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Autore: Glenda    03/03/2022    1 recensioni
Questa fan fiction si colloca in corrispondenza con la quinta stagione dell'anime.
Attenzione: spoiler sulla quinta stagione e sui volumi del manga fino al 30.
Hawks sta svolgendo una missione in incognito presso l'unione dei villain, ma nelle sue indagini si è imbattuto in qualcosa di più grande di lui. La sola persona di cui pensa di potersi fidare è Endeavor, ma l'incarico che gli è stato affidato prescrive di non comunicare con nessuno. Dall'altro lato Endeavor, mentre cerca di capire cosa stia succedendo al suo collega, deve anche confrontarsi con la sua nuova posizione di numero uno e con i rimorsi del passato. La FF ha tono prevalentemente introspettivo e si concentra sul rapporto che si sta costruendo tra i due personaggi, alternando i punti di vista. Comparsate anche di Shoto Thodoroki e di Dabi, con qualche siparietto sull'unione dei villain.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Endeavor, Hawks
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Sono nato con le ali, letteralmente, e non perché io sia un grande sognatore.

Un po' lo sono, in verità, ma solo se la vita me ne lascia il tempo: ero sincero quando ho detto ad Endeavor che sogno un mondo in cui gli eroi abbiano un sacco di tempo libero.

Se volessi farne una questione politica, tutti quanti dovrebbero avere tempo libero: tempo per divertirsi, scherzare, mangiare o anche solo stare seduti a guardare il cielo (quello lo faccio spesso, io, e dai punti di osservazione migliori: sono un privilegiato!)

Se volessi farne una questione politica (e, ohimè, giunti a questo punto e molto più e molto peggio di questo) dovrei dire che ho scoperto di trovarmi a lottare proprio con quel tipo di persone che divorano il tempo della gente: politici, industriali, finanziatori occulti... Preferivo dover avere a che fare solo con Shigaraki e i suoi, giuro! Ma quando si va a rimestare nel torbido non si sa cosa ne viene fuori e di questo avrei dovuto essere consapevole.

È andata nel peggiore dei modi, speriamo finisca nel migliore.

 

***

 

Sono nato con le ali, e questo significa almeno due cose: poter guardare il mondo dall’alto ed abituarsi alla solitudine. Faccende che vanno insieme, perché quando guardi il mondo dall’alto acquisisci una forma di libertà che ti rende distante, sufficiente a te stesso, e allo stesso tempo ti offre una visuale sull’umanità che non può che rimpicciolirla, facendoti sentire superiore agli altri: superbo e solo.

Specularmente, gli altri guardano me allo stesso modo: dal basso verso l’alto; io, l’eroe numero due, la giovane promessa, quello che a 22 anni ha già aperto un’agenzia, quello che porta la borsa alle vecchiette, fa impazzire le ragazze, provoca impunemente, si fa amare e odiare, e – tra parentesi – a volte salva pure la vita a qualcuno, ma questo – detto tra noi – non è così rilevante.

Perché se lo fosse - se fosse rilevante come deve essere - Endeavor sarebbe sempre stato l’eroe numero uno. Ma sul podio non c’era lui, c’era sempre All Might, perché Endeavor, sì, salva la gente, ma lo fa senza sorriso. E come si deve fare se uno il sorriso non ce l’ha? Il sorriso non è qualcosa che ti puoi dare da solo: sono gli altri che te lo insegnano. Oppure te ne costruisci uno, magari che renda bene davanti alle telecamere, come il mio. E non è lo stesso sorriso di All Might, perché è finto, l’hai creato tu: lo senti sulla tua faccia che non è reale, che lo stai inventando e modellando ad hoc fino nel più piccolo movimento delle labbra.

Dunque, dicevo: a me il sorriso non lo hanno insegnato, me lo sono fabbricato da me, su misura, adattabile ad ogni situazione, ad essere adorabile e rassicurante, impertinente, solare, sbruffone, candido, aggressivo, onesto, insomma, tutto ciò che mi pare.

E, grazie a questo, sono finito qui.

Avrei preferito non esserci? Ovviamente.

Potevo rifiutare? No.

Volevo rifiutare? Nemmeno.

Io non ho, checché se ne pensi, un’unicità straordinaria, ma possiedo una dote che altri eroi non hanno: sono capace di farmi voler bene o disprezzare a comando, sono capace di capire cosa ci si aspetta da me e mi so guadagnare la fiducia della gente.

La. Fiducia. Di. Questa. Gente.

Una folla di esaltati pericolosi.

Un esercito di traditori. Tanti, troppi.

È un po’ diverso da quello che mi ero aspettato: mi ero preparato a costruire una relazione con un gruppo di disturbati, per lo più giovani.

Con risorse di cui non conosciamo l’origine, ok.

Sotto la leadership dell’allievo di All for One, ok.

Matti e fuori controllo, ok.

Ma comunque uno stretto drappello di individui, tenuti unito da legami di personali complicati che avevo tutta l’intenzione di comprendere.

Non mi facevano realmente paura.

Questa gente sì, mi fa paura, e mi fa paura il legame che si è creato tra loro ed il gruppo di Shigaraki. Potenzialmente devastante: risorse economiche illimitate a disposizione di desiderio distruttivo allo stato puro.

E mi fa paura la mia solitudine, per una volta.

Perché quello che ho scoperto è che il numero di eroi coinvolti in questa faccenda è inquantificabile, che chiunque può essere un traditore e qualunque mia forma di comunicazione potrebbe essere intercettata dalla persona sbagliata. Non mi posso fidare di nessuno, nemmeno delle stesse persone che mi hanno voluto qui.

 

***

 

Mi fido solo di Endeavor.

Mi fido di Endeavor perché sa fare il suo lavoro, e lo fa senza la paura del disprezzo altrui. Endeavor non ha bisogno di applausi e dunque non cede alle lusinghe della gente: per questo è affidabile e per questo ho cercato il suo aiuto.

Mi dispiace averlo trascinato dentro questa faccenda, ma tanto, prima o dopo, lo sarebbe stato comunque. Mi dispiace non essere in grado di pianificare tutto, mi dispiace che le cose mi siano sfuggite di mano, e tuttavia Endeavor resta per me il solo punto fermo che ho.

Coinvolgerlo non era parte del piano: l’ho fatto perché tutto era incerto e lui era una certezza. Se solo avessi potuto parlargli apertamente, è con lui che avrei voluto concordare un piano, è a lui che avrei riferito tutti i dettagli, è a lui che avrei rivelato con chi abbiamo a che fare e cosa dobbiamo temere. È a lui che avrei chiesto consiglio…

Ma non mi era permesso, così gli ho lasciato un messaggio in codice. Miseria, un messaggio in codice! Come mi sono ridotto a parlare? Sono entrato fin troppo bene nel ruolo della spia.

Maledizione.

Che senso ha mandare un “messaggio in codice” ad una persona che non conosce la chiave di decifrazione di quel codice?

È impossibile che Endeavor capisca il mio messaggio.

...

Endeavor, ti prego, capisci il mio messaggio!

  
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