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Autore: Chiccaxoxo    03/03/2022    0 recensioni
Traduzione di una storia trovata su ao3
Titolo : Just a little unwell
Autrice : esmeraldablazingsky
Traduco con il consenso dell'autrice. Una KisaIta che è un vero gioiellino.
Presentazione dell'autrice : Itachi Uchiha sta finendo il tempo.
Se c'è una cosa di cui Kisame è sicuro, è che salverà Itachi, qualunque cosa serva.
Rating scelto dall'autrice : Giallo
Link pagina autrice : https://archiveofourown.org/users/esmeraldablazingsky/pseuds/esmeraldablazingsky
Siccome ho cercato di non stravolgere lo stile usato dall'autrice, troverete questa storia molto diversa da come scrivo io di solito. Mi scuso per eventuali errori nella traduzione.
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Kisame Hoshigaki | Coppie: Itachi/Kisame
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Naruto Shippuuden
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Kisame sedeva con il suo partner attorno a un fuoco da campo mentre il sole tramontava sulla foresta in cui si nascondevano, si stavano recando a compiere una missione di poca importanza.

Ci fu un suono di soffocamento davvero orribile, Kisame si girò di scatto vedendo Itachi tenersi la manica del mantello alla bocca mentre tossiva, le sue spalle ansanti mentre cercava e non riusciva a respirare. Nonostante Kisame si fosse imposto di non farsi prendere dal panico, all'improvviso si trovò tre metri a sinistra rispetto a dove era stato un momento prima con una mano sulla spalla di Itachi e l'altra premuta contro il suo petto, incerto su cosa fare se non agire per puro istinto.

Kisame fu sorpreso e sollevato vedendo che questo sembrava funzionare. Itachi smise di rantolare come se stesse per morire, prese un respiro profondo e tremante mentre Kisame gli strofinava dei piccoli cerchi sulla schiena.

Per un po', l'unico suono fu il respiro affannoso di Itachi, Kisame sentiva battersi il cuore nelle orecchie.

"Stai bene?" chiese Kisame.

Itachi annuì, gli occhi neri privi di ogni tipo di espressione riconoscibile.

"Sto bene," disse, con voce leggermente roca.

Tornarono alle loro posizioni originali, Kisame riprese il cibo senza molto interesse. I suoi occhi si spostarono su Itachi. Era seduto a fissare il fuoco, nonostante in mano avesse un paio di bacchette, non faceva alcun tipo di tentativo di usarle. Gli occhi di Kisame si strinsero. Possibile che Itachi non mangiasse abbastanza? Era certamente plausibile...

Kisame finì il suo pasto a tempo di record preparandosi per il suo imminente stratagemma, guardò di nuovo Itachi. Il moro non aveva ancora fatto una mossa che dimostrasse la sua intenzione di mangiare, Kisame si schiarì la gola.

Itachi si voltò verso di lui con sguardo interrogativo.

"Hai intenzione di mangiarlo?" chiese Kisame.

 Itachi valutò il cibo per un momento prima di scuotere la testa, i capelli scuri che brillavano leggermente alla luce del fuoco.

"No, non mi interessa particolarmente il pesce" disse Itachi porgendo a Kisame il suo piatto.

"Che tipo di cibo mangi?" chiese Kisame, sperando che la domanda non fosse troppo fuori luogo. Itachi fissò gli alberi per diversi secondi prima di rispondere, la sua espressione non tradiva nulla.

"Beh... non mangio niente che mi piaccia particolarmente da molto tempo, ma adoro gli onigiri." Dopo una pausa, aggiunse : "Anche dango. E pocky".

Dolci, eh. Nonostante Kisame si fosse sforzato di non trovarlo adorabile e un po' deprimente, dato che probabilmente non mangiava nessuno di quei cibi da anni, fallì miseramente su entrambi i fronti.

"Suona bene" disse Kisame, ingoiando l'ultimo pesce lasciato intatto da Itachi. "Onestamente, ucciderei per un po' di pocky in questo momento."

Itachi emise uno sbuffo divertito, ma il suo viso non cambiò la sua solita espressione apatica. Kisame ne rimase deluso, avrebbe voluto sapere che aspetto aveva Itachi quando sorrideva.

Forse quello era un ulteriore motivo per voler sapere quali cibi piacevano a Itachi. Kisame costrinse quel pensiero in fondo alla sua mente stendendo una coperta per terra davanti al fuoco, anche se non troppo vicino, in modo da poter dormire.

Kisame chiuse gli occhi, poi li riaprì quando gli venne in mente un'altra teoria. Itachi non dormiva abbastanza? Era esausto? Aveva freddo?

"Posso fare il primo turno di guardia," si offrì Kisame, rimettendosi a sedere.

"Ehm?" disse Itachi, leggermente sorpreso: "Va bene, non ho bisogno di dormire molto".

D’accordo. Era al primo posto con "Non ho fame" nell'elenco delle scuse di merda di Itachi per prendere decisioni malsane. Cavolo, non c'era da stupirsi che fosse malato. Come aveva fatto Kisame a non prestare mai attenzione a questo genere di cose prima?

"Non credo che dormire stanotte mi farà molto bene" disse Kisame. Era onesto, davvero. Itachi era stato nella sua mente ininterrottamente per giorni, almeno avrebbe potuto anche provare a pensare ad alcune cose stasera.

"Se insisti" disse Itachi, sdraiato sul suolo della foresta con la sua borsa come cuscino.

Inaccettabile. Kisame raccolse la sua coperta e la lanciò a Itachi senza tante cerimonie, insieme a un mantello in più ripiegato in un piccolo rettangolo. Itachi sospirò e si avvolse nella coperta di Kisame, mettendosi il mantello sotto la testa e chiudendo gli occhi.

"Grazie, Kisame," disse. 

Kisame si sistemò al suo posto di guardia per la notte con una sensazione di trionfo, per qualche ragione. Chissà perché.

Ci volle del tempo prima che Itachi si addormentasse, continuava a tossire. Alla fine frugò nella sua borsa in cerca di qualcosa che momentaneamente fermasse la tosse in modo abbastanza efficace da farlo dormire.

Kisame lasciò che i suoi occhi si posassero sul viso addormentato del suo partner, pallido alla luce del fuoco, si chiese perché gli importasse così tanto di lui. Perché voleva comunque vedere Itachi sorridere? Che importanza aveva per Kisame se avesse ceduto alla sua malattia sconosciuta? A parte le capacità francamente terrificanti di Itachi come shinobi, Kisame non poteva giustificare il suo attaccamento all' Uchiha senza tradire ogni lezione che il suo villaggio gli aveva impartito.

Fanculo Kiri , pensò Kisame. Non importava quello che aveva imparato lì, tuttavia l'Akatsuki non era nemmeno il posto ideale per avere una cotta per il tuo partner.

Beh, per più di una ragione, non sarebbe stato conveniente che Itachi gli morisse accanto, quindi Kisame iniziò a pensare a come aiutare il suo partner - o almeno a capire cosa c'era che non andava - senza sembrare troppo... interessato. Legato. Preoccupato.

(Era tutte quelle cose, ma Itachi non aveva bisogno di saperlo.)

Il suo attuale piano d'azione era provare diverse cose banali per migliorare la qualità della vita di Itachi e vedere se questo poteva aiutarlo, ma se non avesse funzionato... Kisame si chiese fino a che punto potesse pingersi per cercare di curare Itachi.

Aveva appena iniziato a notarlo, ma era certo che la malattia di Itachi non fosse un raffreddore comune. O era il risultato della privazione cronica di qualcosa nella vita di Itachi, oppure...

Kisame interruppe quel filo di pensieri sul nacere. Ciò di cui non aveva davvero bisogno era un altro fattore di stress nella sua vita già non convenzionale. Ciò di cui aveva bisogno, tuttavia, era un elenco di ristoranti nella città più vicina.

---

Itachi si svegliò di soprassalto la mattina successiva, il suo Sharingan si attivò mentre osservava Kisame seduto a gambe incrociate su un tronco di fronte ai resti fumanti del loro falò.

"Pensavo che mi avresti svegliato quando sarebbe arrivato il mio turno" disse in un tono un po' accusatorio.

"Non mi sentivo davvero stanco" rispose Kisame alzando un'ampia spalla "Comunque, mi hai fatto pensare. Vuoi fermarti in un ristorante oggi?"

Itachi inarcò un sopracciglio verso Kisame.

"Che cosa?" chiese.

"Per del cibo vero," disse Kisame. "Abbiamo tempo. Tutto quello che stiamo facendo è assassinare un feudatario di un piccolo paese dimenticato da Dio in mezzo al nulla ."

“D’accordo” cedette Itachi alzandosi e sistemandosi la coda di cavallo con un movimento fluido. 

I due partirono per entrare in città in un assoluto silenzio, rotto solo da Itachi che si schiarì la gola e tossendo alcune volte. Non era così grave come l'improvviso, violento attacco di tosse secca che aveva quasi procurato a Kisame un infarto la notte precedente, ma l’uomo squalo continuava ad angustiarsi internamente all'ulteriore prova della malattia del suo partner. Kisame sperava di poter fare qualcosa per aiutarlo.

---

Entrarono in un ristorante per lo più vuoto con un totale di tre membri del personale e un menu deliziosamente familiare, Kisame chiese a Itachi se avesse mai sentito nostalgia di casa. Non ne aveva mai parlato, ovviamente. Il moro non rispose limitandosi ad esaminare il menu.

"Hai detto che ti piacevano gli onigiri, vero?" chiese Kisame. 

Itachi annuì lentamente, e Kisame si allungò per indicarlo nel menu del partner.

“Ah” disse Itachi con un tono stranamente arrogante. 

Kisame si accigliò, confuso. Quando ritrasse la mano, questa sfiorò per errore quella di Itachi, l'uomo squalo quasi si bloccò per lo shock.

La mano di Itachi era fredda. Kisame registrò quelle informazioni per dopo e ha fatto cenno alla cameriera ordinando per sé e per Itachi, il moro rimase in silenzio mentre consegnava il suo menu.

Il loro cibo arrivò abbastanza presto, Kisame si buttò subito sul suo, grato di avere finalmente qualcosa di diverso dalle razioni di missione conservate da mangiare. Con la coda dell’occhio, Itachi cercava costantemente i suoi onigiri.  Kisame sperò che si trovasse davvero bene, ma era difficile dirlo, come sempre. Itachi guardò Kisame quest'ultimo, finito di mangiare,stava cercando di assaporare il suo tè invece di bere l'intera tazza in cinque secondi netti.

"Hai ancora fame?" chiese Itachi.

“Un po'” ammise Kisame “Ma dovresti finire di mangiare. Ordino solo un altro piatto.”

"Sei sicuro?" chiese Itachi. “Non mangio molto…”

"Sì", disse Kisame. "Sono sicuro."

 Itachi annuì e Kisame provò una certa soddisfazione quando finì il pasto. Forse non era tutto ciò di cui Itachi aveva bisogno per mantenersi al massimo della forma, ma era comunque un inizio.

O forse era solo l'opinione personale di Kisame che la maggior parte delle cose potesse essere aggiustata con il cibo, oppure combattendo. Secondo lui, però, anche se non era la radice della sua malattia, Itachi aveva bisogno di mangiare di più.

"Okay, ora il dessert", disse Kisame, alzandosi per pagare il cibo. “Non ce l'hanno qui, ma ho visto un negozio in fondo alla strada.”

“Kisame, non abbiamo bisogno di altro cibo” disse Itachi, suonando leggermente seccato.

"Rilassati un po'" disse Kisame. “Ti comprerò dei pocky. Se non vuoi venire con me aspettami dall'altra parte della città.”

“Vengo con te,” cedette Itachi con un leggero sospiro. 

Kisame sorrise tra sé. Forse era la sua immaginazione, ma Itachi sembrava già più felice. Questo era il potere di un buon pasto, pensò Kisame. Sperò che il dessert avesse un effetto simile. In caso contrario, almeno avrebbe un buon sapore.

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Diversi minuti dopo, Itachi e Kisame continuarono nella foresta dall'altra parte del villaggio, camminando in silenzio mentre si godevano i rispettivi dessert.

“Grazie per il cibo, Kisame” disse Itachi, e Kisame annuì.

"Certo, non c’è problema"rispose. 

Questo era il vantaggio delle missioni relativamente facili come questa: avevano tempo per fare le cose che gli piacevano lungo la strada.

Poche ore dopo, Kisame alzò lo sguardo per rendersi conto che il loro percorso era stato sempre più oscurato da una fitta nebbia.

“È come tornare a Kiri” osservò Kisame, fermandosi a esaminare la nebbia. Non era naturale, anzi, portava tracce di chakra sconosciuto che suggerivano che avesse uno scopo.

“Siamo al confine tra le terre”spiegò Itachi  "Sono certo che questo ha lo scopo di scoraggiare gli intrusi."

“Non è un problema” disse Kisame con un'alzata di spalle “La nebbia non avrà alcun effetto. Itachi, seguimi.”

Itachi annuì seguendo le orme di Kisame mentre si faceva strada nella nebbia finché non arrivarono a una sponda si un fiume, Kisame allungò un braccio al suo fianco per impedire a Itachi di camminare nell'acqua.

"Solo acqua?" borbottò tra sé.

L’uomo squalo si piegò su un ginocchio per esaminare il morbido e leggermente minaccioso sciabordio della marea contro la riva. Itachi si guardò intorno, il suo Sharingan si attivò e la sua mascella si strinse.

"Ci sono trappole sparse a intervalli sulla superficie dell'acqua" informò Kisame sottovoce “Se le attiviamo, ci sparano. Tuttavia, gli spazi tra le trappole potrebbero essere sufficienti per...»

“Non credo che possiamo andare oltre il fiume,” disse Kisame, alzandosi in piedi.

"Perché no?" chiese Itachi.

"L'acqua non può essere calpestata" spiegò Kisame lasciando che il suo piede affondasse attraverso la superficie per dimostrarlo "L'unico modo per attraversarlo è nuotare per tutto il percorso senza rompere la superficie, in questo modo eviteremo le trappole".

Itachi rimase a lungo in silenzio, Kisame si voltò a guardarlo.

"Beh, cosa ne pensi?" suggerì l’uomo squalo.

L'angolo della bocca di Itachi si contorse in una leggera smorfia.

"Non ci sono specchi d'acqua vicino a Konoha dove ai bambini viene insegnato a nuotare in acque turbolente come queste" disse con fermezza. 

Oh, pensò Kisame.

"Non è un problema" disse Kisame. 

Itachi gli rivolse uno sguardo interrogativo, come chiedendosi se Kisame avesse un’latra soluzione.

"È un fiume piuttosto ampio"osservò Itachi "Sei sicuro che non ci sia altro modo?"

"Sì", disse Kisame. "Purtroppo. Avevamo questo tipo di trappole a Kiri e ho visto più di uno shinobi infilzarsi. Non che dubiti delle tue capacità, ma non credo che sarebbe una buona idea tentare di attraversare un fiume di queste dimensioni dotato di trappole come queste.”

Itachi annuì e si voltò verso l'acqua, la faccia perfettamente inespressiva.

"Va bene"disse Kisame in fretta “Devi solo trattenere il respiro. Non posso fare nessun jutsu senza rivelarci, ma so nuotare bene. Pronto?"

“Credo” disse Itachi.

 Kisame esitò per un momento, poi aggiunse: “Devo tenerti stretto. Va bene?"

“Va bene,” disse Itachi. 

Cercando di non pensare troppo a quello che stava facendo, Kisame raccolse Itachi, tenendolo stretto contro il suo petto, prese una corsa e si tuffò in acqua. Sentì il respiro affannoso di Itachi mentre toccavano la superficie e affondavano. Kisame scattò in avanti attraverso la profonda oscurità, ben consapevole che la capacità polmonare di Itachi non sarebbe durata a lungo. Calciava forte, godendosi l'acqua fredda e pesante che era come una seconda casa per lui, ma allo stesso tempo sapeva che prima erano di nuovo a terra, meglio era.

Kisame e Itachi ruppero la superficie dall'altra parte del fiume e Itachi, senza fiato, si spinse lontano dalla presa di Kisame barcollando pochi metri sulla riva del fiume e tossendo nella manica. Anche contro il tessuto nero corvino e fradicio del mantello di Itachi, Kisame riuscì a vedere uno schizzo di sangue, fece una smorfia. Prima riusciva a trovare un modo per aiutare Itachi, decise, meglio era, sia per il benessere di Itachi che per il suo stato mentale.

(Non voleva considerare il fatto che avrebbe potuto essere a corto di tempo.)

Itachi si raddrizzò, con un'espressione dolorosamente rassegnata negli occhi, tirandosi indietro i capelli rimasti attaccati al viso nell'aria fredda e umida.

"Va bene?" chiese Kisame, e Itachi annuì, soffiando una piccola lingua di fuoco nelle sue mani pallide. Non riusciva a nascondere i brividi violenti che gli tormentavano il corpo, non da quando gli occhi acuti di Kisame avevano iniziato a concentrarsi sul suo linguaggio non verbale, guardandolo come un falco. Ma Itachi non aveva bisogno di saperlo. Ciò di cui aveva bisogno, tuttavia, era una fonte di calore, Kisame fece una deviazione più in profondità nella foresta dall'altra parte del fiume per trovare un posto leggermente più asciutto dove riposare.

Kisame schiarì un cerchio di nebbia quando ebbe trovato un posto adatto, Itachi accese un fuoco al centro, cercando di nascondere il suo sollievo per il caldo improvviso.

"Dovresti cambiarti d'abito" suggerì Kisame dopo un po' "Avrai freddo."

"Questo è irrilevante" rispose Itachi "E tu?"

"Oh, per favore"disse Kisame. “Vengo da Kiri. Sono abituato a essere fradicio per la metà del tempo. Ascolta, so che Konoha non è esattamente Suna, ma non fa neanche freddo. Seriamente, Itachi, prenderai qualcosa.”

Non ammise che Itachi era già malato, e nemmeno Itachi parlò, accettò solo l'offerta di Kisame di un completo asciutto di vestiti.

"Come li hai tenuti asciutti?" chiese incuriosito.

"La mia borsa è impermeabile" spiegò Kisame. "Come ho detto, vengo da Kiri." 

Itachi annuì addentrandosi nel bosco, poi tornò dopo essersi cambiato i vestiti. Kisame fu sollevato nel vedere che sembrava stareun po' meglio, avendo riacquistato un po' di colore sulle guance.

L’attenzione di Kisame fu immediatamente attirata dal fatto che il suo mantello extra large, indossato da Itachi, scendeva fino in terra. Era innegabilmente adorabile e sicuramente non era questo quello che avrebbe dovuto attirare l'attenzione di Kisame, ma vabbè. Itachi sembrava avere ancora freddo, però, Kisame si rese conto che la sua temperatura corporea non si era regolata correttamente. La sua mente tornò a quanto fredda fosse stata la mano di Itachi quella mattina, anche prima di essere stato immerso in un fiume gelido.

Doveva esserci qualcosa di più che Kisame poteva fare.

In realtà, si rese conto Kisame, c'erano delle coperte nella sua borsa. Si avvicinò e ne tirò fuori una, solo per rendersi conto di averne estratta accidentalmente più di una. Beh, non aveva senso rimetterle a posto.

Kisame si alzò in piedi e drappeggiò diverse coperte sulle spalle del suo partner, Itachi non fece alcun movimento per fermarlo, continuò solo a fissare il fuoco con uno sguardo assente negli occhi che preoccupava un po' Kisame.

"Sicuro di stare bene?" chiese Kisame, Itachi annuì con aria assente.

 Kisame sospirò aprendo di nuovo la sua borsa per recuperare un pacchetto di dango accuratamente avvolto che aveva salvato dalla loro voglia di dessert quella mattina. Itachi si voltò a guardare, i suoi occhi si spalancarono leggermente per la sorpresa.

"Ne vuoi uno?" chiese Kisame, porgendo i dolci verso Itachi, il moro ne prese un boccone con una delicatezza che era, oh no oh no oh no, pensò Kisame, estremamente accattivante.

“Grazie,” mormorò Itachi, accostando le coperte intorno a sé con una mano. Sembrava esausto fino alle ossa, pensò Kisame, la preoccupazione che gli cresceva nel petto. Era chiaro che la sua malattia stava prendendo il sopravvento, anche in una missione minore come questa. Stava peggiorando? Kisame sperava di no, anche se il suo intuito diceva diversamente.

"Penso che dovremmo fermarci qui per la notte" disse Kisame dopo alcuni minuti di silenzio. 

Non ha detto 'perché sembri davvero abbattuto' o 'non dovresti esagerare' e per fortuna Itachi non sembrava prestare troppa attenzione ai segnali non verbali di Kisame. Si limitò ad annuire raggomitolandosi con la schiena contro un albero, il mantello extra di Kisame gli copriva la maggior parte del viso.

Si addormentò in pochi minuti, Kisame lo osservava con un crescente senso di malinconia. Anche mentre dormiva, l'espressione di Itachi era tesa e segnata da una disperazione che fece soffrire il cuore di Kisame. Non poteva assolutamente affermare di essere lui stesso una persona ottimista, non quando i suoi stessi trascorsi imponevano che fosse destinato a morire di una morte senza valore per i suoi crimini. Ma era diverso, vedendo le prove di quella stessa infelicità sul viso di un altro, Itachi.

Sarebbe stato senza dignità a Kiri per questi sentimenti, Kisame lo sapeva, ma non riusciva proprio a preoccuparsene. Ogni lealtà nella sua mente stava rapidamente cambiando in una lealtà incrollabile verso una, e una sola persona. Itachi Uchiha, responsabile del massacro del suo stesso clan, noto come criminale e fuggitivo, e attualmente in un sonno agitato con indosso i vestiti di Kisame.

Quanto lontano si sarebbe spinto per Itachi? A cosa sarebbe disposto?Cosa farebbe per mantenere il suo partner vivo, sano e felice?

Aveva la sensazione che l'avrebbe scoperto abbastanza presto.

Dopo aver controllato il perimetro della piccola area in cui si trovavano, Kisame si sdraiò a terra cercando di dormire un po'. Non sarebbe stato di alcuna utilità correre a vuoto per due giorni di seguito.

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Continuarono il loro viaggio la mattina successiva, Itachi restituì a Kisame le sue coperte ma senza preoccuparsi di cambiarsi di nuovo i vestiti, cosa per cui Kisame era in realtà un po' grato, dato che i vestiti di Itachi erano ancora umidi. Itachi si fermò un momento per tossire, voltandosi per sputare sangue sul sentiero, e Kisame sentì il suo cuore sprofondare come un sasso. Sapeva, ma non voleva ammetterlo, che la malattia di Itachi non era solo qualcosa che poteva aggiustare con cibo a sufficienza, calore e attenzione, aveva la sensazione che stesse iniziando a peggiorare.

 

Aveva bisogno di un nuovo piano di attacco. Aveva bisogno di saperne di più.

Passarono davanti a una libreria e a un negozio di tè mentre si dirigevano verso la capitale dove viveva il loro obiettivo, Kisame si fermò.

"Potresti prendere del cibo?" chiese indicando la sala da tè "Sarò in libreria, ho bisogno di qualcosa."

 Itachi annuì e per il momento si separarono, Kisame aveva il cuore in gola anche in questa tappa relativamente tranquilla del loro viaggio. Scelse diversi libri che pensava potessero contenere le informazioni di cui aveva bisogno poi incontrò Itachi fuori dalla sala da tè.

Itachi porse a Kisame una tazza calda di tè verde e un sacchetto di carta caldo che Kisame pensava contenesse dei pasticcini.

“Grazie” disse Kisame, Itachi annuì.

 I due si avviarono di nuovo per la strada, Kisame non poté fare a meno di lasciare che i suoi occhi fossero attratti dalle mani di Itachi, erano coperte fino alle dita dalle maniche del mantello troppo lungo di Kisame. Itachi sembrava ignaro di tutto, con lo asguardo dritto davanti a sé mentre sorseggiava lentamente il suo tè, Kisame fece del suo meglio per non sorridere a quella vista. Era sia adorabile che un po' straziante, se doveva essere onesto con se stesso.

"La destinazione è più avanti" affermò Itachi. "Penso che dovremmo aspettare il tramonto."

"Certo, mi sembra giusto" disse Kisame "Cerchiamo un posto dove passare la giornata."

Si fermarono a sedersi su una panchina di pietra in un parco abbandonato, fecero colazione in silenzio mentre Kisame guardava la pioggia iniziare a scrosciare dal tetto del rifugio dove sedevano lui e Itachi. Kisame tirò fuori uno dei libri dalla borsa iniziando a leggere quando fu sicuro che Itachi non stesse guardando. Decise di dare di nuovo a Itachi una delle sue coperte, il moro accettò la sua offerta con gli occhi che lacrimavano per un altro attacco di tosse mentre frugava tra le sue stesse provviste per la sua misteriosa medicina. L'espressione sul suo viso si contrasse per un momento, Kisame non poté evitare la scarica acuta di terrore che gli trafisse il petto.

Prima poteva finire tutti questi libri, meglio era. Tornò alla lettura con rinnovata determinazione. La ricerca non era il suo genere, in generale, ma non poteva fare altrimenti.

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Nonostante le brevi difficoltà di Itachi e Kisame nel raggiungere il loro obiettivo, l'assassinio avvenne senza intoppi e poterono fuggire dalla città in un turbinio di piume nere, inosservati.

Si erano messi d’accordo per trovare un'altra strada per tornare, preferibilmente non attraverso il fiume questa volta, ma Kisame cominciava ad avere i suoi dubbi. Avevano iniziato attraversando un passo roccioso piuttosto che un'altra foresta, ma il vento si stava alzando e aveva già visto Itachi inciampare alcune volte, guardava davanti a sé con un’espressione fissa negli occhi.

Senza dire una parola, Kisame gli si avvicinò tirandosi il braccio di Itachi sulle spalle, appoggiò la mano sulla vita di Itachi per sostenerlo. Itachi distolse gli occhi dal viso di Kisame, l’uomo squalo si sentì un po’ in imbarazzo. Le lunghe ciglia scure di Itachi entravano in netto contrasto con le sue guance pallide, Kisame si sentì tranquillamente innamorare di Itachi Uchiha su una gelida montagna in mezzo al nulla.

Kisame sapeva di essere sul punto di non ritorno. Era intrappolato, sprofondava sempre di più ogni volta che si ritrovava a notare l'oscurità infinita dello sguardo penetrante di Itachi o il modo in cui i suoi capelli brillavano e le sue guance si arrossavano alla luce del sole, guardando il suo mantello accarezzargli pesantemente le caviglie.

Era ingiustamente bello, pensò Kisame. 

Anche con l'aiuto di Kisame, Itachi inciampava; essendo così vicini, l’uomo squalo avvertiva benissimo il suo respiro affannoso, l'attuale priorità di Kisame era salvarlo, non flirtare con lui. Sfortunatamente, i libri che stava guardando gli avevano fornito il problema solo in linea di massima, aveva comunque bisogno di una soluzione.

Itachi smise di camminare, allontanò il braccio dalle spalle di Kisame mentre si inginocchiava, tosse violenta e tagliente gli lacerò il corpo. Kisame lo guardò mentre frugava nella sua borsa rimanendo a mani vuote, un lampo di paura gli attraversò lo sguardo.

Kisame si inginocchiò per strofinare la schiena di Itachi, gli riavviò i capelli dal viso con l'altra mano desiderando di poter fare qualcosa.

Aveva bisogno del tempo che loro non avevano. Aveva bisogno di una risposta. Non gli era mai piaciuto subire il corso delle cose. Preferiva fare le cose da solo, e così decise di non potersi arrendere qui. Anche se sembrava che non avrebbe mai trovato un modo per salvare il suo bellissimo, terrificante, misterioso partner.

Itachi Uchiha.

Itachi smise di tossire dopo quella che sembrò un'eternità, il pesante silenzio che seguì era rotto solo dai suoi respiri tremolanti, disperati e rotti.

“Sto bene” raschiò, alzandosi in piedi barcollando e spingendosi in avanti ancora una volta.

 Kisame gli fece scivolare il braccio attorno ancora una volta, Itachi non resistette, semplicemente si accasciò contro il fianco di Kisame.

Kisame poteva sentire i respiri di Itachi sibilare nel suo petto, era improvvisamente, dolorosamente consapevole che quella stava diventando una corsa contro il tempo, una corsa contro qualunque cosa stesse uccidendo il suo partner dall'interno.

Kisame non era mai stato così determinato a vincere. Tirò Itachi più vicino al suo fianco e si spinse in avanti, inclinandosi per impedire al vento di risucchiare tutto il calore che Itachi aveva nel suo corpo. Se c'era una cosa di cui Kisame era certo, era che avrebbe salvato Itachi Uchiha, qualunque cosa fosse stata necessaria.

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Kisame affittò una stanza d'albergo nella prima città che incontrarono dall'altra parte delle montagne, portò Itachi su per metà scale e lo aiutò a togliersi i sandali e il mantello. Itachi si trascinò nel letto, rannicchiandosi in una palla simile a un gatto, il respiro ancora affannoso. Kisame uscì fuori dalla stanza per tornare subito con due tazze di tè, la stanza si riempi con un profumo di erbe e vapore caldo. Itachi si sedett e accettò la sua tazza con un cenno esausto e riconoscente, lasciando che Kisame gli avvolgesse la spalla.

“Grazie, Kisame,” disse con una voce così bassa che era appena udibile nella quiete della loro stanza.

"Nessun problema" rispose Kisame finendo il suo tè e posando la tazza sul comodino.

"Non sembri che tu stia troppo bene in questo momento" ha aggiunto.

 Itachi sospirò, fissando sconsolato la sua tazza.

"Infatti" ammise.

 Kisame si fermò, era stato abbastanza per Itachi ad ammettere qualsiasi tipo di debolezza. Forse non era stato il casso, ma non c’era nessuno di cui il moro si fidasse abbastanza da ammettere questo.

Kisame sperava, forse, che un giorno sarebbe diventato quella persona.

“Comunque” disse appoggiandosi ai cuscini “Abbiamo finito con la nostra missione. Al momento non abbiamo nient'altro di urgente, quindi stavo pensando…”

"Che cosa?" chiese Itachi.

"Ho alcune cose da fare" disse Kisame. "Non siamo lontani da Konoha, davvero, e ho bisogno di qualcosa lì."

«È sconsiderato» disse Itachi in tono piatto.

“Non ho bisogno di chissà cosa” disse Kisame sinceramente “Non ci vorrà molto. Non devi venire se non vuoi”. 

Itachi rimase in silenzio a lungo prima di sospirare profondamente.

“Ti accompagnerò” disse.

Kisame non poté fare a meno di sentirsi sollevato.

Itachi finì il suo tè e si raggomitolò su un fianco di fronte a Kisame, l’uomo squalo fissò a lungo la nuca del suo partner in silenzio.

"Ehi, ti va bene se ti tocco?" chiese Kisame dopo aver preso coraggio.

“Uhm” borbottò Itachi avvicinandosi a Kisame.

L’uomo squalo lo prese come un sì. Kisame posò con cura un braccio su Itachi, si spostò in una posizione più comoda e chiuse gli occhi.

Era solo perché non voleva che Itachi prendesse freddo, pensò Kisame, certo, sicuramente era così. Tuttavia Kisame sapeva che stava prendendo in giro se stesso. Nel petto aveva un ardente desiderio di rendere felice Itachi.

Naturalmente ha scelto la persona più enigmatica, misteriosa e distrutta a cui dare tutto il suo cuore e la sua anima, pensò Kisame. Certo, cazzo.

Non l'avrebbe fatto in nessun altro modo.

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Kisame si svegliò il giorno successivo con Itachi avvolto tra le sue braccia, sicuramente non era il modo in cui si erano addormentati, non che a Kisame importasse molto. Si alzò con riluttanza, tirando le coperte su Itachi per evitare di svegliarlo.

Sfogliò gli appunti che aveva lasciato ai margini dei suoi libri per assicurarsi di sapere esattamente cosa stava cercando, dopotutto, non aveva intenzione di essere catturato nel bel mezzo della biblioteca medica di Konoha mentre tentava di cercare un volume specifico.

Kisame guardò Itachi per assicurarsi che dormisse davvero mentre concentrava il chakra nelle sue mani, sperando che funzionasse. Gli ci vollero alcuni tentativi, anche se si stava esercitando dai tempi della corsa in libreria, alla fine ottenne un costante bagliore verde intorno alle sue mani.

Tutto ciò di cui aveva bisogno era un po' più di ricerca e forse alcuni ingredienti. Alla fine, i pezzi stavano andando a posto. Itachi si mosse e si alzò a sedere, i capelli arruffati, gli occhi assonnati e dolci, Kisame sorrise.

“Buongiorno” Kisame salutò Itachi.

Il moro annuì in risposta, si accigliò rendendosi conto di essersi addormentato con la coda di cavallo legata.

"Ti senti meglio?" chiese Kisame, consapevole che la domanda sfiorava pericolosamente una linea che né lui né Itachi erano ancora pronti a superare.

“Un po’” ammise Itachi attraverso un piccolo sbadiglio che fece impazzire Kisame.

"Va bene" disse l’uomo squalo invece di "oh mio Dio sei adorabile e mi spezzi il cuore ogni volta che ti vedo e per favore, per favore, per favore, voglio che tu sia al sicuro, sano e amato". Si sedette sul bordo del letto facendo scorrere le mani tra i capelli di Itachi, sciogliendo i grovigli il più delicatamente possibile e allacciandogli nuovamente la coda di cavallo.
"Dovremmo dirigerci verso Konoha se vogliamo arrivarci entro stasera" disse Itachi.

“Il cibo prima di tutto” rispose Kisame, sorridendo a Itachi e dandogli una pacca sulla spalla “Non posso viaggiare senza mangiare.” 

Itachi non rispose, scosse leggermente la testa e indossò di nuovo il mantello extra di Kisame. L’uomo squalo notò che Itachi indossava il suo mantello da diversi giorni ormai, tuttavia al moro non sembrava importare, e neanche a Kisame importava.

Apparentemente avevano attraversato la Terra del Fuoco la notte precedente, e secondo la stima di Itachi, ci sarebbe voluta al massimo mezza giornata per arrivare a Konoha. Kisame scelse un altro ristorante piuttosto piccolo dove mangiare. Entrambi si erano svegliati tardi, quindi ordinarono il pranzo prendendosi il loro tempo, seduti uno accanto all'altro in uno stand. 

Sembrava che Itachi stesse meglio di quanto fosse stato la notte prima - per lo meno, aveva più appetito - così Kisame si concesse di rilassarsi un po' mentre camminavano attraverso le fitte terre boscose che circondavano Konoha.

Era soleggiato e caldo, a differenza di come era stato nei giorni precedenti, e sebbene Kisame preferisse la pioggia, era contento di non doversi preoccupare tanto per Itachi, visto il tempo.

“Ci siamo quasi,” annunciò Itachi al tramonto, fermandosi a indicare tra gli alberi le mura di una città gigantesca. Kisame annuì, aspettarono che il sole tramontasse completamente. Itachi scrutava la foresta con il suo Sharingan per assicurarsi che non venissero scoperti.

"Resta qui", disse Kisame una volta che la notte fu veramente calata e l'unica luce proveniva dalle deboli stelle sopra di loro.

“Certo” disse Itachi. 

Non aveva bisogno di confermare a Kisame che lo avrebbe coperto. Anche se non era altro che un accordo di lavoro, la loro collaborazione ha sempre funzionato in modo perfetto, entrambi shinobi acutamente consapevoli delle debolezze dell'altro e perfettamente disposti a compensarle.

Questa era davvero una cosa straordinaria anche se Kisame lo giustificava come 'compensazione delle debolezze di Itachi'. Certo, imparare il ninjutsu medico in segreto avrebbe potuto essere utile in futuro, ma non poteva negare che il motivo principale fosse quello di curare la malattia del suo partner.

Kisame spinse tutti gli altri pensieri in fondo alla sua mente prima di sfondare la porta laterale di metallo nell'ala medica principale di Konoha, disarmando e mettendo fuori combattimento le assonnate guardie di Konoha all'interno prima che potessero intravederlo.

Non li ho nemmeno uccisi, pensò Kisame con disappunto e orgoglio in egual misura. Itachi non ha mai approvato la sua sete di sangue, comunque.

Kisame tirò fuori da uno scaffale il libro che stava cercando e, per essere sicuro, anche una mappa su dove trovare importanti ingredienti medicinali. Poi se ne andò guardando indietro con nostalgia tutte le cose che gli restavano ancora da distruggere. 

Ma ora aveva una priorità assoluta e non aveva tutto il tempo del mondo. Lui e Itachi lasciarono le vicinanze il più rapidamente possibile, ritirandosi, finché Itachi non si fermò facendo cenno a Kisame di fare lo stesso, scansionò di nuovo l'area con il suo Sharingan prima di disattivarlo e continuare a un ritmo più lento.

"Hai trovato quello che cercavi?" chiese senza guardare Kisame.

"Sì", disse Kisame "Grazie." 

Itachi annuì in segno di riconoscimento.

"Ti dispiace se ti chiedo a cosa serviva?" domandò Itachi dopo un po' lasciando che la sua curiosità avesse la meglio, per una volta. Kisame pensò di dirglielo, poi decise di non farlo. Non avrebbe voluto dare false speranze a Itachi nella remota possibilità che non riuscisse a trovare una cura.

“È per un amico” disse invece. 

Itachi lo guardò per un momento, un sopracciglio inarcato in una domanda silenziosa.

"Lo conosco?" chiese.

“...Forse” disse Kisame “È di Konoha, ma... forse no. Se n'è andato molto tempo fa, dopotutto". 

Itachi sembrò accettare questa spiegazione e Kisame fu sollevato che non avesse fatto altre domande mentre camminavano attraverso la foresta oscura e tranquilla, le foglie scricchiolavano dolcemente sotto i loro piedi.

"Ho ancora qualche commissione da sbrigare" informò Kisame pensando agli ingredienti che doveva ancora raccogliere. 

Itachi mormorò piano e annuì con la testa.

"Non ti dispiace, vero?" chiese Kisame.

“No” disse Itachi "Va bene " 

Si fermò per tossire nella manica proprio in quel momento, però, e Kisame si chiese se davvero avrebbe dovuto trascinare Itachi per tutto il continente in quello stato. Era meglio che potesse tenerlo d'occhio, ma allo stesso tempo...

Kisame scosse la testa per dissipare quei pensieri accettando che, mentre era preoccupato a morte per il suo partner, Itachi era un formidabile shinobi e molto più forte di quanto si pensasse, anche un membro dell'Akatsuki che riuscì a massacrare il clan Uchiha da solo e in una sola notte.

Tuttavia, non impediva che Kisame non avesse un irrefrenabile bisogno di prendersi cura di lui. Lanciò un'occhiata di traverso al volto pallido e tirato di Itachi decidendo di fermarsi nella prossima tranquilla cittadina.

---

I giorni successivi li trascorsero frugando tra le pendici di una catena montuosa rocciosa e inospitale, l'udito di Kisame si sintonizzava accuratamente con il respiro superficiale di Itachi nell'aria rarefatta. Nonostante cercasse di non dare a vedere la sua apprensione, si ritrovò a infilare uno strato in più attorno alle spalle di Itachi e a chiedergli se stesse bene.

Adesso smetto, si disse mentre infilava una ciocca di capelli dietro l'orecchio di Itachi e stringeva le mani ghiacciate del suo partner tra le sue, cercando di favorire la circolazione. Itachi diede a Kisame una strana occhiata, mentre l’uomo squalo malediva la sua preoccupazione. L'ultima cosa che voleva fare era allontanare Itachi.

Sfortunatamente per Kisame, Itachi Uchiha non tradiva facilmente i suoi pensieri.

“Kisame” disse alcune sere dopo con un tono di voce che fece congelare Kisame.

"Sì?" chiese Kisame.

"Sai che non devi stare in hotel di notte semplicemente a causa delle mie condizioni" continuò Itachi, Kisame sentì il cuore cadergli nello stomaco. Merda.

"Itachi, io..." iniziò Kisame, ma Itachi lo interruppe.

"Pensi che io sia debole?" chiese, la sua voce pericolosamente dolce.

“No” disse Kisame con veemenza.

 Itachi alzò lo sguardo, l'espressione nei suoi occhi era a metà tra la delusione e il dolore.

“Uhm” disse, alzandosi e dirigendosi verso la porta con il mantello che gli turbinava intorno alle caviglie. Kisame lo fissò in un silenzio attonito, incapace di mettere insieme una frase per costringerlo a restare.

"Sarò io a giudicare quanto sono forte." fu l'ultima cosa che Kisame sentì dire da Itachi prima che la porta si chiudesse, la stanza tornasse silenziosa e Kisame rimanesse solo seduto a gambe incrociate sul pavimento a fissare il punto in cui Itachi era in piedi solo pochi secondi fa.

No, no, no, no, no, pensò Kisame, iniziando a farsi prendere dal panico. Si alzò e aprì la porta, ma il corridoio era vuoto. Anche dopo essere corso al piano di sotto e in strada, non riuscì a trovare traccia di Itachi. La notte nera come la pece risuonava di battiti di ali, Kisame rimase a fissare il cielo per chissà quanto tempo, senza parole.

Non avrebbe mai potuto dare la caccia a Itachi Uchiha, nemmeno nel suo stato attuale, Kisame lo sapeva.

Nonostante tutti i suoi sforzi, non conosceva veramente il suo partner. Era stato così preso da Itachi, il giovane vulnerabile e infelice, che aveva dimenticato Itachi lo shinobi solitario, indecifrabile e pericoloso.

Kisame cadde in ginocchio, fissando il terreno con aria assente. Era davvero arrivato così lontano solo per perdere Itachi proprio quando la luce era finalmente visibile alla fine del tunnel? Si era ripromesso di salvare Itachi fosse stata l'ultima cosa che avesse fatto, e ora...

Si alzò in piedi, tornato in albergo, spaventò l'addetto alla reception mentre passava. Non era la fine, si disse. Quando Itachi fosse tornato, se fosse tornato, Kisame sarebbe stato pronto. Raccolse le valigie e uscì ancora nella notte, ignorando l'addetto alla reception dall'aria agitata. Esaminava la mappa che aveva rubato a Konoha, tutte le cose di cui aveva bisogno erano segnate in rosso sul foglio.

Kisame si avviò per la strada lasciandosi inghiottire dall'oscurità.

---

Passarono i giorni, poi le settimane, Kisame non ne teneva il conto. Non voleva pensare a quanto tempo era passato da quando Itachi se n'era andato da solo. Al momento, aveva un lavoro da portare a termine.

Kisame prese a calci l'ingresso del magazzino medico di Kirigakure senza prestare attenzione al suo vecchio villaggio. Di solito non avrebbe rinunciato alla possibilità di vendicarsi soddisfacendo la propria fame di battaglia, tuttavia questa volta non gli importava di fermarsi e perdere tempo.

C'era solo un altro ingrediente rimasto nella sua lista. Kisame nutriva ancora una segreta e disperata speranza che Itachi lo avrebbe aspettato. Sapeva esattamente dove trovarlo. Aveva i suoi metodi, dopotutto. Quelle speranze, però, iniziavano a vacillare, Kisame strinse i denti per la delusione mentre rimuoveva con cura dal terreno la rara pianta che stava cercando, con una gentilezza tale da andare contro il bruciore della frustrazione nel suo petto. Non aveva perso la speranza, davvero, ma stava diventando difficile cercare di rintracciare Itachi da solo.

Solo un ultimo passo. Un ultimo passo, e non ci sarebbe stato niente tra Kisame e il suo obiettivo tranne lo stesso Itachi. Kisame sedeva con la schiena contro uno sperone roccioso, nascondendosi dal vento mentre disponeva le provviste e raccoglieva il chakra di cui aveva bisogno. 

Questo è per Itachi, si ricordò. 

Questo non può essere sbagliato. 

Con quel pensiero in mente, Kisame chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e iniziò.

---

Si svegliò con il buio pesto e un vento di montagna gelido. immediatamente si alzò in piedi con il cuore in gola. Si era addormentato rovinando la sua ultima possibilità di salvare la vita del suo partner e avere il suo perdono? 

Merda, merda, merda. Kisame si voltò vedendo una fiala accuratamente tappata per terra accanto a lui, trattenne il respiro mentre la esaminava.

Sfogliò le pagine del suo libro rubato paragonando le immagini disegnate sulle pagine a ciò che teneva tra le mani, riuscì a malapena a contenere un grido di trionfo.

L'aveva fatto. Lui, Kisame Hoshigaki, aveva appreso abbastanza conoscenze mediche e jutsu per creare una cura per la malattia senza speranza di Itachi.

Sentiva che stava per svenire, ma non c'era tempo da perdere. Kisame si alzò in piedi e scese in piano, osservando attentamente il suo passo, finché non fu fermato dal tocco leggero di una mano contro il suo petto.

Piacevolmente sorpreso, Kisame alzò lo sguardo.

“Itachi” sussurrò.

"Sono stato via troppo a lungo" rispose Itachi tirando Kisame più vicino per il colletto per controllare eventuali ferite.

“Sì, l'hai fatto” disse Kisame stringendo Itachi in uno stretto abbraccio.

Itachi si bloccò per un momento, poi fece scivolare la mano in quella di Kisame, si allontanò sorpreso sentendo il vetro contro il palmo.

"Che cos'è questo?" chiese Itachi rigirandosi la fiala tra le mani.

"È..." disse Kisame "una cura". 

Itachi si bloccò, poi guardò Kisame con una speranza appena mascherata che lampeggiava nei suoi occhi. Dio, se a Kisame era mancato.

"L'hai fatto tu stesso?" chiese.

"Sì" disse Kisame "È quello che ho fatto nelle ultime settimane."

"Hai fatto tutto questo per me?" chiese Itachi meravigliato "Come mai?"

“Volevo vederti sorridere” confessò Kisame.

Le sopracciglia di Itachi si sollevarono appena incuriosite.

“Sembra terribilmente sdolcinato per un Kirin-nin” mormorò Itachi, ma non c'era emozione dietro le sue parole.

"Sì, bene" disse Kisame, poi si fermò. 

Ci fu silenzio per alcuni secondi, poi Itachi chinò leggermente la testa e gli angoli delle labbra si inclinarono verso l'alto. Solo per un secondo, intendiamoci, ma il respiro di Kisame si bloccò a quella vista.

"Hai raggiunto il tuo obiettivo" disse Itachi. 

Kisame emise una risata un po' disperata, come se non potesse credere che fosse finalmente successo e si sentiva così...

Così.

Era così... misero e docile, e così diverso da Itachi Uchiha. Kisame aveva pensato di conoscerlo bene quando si era unito all'Akatsuki. Ma ora l’uomo squalo era felice di essersi sbagliato.

"Significa che vuoi che smetta di fare tutte quelle... cose?" chiese Kisame. 

Smetti di dare a Itachi coperte extra, di legargli la coda di cavallo, di portarlo fuori al ristorante e di agire come un muro di muscoli e pelle di squalo per tenerlo al sicuro dal freddo e dal vento?

Itachi scrollò le spalle, quel sorriso tornò sul suo volto, piccolo e debole ma veramente gioioso.

“Puoi andare avanti se vuoi” disse, e Kisame sorrise. 

Quello era il massimo che Itachi avrebbe raggiunto: "sì, per favore, continua a farlo", e Kisame lo sapeva.

Itachi sollevò la fiala che gli aveva dato Kisame, ingoiò il contenuto, quindi ripose il contenitore vuoto nelle sue vesti.

“Grazie, Kisame” disse piano, e Kisame lo attirò in un altro abbraccio piuttosto che cercare di trovare le parole giuste per rispondere.

"Mi dispiace aver dubitato della tua fiducia in me" disse Itachi.

"Mi dispiace di aver dubitato della tua forza" ribatté Kisame. 

Itachi scosse la testa ridendo sottovoce. Alzò lo sguardo, gli occhi crudi e scuri, pieni di espressione.

Tolse il respiro a Kisame.

“Ehi” disse Itachi, sorridendo per la terza volta in altrettanti minuti.

"Ero preoccupato per te"ammise Kisame. 

Itachi annuì, la sua espressione tornò seria.

“Lo so” disse, e poi : “mi dispiace” con una voce così bassa da sembrare un alito di vento.

“Anche tu mi sei mancato” continuò Itachi “così tanto. E sapevo che ti saresti preoccupato. Avevo solo bisogno di... tempo. Per capire tutto da solo".

"Non devi più fare le cose da solo" disse Kisame "Sai che ti aiuterò con tutto ciò di cui hai bisogno."

"Sei sicuro di volerlo promettere?" chiese Itachi, una traccia di incertezza si insinuò nella sua voce. 

Kisame lasciò andare Itachi e gli prese la mano. Forse non sapeva tutto quello che c'era da sapere sul suo partner, ma giurò a se stesso che quel giorno sarebbe arrivato, se Itachi glielo avesse permesso.

“Sì” disse Kisame, perfettamente onesto per una volta nella sua vita. La sua promessa era ancora valida: se c'era una cosa che avrebbe fatto, sarebbe stata salvare Itachi Uchiha. Lo aveva salvato una volta, ma avevano una lunga strada da percorrere, e Kisame lo sapeva: era sciocco pensare che avesse aggiustato tutto.

Comunque andava bene. Avevano tempo ora, c’era abbastanza tempo da permettere a Kisame di rallentare, prendere fiato e insegnare a Itachi Uchiha come vivere. Sarebbe andato tutto bene, pensò Kisame. Sarebbero stati bene.

Se c’era qualcosa di cui Kisame era sicuro, era questo vento freddo, l'odore della pioggia e le dita di Itachi intrecciate con le sue, rassucuranti, calde, reali e vive. Avevano tempo, si ricordò.

Avevano tempo.

 

~fine~

 

   
 
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