sento anche il suo fiato alla base del collo prima che la sua bocca lo sostituisca. Trattengo un gemito mordendomi un labbro quando la sua lingua comincia a lambirmi la pelle in uno dei miei punti più sensibili. E rimarrei così per ore infinite, a lasciarmi vezzeggiare lui come sono settimane che sogno tutte le notti ma è quando sento la sua eccitazione premermi addosso che sbarro gli occhi, riesco a rinsavire dallo stato catatonico in cui mi trovavo e con uno strattone mi libero di lui, respingendolo.
- ma che cosa ti passa per la testa?! - gli urlo subito dietro, voltandomi verso di lui. Cerco di non badare più di tanto alla sua espressione spaesata, con la mani ancora protette in avanti come se mi tenesse ancora avvinghiata a lui, e digrigno denti perché sento una rabbia infinita cominciare a montarmi addosso.
Lo osservo sbattere gli occhi un paio di volte, fissasi le mani inarcando un sopracciglio, come sorpreso lui stesso dai suoi gesti. Rimane però in silenzio e persiste nel non guardarmi in faccia.
- allora? - lo incito - mi vuoi spiegare come ti è venuto in mente di spalmarti su di me in quel modo?! -
Finalmente il signorino si degna di guardarmi, anche se mentre lo fa lo vedo riacquistare la sua solita calma glaciale - volevo toccarti - dice, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, la più palese, come se io non potessi leggerci dentro diecimila significati diversi ma, dal modo crudo in cui mi parla, capisco subito che è solo uno ad essere quello reale. E ovviamente è il peggiore di tutti.
Incrocio le braccia al petto, facendo un altro passo indietro, cercando di mettere più distanza possibile tra noi due - eri eccitato, Kaede? - gli domando, cercando di rimanere fredda a mia volta, ignorando il fortissimo desiderio di mettergli le mani al collo - eri eccitato e io ti sono capitata tra le mani? Mi dispiace, grandissimo stronzo, ma non esiste al mondo io stia qui ad assecondare i tuoi desideri! -
Lui fa spallucce - e cosa ci sarebbe di male adesso? Ti è sempre andato bene farlo -
- ma non stiamo più insieme! - gli urlo addosso.
- neanche prima per davvero - dice, lapidario.
E non so come mai ma in questo momento le sue parole, che non sono per niente una novità ne saperle ne sentirle uscire dalla sua bocca, mi fanno un male terribile. è come se mi avesse infilato un grosso pugnale tra le costole, esattamente all’altezza del cuore. Mi ammutolisco subito, portandomi le braccia introno al corpo come per alzare un ulteriore barriera a separarmi da lui. Sento che sto iniziando a tremare e da un lato vorrei mettermi a piangere, dall’altro vorrei solo ucciderlo seduta stante. Ed eccola lì l’ennesima emozione di merda che mi sento dentro da quattro settimane a questa parte, forse persino la peggiore perché mai nella vita mi era capitata di provarla: l’umiliazione.
- sei un coglione - dichiaro prima di tentare di sorpassarlo e lasciare la stanza ma lui si muove velocemente, afferrandomi per un braccio e sbattendomi contro un muro, prima di schiacciarmi con il suo corpo premuto sul mio, senza sento un minimo rispetto per le mie emozioni o i miei desideri. Dio, lo odio… lo odio da morire. Il mio cuore poi, l’infame maledetto, come ogni singola volta che lui si avvicina, salta un battito e so che significa che alla fin fine potrà andare davvero tutto malissimo ma, cazzo, io sono innamorata di lui. E fa male, fa un male fottuto.  
- cosa significava la scenata di ieri, Izumi? - mi domanda finalmente, perché me lo sentivo che c’entrava qualcosa con tutto quello che sta accadendo oggi. Sapevo che c’era qualcosa che non andava in lui e sapevo che prima o poi la domanda mi sarebbe arrivata, solo che mai avrei immaginato mi mettesse così alle strette.
- lasciami andare subito! - dico, cercando di apparire ancora ferrea.
Lui ignora bellamente le mie parole e mi si avvicina ulteriormente e solo quando ho il suo viso a pochi centimetri di distanza noto che sulle labbra ha un ghigno sadico che mi fa rabbrividire, perché mai glielo avevo visto addosso ne mai avevo pensato lui fosse capace di farlo.
- quindi tu puoi andartene in giro sbraitando che solo tu mi puoi insultare, come se fossi diventato una tua proprietà, e io non posso neanche fotterti quando ne ho voglia? -
Lo schiaffo che gli scarico addosso è sicuramente stato il più mirato e il più forte della mia vita. Così come sono certa che il dolore che gli ho procurato non sia neppure un milionesimo forte come quello che lui ha causato a me, con le sue dannate parole.
Lo guardo premersi una mano sulla guancia colpita, gli occhi sbarrati e sbalorditi e per un secondo mi domando anche con che coraggio potesse pensare che non avrei reagito così, come potesse immaginare mi sarei comportata a parole come le sue.
Quando concludo decretando che lui di me non ha mai capito davvero nulla, forse neppure ci ha mai provato a farlo, le lacrime cominciando a scendermi lungo le guance ma io non faccio assolutamente nulla per controllarle.
- vaffanculo, Kaede -
E mi chiudo la porta alle spalle.

In autobus, tornado vero la scuola a partita conclusa sento Izumi parlottare fitto fitto con Ayako un paio di sedili davanti al mio posto ma, nonostante usino un tono di voce basso entrambe, non posso fare a meno di cogliere il fatto che questo fine settimana lei abbia un appuntamento con quel grandissimo idiota di Sendoh, quello che da quanto ci ho capito è follemente innamorato di lei e che invece Izumi aveva piantato malamente mesi fa. Ora invece sembra essere piuttosto contenta di andare a ripescare nel suo sacchetto dell’immondizia.  
Stronza.
Continuo a guardare fuori dal finestrino ma vengo ancora una volta disturbato dal resto della squadra che al solito fa un gran casino ma al momento sembra essere quel mezzo storpio di Mitsui a dare il peggio.
- dai Ryota, non puoi non esserci! - blatera - già Hana non viene perché “non farei mai questo ad Harukina adorata” -
- ehi, io non parlo affatto così - dice il rosso, ma viene bellamente ignorato.
- mi servono ancora due persone per essere al pari delle ragazze! -
Il nano sembra titubare e non fa altro che guardare nella direzione della manager - ma non penso che sia il caso per me di andare ad un appuntamento combinato, Ayakuccia potrebbe non gradire -
Dal modo in cui lo guarda, con tutto il ribrezzo immaginabile, l’unica cosa che lei sembra non gradire sia l’essere stata chiamata in causa.  
Mistui coglie la palla al balzo, sbattendo all’amico un braccio sulle spalle - eddai capitano! Quelle sono universitarie! Non puoi mancare! Viene anche Mito, se mi ha garantito la sua presenza quel tipo tutto ad un pezzo tu non puoi essere da meno! -
L’altro sembra cedere finalmente e personalmente sono solo felice perché magari la smettono di fare tutto sto baccano così che io possa dormire po’.
- e come le avete trovate queste poverette? - domanda Izumi, sporgendosi indietro sul sedile e ridendo allegramente verso di loro. Come se poco fa non si fosse messa a piangere come una ragazzina.
Stronza.
- mi hanno accalappiato la settimana scorsa fuori da un karaoke e, dopo averci parlato un po’ ho promesso che avrei trovato altri amici e ci saremmo visti sabato al centro commerciale per fare un po’ di festa e divertirci - dice Mitsui, con il petto in fuori come un tacchino e fiero delle sue azioni. Come se fosse così difficile tirare su un paio di ragazze.
- immagino proprio cosa intendi tu per divertimento! - lei persiste nel sorridere apertamente, buttandosi una ciocca di capelli rosa dietro le spalle. Rosa, che colore terribile… e no, mi rifiuto anche solo di pensare che a lei stia cazzo pure bene.
Stronza.
- adesso mi manca solo il quarto uomo e siamo a cavallo! Si guarda intorno e ignora le matricole che non aspettano altro che un invito, cercando un altra vittima sacrificale per il suo tornaconto - avete idee su chi si potrebbe aggregare? -
- vengo io - dico, infilandomi le cuffie nelle orecchie.
Si alza un improvviso silenzio totale a cui non bado per niente ma, prima di chiudere gli occhi trionfalmente, incrocio lo sguardo di lei che mi guarda con la bocca aperta, il volto pallido e uno strano tremolio alle mani. Le sorrido io ora, alzando il volume al massimo.
Vaffanculo, Izumi.
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slam Dunk / Vai alla pagina dell'autore: SidV