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Autore: Shichan    01/03/2022    1 recensioni
Con il tempo, Shouto ha imparato a non giudicare con superficialità secondo la propria convenienza, ma in cuor suo ogni tanto sente ancora l'invidia spingere forte per uscire e prendere il sopravvento. Per questo, la prima volta che nota davvero Shinsou si riconosce, e questo lo spaventa.
[TodoShinsou in tre momenti diversi nell'arco di cinque anni; BakuDeku menzionata]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Hitoshi Shinso, Shouto Todoroki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il primo anno alla UA non è dei più facili, per Shoto, ma sospetta non sia facile per nessuno. Si sono ritrovati tutti tra le mani un sogno più grande di loro, qualcosa in cui credevano fermamente e la convinzione di poterci arrivare con l'impegno, sì, ma senza avere un'idea precisa di quanto ne servisse. Un po' come tutte quelle cose idealizzate fin da piccoli, in cui si guarda a un obiettivo per cui si è consapevoli di dover lavorare duro ma quando si comincia a farlo si viene schiacciati da quella stessa durezza che si credeva di conoscere appieno.

Si potrebbe dire che la prima volta in cui si accorge di Shinsou sia il festival dello sport, durante il suo scontro con Midoriya, ma più che notarlo si tratta di prendere atto di un'esistenza e poco più; Shouto era troppo concentrato su se stesso e sul dimostrare a suo padre che mai e poi mai avrebbe utilizzato un potere ereditato da lui e che aveva, forse irrimediabilmente, distrutto sua madre e l'intera famiglia per preoccuparsi di chiunque calcasse il ring del festival. Lo nota davvero durante l'esercitazione in cui Shinsou deve dimostrare di avere le qualità necessarie a passare di corso. C'è qualcosa di familiare nel modo in cui non vuole avere amici intorno, o almeno si professa poco interessato a farsene, e come questo è sufficiente a farlo finire circondato da persone mosse dall'intenzione esattamente contraria. Shouto non si definisce uno che non vuole amici, ma immagina di essere sembrato un po' come lui, scostante e disinteressato, quasi freddo. Alla UA, però, essere lasciato in pace è quasi impossibile e non sarà lui a cercare di fermare chi come Midoriya o Kaminari sembra nato per distruggere qualsiasi certezza quelli come lui e Shinsou potrebbero avere.

Sarebbe comunque uno sforzo del tutto inutile. Lui preferisce prendersi più tempo per osservare, cercare in Shinsou somiglianze e differenze, come in un gioco. Riconosce una punta di imbarazzo, intravede il disagio di chi non si sente meritevole o di chi ha un obiettivo troppo grande per concedersi quel tipo di distrazione eppure - al tempo stesso - vorrebbe con tutto il cuore poterselo permettere. Se deve essere sincero, Shouto però vede anche qualcuno schiacciato dal suo passato, dal suo Quirk, da una reputazione di cui è quasi impossibile disfarsi se non impegnandosi il triplo di quanto fanno gli altri e senza nemmeno la certezza di riuscirci. Vede la fatica dell'accettazione. Vede la convinzione che chiunque, letteralmente chiunque altro, sia stato più fortunato di lui. Ogni aspirante eroe è un nemico, l'oggetto dell'invidia: chi ha avuto genitori amorevoli, chi ha avuto un mentore che ha creduto in lui o in lei, chi ha potuto scegliere la sua strada a cuor leggero.

Con il tempo, Shouto ha imparato a non giudicare con superficialità secondo la propria convenienza, ma in cuor suo ogni tanto sente ancora l'invidia spingere forte per uscire e prendere il sopravvento. Per questo, la prima volta che nota davvero Shinsou si riconosce, e questo lo spaventa.

*

In una storia qualunque, Shouto si sarebbe dovuto accorgere di Shinsou tanto da volerlo avvicinare durante la cerimonia di diploma. Quale occasione migliore, se non il raggiungimento di qualcosa di così grande e la svolta da sogno a raggiungimento dell'obiettivo di diventare un Pro Hero a tutti gli effetti? Avrebbe senso avere finalmente quel singolo momento in cui ci si guarda intorno, si abbracciano con lo sguardo le persone con cui in fondo si è cresciuti, con cui si sono condivisi gioie e dolori, successi e fallimenti. La sezione A, nello specifico, è diventata qualcosa di enorme dentro di lui: hanno visto troppe crudeltà che la vita avrebbe dovuto tenere da parte per quando sarebbero stati più grandi, più pronti. Hanno dovuto subire perdite e prendere decisioni impossibili a cui non si riesce mai ad arrivare davvero preparati nemmeno da adulti, neanche dopo anni a combattere il crimine e il male. Avrebbe perfettamente senso trovarsi lì, scattare una foto di classe o di gruppo senza più preoccuparsi di una sezione che ci si lascia alle spalle, e pensare che Shinsou è lì dov'è sempre stato eppure dove lo vede ora per la prima volta, dove si interessa a lui. Sarebbe una storia perfetta.

Invece Shouto si sofferma su di lui un anno dopo, quando una riunione con i vecchi compagni che li vede tutti miracolosamente presenti - per nulla scontato, visti gli impegni di ogni Pro Hero - li porta a sedere intorno allo stesso tavolo e a occuparsi di rimettere in piedi Kaminari dopo troppe, troppe birre.

Lo hanno appena messo in sesto abbastanza da potergli chiamare un taxi e Kirishima si è offerto di assicurarsi che arrivi a casa con le sue gambe, visto che abitano abbastanza vicini. Il chiacchiericcio degli altri, divisi in piccoli gruppi come durante le feste di Natale alla UA, fa da contorno a una notte in cui si gela. Le feste sono alle porte, la prima neve minaccia di cadere da un momento all'altro e le luci del locale dove hanno mangiato accompagnano una serata altrimenti buia ma non abbastanza da rendere facile vedere le stelle, complici anche le luci artificiali della città. Shouto ha le mani affondate nelle tasche del cappotto grigio scuro, la sciarpa color ghiaccio ben sistemata nella speranza di coprire quanto più possibile dal collo in su. A ogni respiro, l'aria abbandona la sua bocca per trasformarsi in nuvolette di condensa.

Kaminari sbraita qualcosa per poi di scoppiare in una fragorosa risata prima e subito dopo in un urletto spaventato che sarebbe preoccupante, se solo non fosse seguito dalle minacce gridate da Bakugou e dalla risata divertita di Mina. Lo sguardo di Shouto, però, vira sulla propria sinistra quando vede con la coda dell'occhio la figura di Shinsou poggiarsi stancamente con la schiena contro la parete del locale. Non è cambiato molto da quel festival sportivo del primo anno, con i capelli più corti che danno l'impressione di essere meno in balia della gravità ma la stessa, identica espressione di sempre. Sta guardando verso il gruppo di Kaminari, le mani nelle tasche del cappotto nero quasi a mimare la posizione di Shouto, un vago accenno di sorriso sulle labbra così lieve che è difficile intuire se sia divertito o se abbia una punta di sarcasmo ben nascosta.

Non parlano lì per lì, ma non sorprende nessuno. Né lui né Shinsou sono mai stati i chiacchieroni della situazione o l'anima delle feste che negli anni hanno organizzato, per quanto gli eventi e i conseguenti umori hanno reso possibile. Ci vuole Kirishima che annuncia l'arrivo del taxi e offre un saluto generale mentre tiene in equilibrio Kaminari a far aprire bocca a Shinsou per dire: «I miei timpani sono salvi.»

E' una frase semplice, ironica, abbastanza tipica di lui o dell'aspetto di lui che Shouto ha visto crescere nel tempo. Al di là dei cambiamenti fisici, che non sono stati molti appunto, di fondo Shinsou non è troppo diverso da come lo ha conosciuto e da come Shouto pensa di averlo inquadrato già la prima volta, quando ha deciso di non voler approfondire perché in un modo complesso e contorto era come guardarsi allo specchio. C'è ancora una perenne punta di ironia nel modo in cui Shinsou parla, quella punta che lo rende odioso a molti ma adorato da tanti altri, specie chi lo ha conosciuto anni fa. C'è la poca propensione all'amicizia di convenienza, ma nel tempo è diventato capace di instaurare legami profondi - pochi, ma duraturi. E' qualcuno di cui si può apprezzare la sincerità, una volta riusciti ad andare oltre l'angoscia di chi ha dovuto sempre giustificarsi per un Quirk destinato ai villain ma capace anche di fare del bene. Shinsou è un'argilla che è stata intaccata da Midoriya e poi rimodellata da Aizawa e dal resto di quelli che hanno voluto dargli e darsi una possibilità.

Shouto pensa di apprezzarlo: lavora bene, non perde tempo, è scrupoloso e attento. Non parla troppo, non urla granché, riesce a stemperare momenti complessi con parole semplici. Ha la consapevolezza di quanto pericoloso potrebbe diventare ma la morale di qualcuno che non lo permetterebbe mai.

Solo che non glielo ha mai detto, e non ha idea di cosa Shinsou pensi di lui.

«Non ho mai capito come uno come te, Todoroki, li incontri una volta ogni due mesi. Per non parlare del fatto che lavorate spesso insieme, giusto?» Shinsou gli chiede, sorprendendolo non poco. Midoriya non ha fatto altro che parlargli di lui, a un certo punto, consigliandogli di approcciarlo di più se gli fosse capitato perché sono certo andreste d'accordo, Todoroki-kun. Lo ha sentito così tante volte, ha annuito, detto che sarebbe capitata l'occasione. Però non l'ha mai fatto, non come intendeva Midoriya probabilmente.

«Il gruppo di Bakugo?»
«Sì. Posso capire Izuku,» pronuncia Shinsou con un cenno del capo. Shouto segue la linea di quel gesto e non si stupisce di trovare Midoriya accanto a Bakugo, forse cercando di evitare che faccia esplodere il taxi da cui Kaminari sta cercando di sporgersi ritardandone la partenza: «so che siete amici. E non è così rumoroso come gli altri. Ma pensavo avessi solo una rivalità a senso unico con Bakugo, almeno a guardarvi alla UA.» aggiunge. E' complesso, per Shouto, focalizzarsi sulla cosa corretta quando il primo pensiero è chiedersi sinceramente stupito quando mai, durante gli anni alla UA, Shinsou si sarebbe preso la briga di osservarlo al punto da avere un'opinione sul suo rapporto con Bakugo.

«Siamo amici. Con Bakugo, intendo.»
«E lui lo sa?» ironizza Shinsou, offrendo un ghigno leggero «E non oppone resistenza?» rincara la dose, facendo scappare un sorriso anche a Shouto. Non c'è dubbio che Bakugo si opporrebbe con tutte le sue forze alla definizione, anche ora che è palese agli occhi di tutti abbiano almeno raggiunto la soglia dell'amicizia. D'altronde, Bakugo ammette a stento di avere dei genitori di cui si preoccupa, a volte.

«Ogni tanto prova.» concede Shouto, riconoscendo la soddisfazione nei lineamenti di Shinsou. Si prende qualche momento per osservarlo, mentre l'altro fa vagare di nuovo lo sguardo verso il gruppo più numeroso.

«Quindi Midoriya te lo ha detto.» dice, abbastanza certo che Shinsou capirà a cosa si riferisce.
«Non ce n'era bisogno,» replica l'altro, incassandosi leggermente nelle spalle «non è che Bakugo sia proprio una persona capace di nascondere le cose. Ci riuscirebbe anche, ma non è discreto su questo.»

Shouto capisce bene cosa intende. Per i più non c'è molto da notare, forse, e per quanto Bakugo possa considerarsi caratterialmente irruento la crescita e le esperienze hanno smussato il suo carattere più di quanto chi non lo conosce potrebbe credere. Però per un occhio allenato, per chi li conosce da quando avevano quindici anni, ci sono cose lampanti; nessuno lo puntualizza, e Shouto lo ha saputo da Midoriya in persona come confidenza di un caro amico, ma il rapporto tra i due Pro Hero più famosi non è un mistero per nessuno della ex 1-A.

«Comunque trovo ancora sorprendente il vostro, di rapporto. Lasciar avvicinare Izuku? E' un conto. Tu, Todoroki?» sottintende qualcosa che invece, stavolta, a Shouto sfugge. Aggrotta la fronte, confuso, cercando di cogliere quella sfumatura che invece gli scivola tra le dita come sabbia. E' un aspetto profondamente legato alla persona di Shinsou, nella sua testa. Alla fine, proprio come in tante altre occasioni, a Shouto non resta altro che dare voce ai suoi pensieri per come sono, confusione compresa: «Io e Bakugo non siamo mai stati insieme...?»

Repentino come se Shouto avesse appena ammesso di essere una spia del peggior villain in circolazione, lo sguardo di Shinsou è su di lui in un secondo; un istante dopo sta disperatamente cercando di non scoppiare a ridere e, di conseguenza, rischiare di attirare l'attenzione.

Mentre gli dice che non era quello il senso delle sue parole e che l'immagine mentale dopo la sua affermazione è terribile e davvero, Todoroki, non voglio mai più immaginarlo Shouto pensa soltanto di non averlo mai visto ridere.

Vorrebbe vederlo ancora, e ancora, e ancora.

*

Di incontri ce ne sono stati tanti altri, dopo quella riunione. Occasioni in cui hanno passato del tempo insieme, hanno parlato e Shouto si è ritrovato a pensare che fosse piacevole stare con Shinsou, per brevi che potessero rivelarsi gli incontri a causa degli impegni di entrambi. Shouto vorrebbe poter dire che sono stati tutti significativi, tutti in virtù di un'epifania che a sentire Midoriya non ha nulla da spartire con la cena a ridosso del Natale di un anno precedente o con le collaborazioni nell'ambito lavorativo - a sentire lui, è qualcosa cominciato molto prima. Shouto non sa quando e non vuole credere a Midoriya quando gli dice è solo una cosa che ho notato, forse al secondo anno?

In ogni caso, Shouto non pensava si sarebbe ritrovato nella situazione attuale: il corpo di Shinsou è contro il suo, sono entrambi al buio e nascosti come ladri in una stanza che Todoroki non sa nemmeno quale sia di preciso. Immagina sia questo che succede a qualsiasi party dove finiscono con l'incontrarsi veramente troppi Pro Hero, situazioni in cui tutti conoscono tutti e ci sono almeno cinque persone che bevono abbastanza da essere brille. Shouto riesce comunque ad apprezzare il fatto che nessuno si sia mai ubriacato tanto da non reggersi in piedi, consapevole della possibilità di poter essere chiamati in qualsiasi momento in caso di necessità e cercando quindi di essere almeno lucidi abbastanza da poter sostenere la cosa. Da quanto ne sa, comunque, non si è mai verificato alcun incidente in situazioni simili.

Dall'altro lato della porta contro cui aderisce la sua schiena, Shouto riesce a sentire lo scalpiccio di chi si muove per cercare qualcosa o qualcuno, che in questo caso assume le sembianze di un Mineta molto ma molto brillo. Una molestia su due gambe e priva di freni inibitori, in pratica. Può quasi immaginare Hagakure e Ashido allearsi per immobilizzarlo appena riusciranno a trovarlo e a non finire colpite dal suo Quirk disseminato qua e là come piccole trappole.

Shinsou lo ha spinto dentro la stanza proprio per evitare una cascata lanciata sicuramente dallo stesso Mineta per fermare i propri inseguitori o catturare qualche collega. La porta socchiusa deve essere sembrata la soluzione migliore tra quelle a portata di mano e Shouto ne è grato, preferendo di gran lunga non avere nulla di Mineta appiccicato al corpo, se può scegliere. Ma nemmeno avere Shinsou contro di lui aiuta - non quando ha bevuto un decimo rispetto agli altri ma quel decimo è sufficiente a renderlo molto più consapevole della situazione di quanto vorrebbe essere. Un braccio di Shinsou è vicino al suo orecchio, poggiato contro la porta; il suo viso non è di molto distante dal proprio, le labbra semichiuse e l'odore di alcolico fruttato che stava bevendo leggero nell'aria che stanno condividendo. Ha gli occhi fissi sulla porta, quasi potesse vederci attraverso, e un mezzo sorriso a curvargli le labbra in risposta alle parole poco signorili che Mina sta pronunciando in mezzo al corridoio.

Shouto è abbastanza sicuro che l'altra mano di Shinsou sia contro la parete, poggiata con più morbidezza di quella consentita se si vuole cercare di reggere il proprio peso, e quello infatti è in buona parte contro il suo corpo e non aiuta molto. Non più di quanto faccia il fatto che Shinsou si sia liberato del maglione quaranta minuti fa, nell'altra stanza, prima che succedesse tutto questo casino e che quindi gli sia rimasto addosso solo un dolcevita scuro. Shouto non ha mai badato troppo né ai vestiti degli altri né ai propri, purché fossero funzionali al lavoro, se non quando ha posato per qualche rivista e altri lo hanno vestito sul set. E' stato meno catastrofico delle interviste solo perché farsi fotografare implica poter rimanere in silenzio. A ogni modo lui non ha mai badato troppo a queste cose ma è quasi felice che con la luce spenta e poca a filtrare dalla finestra grazie ai lampioni su strada non si veda granché. Quel poco che vede lo fa già sentire troppo vicino, troppo a contatto, troppo tutto.

«Possiamo uscire?» domanda, cercando di non suonare troppo disperato o seccato, ma più neutrale possibile. Shinsou sussurra uno sssh e Shouto obbedisce, restando immobile come non crede di essere mai stato in vita sua al di fuori del lavoro. Purtroppo per lui, due cose gli remano contro: fuori non sembrano intenzionati a lasciare il corridoio agibile tanto presto e Shinsou è una persona il cui intuito non ha fatto che acuirsi negli anni. Todoroki ci ha quasi sperato, che il suo essere teso come una corda di violino passasse inosservato.

Avrebbe dovuto immaginare che uno dei migliori amici di Midoriya non potesse farsi scappare un dettaglio simile.

Shinsou si tira leggermente indietro, quanto basta a guardarlo - sempre ammesso lo veda abbastanza - prima di mormorare un: «Okay?» a sostituire un più articolato "è tutto a posto?", probabilmente. Shouto annuisce, forse per non tradirsi, dimentico di dover sforzare le parole nel caso l’altro non si fosse ancora abituato all’oscurità e questa gli impedisca di vedere i dettagli e magari anche i movimenti. Sospira piano, cercando di non sbuffare aria direttamente in faccia all'altro.

«Okay.» replica, sentendo Shinsou lasciarsi scappare un accenno di risata. Non ha nemmeno bisogno di chiedergli spiegazioni, quelle gli vengono offerte su un piatto d'argento da uno scettico «Come no.»

Quelle due semplici parole gli fanno storcere il naso, o magari è lo scetticismo in sé che non riesce a digerire mentre cerca di non sembrare di nuovo un ragazzino di diciassette anni che tenta di ignorare come persino uno dei suoi amici più fidati si sia reso conto della sua cotta adolescenziale. Adesso di anni ne hanno ventuno, e Shouto è meno pronto di quanto era al suo secondo anno alla UA.

«Cosa vuol dire "come no"?» chiede, sistemandosi contro la porta come farebbe su una sedia. Il corpo di Shinsou si scosta un poco dal suo e Shouto deve quasi farsi violenza per non sospirare sollevato in maniera talmente palese da farsi sentire persino da Mineta, ovunque egli sia.

«Izuku lo ha detto più di una volta, che sei difficile Todoroki. Solo non pensavo così tanto.» «Sembra tu non discuta di altro con Midoriya.» commenta, non sa nemmeno lui bene del perché quella nota lievemente piccata accompagni l'affermazione. Se fosse una commedia romantica di quelle che ogni tanto ha guardato con Asui potrebbe affermare, senza dubbi di alcun tipo, che si tratti di gelosia. Ma è difficile vedere in Midoriya un pericolo quando è in una relazione stabile con quello che deve essere stato la sua cotta di sempre e dunque ben lontano dall'avere un rapporto dubbio con Shinsou. E soprattutto, se anche fosse, Shouto non ha diritti di alcun tipo. Nemmeno sull'irritarsi.

«Todoroki, hai bevuto?» arriva la domanda che meno si aspetta, un repentino cambio di argomento che lo confonde un po', lì per lì. Decide di rispondere comunque, non avendo la forza di cercare di aggirare il pensiero di Shinsou e comprenderne anche solo una parte: «Un bicchiere, forse. Mezzo vuoto.»
«Di birra?»
«Di qualcosa versato da Asui. Voleva offrirmelo Ashido, ma è meglio di no.» ammette. C'è qualche istante di silenzio tra loro, quasi Shinsou stesse considerando qualcosa che a Shouto sta del tutto sfuggendo.

«Mi sembra una scelta saggia. Ho bevuto due volte con Ashido in un locale: non ho mai visto nessuno reggere così tanto.» ammette, e a Shouto sembra di vederlo fare spallucce. Non ha mai bevuto con Mina ma ha il sospetto che perderebbe dopo un solo bicchiere. Un po' come sospetta non ci sia filo logico tra le due frasi che Shinsou ha pronunciato finora.

«...Sei ubriaco?»
«Ci vogliono altri tre drink per farmi ubriacare. Ma fingiamo tu lo sia, così posso farti un paio di domande e tu puoi rispondere senza inibizioni, Todoroki.» propone Shinsou, e a questo punto Shouto davvero non sa più quale filo logico ci sia nella conversazione. Il corpo dell'altro, di nuovo contro il suo, non agevola per niente il pensiero critico. L'assenza di risposta da parte sua sembra invece essere letta come una conferma da Shinsou, e mentre lo sente aprire bocca per chiedere Shouto ha la sensazione di starsi già pentendo di non avergli detto che no, non finge di essere ubriaco non avendo mai provato l'esperienza e che non ci sono domande a cui può rispondere solo sotto l'effetto di un alcolico.

Non sa quanto si sbaglia finché non sente la voce di Shinsou domandargli: «Ti piacciono gli uomini, Todoroki?»

Questa è una di quelle domande che nessuno vuole mai sentirsi rivolgere a bruciapelo, specialmente se si è uno dei tre Pro Hero più famosi del momento, si è nell'occhio del ciclone di più o meno qualsiasi news presente in rete e si tiene un minimo alla propria privacy, motivo per il quale non si è sbandierato ai quattro venti di avere un'infatuazione per un ex compagno di scuola. Soprattutto, però, ed è quello a gelare Shouto sul posto, quella è la domanda che lui non vorrebbe mai sentirsi rivolgere. Perché i Todoroki hanno impiegato anni a imparare a parlare dei propri sentimenti senza che questo implicasse fiamme, iceberg giganti e toni rabbiosi. Senza che parlare significasse ferirsi a vicenda, anche se in buona fede, o rinfacciare ferite mai sanate davvero ma solo medicate al meglio possibile. Per quanto suo padre abbia cercato di rimediare, Shouto è cresciuto per dieci anni senza una madre - ma con una bruciatura sul viso a ricordargli di averla avuta e perché non fosse più con lui -, con un padre colpevole e una famiglia distrutta. Per quanto sua sorella ci abbia provato, farlo crescere con la capacità di condividere le proprie emozioni è stato un compito troppo gravoso anche per lei.

Deglutisce, non osando aprire bocca. Shinsou però non sembra intenzionato a lasciar stare e stavolta interpreta il suo silenzio come un dover riformulare, essere più chiaro.

«Intendo dire, visto che non sei sembrato troppo sorpreso di sapere di Izuku e Bakugo né troppo contrario all'idea che pensassi tu e Bakugo aveste avuto una relazione, che forse anche tu—» Shouto lo blocca, la mano contro la bocca di Shinsou prima ancora di riuscire a chiedergli a voce di chiudere la questione e non parlarne, non ora, ma neanche in futuro se possibile. Sente l'imbarazzo salirgli lungo il collo ed è grato per la scarsa illuminazione della stanza, perché significa che anche per Shinsou dovrebbe essere difficile notare quel momento di debolezza. E' ancora più in imbarazzo quando sente le labbra contro il palmo della sua mano, però, perciò allenta leggermente la presa. Shinsou è in silenzio, forse perché non si aspettava di essere zittito in quel modo. Oltre la porta, nel corridoio, c'è ancora del vociare ma sembra essersi fatto più lontano.

Nessuno di loro muove un muscolo, però.

Il silenzio è l'unica cosa a rimanere tra loro e per Shouto non è mai stato scomodo come adesso. Una parte di lui preferirebbe parlare di qualcosa, un argomento semplice, oppure uscire da quella stanza e guardare Ashido vendicarsi di Mineta e riportarlo nella sala principale.

Non si aspetta di sentirsi scostare la mano - o meglio quello sì, perché è stato un gesto improvviso il suo e ha perfettamente senso che Shinsou gli afferri il polso e allontani la sua mano dalla propria bocca - ma, ancora meno, si aspetta di sentire le labbra di Shinsou sulle proprie. Per un momento, una manciata di secondi appena, rimane fermo perché cos'altro dovrebbe fare? Lì contro una porta, con Shinsou addosso, una domanda scomoda rimasta tra loro senza risposta e il ragazzo che ha seguito con lo sguardo per più anni di quanto voglia ammettere lì a baciarlo.

Poi una mano si va a poggiare sul fianco di Shinsou e schiude le labbra, anche se più d'istinto che non come un invito. Si ritrova comunque a rispondere al bacio, anche quando non è più casto ed è invece ben oltre le sporadiche fantasie che si è concesso in dormitorio anni prima, quelle che lo facevano sentire in difetto finché non ha parlato con Midoriya, anche se mai nel dettaglio, mai davvero.

Shinsou è come se avesse aspettato per tutto il tempo un cenno, uno solo ma sufficiente a dargli ciò di cui aveva bisogno per andare oltre una domanda, oltre un dubbio insinuato nell'innocenza di un quesito buttato lì per caso. Non appena sente il tocco della mano di Shouto e non viene respinto, il suo corpo preme di più contro quello di Todoroki e la sua gamba si fa spazio tra quelle di Shouto. La mano libera gli accarezza il fianco, quasi fosse indeciso se provare a far scivolare un paio di dita sotto il suo maglione o restare solo lì, a lasciare qualche carezza. Alla fine Shouto non sa nemmeno più che fine faccia, se la dimentica completamente mentre morde piano il labbro inferiore di Shinsou e si ritrova a rispondere a un bacio dato con ancora più trasporto.

«Aspetta un momento» mormora quando Shinsou si è finalmente deciso a ignorare il tessuto del suo maglione e ad andare ad accarezzargli direttamente la pelle. Lo sente fare un verso di disappunto ma, in un controsenso palese, la sua mano è ferma e la sua gamba anche. Il suo viso si scosta, sebbene di poco, e il suo respiro è più veloce contro la pelle di Shouto.

«E'... okay?» lo chiede confuso, ma Shouto capisce quasi immediatamente che c'è una domanda più specifica in quelle due parole che sembrano buttate lì per caso. Scuote la testa, d'istinto, salvo ricordarsi di nuovo che non è sufficiente.

«Sì, però—» «Cazzo,» sibila Shinsou, scostandosi un po' di più «non sei...? Da come Izuku lo aveva detto e da come guardavi ho pensato—»
«Non è quello.» chiarisce Shouto, più deciso. Non si tratta di non essere omosessuale o di non essere attratto da Shinsou, né di qualche improbabile fraintendimento: «Non sei ubriaco, giusto? Hai detto di no, ma anche Kaminari dice lo stesso quando non riesce a camminare dritto.» fa presente e non vuole ritrovarsi a baciare qualcuno che a stento ha osato seguire con lo sguardo quando era sicuro di non essere visto e scoprire che il giorno dopo non se lo ricorderà. O, peggio, che non voleva.

«...Todoroki ti ho portato dentro una camera buia e senza nessuno, ti ho messo spalle al muro, ti sono addosso da almeno dieci minuti, ti ho chiesto se ti piacciono gli uomini e ti ho baciato. Direi che non devi preoccuparti del fatto che io possa essere mosso solo dall'alcool in circolo. Non sono ubriaco.»

Shinsou glielo dice a chiare lettere e Shouto non ha davvero motivo di non credergli; in verità parte di lui è consapevole che uno come Shinsou difficilmente si metterebbe in condizione di non poter prendere delle decisioni con lucidità. Nonostante questo, però, ha avuto bisogno di chiederlo - perché è da te, Todoroki-kun, direbbe Midoriya che di lui ha questa immagine forse troppo idealizzata. A volte Shouto pensa che tutta la gentilezza e la nobiltà d'animo che Midoriya gli attribuisce non sia davvero lì. La verità è che sì, non vuole mettere le mani addosso a una persona ubriaca (una persona per cui prova qualcosa, soprattutto), ma non vuole neanche Shinsou se lo dimentichi il giorno dopo. O che possa dire di essersi lasciato trasportare, sottintendendo magari che altrimenti, in circostanze diverse, non sarebbe avvenuto.

«Todoroki?» la voce di Shinsou lo allontana dai propri pensieri, insieme alla mano che gli sfiora la guancia con una delicatezza dettata probabilmente dalla stessa preoccupazione che sente nel suo tono di voce, per quanto sia poco più di un sussurro.

«Sto bene.» mormora Shouto in risposta, ma non si sorprenderebbe per nulla nello scoprire che Shinsou non gli crede e, al massimo, si limiterà a fingere di farlo. Per Shouto non potrebbe davvero esserci una situazione peggiore di questa, qui con di fronte l'unica persona che abbia mai avuto voglia di baciare negli ultimi quattro anni e l'idea mai superata di essere destinato al perenne rifiuto. Importa poco che Shinsou lo abbia baciato per primo, che gli abbia detto a chiare lettere di essere perfettamente cosciente di cosa stia facendo - è una piccola voce nella sua testa, quella che di solito diventa la migliore amica di chi ha subito il rifiuto per tutta la sua vita: suo padre, per cui niente sarebbe stato mai abbastanza finché non è cambiato; sua madre, che forse ha visto in lui l'ombra dell'uomo che l'aveva resa incapace di sopportare oltre; se stesso, perché non si è mai perdonato di essere e non essere, di avere il fuoco a scorrergli nelle vene e la capacità di ferire come suo padre e la debolezza di un cuore bisognoso di legami di sua madre. Shouto ha desiderato essere chiunque tranne che se stesso e, quando si è accorto che era impossibile, ha cercato di modellarsi nella versione migliore di sé. O almeno quella che pensava sarebbe stata tale agli occhi di tutti, lui per primo.  Quando si cresce con un tale mostro nell'armadio, non si riesce a sentire il desiderio di qualcuno nei propri confronti e crederci. Nemmeno quando, razionalmente, non c'è altro da fare se non quello.

La mano di Shinsou scivola via, incerta, quasi volesse restare ma stesse lentamente perdendo ogni speranza di instaurare un contatto degno di questo nome. Shouto d'istinto la prende, perché non riesce a fare diversamente, a lasciar andare. L'abbandono è stato forse peggiore del rifiuto e ha capito, anni prima mentre guardava quasi svogliatamente il ring di un festival dello sport, che nessuno lo comprende meglio di Shinsou. Se lo lascia andare adesso, non tornerà. Non farà un altro tentativo.

Lo sente rimanere immobile, a quel gesto. Forse si sta chiedendo se non sia il caso di aprire la porta e uscire in corridoio, ora che non si sentono più né rumori preoccupanti né affermazioni violente da parte di Mina. Se aprono la porta possono raccontarsi che non è successo niente, possono fingere non ci sia stato nulla di particolare in quella stanza se non mettersi al riparo da qualsiasi cosa Mineta abbia tentato di fare. Fuori dalla porta c'è la possibilità di tornare a come sono sempre stati negli ultimi quattro anni: due persone che hanno spesso combattuto il crimine insieme, cresciuti tra gli stessi banchi e formati dalle stesse esperienze o quasi. Amici di Midoriya. Chissà, magari con il tempo amici a prescindere da lui.

Shouto fa una delle cose più difficili che abbia mai dovuto fare, quando si sporge in avanti e cerca un po' alla cieca il viso di Shinsou prima e le sue labbra poi. Ha baciato in più di un'occasione, anche se non con eccessivo trasporto, ma di certo mai qualcuno che gli piacesse come gli piace lui. Ha cercato di non focalizzarsi su Shinsou ma alla fine è sempre tornato al punto di partenza, e c'è in lui l'insicurezza data dalla consapevolezza di tutto ciò che può andare storto. Sente lo stupore dell’altro sulla sua bocca, la rigidità del suo corpo sotto la mano che ancora sosta sul suo fianco.

Dal suo punto di vista è quasi un miracolo sentirlo rilassarsi e ricambiare quel bacio goffo, che è più un tentativo disperato che un flirt degno di essere definito tale. E tutto si aspetta, Shouto, tranne un passaggio repentino e al tempo stesso naturale come quello che avviene quando Shinsou non si limita più a rispondere a quel contatto titubante ma a comunicargli in ogni modo possibile che lo desidera, tanto quanto lo fa Shouto - quanto lo ha fatto per più tempo di quanto abbia mai voluto ammettere a se stesso.

Le mani di Shinsou sono la prima cosa che sfugge al suo controllo: un attimo prima sono ad accarezzargli il viso e quello subito dopo sono una sul suo collo e una sotto la sua maglietta, dove ha provato a intrufolarsi fin dall'inizio. Si sente sfiorare l'addome con le dita mentre Shinsou lo bacia come se si fosse trattenuto per anni, proprio come ha fatto lui; gli succhia il labbro inferiore, glielo mordicchia leggermente e intrufola una gamba fra le sue proprio quando decide di allontanarsi dalla sua bocca. Sembra aspettarsi il verso di apprezzamento che sfugge tra le labbra di Shouto (ecco, si dice, questa è una cosa che per ora fingerò non sia avvenuta) e coglie il momento per sentirlo. Shinsou sbuffa divertito e non cerca nemmeno di nasconderlo, prima di affondare il viso contro il suo collo e lasciare qualche bacio distratto, qualche morso leggero.

Shouto non sa se questo li sta portando da qualche parte. Dovrebbe chiederglielo, ma per ora non lo fa.

   
 
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