Capitolo 1
RITORNO A FORKS
Pov Bella
Sospiro.
Guardo fuori dal finestrino.
Tutti i pensieri che si affollano nella mia mente
mi danno il tormento da qualche settimana.
Sto rientrando a Forks. Volo diretto
da Volterra se cosi possiamo dire. E’ più corretto Pisa.
Non li vedo, ma ne
sento la sgradevole presenza. Jane ed Alec mi seguono.
Le mie personali guardie.
Certo, Aro ha bisogno di controllarmi in qualche modo.
Loro sono qui per
assicurarsi che io esegua gli ordini.
Non ho mai
pensato molto a come sarei morta,
ma morire al posto di qualcuno che amo è un
buon modo per andarmene.
Il
viso di Edward si materializza nei miei pensieri.
I ricordi riaffiorano e come
sempre succede da anni ormai, non ricordo nemmeno più da quanti,
torno a quel giorno
quando tutto cambiò.
Corro,
corro a perdifiato tra le stradine di Volterra. Crede io sia morta.
Vuole
mostrare la sua vera natura per metter fine al suo delirio. Riesco ad
impedirlo.
Lo abbraccio spingendolo nuovamente all’interno dell’edificio. Alice
ci raggiunge poco dopo.
Chiudo gli occhi cercando di ricordare le sensazioni
che provavo a stringere quel corpo.
Ai
Volturi non è piaciuto il suo gesto. Non tanto quello di voler porre fine alla
sua vita,
anche se per Aro era uno spreco: ha sempre voluto Edward tra le file
della guardia.
Tutto è precipitato dopo. Respiro profondamente per non cedere all'isteria
dopo tanti anni.
Aro
aveva visto qualcosa. Anche se ero umana aveva intuito.
Jane aveva provato il
suo potere su di me, ma io non avevo fiatato.
Aro dall’alto della sua miserabile
lunga vita aveva capito il mio dono. E lo voleva.
Tutto precipitò. La guardia
che mi prende. Alice ed Edward che cercano di evitarlo.
Dimitri che blocca Alice
con l’aiuto di Jane. Edward, dopo aver lottato a lungo contro Felix,
soccombe stremato
senza forze a causa del mancato nutrimento da mesi. Poi Alec che…
Ancora ora
deglutisco a fatica se ripenso a quella nebbia nera che avvolge il ragazzo che
amo.
Quel ragazzo che ha saputo rapirmi il cuore dal primo momento. Il mio urlo
disperato.
Aro
blocca Alec. Edward rimane inerme, sembra morto.
Sospeso in aria come se la
nebbia nera fosse un letto di zucchero filato. Fisso Aro.
L’umanità che allora faceva
parte di me mi porta a pregarlo di salvarli.
Sono disposta a tutto pur di
saperlo salvo. Lui vivo. Io morta. Per l’eternità.
Non ho mai
pensato molto a come sarei morta,
ma morire al posto di qualcuno che amo è un
buon modo per andarmene.
Pongo
le mie condizioni. Rimarrò a Volterra, sarò una di loro, ma voglio il veleno di
Edward in corpo.
Voglio che sia Carlisle ad iniettarmelo dopo avermi confermato
che l' amore della mia vita si riprenderà.
La cosa che però più di tutto voglio
è che gli portino via il ricordo di me.
Voglio pace per il suo animo
tormentato. Tutti dovranno dimenticarsi di Isabella Swan. Tutti.
Così
fu. Aro acconsentì. Doveva proprio volermi tra le sue file.
Un
sorriso mi compare sul viso. Carlisle ha sabotato in parte il mio piano.
Non so
come di preciso.
Non solo Aro ha una lunga vita ed ha visto cose, ma anche il
padre del ragazzo che amo.
Non sono del tutto un vampiro. Sono una mezzo sangue
se cosi si può dire.
La mia anima è rimasta.
Carlisle abbracciandomi, prima di passare
sotto le mani di Marcus per non ricordarsi più di me,
mi ha sussurrato che non
avrebbe mai potuto fare un torto cosi grande ad Edward.
Lui teneva alla mia
anima più che alla sua stessa vita. Li abbracciai uno ad uno.
Erano accorsi
tutti insieme, anche Rosalie. Una grande famiglia unita.
Tutta la mia esistenza
fu cancellata
Nessuno
si sarebbe ricordato di me. I miei genitori, i miei amici.
Il potere di Marcus
era talmente immenso da riuscire a farlo.
Isabella Swan non era mai esistita.
Il
cicalino della cintura di sicurezza si illumina. Il comandante ci dà il
benvenuto a Port Angeles.
Tra un'ora sarò
a Forks. Stato di Washington. Inizia la discesa. Inizio a sudare freddo.
Qualcosa non va. Lo sento.
Se Edward leggeva il pensiero, il suo veleno dentro
di me agisce in modo strano.
Non sento con la mente. Sento con il corpo. Recupero
la mia valigia. Mi dirigo all'uscita.
Aro
mi ha detto che qualcuno sarebbe venuto a prendermi. Mi guardo attorno e lo
vedo.
Mi aspetta con un cartello in mano: Isabella Swan.
Decisamente
qualcosa non va: Charlie.
Pov Charlie
Sono
qui all’aeroporto.
Una misteriosa ragazza si è catapultata
nella mia vita improvvisamente.
Qualche settimane fa un avvocato italiano mi ha
contattato.
Isabella, cosi si chiama, ha perso i genitori in un incidente.
A
quanto pare sono l’unico parente ancora in vita.
Ho cercato di spiegare che
forse non era una buona idea.
Al momento però questo prevede la legge.
La ragazza
ha 17 anni. Alla maggiore età potrà decidere di andarsene.
Io non ne sarò più
responsabile.
Certo come no. Il capo della polizia non responsabile non fa
proprio per me.
Ho
dovuto fare tutto in fretta e furia. Sgomberare una camera, comprare del
mobilio,
della biancheria su consiglio della commessa del negozio, spero il
viola le piaccia,
liberare qualche mobiletto in bagno. Io sono un tipo
solitario.
Non sono avvezzo a trattare con la gente se non si tratta di lavoro.
Ho telefonato anche a Renee. Nemmeno lei ricordava che avessi parenti italiani.
Mi
guardo intorno cercando di capire chi possa essere.
Vedo una ragazza carina, imbambolata
a fissarmi.
Quegli occhi sembrano aver visto un fantasma. Già so che avrò dei
guai.
Una ragazza orfana, adolescente, non sarà per nulla facile da gestire.
Io
non sono proprio avvezzo in queste cose. Mi avvicino.
-Isabella?- domando a
disagio. I suoi occhi mi ricordano qualcuno, ma non so chi.
Fa cenno di si con
la testa. Credo sia ancora traumatizzata.
Come farò a gestire questa situazione? – Benvenuta. Sono Charlie.
–
Allungo la mano per presentarmi, ma lei non sembra intenzionata a ricambiare
il mio gesto,
allora per dissimulare l'imbarazzo mi allungo verso la sua
valigia e le dico che ci penso io.
Ci avviamo
verso la macchina in totale silenzio.
Dopo
averla lasciata in camera a sistemare le sue cose, sono sceso a preparare cena.
È cosi magra. Sembra un cucciolo impaurito.
Meno male Billy e Jacob hanno
accettato il mio invito.
Lo so che per lei magari è troppo, ma io davvero non
sono avvezzo a queste cose.
Mi giro per apparecchiare la tavola e la vedo ferma
di fronte al camino.
Contempla l'unica foto appesa. Siamo io e Renee, molti
anni fa, ancora innamorati.
Non so perché io non l'abbia mai tolta dal muro.
Siamo ormai separati da anni.
Lascio i
piatti sul tavolo e mi avvicino a quella strana ragazza.
Potrebbe
tranquillamente per età essere mia figlia.