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Autore: Pinzollino_98    01/03/2022    0 recensioni
Continuo a camminare ma, sotto sotto, non so dove cazzo sto andando; l'unica guida che ho è l'eco dei miei passi ed il pensiero del viaggio che dovrò intraprendere; devo ritornare in quella cameretta prima o poi, c'è ancora la lucina accesa.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sì tratterá anche di un pensiero banale, ma sono stanco di frequentare abitualmente gli ospedali. Ogni volta è come se, chi vi entra, lasciasse il futuro all'ingresso; sia che si tratti di un polso rotto, così come di un cuore in frantumi. Continuo a camminare ma, sotto sotto, non so dove cazzo sto andando; l'unica guida che ho è l'eco dei miei passi ed il pensiero del viaggio che dovrò intraprendere; devo ritornare in quella cameretta prima o poi, c'è ancora la lucina accesa. Il personale medico mi ignora, la vista di questa quotidianità contorta dev'essere disturbante; le responsabilità quì non vengono mai portate a termine, sembra essere la natura di questo luogo...nessuno è fatto per questo, o forse sono solo io a non voler più vedere nulla che sia anche parzialmente incompleto. L'odore di questo luogo mi riporta alla mente quei ricordi del cazzo di cui possiamo tutti fare a meno; circostanze pronte a riaffiorare ogni qual volta ci disturbano di più. Che poi la vernice di questo ospedale dev'essere stata rimessa da poco, fatto interessante considerando che questo labirinto è decrepito; ma almeno ci sono io che la apprezzo, quindi direi che è un lavoro riuscito. La stanza 103 si trova sulla destra e, paradossalmente, si tratta dell'unica porta che avrei ignorato volentieri, quasi come se si trattasse di una un ripostiglio o di un bagno fra i tanti; ma è quì che l'eco mi ha condotto ed io non posso più ignorarlo. Apro la porta abbastanza velocemente, la tensione mi spinge in maniera naturale a risolvere la questione nella maniera meno aulica possibile, non c'è niente di solenne in questo gesto; va fatto punto e basta, tanto è inutile rimandarlo ulteriormente. Appena aperta la porta, l'oscurità mi spinge all'indietro, forse per non farmi entrare, o forse per il bisogno di uscire da lì dentro; so solo che la comprendo, neanche io vorrei trovarmi intrappolato con lui. Il televisore è acceso, ed un giornalista sta intervistando un uomo di mezz'età che vive raccogliendo tartufi, ma nulla riesce ad attirare la sua attenzione, a malapena ci riesco io; la vista dalla finestra è sicuramente un mezzo migliore per navigare nei ricordi, in mare aperto, senza avere a che fare con gli scogli...ma io sono quì per riportare la realtá in questo delirio abissale che entrambi stiamo vivendo, quasi quasi, ne sono rammaricato. Fin da piccolo mi è stato detto che, la mia prontezza di pensiero, è quasi proverbiale; eppure, in un momento come questo, non riesco a togliermi dalla testa lo spreco che io e lui rappresentiamo in maniera congiunta, dopotutto siamo più simili di quanto abbia mai voluto ammettere. "Sapevo che saresti venuto, solo che non pensavo che mi avresti fatto aspettare così poco" Penso che queste siano le uniche parole che ho veramente ascoltato da lui da quando Katie è morta; purtroppo non ho il coraggio di dirglielo e questo mi lascia ancora più solo con me stesso di quanto non lo fossi già prima. "Per quanto può valere, mi dispiace Leonard". Sì papá, dispiace anche a me, ti voglio bene, nonostante tutto questo; continuo a ripeterlo a me stesso, ma senza mai esternarlo. Sono passati 10 minuti e giá sono riuscito a perdere me stesso, non credo che qualcuno possa immaginare che basti davvero così poco. "Mi mancherai finché vivrò papà, ma ho dovuto scegliere, me lo hai insegnato tu. Nella stanza il televisore trasmette i momenti salienti di una battuta di pesca sportiva, nessuno lo ascolta e la barca giace fra gli scogli.
   
 
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