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Lisa
entrò in casa e si
diresse velocemente in camera sua per accendere il computer e chiamare
Kristen:
era una cosa stupida che la risposta di Nelson l’avesse messa
in crisi così? E
poi, perché le interessava così tanto sapere se a
lui avrebbe fatto piacere o
no? Forse era il caso di accettare la cosa e di essere sincera con se
stessa: a
lei piaceva Nelson. E doveva assolutamente chiamare l’unica
persona che le
avrebbe consigliato cosa fare. L’ultima volta non aveva
gestito bene la cosa,
vero che aveva solo otto anni, ma la sua capacità di gestire
i sentimenti non
era cresciuta molto in quegli anni. Bastava guardare Miloser.
Passò davanti alla cucina
salutando velocemente la madre, che stava preparando la cena, e che la
guardò cogliendo
ogni sua espressione, sorridendo senza dire niente.
Dopo pochi minuti di
preparazione del pc e di tentativi di connessione, Kristen apparve sul
suo
schermo in tutto il suo splendore: era una bellissima ragazza con
capelli biondo
scuro e gli occhi chiari e Lisa sapeva che aveva un cuore grandissimo.
Quando le raccontò tutto
quello che era successo quella sera, Kristen arrivò alla
conclusione a cui lei
era arrivata poco prima ed esclamò: “Ti
piace!”
Lisa rise e guardò verso
la porta chiusa: finché non era sicura dei propri pensieri,
non doveva saperlo
nessun altro. Kristen, però, aveva iniziato a supporre
situazioni e a darle
troppi consigli campati in aria per poter continuare quella
conversazione, così
preferì cambiare argomento.
“Lo sai che domani vado a
giocare a biliardo?” le confidò, mentre sistemava
delle cose sulla scrivania.
“Che stronza! Quando ci
venivi insieme a me, non hai mai giocato!” Lisa rise ancora,
perché sapeva che
Kristen era una vera amica e le voleva bene, anche se era
maledettamente
diretta e non ti mandava a dire niente.
“Imparerò così quando ci
rivedremo andremo a giocare insieme” dichiarò, ma
subito dopo divennero tristi
tutte e due perché sapevano che sarebbe passato molto tempo
prima che fosse
possibile rivedersi.
***
"Ok, allora,
ricapitoliamo: tu entri con un documento falso, ma non bevi."
Ellie sbuffò all'ennesima
frase di Lisa. "Sì, mamma.
Al
Pool's non posso entrare se non ho ventun anni, ma prometto di non
bere".
"Forse dovremmo
andare da un'altra parte…"
"E impedirti di bere
la birra? Dai, non succederà niente, vedrai. E poi io guido
per tornare a casa,
ricordi? Non bevo comunque. Un posto vale un altro."
Ellie aveva avuto meno
problemi a convincere suo padre a farle fare un tatuaggio due anni
prima. Cercò
di mantenere un atteggiamento rilassato, ma aveva il terrore che Lisa
potesse
far saltare la serata.
"Va bene"
acconsentì dopo un po'. Ellie le avrebbe buttato le braccia
al collo.
"Perfetto!
Vedrai che
il biliardo ti piacerà!" le disse ancora la ragazzina. Lisa
sorrise: lei
era veramente contenta della situazione. E iniziava anche a essere un
po'
eccitata.
"Chi ti ha insegnato
a giocare a biliardo?"
"Come, chi? Nelson!"
rispose prontamente la ragazza, aprendo la portiera della macchina.
"Prego, fanciulla, sarà una serata bellissima!"
Lisa salì al lato
passeggero e aspettò che Ellie si mettesse al volante.
Avrebbe dovuto
immaginarlo: anche Bart aveva tentato di portarla a giocare a biliardo,
ma alla
fine non lo avevano mai fatto. Quand'è che si era
allontanata anche da suo
fratello? Per fortuna l'allegria di Ellie era contagiosa,
pensò sorridendo.
Parcheggiarono davanti
all'entrata del Pool's e mostrarono i documenti prima di entrare, anche
se Lisa
guardò da un'altra parte quando il buttafuori
controllò quello di Ellie.
"Niente birra,
eh!"
"Niente birra,
promesso" confermò Ellie e si avvicinò alla cassa
chiedendo un tavolo, una
Duff e una coca.
In men che non si dica
Lisa si ritrovò con una birra in una mano e una stecca da
biliardo nell'altra.
Ellie ammiccò nella sua direzione quando sistemò
le palle nel triangolo.
***
Bart era in
ritardo, ma
non se ne curava mai tanto. Stava cercando qualche spicciolo prima di
andare a
giocare a biliardo con Nelson e notando che la stanza di Lisa era
aperta, si
avventurò dentro, per vedere se avesse monetine sparse sotto
il letto.
Si chiuse la porta alle
spalle e si avventurò vicino al comodino, ma Lisa era troppo
ordinata per
cercare qualcosa per terra, così si avvicinò alla
scrivania. Sulla mensola
c'erano diversi barattolini, magari in uno di questi potevano esserci
dei
quarti di dollaro.
Prese contro la sedia che
colpì il pc aperto sulla scrivania e lo schermo si
illuminò, come se lei lo
avesse solo messo in pausa e Bart lo avesse riavviato. Merda. Doveva
spegnerlo?
Provò a vedere come
rimetterlo in standby, quando il pc iniziò a suonare, mentre
l'immagine di una
ragazza lampeggiava davanti allo schermo. Bart si chinò per
guardare meglio la
foto: era una gran gnocca. Si avvicinò di più e
qualcosa dentro uno dei
barattoli cadde sulla tastiera, rimbalzando e facendo cambiare la
schermata:
ora la ragazza era in tutto lo schermo, non solo in un quadrato.
"Lisa? Ci sei? Non
sai cosa ho scoperto!"
Bart osservò quella ragazza
che gesticolava e parlava, senza riuscire a emettere alcun suono.
"Lisa?
Non ti vedo, sei in piedi?"
Il ragazzo capì ormai di
essere stato scoperto, così si chinò davanti allo
schermo, spostandosi finché
in un quadratino in basso a destra riuscì a vedere la sua
faccia.
"Chi sei?" gli
chiese lei.
"Eh… Ciao, sono il
fratello di Lisa…"
"Oh, devi essere
Bart, allora!" Bart alzò un sopracciglio. Sua sorella aveva
parlato di lui
a quella splendida ragazza? Si sedette sulla sedia.
"Sì, che ti ha detto
Lisa di me?" tastò il terreno lui.
"Oh, non molto a dir
la verità. Ma… Lisa non c'è?"
"No, è andata a
giocare a biliardo" la informò.
"Oh, è vero… Vabbé
niente, magari le telefono dopo, allora…" E subito dopo aver
detto questo,
tirò su con il naso. Oh. No, le belle ragazze non dovrebbero
piangere.
"Stai bene? È
successo qualcosa?" Si sentì in dovere di chiedere, mentre
un po' di
curiosità iniziava a fare capolino.
"A parte il fatto
che ho appena beccato il mio ragazzo a letto con un'altra, per il resto
sì."
"Oh. E l'idiota è
ancora vivo? O hai bisogno di aiuto per nascondere il cadavere?"
Lei rise di quella battuta
e Bart appoggiò le cose che aveva in mano a lato del pc,
sistemandosi meglio
sulla sedia.
"Sì, è ancora
vivo…" Lei però sorrise e il ragazzo
capì di aver detto la cosa giusta.
Che culo, almeno per una volta…
"E allora dimmi cosa
vorresti fargli. Potrei darti delle idee niente male."
La ragazza rise ancora e
Bart si tolse le scarpe.
"È venerdì sera,
Bart, sicuro di non aver niente da fare che testare omicidi via Skype
con una
sconosciuta?"
"Non ho programmi per
stasera" mentì, "e se magari mi dici come ti chiami,
potresti non
essere più una sconosciuta…"
Lei rise ancora mentre gli
diceva il suo nome: Kristen. Bart non aveva mai pensato che esistesse
un nome
così bello.
***
"Una Duff doppio
malto, grazie."
"Vuoi anche un
tavolo?" gli chiese il cassiere.
"Dopo, sto aspettando
un amico."
Il cassiere alzò il
pollice in segno affermativo e gli passò un bicchiere pieno
di birra. Nelson lo
prese e si girò per andare a cercare un posto dove aspettare
Bart.
Il pool's era un grosso
open space, dove i tavoli da biliardo erano ordinati in file da due
come i
letti di una caserma. Su ogni tavolo due lampade che pendevano dal
soffitto
illuminavano il panno verde con precisione, dando anche la giusta
atmosfera.
Fra una postazione e l'altra erano posizionati tavolini e alti
sgabelli, così
da permettere a chi non giocava, una tribuna di tutto rispetto.
"Dai, ok, allora,
riproviamo…" La voce di Ellie lo fece voltare di scatto:
cosa ci faceva
sua sorella lì? Si incamminò velocemente fino al
tavolo dove la ragazza stava
sistemando le palle nel triangolo, ma prima di chiamarla si
bloccò: c'era anche
Lisa.
Nelson non se lo
aspettava.
"Nelson!" Ellie
alzò la mano quando vide suo fratello fermo impalato poco
lontano da loro.
Il ragazzo si avvicinò
appena lei si fece un po' più rumorosa ed Ellie
batté la stecca ai suoi piedi.
"Non sapevo venissi anche tu! Non me lo hai detto!"
"Veramente pensavo
che tu non potessi neanche entrare…"
Lisa vide Nelson
avvicinarsi e prese un lungo sorso di birra quando lui le fece un cenno
del
capo per salutarla. Alzò una mano per ricambiare ma le cadde
la stecca per
terra.
"Tutto a posto?"
le chiese lui, avvicinandosi mentre la raccoglieva.
"Sì, siamo venute
perché Lisa deve imparare a giocare a biliardo. Ma
è proprio negata…"
ammise Ellie e Lisa sentì le guance diventare rosse per
l'imbarazzo.
"Ma non è vero…"
Ma poi rise.
Nelson la guardò e alzò un
sopracciglio. "Mi sa che quella non è la prima birra che
bevi" le
disse, indicando il suo bicchiere.
"A dir la verità è la
seconda. Ha scoperto stasera che le piace la doppio malto…"
precisò Ellie,
ma sorrise all'amica.
Nelson scosse il
capo.
"Ellie, hai bevuto anche tu?" chiese alla sorella.
"No. Io guido"
rispose lei e, almeno su quello, Nelson fu tranquillo. Ma Lisa era
brilla. Non
ubriaca, ma era strana. E i suoi occhi brillavano divertiti. Mmm si
sarebbe
fermato lì con loro intanto che aspettava Bart.
Guardò l'orologio: in fin dei
conti era in ritardo solo di mezz'ora. Per fortuna lui era arrivato
solo dieci
minuti prima, conoscendo la puntualità dell'amico. Gli
mandò un messaggio
chiedendo se si fosse perso e poi rimise il cellulare in tasca.
"Ok" disse,
appoggiandosi a uno sgabello sotto a un tavolino alto, "fatemi vedere
cosa
le hai insegnato". Lisa appoggiò il bicchiere sul tavolino
di fianco a lui.
"Non è che abbia
imparato molto fino a ora. Anzi, diciamo proprio che Ellie mi ha
stracciato fin
da subito."
Nelson osservò sua sorella
preparare il triangolo e spostare le palle con gesto esperto, per poi
andare
dall'altra parte del tavolo, spaccare con la stecca e fare un passo di
lato.
Ellie si avvicinò a Lisa e le fece notare alcune biglie che
era più facile
colpire di altre, tipo la tre, che era proprio davanti alla buca.
Notò sua sorella aiutare
Lisa a mettersi in posizione, ma le ragazze erano veramente
inguardabili e
quando colpì la bianca con la stecca, questa
scivolò un po'sulla superficie
liscia della palla.
No, no. Quelle ragazze
avrebbero ucciso il buono sport. Avrebbero ammazzato il biliardo prima
della
fine della serata. Doveva intervenire.
Appoggiò la birra e
oltrepassò il tavolino per raggiungere le ragazze. Nel farlo
dovette lanciare
un'occhiataccia a due individui che si erano appostati vicino a loro e
le
stavano guardando con uno sguardo che a Nelson non piaceva per niente.
Per
fortuna capirono e si spostarono a un altro tavolino.
"Non posso
lasciartelo fare… Vieni qui" disse a Lisa, appena
toccò di nuovo a lei.
La ragazza si voltò verso
di lui. "Come?"
"Avvicinati"
iniziò. Le fece scegliere quale palla cercare di mandare in
buca e le spiegò
dove colpirla per far sì che procedesse nella giusta
direzione. "Dovresti
ricordarti la geometria, no?" le disse e Lisa annuì quando
capì la sua
spiegazione. Le piaceva anche, la geometria. "Prendi il gesso,
lì sulla
sponda. Ti faccio vedere come strofinarlo sulla punta"
spiegò ancora e la
ragazza ubbidì, prese il quadratino blu e glielo porse.
Nelson le fece vedere
come ingessare la stecca e lei riuscì a farlo nello stesso
modo.
"Brava. Ora vieni
qui. Appoggia la mano qui, e ti chini. Allarga le gambe. Ok,
sì così…"
Nelson le si era
avvicinato e la stava aiutando a posizionarsi. Quando si
piegò sul tavolo,
iniziò a sentirsi in imbarazzo per averlo così
vicino, ma lui sembrava
veramente intenzionato solo a mostrarle la posizione più
adatta. Non aveva
osato, non si era allargato troppo. Lisa quasi se ne dispiacque. E,
forse un
po' per colpa della birra, decise di posizionare male la stecca.
"No, come ti ho fatto
vedere prima…" Nelson dovette sporgersi sopra di lei, per
prenderle la
mano e Lisa inalò profondamente il suo profumo.
Ellie stava
osservando
Nelson che si era avvicinato a Lisa perché aveva posizionato
male la mano su
cui appoggiare la stecca per colpire la biglia e sentì il
suo telefono vibrare
in tasca: lo aveva messo silenzioso, ma non aveva tolto del tutto la
possibilità di ricevere telefonate. Lo tirò fuori
dalla tasca dei jeans e
guardò il numero: sconosciuto. Cosa fare? Alzò
gli occhi sui ragazzi, ma li
scoprì a discutere su qualcosa, così non la
sentirono mentre diceva che si
spostava in un punto meno chiassoso per rispondere.
"Pronto?"
Nelson
sentì la spalla di
Lisa contro il petto e si rese conto di esserle troppo vicino.
Dannazione!
Prima ancora che lui riuscisse a spostarsi, lei girò il viso
e lui ne ebbe la
conferma: il suo viso era a pochi pollici da lui. Poteva sentire il
calore del
suo respiro.
"Nelson" lo
chiamò lei in un sussurro.
No.
No. Spostati.
"Nelson…" disse
ancora e la sua voce sembrava provenire da molto lontano.
"Lisa…" Il
ragazzo si tirò su e lei lo seguì, forse
perché ancora le teneva la mano e la
stecca. Lasciò andare tutte e due le cose e tentò
di fare un passo indietro, ma
lei, con la mano libera, lo bloccò, posandola sul suo
fianco. "Baciami,
Nelson" mormorò.
Nelson sentì un colpo al
cuore. No, lei non lo aveva detto. No, lei non lo pensava. Quando Lisa
si
avvicinò di più, diede la colpa alla birra:
doveva essere ubriaca. Non c'era
un'altra spiegazione. Non era il tipo da baciare qualcuno nel bel mezzo
della
sala del Pool's. Anche se il Pool's aveva visto anche di peggio.
"Ragazzi…"
La
voce della ragazza arrivò a Lisa come se fosse stata
sott'acqua. Si girò verso
di lei e lasciò il fianco di Nelson, portando la mano sulla
stecca.
Lui fece un altro passo
indietro e si passò la mano fra i capelli, lanciandole
strane occhiate.
"Ragazzi... Stanno
portando papà in ospedale…" Lisa
realizzò il significato di quelle parole
nello stesso momento in cui lo fece anche Nelson, se ne rese conto
perché lo
stava ancora osservando.
"Cosa?" Lui fu
velocissimo e la raggiunse, mentre Lisa faceva il giro dall'altra parte
del
tavolo. Ellie era impallidita e il suo sguardo faceva paura.
"Papà
ha avuto un
infarto…" sua sorella alzò su Nelson uno sguardo
così spaesato che lui si
sentì quasi in colpa. "Andiamo…" Ellie si
voltò, lanciando occhiate
alla sala, ma senza sapere bene cosa fare, probabilmente.
Nelson osservò Lisa
metterle un braccio sulle spalle e dirle che sarebbe andato tutto bene.
Si
guardò intorno anche lui: dovevano andare da Trevor.
"Lisa…" la
chiamò e anche se il suo tono era molto diverso da poco
prima, si sentì lo
stesso in imbarazzo per quello che era successo. Quando lei lo
guardò,
continuò. "Porta le palle in cassa, e fatti ridare la
caparra. Andiamo
via".
Lisa annuì, lanciando
un'ultima occhiata a Ellie. "Non penso che lei sia in grado di
guidare…" disse, prendendo il triangolo e il contenitore
delle biglie.
"Ho il pick-up,
venite con me. Ti porto a casa e poi andiamo in ospedale."
Ellie non
riusciva a
pensare, figuriamoci a ragionare! Suo padre, l'ultimo genitore che le
era
rimasto, aveva avuto un infarto. Come stava? Stava bene?
Era… No, non voleva
neanche pensarlo.
Vide Lisa tornare dalla
cassa e si lasciò prendere sottobraccio. "Vengo con voi"
disse lei a
suo fratello. Oh, sì, Lisa le sarebbe stata vicino. E poi
Ellie voleva vedere
Trevor subito. Doveva assolutamente assicurarsi che stesse bene.
Lisa dovette
discutere con
Nelson mentre uscivano dal Pool's, perché lui voleva
accompagnarla a casa prima
di andare in ospedale, mentre lei invece voleva andare con loro.
"Lasciamo
qui la mia macchina?" chiese una stralunata Ellie.
"Certo, domani ti
accompagno io a prenderla, va bene?" la tranquillizzò Lisa e
la ragazza annuì,
salendo sul pick-up del fratello.
Lisa lanciò uno sguardo a
Nelson e lui sospirò, ma annuì e lei
capì che si era rassegnato e sarebbe
riuscita ad andare con loro.
***
Il viaggio fino
all'ospedale fu silenzioso e pesante, perché non sapendo
bene cosa aspettarsi,
ognuno di loro aveva pensato a dei possibili scenari. E nessuno ammise
di aver
pensato anche a quello più brutto.
Per fortuna riuscirono ad
arrivare in poco tempo e, dopo aver chiesto a un infermiere e a due
dottori,
entrarono nel reparto giusto.
"Parenti del signor
Reed?" chiese loro un'infermiera e loro annuirono tutti e tre: sarebbe
stato complicato spiegare chi fossero, a parte Ellie.
"Venite…" Fece
loro strada verso un corridoio cieco e spiegò quello che era
successo: Trevor
aveva avuto un infarto, ma si era reso conto della cosa mentre stava
succedendo, così aveva chiamato i paramedici.
"Sì, ne ha avuto uno
anche tre anni fa, deve aver capito cosa gli stava succedendo" disse
Nelson e Ellie si girò verso di lui, con gli occhi sgranati.
Lisa pensò che lei non lo
sapesse perché il ragazzo non incrociò il suo
sguardo ed evitò di guardarla
apposta.
"Sta bene?"
chiese Ellie, tornando a guardare il medico.
L'uomo annuì. "Sì e
potete vederlo, ma per poco, non deve affaticarsi…" Dopo
poche altre raccomandazioni,
i ragazzi riuscirono a entrare nella stanza dove era ricoverato Trevor
e a
parlargli.
Alle prime luci
del
mattino riuscirono a tornare a casa, dopo aver parlato con dottori e
infermieri,
aver compilato scartoffie e moduli incomprensibili e burocraticamente
estenuanti, ed essersi assicurati che lui non avrebbe avuto bisogno di
altro
fino alla prossima visita.
"Non voglio
festeggiare, domani, Nelson" disse la ragazza, mentre in macchina
tornavano verso il centro città.
"Certo che
festeggerai, Ellie. Lo ha detto anche Trevor" cercò di
convincerla Nelson,
ma anche lui era stanco e forse il suo tono non era molto convincente.
"È stata colpa mia se
ha avuto l'infarto, non voglio festeggiare niente…" Ellie
sospirò e guardò
fuori dal finestrino.
"Dubito che sia stata
colpa tua" mormorò Lisa, mentre le metteva un braccio
intorno alle spalle
e la stringeva con fare materno. Nelson le lanciò
un'occhiata e fece un cenno
del capo per ringraziarla. Se non ci fosse stata lei, forse loro si
sarebbero
persi nei meandri della burocrazia e del panico.
"Sono stata accettata
all'Accademy of Art di San
Francisco.
Lui ha detto che era contento per me, ma ho paura di avergli dato un
dispiacere...
San Francisco è così lontano, in fin dei
conti… Ma tanto rimarrò qui, andrò
all'Università di Springfield e…"
"Sai
perché non ha
voluto dirti niente quando ha avuto il primo infarto? Aveva paura che
tu
reagissi così, Ellie" spiegò Nelson, con un
sospiro.
"Così, come?
Preoccupandomi per mio padre?" Il tono di Ellie era un misto fra
l'arrabbiato e il deluso. "Mi trattate sempre come una
bambina…"
sbuffò. Era una cosa che le dava totalmente sui nervi:
secondo loro lei non
doveva sapere le cose perché altrimenti avrebbe reagito male.
"È successo tre anni
fa. Tu eri in vacanza con mia madre, ricordi?" Ellie annuì
alle parole del
fratello, ma era ancora nervosa. "Lui non voleva che voi tornaste a
casa
prima o che cambiaste i vostri programmi. Diceva che non sarebbe stato
giusto.
Ho solo rispettato i suoi desideri" spiegò ancora.
"Ma quindi non lo
sapeva neanche Mary?" chiese, stupendosi della cosa.
Nelson scosse la testa
senza mai staccare gli occhi dalla strada ed Ellie guardò
Lisa che però,
osservava anche lei suo fratello.
Sospirò: Mary era stata
portata via da un cancro veloce e letale e quella vacanza era stato un
regalo
che si erano concesse dopo tutte le cose brutte che erano successe: il
dolore
del dare il suo bambino in adozione, la malattia di Mary…
Non disse niente
perché la madre di Nelson era morta poco dopo quella vacanza.
Nelson non
osò spostare lo
sguardo dalla strada: se non le avesse guardate non si sarebbe sentito
in colpa
e avrebbe continuato a pensare che assecondare Trevor fosse stata la
cosa
migliore.
"Per questo non sei
andato via con tuo padre quando te l'ha proposto?" gli chiese Ellie e
lui
si ammutolì subito dopo aver aperto la bocca per parlare:
era stanco e aveva
bisogno di controllare il traffico, si disse, sapendo di mentire. Non
voleva
voltarsi. Non voleva incrociare lo sguardo con la sorella o, peggio,
con quello
di Lisa. Si sentiva in colpa e pensava di aver sbagliato tutto. Senza
considerare
il fatto che non sapeva come comportarsi con Lisa, in quel momento.
Dovevano
parlare di quello che era successo prima, al Pool's. O forse dovevano
stare
zitti e non parlarne mai. Forse quella era la soluzione migliore.
"Trevor è contento
che tu sia stata ammessa all'Accademia delle Arti, Ellie. Sarebbe molto
dispiaciuto se sapesse che stai pensando di non andarci. Non devi
preoccuparti
per lui: ci sono io" tentò di rassicurarla un'ultima volta.
"Io…" Ellie
sospirò e Nelson capì benissimo la guerra che
lottava dentro di lei.
"Non si prendono
decisioni quando si è tristi, Ellie" la interruppe Lisa.
"Sai che
facciamo? Adesso vai a casa a riposarti e oggi pomeriggio torniamo a
trovare
tuo padre. Sono sicura che ti dirà le stesse cose che ti sta
dicendo Nelson e
tu sarai più tranquilla. Sei solo stanca e, dato quello che
è successo, è
normale che tu veda tutto nero. Vedrai che domani Trevor
starà meglio
e anche tu vedrai le cose
diversamente."
Ellie, stranamente, annuì.
"Posso dormire da te, Nelson? Non voglio andare a casa…"
Quando suo
fratello fece un cenno con il capo, tornò a guardare fuori.
Lisa scese dal
pick-up che
ormai si era fatto chiaro ed entrò in casa dirigendosi in
camera. Mandò un
messaggio a Bob, dicendo che avrebbe coperto il turno di Ellie e
impostò la
sveglia dopo due ore. Si addormentò quasi subito e non si
accorse che le cose
sulla sua scrivania non erano posizionate allo stesso modo di quando
era
uscita.