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Autore: Vallyrock87    25/02/2022    7 recensioni
Zakura è la figlia del grande generale del nord; lei è una guerriera e fin da quando era solo un adolescente è stata addestrata a combattere, per questo on riesce ad esprimere i propri sentimenti come vorrebbe, perciò decide di scrivere una lettera a suo padre, in cui racchiude tutto ciò che prova in alcune righe. Arata legge quelle poche righe e comprende quanto sua figlia gli voglia bene e ne rimane colpito.
Questa One shot non è collegata alla long principale, ma ad una storia alternativa, dedicata soltanto a loro che avrei voluto scrivere.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un ringraziamento alla mia beta MoonSuckerlove per avermi aiutata con la revisione.

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Questa One Shot
è dedicata a mio padre
che nonostante i quasi
quattordici anni dalla sua scomparsa,
manca come se fosse il primo giorno.

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Era notte fonda al castello sulle nuvole del Nord, il palazzo era immerso nel buio. Quella notte, era una notte di luna nuova. Tutti in quella sontuosa dimora dormivano. Soltanto il sovrano di quelle terre non riusciva a prendere sonno; perciò, si era alzato dal suo futon lasciando dormire la moglie. Dopo aver aperto la porta scorrevole, sorpassato il corridoio che affiancava le camere da letto al piano superiore, aveva sceso le scale e si stava dirigendo verso il suo studio.

Gli succedeva spesso, poco prima di una battaglia, che il sonno faticasse a farsi sentire. Il suo animo era attanagliato dall'ansia e la sua mente era attraversata da molteplici pensieri. La preoccupazione per i suoi tre figli, che lo accompagnavano sempre, era come un demone maligno che si era impossessato di lui. La sua paura era quella di voltarsi e vedere uno di loro trafitto al cuore, riverso a terra in una pozza di sangue, molto spesso si chiedeva se avrebbe potuto sopportare un dolore simile. La risposta era sempre la stessa: molto probabilmente no; sicuramente anche se fosse sopravvissuto sarebbe morto dentro, un pezzo alla volta.

Mentre percorreva il lungo corridoio verso il suo studio, la sua Moko-moko, che portava trasversalmente ad avvolgergli il busto, si muoveva nervosamente, a testimonianza della sua irrequietezza. L'ultimo strascico della sua coda seguiva il suo fianco fino a strusciare a terra seguendo i suoi movimenti, le sue vesti bianche ricamate da ghirigori blu su maniche e spalle era tra i punti luminosi di quella notte di luna nuova.

Prima di aprire la porta scorrevole del suo studio, ebbe la sensazione che ci fosse qualcun altro che in quella notte non riusciva a dormire. In fondo loro due erano simili, tuttavia, si domandava quali fossero anche i suoi turbamenti, anche lei provava quello che provava lui ogni volta che incombeva una battaglia? Molto probabilmente sì, erano simili in tutto per tutto e conosceva ogni cosa di lei sin da quando era solo un cucciolo.

Arata fece scorrere la porta scorrevole ed entrò nel suo studio. Non appena varcò la soglia, si accorse che sulla scrivania c'era qualcosa fuori posto, che a lui non pareva di aver lasciato.

Si avvicinò e, riuscì a vedere un foglio piegato in tre parti, sicuramente una lettera. Sul lato che gli era visibile, una scritta campeggiava sulla carta; una scrittura elegante che riconobbe subito, le poche parole che vi erano incise sopra risaltavano ai suoi occhi del colore del sole. Poche semplici parole che lo fecero rimanere sconcertato per un momento, ma allo stesso tempo gli riscaldarono il cuore. Su quel foglio, con la calligrafia elegante della figlia vi era scritto: A mio padre.

Si mise a sedere sulla sua poltrona con un lungo sospiro, chiedendosi che cosa significasse quel foglio, che cosa avesse da dirgli sua figlia che non poteva essere espresso a voce oppure semplicemente con i propri pensieri. Dopo qualche istante prese quel foglio, che ai suoi occhi iniziava a sembrare il più prezioso di tutti. Se lo rigirò tra le mani, aprendo quei tre lembi di carta che lo separavano dalle parole che Zakura gli aveva riservato in segreto.

Caro padre papà

Sorrise quando vide quella correzione, sorrise quasi senza volerlo e lo posò per un attimo sul piano della scrivania, per portarsi le mani al volto, saggiando le rughe che quella semplice parola aveva dipinto. Da quanto tempo non sorrideva? Quanto tempo era passato da quando sul suo viso era comparso il fantasma di una reazione simile? A queste domande proprio non sapeva rispondere, un demone non poteva avere certi sentimenti, era la regola per quelli come lui. Tuttavia, da quando aveva conosciuto la sua prima moglie, qualcosa nel suo animo era cambiato. Kaya era un' umana, una sacerdotessa degli elementi per la precisione, e gli aveva insegnato cosa voleva dire amare, sorridere, preoccuparsi per qualcuno e tutte quelle piccole cose di cui prima non conosceva il significato.

Poi lei era morta, dando alla luce il frutto del loro amore, un piccolo cucciolo dagli occhi di due colori differenti e dai capelli anch'essi di due colorazioni del tutto diverse tra loro. Non l'aveva amata da subito, anzi, si era fatto sopraffare da quel dolore che quasi lo aveva divorato vivo, poi lentamente Zakura si era fatta strada nel suo cuore, restandoci aggrappata dalla bellezza di quattrocento anni.

Lasciando correre quegli antichi pensieri, il Generale del nord riportò la sua attenzione alla lettera.

Vi scrivo questa lettera, perché forse non avrò mai il coraggio di esprimervi a parole ciò che è racchiuso nel mio cuore e che non vi ho mai detto, nemmeno quando ero ancora una bambina.

Vorrei dirvi che io vi amo incondizionatamente, come una figlia verso un padre, questo sentimento che ho sempre sentito dentro di me, non è mai mutato nel tempo, anzi più passano le stagioni e più lo sento rafforzarsi.

Vorrei dirvi che, ogni volta che una battaglia si fa imminente, ho paura, il mio spirito è posseduto dal terrore, che dal campo di battaglia voi possiate non tornare insieme a me a palazzo. Il terrore che anche i miei fratelli possano perire e, nonostante siate tutti dei demoni, questa sensazione sgradevole mi tormenta ogni volta.

Vi sembra naturale che possa esistere una tale sofferenza per chi si ama così tanto? Non riesco a darmi una risposta, forse sono io che sono sbagliata a pensare tutto questo. Forse non è normale che io, pur essendo cresciuta con dei demoni, possieda così tanti sentimenti che fanno talmente male da non sopportarne il peso. A volte mi chiedo se anche voi vi sentiate così e, ogni volta mi volto nella vostra direzione, ma non riesco a vedere nulla sul vostro volto. Soltanto gli occhi vi tradiscono, perché voi non lo sapete, ma i vostri occhi sanno parlare e a volte i discorsi che fanno, mi sembra di riuscirli a sentire soltanto io.

Arata si prese una pausa da quelle poche righe che aveva appena letto, provava una strana sensazione, sentiva il cuore stretto in una morsa. Anche sua figlia aveva le sue stesse preoccupazioni. Ma perché non gliene parlava direttamente? Poi capì che forse, tutti gli insegnamenti che le aveva dato, il suo essere una guerriera quanto lui, le impedivano di lasciarsi andare a certi sentimentalismi? Ma in fondo anche lui era così, aveva sempre pensato che certe cose fossero soltanto debolezze inutili, concesse solo agli umani e dunque quei sentimenti erano stati nascosti nel profondo dell'animo senza che mai vedessero la luce.

Vorrei dirvi che sono grata a qualsiasi divinità possa esistere per noi, di essere vostra figlia. Se avessi potuto scegliere dove nascere sarebbe stato esattamente qui, in questo posto, in questo luogo, accanto a voi. La cosa che più mi dispiace è non aver mai incontrato mia madre. Mi sono sempre domandata come fosse lei, sorrideva, era triste oppure era una donna fredda, senza sentimenti e se così fosse perché vi siete innamorato di lei? Immagino che voi abbiate provato qualcosa per lei, se siete arrivato a sposarla contro ogni vostro principio e soprattutto andando contro il volere del nostro clan, rischiando di perdere il titolo di sovrano di queste terre. La mamma era così importante per voi?

Come avrebbe dovuto rispondere a questa domanda: era così importante Kaya per lui, così tanto da rinunciare a qualsiasi cosa per lei? La risposta era sì, e ciò che aveva fatto lo avrebbe rifatto altre centinaia di migliaia di volte soltanto per lei, per starle accanto; e poi lei gli aveva regalato la cosa più preziosa che potesse esistere, sua figlia Zakura.

Quante volte si era domandato quando lei stava crescendo, cosa avrebbe fatto Kaya al suo posto, che insegnamenti le avrebbe dato, se fosse stata viva, forse sarebbe stato più facile per Zakura controllare i suoi poteri? Forse adesso lei sarebbe riuscita ad esternare meglio i propri sentimenti nei suoi confronti invece che incidere ciò che sentiva su un foglio di carta. Eppure, il destino di Kaya era stato diverso, non aveva mai visto sua figlia, non l'aveva mai abbracciata, non l'aveva mai consolata quando aveva paura del buio come facevano gli umani. Ma Zakura aveva mai avuto paura di quelle cose che di solito spaventano i bambini? Tutte le battaglie che aveva combattuto, le avevano fatto perdere anche questo, eppure, l'epoca di guerra in cui vivevano non poteva concedere distrazioni.

Non vi ho mai sentito parlare di lei, nemmeno per sbaglio. La vostra storia non l'ho mai conosciuta. Non sapete quante volte ho desiderato chiedervi di lei, ma avevo paura che vi sareste arrabbiato, che forse non mi avreste più parlato, e io mi sarei sentita in colpa.

Vorrei dirvi che ogni volta che mi volto, mentre siamo in battaglia, e vi vedo al mio fianco, penso che tutto andrà bene, anche se una parte di me conserva la paura di perdervi.

Ho passato ogni singolo momento della mia infanzia a guardarvi, per me voi siete sempre stato qualcosa di irraggiungibile. Sapevo che se ci foste stato voi al mio fianco non avrei dovuto avere paura perché eravate lì a proteggermi. Non so se avete mai avuto questa intenzione, eppure io mi sentivo così, anche se quando ero molto piccola vi potevo vedere da lontano e non capivo perché mi allontanavate in quel modo, e forse non lo capisco nemmeno ora che sono cresciuta.

Voi mi avete insegnato a impugnare una spada, a difendermi dai nemici, nonostante trovassi tutto questo faticoso all'inizio, sono grata che mi abbiate insegnato a difendermi, a non avere più paura.

Credo di dovermi ritenere fortunata a essere cresciuta qui a palazzo, mi domando come sarebbe potuta essere la mia vita se fossi cresciuta in qualche altra situazione. Forse il disprezzo verso quelli come me lo avrei avvertito in modo più pressante. Eppure, voi mi avete resa più forte anche in questo. Mi avete resa più forte con i vostri insegnamenti, credo che senza di voi, io non mi sentirei così.

Io lo so che mi volete bene, lo leggo nel vostro sguardo, quando mi osservate, capisco che me lo state dicendo silenziosamente. E io vorrei tanto rispondervi a parole, e mi chiedo se anche voi lo capite, se leggendomi negli occhi voi vediate ciò che provo nei vostri confronti.

Ma ve lo dico ora, con questa lettera; vi voglio bene, voi siete il mio tutto, e non credo che questo cambierà mai, potranno passare i secoli, ma voi rimarrete l'unico uomo della vita, per sempre. Sono orgogliosa e felice di aver passato tutto questo tempo accanto a voi, e se me lo chiedessero rifarei tutto altre mille volte.

Voglio ringraziarvi per essere semplicemente voi, per essere mio padre, perché ho sempre pensato che foste voi quello che, quando ero piccola, avrebbe potuto sconfiggere i demoni che mi facevano paura di notte. Ora che sono cresciuta, lo credo ancora nonostante siate un demone voi stesso. Ma voi siete buono anche quando credete di incutere timore, anche quando combattete con tutta la vostra forza io so che voi siete speciale per me.

Perché siete mio padre, il mio tutto, tra gli uomini più importanti della mia vita e non vi cambierei con nessun altro al mondo.

E con questo vorrei dirvi grazie un'altra volta, per avermi dato la vita e per essermi stato accanto sempre. Perché ogni cosa io faccia so che voi siete sempre lì con me.

Grazie di tutto

Vostra

Zakura

Arata posò il foglio sulla scrivania, e nel momento in cui lo fece, vide una goccia cadere sul foglio. A quel punto si portò le dita sul viso, e lo trovò bagnato; stava piangendo, il momento dopo però, sorrideva, soltanto sua figlia poteva scatenare in lui sentimenti tanto contrastanti da arrivare addirittura a farlo piangere. Lui, un demone, uno tra i più forti che potessero mai esistere.

Lo aveva fatto anche quando era piccola, soltanto che lei non lo sapeva. Ogni volta che tornava da qualche battaglia che lo avevano portato lontano per qualche tempo, rimaneva a lungo nascosto a osservarla giocare o a fare lunghi discorsi col suo peluche. Poi era diventata grande ed era diventato difficile nascondersi visto che i suoi sensi si erano sviluppati. Infine, quando era in età adulta l'aveva portata in battaglia con sé, non c'era stato più nessun bisogno di spiarla di nascosto, dato che era sempre al suo fianco.

Il generale prese un lungo respiro, poi si alzò dalla sedia e uscì dalla stanza, dirigendosi verso una delle porte scorrevoli che portavano ai giardini e le camere esterne, percorse l'engawa diretto verso la camera di sua figlia. Di certo doveva essere sveglia, ne aveva sentito la presenza poco prima.

La scorse seduta sul pavimento di legno, con la schiena appoggiata a uno dei pilastri che sorreggevano il tetto. Aveva il viso puntato verso il cielo, le sue orecchie canine erano sparite e i suoi capelli, mossi dalla leggera brezza della sera erano completamente tinti di nero, come la sua veste del topo di fuoco. Sapeva che in quella notte non avrebbe potuto avvertire la sua presenza a lunga distanza; perciò, si avvicinò a lei. Nel momento in cui Zakura notò la sua presenza, si voltò verso di lui e gli riservò un leggero sorriso.

- Se siete qui vuol dire che avete letto la mia lettera.- Disse Zakura, guardandolo con quegli occhi blu che tanto somigliavano a quelli della sua defunta moglie.

Arata si limitò soltanto ad annuire, per poi porgerle la mano, ma Zakura sembrò essere confusa.

- Vieni con me. – Disse Arata continuando a tenderle la mano.

Zakura guardò la mano che suo padre le stava offrendo, per poi afferrarla un secondo dopo e alzarsi in piedi. Il grande generale la condusse in un enorme salone del palazzo dove vi era un immenso specchio, spingendola a guardarsi, posizionandosi dietro di lei e cingendole le spalle. La ragazza sembrava ancora più confusa di qualche momento prima.

- Guarda. – Le disse Arata. Zakura prestò maggiore attenzione allo specchio dove li ritraeva insieme. – Tua madre era così, come te, tu la ricordi molto, la potrai vedere ogni notte di luna nuova, o guardando il lato di te che non muta quando torni a essere un mezzo demone. –

Calde lacrime iniziarono a sgorgare dagli occhi della ragazza, abbassando la testa lasciò che quella concentrazione salina di sentimenti uscisse fuori da lei, per poi voltarsi verso suo padre e guardarlo negli occhi.

- Com'era lei, com'era mia madre? – Gli disse semplicemente, aveva capito che dopo quella lettera avrebbe potuto chiedergli tutto.

Lui le raccontò di Kaya, di come si fossero conosciuti, di quanto fosse bella, ma lei non era soltanto questo; si ricordò di quando portava in grembo quella bambina che ora era una donna, una guerriera. L'avevano aspettata a lungo e poi quando il tanto atteso giorno era arrivato, Kaya era morta di parto e lui, per qualche tempo, si era rifiutato di riconoscerla come sua figlia, le dava la colpa per essere stata la causa di quella perdita. Ma si interruppe nel momento in cui vide Zakura rabbuiarsi.

- E'... è colpa mia, sono stata io la causa della morte di mia madre? – Disse Zakura con voce tremante.

- No, non è stata colpa tua. – Disse Arata prendendola per il mento e obbligandola a guardarlo. -Tua madre era felice di averti data alla luce, fui io a essere stato accecato dalla rabbia e dal dolore, ad averti dato delle colpe che tu non avevi; la vita ci riserva delle sfide che a volte possono essere difficili da affrontare e da accettare. Tu mi hai insegnato molto, mi hai insegnato cosa significa essere padre, cosa significa essere forti, affrontare ogni sfida, mi hai insegnato molto più di ciò che ti immagini. E sono io a doverti ringraziare, per essere semplicemente tu, il gioiello più prezioso che possa avere, di inestimabile valore. Non sentirti mai sbagliata, sentiti orgogliosa di essere semplicemente tu, non dubitare mai di te stessa, qualsiasi cosa succeda. -

Zakura si gettò tra le braccia di suo padre e si lasciò andare nuovamente a un pianto liberatorio. Arata per la prima volta la strinse a sé dandole il calore e il conforto di cui aveva bisogno. Avevano un rapporto speciale, e soltanto loro due riuscivano a comprendersi senza dire niente, solo guardandosi negli occhi potevano capirsi, e ora che i loro sentimenti erano venuti a galla il loro rapporto sarebbe cresciuto ancora, rafforzandosi sempre di più.

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Angolo autrice

Questa lettera è un omaggio a tutti quelli che stanno aspettando l'aggiornamento della long, scusate ma proprio sono bloccata e non riesco ad andare avanti. La voglio concludere, ma sembra che l'entusiasmo sia momentaneamente svanito spero che ritorni presto così da poterla proseguire. Se trovate delle incongruenze con la storia originale è perché avevo intenzione di scrivere una storia alternativa, dedicata soltanto a questi due personaggi, ovviamente ci saranno anche i personaggi dell'anime, ma saranno soltanto di contorno.

Spero comunque che vi sia piaciuta questa piccola parentesi. =)

Alla prossima =)

 

   
 
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