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Autore: ONLYKORINE    26/02/2022    0 recensioni
Lisa torna a Springfield dopo la laurea in veterinaria, non è contentissima, perché non le piace tanto la sua città. Avrebbe preferito passare l'estate, come tutte le altre, a Cambridge, dove ha frequentato il college.
Tornando a casa incontra vecchie conoscenti, nuovi amici, ex fidanzati e si rende conto di non aver un gran rapporto con i suoi fratelli. Per fortuna sarà solo un'estate.
(LisaxNelson)
Prometto di cambiare la trama con una migliore. Prometto prometto.
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bart Simpson, Lisa Simpson, Nelson Muntz, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Stecche e stoccate
Stecche e stoccate
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Lisa entrò in casa e si diresse velocemente in camera sua per accendere il computer e chiamare Kristen: era una cosa stupida che la risposta di Nelson l’avesse messa in crisi così? E poi, perché le interessava così tanto sapere se a lui avrebbe fatto piacere o no? Forse era il caso di accettare la cosa e di essere sincera con se stessa: a lei piaceva Nelson. E doveva assolutamente chiamare l’unica persona che le avrebbe consigliato cosa fare. L’ultima volta non aveva gestito bene la cosa, vero che aveva solo otto anni, ma la sua capacità di gestire i sentimenti non era cresciuta molto in quegli anni. Bastava guardare Miloser.
Passò davanti alla cucina salutando velocemente la madre, che stava preparando la cena, e che la guardò cogliendo ogni sua espressione, sorridendo senza dire niente.
Dopo pochi minuti di preparazione del pc e di tentativi di connessione, Kristen apparve sul suo schermo in tutto il suo splendore: era una bellissima ragazza con capelli biondo scuro e gli occhi chiari e Lisa sapeva che aveva un cuore grandissimo.
Quando le raccontò tutto quello che era successo quella sera, Kristen arrivò alla conclusione a cui lei era arrivata poco prima ed esclamò: “Ti piace!”
Lisa rise e guardò verso la porta chiusa: finché non era sicura dei propri pensieri, non doveva saperlo nessun altro. Kristen, però, aveva iniziato a supporre situazioni e a darle troppi consigli campati in aria per poter continuare quella conversazione, così preferì cambiare argomento.
“Lo sai che domani vado a giocare a biliardo?” le confidò, mentre sistemava delle cose sulla scrivania.
“Che stronza! Quando ci venivi insieme a me, non hai mai giocato!” Lisa rise ancora, perché sapeva che Kristen era una vera amica e le voleva bene, anche se era maledettamente diretta e non ti mandava a dire niente.
“Imparerò così quando ci rivedremo andremo a giocare insieme” dichiarò, ma subito dopo divennero tristi tutte e due perché sapevano che sarebbe passato molto tempo prima che fosse possibile rivedersi.

 

***

"Ok, allora, ricapitoliamo: tu entri con un documento falso, ma non bevi."
Ellie sbuffò all'ennesima frase di Lisa. "Sì, mamma. Al Pool's non posso entrare se non ho ventun anni, ma prometto di non bere".
"Forse dovremmo andare da un'altra parte…"
"E impedirti di bere la birra? Dai, non succederà niente, vedrai. E poi io guido per tornare a casa, ricordi? Non bevo comunque. Un posto vale un altro."
Ellie aveva avuto meno problemi a convincere suo padre a farle fare un tatuaggio due anni prima. Cercò di mantenere un atteggiamento rilassato, ma aveva il terrore che Lisa potesse far saltare la serata.
"Va bene" acconsentì dopo un po'. Ellie le avrebbe buttato le braccia al collo.

 

"Perfetto! Vedrai che il biliardo ti piacerà!" le disse ancora la ragazzina. Lisa sorrise: lei era veramente contenta della situazione. E iniziava anche a essere un po' eccitata.
"Chi ti ha insegnato a giocare a biliardo?"
"Come, chi? Nelson!" rispose prontamente la ragazza, aprendo la portiera della macchina. "Prego, fanciulla, sarà una serata bellissima!"
Lisa salì al lato passeggero e aspettò che Ellie si mettesse al volante. Avrebbe dovuto immaginarlo: anche Bart aveva tentato di portarla a giocare a biliardo, ma alla fine non lo avevano mai fatto. Quand'è che si era allontanata anche da suo fratello? Per fortuna l'allegria di Ellie era contagiosa, pensò sorridendo.
Parcheggiarono davanti all'entrata del Pool's e mostrarono i documenti prima di entrare, anche se Lisa guardò da un'altra parte quando il buttafuori controllò quello di Ellie.
"Niente birra, eh!"
"Niente birra, promesso" confermò Ellie e si avvicinò alla cassa chiedendo un tavolo, una Duff e una coca.
In men che non si dica Lisa si ritrovò con una birra in una mano e una stecca da biliardo nell'altra. Ellie ammiccò nella sua direzione quando sistemò le palle nel triangolo.

 

***

 

Bart era in ritardo, ma non se ne curava mai tanto. Stava cercando qualche spicciolo prima di andare a giocare a biliardo con Nelson e notando che la stanza di Lisa era aperta, si avventurò dentro, per vedere se avesse monetine sparse sotto il letto.
Si chiuse la porta alle spalle e si avventurò vicino al comodino, ma Lisa era troppo ordinata per cercare qualcosa per terra, così si avvicinò alla scrivania. Sulla mensola c'erano diversi barattolini, magari in uno di questi potevano esserci dei quarti di dollaro.
Prese contro la sedia che colpì il pc aperto sulla scrivania e lo schermo si illuminò, come se lei lo avesse solo messo in pausa e Bart lo avesse riavviato. Merda. Doveva spegnerlo?
Provò a vedere come rimetterlo in standby, quando il pc iniziò a suonare, mentre l'immagine di una ragazza lampeggiava davanti allo schermo. Bart si chinò per guardare meglio la foto: era una gran gnocca. Si avvicinò di più e qualcosa dentro uno dei barattoli cadde sulla tastiera, rimbalzando e facendo cambiare la schermata: ora la ragazza era in tutto lo schermo, non solo in un quadrato.
"Lisa? Ci sei? Non sai cosa ho scoperto!"
Bart osservò quella ragazza che gesticolava e parlava, senza riuscire a emettere alcun suono. "Lisa? Non ti vedo, sei in piedi?"
Il ragazzo capì ormai di essere stato scoperto, così si chinò davanti allo schermo, spostandosi finché in un quadratino in basso a destra riuscì a vedere la sua faccia.
"Chi sei?" gli chiese lei.
"Eh… Ciao, sono il fratello di Lisa…"
"Oh, devi essere Bart, allora!" Bart alzò un sopracciglio. Sua sorella aveva parlato di lui a quella splendida ragazza? Si sedette sulla sedia.
"Sì, che ti ha detto Lisa di me?" tastò il terreno lui.
"Oh, non molto a dir la verità. Ma… Lisa non c'è?"
"No, è andata a giocare a biliardo" la informò.
"Oh, è vero… Vabbé niente, magari le telefono dopo, allora…" E subito dopo aver detto questo, tirò su con il naso. Oh. No, le belle ragazze non dovrebbero piangere.
"Stai bene? È successo qualcosa?" Si sentì in dovere di chiedere, mentre un po' di curiosità iniziava a fare capolino.
"A parte il fatto che ho appena beccato il mio ragazzo a letto con un'altra, per il resto sì."
"Oh. E l'idiota è ancora vivo? O hai bisogno di aiuto per nascondere il cadavere?"
Lei rise di quella battuta e Bart appoggiò le cose che aveva in mano a lato del pc, sistemandosi meglio sulla sedia.
"Sì, è ancora vivo…" Lei però sorrise e il ragazzo capì di aver detto la cosa giusta. Che culo, almeno per una volta…
"E allora dimmi cosa vorresti fargli. Potrei darti delle idee niente male."
La ragazza rise ancora e Bart si tolse le scarpe.
"È venerdì sera, Bart, sicuro di non aver niente da fare che testare omicidi via Skype con una sconosciuta?"
"Non ho programmi per stasera" mentì, "e se magari mi dici come ti chiami, potresti non essere più una sconosciuta…"
Lei rise ancora mentre gli diceva il suo nome: Kristen. Bart non aveva mai pensato che esistesse un nome così bello.

 

***

 
"Una Duff doppio malto, grazie."
"Vuoi anche un tavolo?" gli chiese il cassiere.
"Dopo, sto aspettando un amico."
Il cassiere alzò il pollice in segno affermativo e gli passò un bicchiere pieno di birra. Nelson lo prese e si girò per andare a cercare un posto dove aspettare Bart.
Il pool's era un grosso open space, dove i tavoli da biliardo erano ordinati in file da due come i letti di una caserma. Su ogni tavolo due lampade che pendevano dal soffitto illuminavano il panno verde con precisione, dando anche la giusta atmosfera. Fra una postazione e l'altra erano posizionati tavolini e alti sgabelli, così da permettere a chi non giocava, una tribuna di tutto rispetto.
"Dai, ok, allora, riproviamo…" La voce di Ellie lo fece voltare di scatto: cosa ci faceva sua sorella lì? Si incamminò velocemente fino al tavolo dove la ragazza stava sistemando le palle nel triangolo, ma prima di chiamarla si bloccò: c'era anche Lisa.
Nelson non se lo aspettava.

 

"Nelson!" Ellie alzò la mano quando vide suo fratello fermo impalato poco lontano da loro.
Il ragazzo si avvicinò appena lei si fece un po' più rumorosa ed Ellie batté la stecca ai suoi piedi. "Non sapevo venissi anche tu! Non me lo hai detto!"
"Veramente pensavo che tu non potessi neanche entrare…"

 

Lisa vide Nelson avvicinarsi e prese un lungo sorso di birra quando lui le fece un cenno del capo per salutarla. Alzò una mano per ricambiare ma le cadde la stecca per terra.
"Tutto a posto?" le chiese lui, avvicinandosi mentre la raccoglieva.
"Sì, siamo venute perché Lisa deve imparare a giocare a biliardo. Ma è proprio negata…" ammise Ellie e Lisa sentì le guance diventare rosse per l'imbarazzo.
"Ma non è vero…" Ma poi rise.
Nelson la guardò e alzò un sopracciglio. "Mi sa che quella non è la prima birra che bevi" le disse, indicando il suo bicchiere.
"A dir la verità è la seconda. Ha scoperto stasera che le piace la doppio malto…" precisò Ellie, ma sorrise all'amica.

 

Nelson scosse il capo. "Ellie, hai bevuto anche tu?" chiese alla sorella.
"No. Io guido" rispose lei e, almeno su quello, Nelson fu tranquillo. Ma Lisa era brilla. Non ubriaca, ma era strana. E i suoi occhi brillavano divertiti. Mmm si sarebbe fermato lì con loro intanto che aspettava Bart. Guardò l'orologio: in fin dei conti era in ritardo solo di mezz'ora. Per fortuna lui era arrivato solo dieci minuti prima, conoscendo la puntualità dell'amico. Gli mandò un messaggio chiedendo se si fosse perso e poi rimise il cellulare in tasca.
"Ok" disse, appoggiandosi a uno sgabello sotto a un tavolino alto, "fatemi vedere cosa le hai insegnato". Lisa appoggiò il bicchiere sul tavolino di fianco a lui.
"Non è che abbia imparato molto fino a ora. Anzi, diciamo proprio che Ellie mi ha stracciato fin da subito."
Nelson osservò sua sorella preparare il triangolo e spostare le palle con gesto esperto, per poi andare dall'altra parte del tavolo, spaccare con la stecca e fare un passo di lato. Ellie si avvicinò a Lisa e le fece notare alcune biglie che era più facile colpire di altre, tipo la tre, che era proprio davanti alla buca.
Notò sua sorella aiutare Lisa a mettersi in posizione, ma le ragazze erano veramente inguardabili e quando colpì la bianca con la stecca, questa scivolò un po'sulla superficie liscia della palla.
No, no. Quelle ragazze avrebbero ucciso il buono sport. Avrebbero ammazzato il biliardo prima della fine della serata. Doveva intervenire.
Appoggiò la birra e oltrepassò il tavolino per raggiungere le ragazze. Nel farlo dovette lanciare un'occhiataccia a due individui che si erano appostati vicino a loro e le stavano guardando con uno sguardo che a Nelson non piaceva per niente. Per fortuna capirono e si spostarono a un altro tavolino.

 

"Non posso lasciartelo fare… Vieni qui" disse a Lisa, appena toccò di nuovo a lei.
La ragazza si voltò verso di lui. "Come?"
"Avvicinati" iniziò. Le fece scegliere quale palla cercare di mandare in buca e le spiegò dove colpirla per far sì che procedesse nella giusta direzione. "Dovresti ricordarti la geometria, no?" le disse e Lisa annuì quando capì la sua spiegazione. Le piaceva anche, la geometria. "Prendi il gesso, lì sulla sponda. Ti faccio vedere come strofinarlo sulla punta" spiegò ancora e la ragazza ubbidì, prese il quadratino blu e glielo porse. Nelson le fece vedere come ingessare la stecca e lei riuscì a farlo nello stesso modo.
"Brava. Ora vieni qui. Appoggia la mano qui, e ti chini. Allarga le gambe. Ok, sì così…"
Nelson le si era avvicinato e la stava aiutando a posizionarsi. Quando si piegò sul tavolo, iniziò a sentirsi in imbarazzo per averlo così vicino, ma lui sembrava veramente intenzionato solo a mostrarle la posizione più adatta. Non aveva osato, non si era allargato troppo. Lisa quasi se ne dispiacque. E, forse un po' per colpa della birra, decise di posizionare male la stecca.
"No, come ti ho fatto vedere prima…" Nelson dovette sporgersi sopra di lei, per prenderle la mano e Lisa inalò profondamente il suo profumo.

 

Ellie stava osservando Nelson che si era avvicinato a Lisa perché aveva posizionato male la mano su cui appoggiare la stecca per colpire la biglia e sentì il suo telefono vibrare in tasca: lo aveva messo silenzioso, ma non aveva tolto del tutto la possibilità di ricevere telefonate. Lo tirò fuori dalla tasca dei jeans e guardò il numero: sconosciuto. Cosa fare? Alzò gli occhi sui ragazzi, ma li scoprì a discutere su qualcosa, così non la sentirono mentre diceva che si spostava in un punto meno chiassoso per rispondere.
"Pronto?"

 

Nelson sentì la spalla di Lisa contro il petto e si rese conto di esserle troppo vicino. Dannazione! Prima ancora che lui riuscisse a spostarsi, lei girò il viso e lui ne ebbe la conferma: il suo viso era a pochi pollici da lui. Poteva sentire il calore del suo respiro.
"Nelson" lo chiamò lei in un sussurro.

No. No. Spostati.
"Nelson…" disse ancora e la sua voce sembrava provenire da molto lontano.
"Lisa…" Il ragazzo si tirò su e lei lo seguì, forse perché ancora le teneva la mano e la stecca. Lasciò andare tutte e due le cose e tentò di fare un passo indietro, ma lei, con la mano libera, lo bloccò, posandola sul suo fianco. "Baciami, Nelson" mormorò.
Nelson sentì un colpo al cuore. No, lei non lo aveva detto. No, lei non lo pensava. Quando Lisa si avvicinò di più, diede la colpa alla birra: doveva essere ubriaca. Non c'era un'altra spiegazione. Non era il tipo da baciare qualcuno nel bel mezzo della sala del Pool's. Anche se il Pool's aveva visto anche di peggio.

 

"Ragazzi…" La voce della ragazza arrivò a Lisa come se fosse stata sott'acqua. Si girò verso di lei e lasciò il fianco di Nelson, portando la mano sulla stecca.
Lui fece un altro passo indietro e si passò la mano fra i capelli, lanciandole strane occhiate.
"Ragazzi... Stanno portando papà in ospedale…" Lisa realizzò il significato di quelle parole nello stesso momento in cui lo fece anche Nelson, se ne rese conto perché lo stava ancora osservando.
"Cosa?" Lui fu velocissimo e la raggiunse, mentre Lisa faceva il giro dall'altra parte del tavolo. Ellie era impallidita e il suo sguardo faceva paura.

 

 

"Papà ha avuto un infarto…" sua sorella alzò su Nelson uno sguardo così spaesato che lui si sentì quasi in colpa. "Andiamo…" Ellie si voltò, lanciando occhiate alla sala, ma senza sapere bene cosa fare, probabilmente.
Nelson osservò Lisa metterle un braccio sulle spalle e dirle che sarebbe andato tutto bene. Si guardò intorno anche lui: dovevano andare da Trevor.
"Lisa…" la chiamò e anche se il suo tono era molto diverso da poco prima, si sentì lo stesso in imbarazzo per quello che era successo. Quando lei lo guardò, continuò. "Porta le palle in cassa, e fatti ridare la caparra. Andiamo via".
Lisa annuì, lanciando un'ultima occhiata a Ellie. "Non penso che lei sia in grado di guidare…" disse, prendendo il triangolo e il contenitore delle biglie.
"Ho il pick-up, venite con me. Ti porto a casa e poi andiamo in ospedale."

 

Ellie non riusciva a pensare, figuriamoci a ragionare! Suo padre, l'ultimo genitore che le era rimasto, aveva avuto un infarto. Come stava? Stava bene? Era… No, non voleva neanche pensarlo.
Vide Lisa tornare dalla cassa e si lasciò prendere sottobraccio. "Vengo con voi" disse lei a suo fratello. Oh, sì, Lisa le sarebbe stata vicino. E poi Ellie voleva vedere Trevor subito. Doveva assolutamente assicurarsi che stesse bene.

 

Lisa dovette discutere con Nelson mentre uscivano dal Pool's, perché lui voleva accompagnarla a casa prima di andare in ospedale, mentre lei invece voleva andare con loro. "Lasciamo qui la mia macchina?" chiese una stralunata Ellie.
"Certo, domani ti accompagno io a prenderla, va bene?" la tranquillizzò Lisa e la ragazza annuì, salendo sul pick-up del fratello.
Lisa lanciò uno sguardo a Nelson e lui sospirò, ma annuì e lei capì che si era rassegnato e sarebbe riuscita ad andare con loro.

 

***

 

Il viaggio fino all'ospedale fu silenzioso e pesante, perché non sapendo bene cosa aspettarsi, ognuno di loro aveva pensato a dei possibili scenari. E nessuno ammise di aver pensato anche a quello più brutto.
Per fortuna riuscirono ad arrivare in poco tempo e, dopo aver chiesto a un infermiere e a due dottori, entrarono nel reparto giusto.
"Parenti del signor Reed?" chiese loro un'infermiera e loro annuirono tutti e tre: sarebbe stato complicato spiegare chi fossero, a parte Ellie.
"Venite…" Fece loro strada verso un corridoio cieco e spiegò quello che era successo: Trevor aveva avuto un infarto, ma si era reso conto della cosa mentre stava succedendo, così aveva chiamato i paramedici.
"Sì, ne ha avuto uno anche tre anni fa, deve aver capito cosa gli stava succedendo" disse Nelson e Ellie si girò verso di lui, con gli occhi sgranati.
Lisa pensò che lei non lo sapesse perché il ragazzo non incrociò il suo sguardo ed evitò di guardarla apposta.
"Sta bene?" chiese Ellie, tornando a guardare il medico.
L'uomo annuì. "Sì e potete vederlo, ma per poco, non deve affaticarsi…" Dopo poche altre raccomandazioni, i ragazzi riuscirono a entrare nella stanza dove era ricoverato Trevor e a parlargli.

 

Alle prime luci del mattino riuscirono a tornare a casa, dopo aver parlato con dottori e infermieri, aver compilato scartoffie e moduli incomprensibili e burocraticamente estenuanti, ed essersi assicurati che lui non avrebbe avuto bisogno di altro fino alla prossima visita.

 

"Non voglio festeggiare, domani, Nelson" disse la ragazza, mentre in macchina tornavano verso il centro città.
"Certo che festeggerai, Ellie. Lo ha detto anche Trevor" cercò di convincerla Nelson, ma anche lui era stanco e forse il suo tono non era molto convincente.
"È stata colpa mia se ha avuto l'infarto, non voglio festeggiare niente…" Ellie sospirò e guardò fuori dal finestrino.
"Dubito che sia stata colpa tua" mormorò Lisa, mentre le metteva un braccio intorno alle spalle e la stringeva con fare materno. Nelson le lanciò un'occhiata e fece un cenno del capo per ringraziarla. Se non ci fosse stata lei, forse loro si sarebbero persi nei meandri della burocrazia e del panico.
"Sono stata accettata all'Accademy of Art di San Francisco. Lui ha detto che era contento per me, ma ho paura di avergli dato un dispiacere... San Francisco è così lontano, in fin dei conti… Ma tanto rimarrò qui, andrò all'Università di Springfield e…"

 

"Sai perché non ha voluto dirti niente quando ha avuto il primo infarto? Aveva paura che tu reagissi così, Ellie" spiegò Nelson, con un sospiro.
"Così, come? Preoccupandomi per mio padre?" Il tono di Ellie era un misto fra l'arrabbiato e il deluso. "Mi trattate sempre come una bambina…" sbuffò. Era una cosa che le dava totalmente sui nervi: secondo loro lei non doveva sapere le cose perché altrimenti avrebbe reagito male.
"È successo tre anni fa. Tu eri in vacanza con mia madre, ricordi?" Ellie annuì alle parole del fratello, ma era ancora nervosa. "Lui non voleva che voi tornaste a casa prima o che cambiaste i vostri programmi. Diceva che non sarebbe stato giusto. Ho solo rispettato i suoi desideri" spiegò ancora.
"Ma quindi non lo sapeva neanche Mary?" chiese, stupendosi della cosa.
Nelson scosse la testa senza mai staccare gli occhi dalla strada ed Ellie guardò Lisa che però, osservava anche lei suo fratello.
Sospirò: Mary era stata portata via da un cancro veloce e letale e quella vacanza era stato un regalo che si erano concesse dopo tutte le cose brutte che erano successe: il dolore del dare il suo bambino in adozione, la malattia di Mary… Non disse niente perché la madre di Nelson era morta poco dopo quella vacanza.

 

 

Nelson non osò spostare lo sguardo dalla strada: se non le avesse guardate non si sarebbe sentito in colpa e avrebbe continuato a pensare che assecondare Trevor fosse stata la cosa migliore.
"Per questo non sei andato via con tuo padre quando te l'ha proposto?" gli chiese Ellie e lui si ammutolì subito dopo aver aperto la bocca per parlare: era stanco e aveva bisogno di controllare il traffico, si disse, sapendo di mentire. Non voleva voltarsi. Non voleva incrociare lo sguardo con la sorella o, peggio, con quello di Lisa. Si sentiva in colpa e pensava di aver sbagliato tutto. Senza considerare il fatto che non sapeva come comportarsi con Lisa, in quel momento. Dovevano parlare di quello che era successo prima, al Pool's. O forse dovevano stare zitti e non parlarne mai. Forse quella era la soluzione migliore.
"Trevor è contento che tu sia stata ammessa all'Accademia delle Arti, Ellie. Sarebbe molto dispiaciuto se sapesse che stai pensando di non andarci. Non devi preoccuparti per lui: ci sono io" tentò di rassicurarla un'ultima volta.
"Io…" Ellie sospirò e Nelson capì benissimo la guerra che lottava dentro di lei.

 

"Non si prendono decisioni quando si è tristi, Ellie" la interruppe Lisa. "Sai che facciamo? Adesso vai a casa a riposarti e oggi pomeriggio torniamo a trovare tuo padre. Sono sicura che ti dirà le stesse cose che ti sta dicendo Nelson e tu sarai più tranquilla. Sei solo stanca e, dato quello che è successo, è normale che tu veda tutto nero. Vedrai che domani Trevor starà  meglio e anche tu vedrai le cose diversamente."
Ellie, stranamente, annuì. "Posso dormire da te, Nelson? Non voglio andare a casa…" Quando suo fratello fece un cenno con il capo, tornò a guardare fuori.

 

Lisa scese dal pick-up che ormai si era fatto chiaro ed entrò in casa dirigendosi in camera. Mandò un messaggio a Bob, dicendo che avrebbe coperto il turno di Ellie e impostò la sveglia dopo due ore. Si addormentò quasi subito e non si accorse che le cose sulla sua scrivania non erano posizionate allo stesso modo di quando era uscita.

   
 
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