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Autore: Justice Gundam    07/03/2022    1 recensioni
Il Confine dell'Oceano, un gruppo di rigogliose isole nelle vicinanze del Primo Continente. Un gruppo di coloni, facenti parte di una spedizione del Regno di Estania, in cerca di un luogo dove iniziare la loro nuova vita. Gli avventurieri che vegliano su di loro e mantengono la sicurezza. Ma una minaccia terribile incombe su di loro: un esercito di insetti giganteschi e creature insettoidi è apparso all'improvviso e minaccia l'incolumità degli abitanti. Una manciata di esperti, maghi e combattenti saranno gli unici in grado di proteggere i coloni del Confine dell'Oceano da questa mostruosa invasione...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Pathfinder: L'Isola degli Insetti Giganti

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

 

 

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Risposte alle recensioni

 

Farkas - Phenor? Chissà che non ci sia stata almeno un po' di ispirazione. XD

I dragonidi hanno diversi tipi di soffio - per esempio, quelli rossi come Draig sputano fuoco, mentre quelli argentati come Albion esalano una piccola esplosione di ghiaccio. Dipende tutto dal colore delle scaglie.

Vedremo presto che cosa succederà da Valente. E... posso subito dirti che ci hai preso un bel po'! E forse già in questo capitolo faremo qualche progresso e cominceremo a capire qualcosa di più di Pepa. Hipolito non starà certo in silenzio...

Sì, in effetti è così: in Dungeons & Dragons e in Pathfinder, le viverne sono considerate una sottorazza di draghi, ma sono comunque ben distinte dai draghi autentici (dei quali comunque vedremo qualcosa più avanti).

Grazie della tua recensione, e a presto! 

 

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Capitolo 6 - Esploratori nella giungla

 

 

La notte era scesa su Pasiega, e la stragrande maggioranza dei suoi abitanti si era ritirata nelle loro case, godendosi il meritato riposo dopo la fatica di quel lungo giorno. La cittadina era immersa nella tranquillità, e l'unico movimento che si poteva vedere era quello di alcuni animali notturni che scorrazzavano... e quello di alcune lanterne che illuminavano fiocamente un'area di piccola estensione attorno ai soldati estaniani che le trasportavano. Alcune pattuglie stavano dando un'occhiata in giro, facendo buona guardia contro tutti gli eventuali pericoli - la storia degli insetti giganti stava mettendo tutti sul chi vive, e il comandante Verdugo aveva istituito quei giri di pattugliamento proprio allo scopo di tranquillizzare i cittadini e neutralizzare ogni potenziale rischio.

 

"Allora, Francisco... vedi qualcosa?" sussurrò uno dei soldati in uniforme rossa al compagno che camminava al suo fianco, tenendo la lanterna accesa e bene alzata. Una sciabolata di luce illuminò un vicoletto tra due edifici, ma il soldato non vide nulla di allarmante. Restò per qualche istante ad osservare, giusto per essere sicuro di non sbagliare... ma niente. Non c'era nulla fuori posto.

 

"No, qui è tutto regolare." sussurrò il soldato di nome Francisco. "Ti confesso che non mi sono mai piaciute queste ronde notturne. Di notte, questa città mi dà una certa inquietudine..."

"Non ti lamentare tanto, Francisco." rispose una soldatessa, vestita di una versione femminile della vistosa uniforme rossa dei suoi compagni. "Ci siamo pure offerti volontari per partecipare, e dobbiamo assicurarci che quei dannati insetti non costituiscano una minaccia per i nostri concittadini."

Il quarto membro del gruppo di soldati, un nano dall'aspetto massiccio con una lunga ma ben tenuta barba castana, guardò verso un altro vicoletto, e grazie alla sua visione notturna vide che in effetti c'era qualcosa che zampettava rapidamente tra alcune casse e cartoni abbandonati. Fece cenno ai suoi compagni di fare silenzio e alzò con prudenza la sua balestra, con un quadrello già incoccato.

 

Guardando con più attenzione, stringendo gli occhi appena un po' per concentrarsi su quello che gli sembrava di aver visto... e confermò che si trattava proprio di uno degli insetti giganti che minacciavano il villaggio: uno scarafaggio di dimensioni abnormi, grande come un cane da caccia, con lunghe antenne e un paio di grandi ali ripiegate sul dorso. Si aggirava furtivamente nel vicolo, in cerca di cibo... ed era abbastanza grande da costituire un pericolo per la gente di Pasiega.

Il nano prese bene la mira e fece partire il quadrello dalla sua balestra, trafiggendo la testa della blatta gigante con impressionante precisione. Il disgustoso insetto fremette e sussultò, poi crollò a terra agonizzante, e il nano gli si avvicinò rapidamente, estraendo un'ascia di foggia squisita da un fodero dietro la sua schiena. Con due colpi ben assestati, il nano finì il mostruoso scarafaggio e guardò con cupa soddisfazione il suo lavoro.

 

"Ben fatto, Graldos." disse il primo soldato, per poi dare una rapida occhiata al corpo ora immobile della mostruosa blatta. Era un animale davvero disgustoso, e i colpi d'ascia che lo avevano quasi spaccato a metà non lo facevano certo apparire più carino.  "Ugh... meglio non restare qui a guardare. Chi mi dà una mano a portare via questa cosa?"

"Ci penso io, Juliau." rispose prontamente la donna. Con una smorfia disgustata, i due soldati raccolsero i resti della blatta gigante e cominciarono a trasportarli verso un cesuglio vicino, in modo da seppellirli in un luogo che fosse lontano dagli occhi di tutti, mentre gli altri due restavano indietro e continuavano a guardare in giro.

 

"Una buona cosa che abbiamo i tuoi occhi, Graldos. Ottima mira." affermò Francisco. Il soldato si voltò di nuovo verso un altro gruppo di edifici, tra i quali riconobbe la bottega del fabbro. Era lì che erano stati quei due ragazzi del gruppo di agenti del comandante Verdugo... il mezzelfo e l'halfling. Erano riusciti a rimettere tutto a posto, ma il sospetto che il responsabile del vandalismo si sarebbe ripresentato c'era ancora. "Senti... che ne dici seandiamo a dare un'occhiata da quella parte? Giusto per essere sicuri che non ci siano problemi e che nessuno cerchi di entrare?"

"Mah. A me sembrava che quei due ragazzi avessero sigllato per bene porte e finestre." rispose il nano. "Comunque, va bene. Tanto vale dare un'occhiata. Nel peggiore dei casi, ci saremo comunque tolti una preoccupazione."

 

Francisco annuì, e i due soldati si avvicinarono lentamente alla bottega, piazzandosi accanto ad un muro per non farsi vedere da eventuali intrusi. Graldos guardò oltre l'angolo della bottega, e sulle prime non riuscì a vedere nulla di particolare... ma poco dopo, la sua visione notturna riuscì a cogliere tre figure insettoidi, ognuna di esse lunga non più di mezzo metro, che ricordavano una sorta di incrocio tra uno scarabeo e una lucciola. Avevano un corto tozzo, di forma quasi ovale, con il dorso protetto da un paio di robuste elitre, da sotto le quali spuntava un altro paio di ali, che permettevano a quegli strani insetti di tenersi in volo, anche se un po' goffamente. Un paio di ghiandole che emettevano una tenue luce naturale erano poste appena sotto la testa di ciascuno di quegli strani insetti, che si avvicinarono lentamente alla bottega, emettendo un cupo ronzio.

 

"Hm? E quelli cosa..." disse Francisco, gettando un'occhiata oltre l'angolo della bottega. Corrugò la fronte quando riconobbe quelle strane creature. "Scarabei di fuoco, vedo. Altri di quegli insetti infernali che popolano quest'isola... che ci fanno qui?"

"Non lo so, ma potrebbero essere un problema se si infiltrassero in città. Dobbiamo cercare di fermarli." affermò Graldos stringendo gli occhi. "Hey... sai qualcosa di queste bestiacce? Che so, se hanno qualche strana capacità o qualche difesa particolare?"

 

"A parte quella luce che emettono... e che comunque non viene usata per attaccare... no, nessuna capacità particolare. Tutto sta nel non farsi circondare e colpirli con precisione." rispose Francisco. "Allora, che ne dici? Usciamo e li prendiamo di sorpresa?"

Graldos annuì, e i due soldati restarono per un attimo fermi lì, aspettando che i loro due compagni si unissero a loro. Juliau e la sua compagna prepararono le balestre, presero la mira e fecero partire altri due quadrelli che infilzarono altrettanti scarabei di fuoco. I mostruosi coleotteri si schiantarono al suolo, agitando le ali e le zampe per qualche istante prima di immobilizzarsi, ma le loro ghiandole luminose continuarono ad emettere una flebile luminescenza. Allarmato dall'improvvisa morte dei suoi simili, il terzo scarabeo di fuoco si voltò... e una vocetta acuta lo richiamò con evidente stupore!

 

"Ah! Ci hanno visti!" esclamò una vocetta aspra che suonava come lo stridio di tante puntine di ferro sul marmo... e un istante dopo, una creatura umanoide, ancora più piccola degli scarabei e con le fattezze di un coleottero che cercava di imitare la forma umana, balzò via dal cornicione della finestra più vicina. Alla luce della lanterna e dello scarabeo, i quattro soldati di Estania si resero conto che la creaturina teneva tra le mani quello che per lei era un pesante martello da guerra, ma ai loro occhi appariva come poco più che un comune martello da lavoro. "Andiamocene via! Questo non è il momento di rischiare! E spegni quelle dannate luci!"

"Hey! Fermo tu! Dove credi di andare?" esclamò Francisco, per poi sparare un quadrello dalla sua balestra. Ma non aveva mirato bene, e lo scarabeo di fuoco superstite spense le sue ghiandole luminose appena in tempo, con il risultato che il colpo andò a vuoto.

 

"Hah! Mira scadente, grosso stupido!" esclamò il mostriciattolo, la cui voce era ora l'unico segno della sua presenza. "Ci avete fermato questa volta, ma non crediate di poterlo fare di nuovo! Andatevene da questa isola, o le conseguenze per voi saranno terribili!"

 

"Che cosa?" esclamò la donna, la mano che cercava già di raggiungere la spada. "Chi siete voi? Che cosa volete da noi?"

"Soltanto che ve ne andiate! Altrimenti ve ne pentirete!" rispose la creaturina mentre si dileguava nell'oscurità. La soldatessa cercò di inseguirla, ma la sua cavalcatura era troppo veloce, e la giovane decise che era meglio lasciar perdere e piuttosto dare un'occhiata alla finestra alla quale si trovava quello strano essere. I suoi compagni stavano già dando un'occhiata alla scena e ai corpi dei due scarabei di fuoco abbattuti... e Graldos, in particolare, stava notando qualcosa di davvero strano attorno alla finestra.

 

"Guardate qui... ho l'impressione che quel piccoletto stesse facendo qualcosa ai rinforzi e alle serrature della finestra." disse il nano, indicando i sigilli posti alle finestre. Qualcuno aveva cominciato a danneggiare i sigilli, con sorprendente precisione e abilità. E non c'era bisogno di molta fantasia per capire chi lo avesse fatto... ma restava la questione di come avesse fatto a lavorare con tale abilità, e soprattutto, il motivo dietro le sue azioni...

"Che cosa?" chiese Francisco, per poi esaminare con attenzione i sigilli danneggiati. In effetti, non sembrava possibile che un esserino così piccolo fosse in grado di infliggere tali danni con la semplice forza fisica. Ci doveva senza dubbio essere qualcosa sotto...

 

"Guardate qua che roba... con quel martelletto stava sgangherando i sigilli!" affermò il soldato, sfregandosi il pizzetto nero che gli copriva parzialmente il mento. "Ma come ha fatto? Sicuramente ha usato qualche magia... Inès, tu hai qualche idea di cosa possa essere?"

"Forse sì... ho sentito parlare di questo tipo di creature, quando ero piccola e vivevo nella casa di campagna dei miei nonni." disse la giovane donna, esaminando le serrature e vedendo come erano state piegate e compromesse. "Mia nonna mi diceva sempre di questi folletti maligni, i gremlin, che si divertono a rubacchiare, a guastare gli oggetti e a rovinare quello che le persone hanno costruito. Che sia uno di questi?"

 

"Un gremlin? Davvero?" chiese il nano, chiaramente un po' scettico. "E ci sarebbero dei gremlin in grado di controllare gli insetti? Come questi?" Diede un calcio al corpo di uno degli scarabei di fuoco, la cui bioluminescenza traballò ma non scomparve.

Inès alzò le spalle. "Beh, chi può dirlo? Ce ne sono di cose strane a questo mondo. Un gremlin in grado di controllare gli insetti non mi stupirebbe più di tanto." affermò. "Ma adesso... dobbiamo pensare ad un modo di riparare questi serramenti e fare in modo che quel nanerottolo malefico non provi più ad intrufolarsi qui. Poi, quando lo avremo catturato, potrà darci qualche informazione in più."

"Buona idea, ma come pensi di poter fare?" chiese Francisco. "Da quanto ho visto, non è una creatura tanto facile da catturare e da tenere lontano da quello che vuole vandalizzare."

 

Juliau alzò una mano per chiedere la parola. "Beh, se volete la mia... credo che sarebbe il caso di riforgiare i sigilli con ferro battuto a freddo. So che i folletti sono allergici a quel materiale." affermò infine. "Sicuramente, se si troverà davanti questo ostacolo, quel gremlin avrà un po' di difficoltà ad avvicinarsi... e una pattuglia ben nascosta potrebbe avvicinarsi furtivamente e metterlo in gabbia. Così avremo anche qualcosa da interrogare!"

"Ottima idea... anche se mi sembra un po' rischiosa." disse il nano. "Quando tornerà, avrà con sè un altro po' di queste malefiche lucciole troppo cresciute." Diede un calcio al corpo senza vita di uno scarabeo per dare un po' di enfasi alle sue parole. "Dovremo essere preparati anche noi."

 

"E lo saremo." lo assicurò Ines. "Per adesso, prendiamo con noi queste bestiacce e mostriamole al capitano Verdugo. Credo proprio che saprà cosa fare."

Francisco annuì. "E informiamo anche il signor Valente." affermò. "E' necessario che anche lui sappia cosa sta accadendo e si prepari a prevenirlo."

 

 

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"Attenti! Quella cosa è velocissima!" esclamò Draig, brandendo la sua lancia nel frenetico tentativo di trafiggere un mostruoso artropode simile ad un lunghissimo verme nero segmentato con dozzine di piccole zampe rosse, un paio di antenne incurvate e due affilatissime mandibole uncinate. La bestia aveva attaccato di sorpresa il gruppo, apparendo di colpo da una fitta macchia di fogliame e scattando verso Hipolito, che le era sembrato chiaramente la preda più facile a causa delle sue ridotte dimensioni. Per fortuna, l'halfling druido era riuscito a scansarsi all'ultimo momento e ad evitare il morso veleno della scolopendra gigante, che fece una rapida sterzata e si diresse verso un altro bersaglio - in questo caso, Serena.

La giovanissima warlock reagì con rapidità e si gettò di lato, ma anche così le mandibole affilate del mostro le strapparono un lembo di tessuto dai pantaloni. Serena atterrò con una capriola, e i suoi occhi si illuminarono di viola... e una frazione di secondo dopo, scagliò un raggio di energia violacea che colpì il millepiedi gigante ad un fianco. La bestia stridette di dolore ma rallentò soltanto un po', e muovendosi secondo una traiettoria del tutto imprevedibile, tornò verso Serena e la morse al polpaccio destro.

 

"Aaagh!" Serena emise un breve grido di dolore sentendo le mandibole acuminate che le entravano nelle carni, e quasi subito, la gamba sembrò perdere sensibilità e intorpidirsi. La ragazzina si ritirò saltellando sulla gamba sana, poi sferrò un colpo con la sua morningstar e colpì la scolopendra gigante ad un fianco. Ma il colpo venne per gran parte assorbito dalla robusta corazza che copriva il corpo della creatura vermiforme, che scattò rapidamente via e cercò di nuovo di aggredire Hipolito.

"Serena!" esclamò Pepa. Poi, vedendo che il millepiedi gigante cercava di aggredire Hipolito, afferrò stretta una spada dalla lama ricurva e si lanciò all'attacco, vibrando un colpo che raggiunse la bestia alla schiena, intrufolandosi con precisione tra due delle piastre di chitina nera che lo coprivano. Il mostruoso millepiedi si contorse e scaraventò via Pepa, che finì a terra in mezzo alla polvere, ferendosi lievemente il fianco su una roccia acuminata.

 

Ma la ranger era riuscita a far guadagnare un po' di tempo al resto del gruppo, e sia Damiàn che Hipolito furono rapidi nell'approfittarne.

"Chiedo aiuto a voi, Spiriti Primevi... che il verde trattenga il mio nemico e protegga i miei compagni!" Con queste parole, l'halfling druido alzò un braccio e invocò gli spiriti della natura... e dal terreno spuntarono di colpo delle liane che crebbero in un lampo e si avvinghiarono come serpenti attorno al corpo dell'artropode, in modo da bloccargli i movimenti. Il millepiedi gigante stridette rabbiosamente e cercò di liberarsi tagliando le liane con le sue mascelle uncinate, ma altre liane crescevano con rapidità incredibile dal terreno e si avvinghiavano attorno a lui.

"Ottimo lavoro, Hipolito! Ora tocca a me... Missile Magico!" esclamò il mezzelfo, per poi puntare la mano destra contro il millepiedi prima che questo potesse liberarsi. Due strali di luce argentata scaturì dal palmo dell'arcanista e sfrecciarono verso  la scolopendra gigante, colpendola senza possibilità di errore e facendola contorcere con furia sempre maggiore! Le antenne della bestia frustarono rabbiosamente l'aria, e finalmente la scolopendra gigante riuscì a liberarsi e si scagliò contro Damiàn, decisa a divorarlo.

 

"Dietro di me, signor Damiàn!" Con uno scatto deciso, Albion si piazzò davanti al suo compagno meno prestante e sferrò un micidiale colpo con la sua alabarda, in modo da tenerlo lontano. Stridendo, il mostruoso artropode si tirò indietro e tentò di colpire Albion con un morso vorace, ma le sue mandibole stridettero sul pettorale in acciaio del dragonide argentato senza fargli nulla. Il paladino colpì la creatura alla testa con il manico dell'alabarda, in modo da allontanarlo e poter usare meglio la sua alabarda, ma la bestia si riprese rapidamente e sferrò un altro morso, questa volta infilandosi con maestria tra due pezzi della sua armatura, affondandogli le mascelle poco sopra il gomito destro.

 

Albion grugnì per il dolore e si allontanò di un po', cercando di scuotere il braccio ferito per mandare via la sensazione di formicolio che si stava diffondendo lungo tutto l'arto.

 

"Non muovere il braccio!" esclamò Pepa, rialzandosi di scatto per affrontare il mostruoso millepiedi. "Così facendo, il veleno si diffonderebbe più rapidamente!"

"Intanto facciamo fuori questa bestiaccia!" ribattè Draig. Si piazzò a fianco del suo amico, in modo da fargli guadagnare un po' di tempo e permettergli di medicarsi la ferita... poi, prima che il mostruoso millepiedi potesse scagliarsi di nuovo all'attacco, Draig lanciò un possente ruggito e balzò letteralmente all'attacco, brandendo la sua lancia. Un affondo poderoso mancò di poco l'agilissimo millepiedi, che reagì con una rapida torsione del corpo e centrando in pieno il possente dragonide barbaro con tutto il suo peso.

 

"Draig!" esclamò Albion. Strinse i denti per cercare di ignorare quanto più possibile il veleno che gli scorreva nel braccio e afferrò l'alabarda con entrambe le mani, mentre Serena e Damiàn tentavano un attacco a distanza. Zoppicando per la gamba intorpidita, Serena scagliò un altro raggio di energia oscura, e Damiàn fece partire da un dito un piccolo raggio di energia congelante - entrambi gli attacchi colpirono in pieno la scolopendra gigante e la fecero rallentare un po', permettendo al resto del gruppo di sferrare un attacco decisivo.

 

"Okay, adesso!" esclamò Albion, per poi lanciarsi all'attacco assieme a Draig. Il dragonide rosso lanciò un potente ruggito e i suoi occhi si illuminarono per una frazione di secondo mentre sferrava un poderoso affondo che colpì il ventre relativamente scoperto del gigantesco millepiedi. Con uno stridio agghiacciante, il mostruoso artropode cercò di ritirarsi, ma Pepa gli fu addosso un istante dopo e lo colpì alla schiena con un fendente che si infilò tra le piastre chitinose della sua armatura. Albion non dovette fare altro che sferrare un colpo decisivo, superando la difesa del millepiedi e trafiggendogli la gola - o almeno, l'equivalente della gola. Il millepiedi gigante venne scosso da un violento fremito, e le sue innumerevoli zampe si agitarono convulsamente mentre la creatura si abbatteva al suolo. Si agitò ancora per qualche istante, e infine si immobilizzò per sempre.

 

Il gruppo di avventurieri restò a prendere fiato ancora per un po', e finalmente Albion si rilassò e diede un'occhiata al corpo del millepiedi gigante. Ad una prima occhiata, doveva essere lungo almeno cinque metri, grosso come il tronco di un albero, coperto di piastre chitinose nere robuste come una corazza d'acciaio... e con quel mostruoso paio di mandibole dalle quali gocciolava ancora un liquido semitrasparente dall'aspetto sinistro, chiaramente una sostanza velenosa che era responsabile del malessere che lui e Serena provavano in quel momento. La warlock si avvicinò, saltellando sulla gamba sana, e si appoggiò ad un tronco vicino, mentre Hipolito si avvicinava per controllare se lei ed Albion stessero bene.

 

"Quindi... questo è solo un esempio degli insetti giganti che vivono in quest'isola..." affermò il paladino, massaggiandosi il braccio intorpidito. Era una sensazione sgradevole - come se il braccio pesasse improvvisamente molto di più, e avesse perso sensibilità. "Ugh... in effetti è preoccupante. Se qualcuno di questi mostri arrivasse a Pasiega sarebbe un pericolo per tutti i suoi abitanti."

"Un millepiedi, tecnicamente, non è un insetto... ma lasciamo perdere, non è questo il punto." affermò Hipolito. L'halfling druido si chinò accanto al corpo senza vita del millepiedi gigante e afferrò attentamente una delle sue mandibole uncinate, poi piazzò una fialetta trasparente sotto la punta e strizzò per far uscire un po' di veleno. "Piuttosto, è meglio se voi due vi fate curare quei morsi. So che il veleno di un millepiedi gigante non è esattamente letale, almeno non per un umanoide medio in buona salute, ma può provocare una paralisi temporanea, che è esattamente l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno."

 

"Hai ragione. Meglio che ci fermiamo, almeno per adesso." disse Serena con un sospiro. "Non credo che riuscirei ad andare molto lontano in ogni caso, con la gamba in queste condizioni."

"Se non altro, adesso sappiamo cosa ci aspetta più avanti." affermò Pepa, pulendo la sua arma dai fluidi corporei (si chiese distrattamente se gli artropodi avessero il sangue o che altro) del millepiedi. Osservò Hipolito che finiva di estrarre il veleno rimasto dalle fauci del mostro, e poi consegnava la fialetta piena a metà a Damiàn. "Hm? E adesso che stai combinando?"

"Il veleno di questa creatura ci può servire. Damiàn, tu hai il suo kit alchemico, giusto?" rispose prontamente Hipolito mentre consegnava la fialetta al mezzelfo mago. Quest'ultimo fece un cenno affermativo con la testa, e si tolse lo zaino dalle spalle per poi iniziare a cercare al suo interno. Facendo dare una mano da Draig, Albion si sedette vicino ad una roccia e si scoprì il punto in cui era stato morso dalla scolopendra gigante. La ferita aveva assunto un aspetto piuttosto grottesco, i bordi sfumati di un malato colore bluastro mentre del sangue denso di colore rosso cupo colava lentamente da essi. Il veleno paralizzante del millepiedi gigante stava facendo effetto su di lui.

 

"Okay, signori... restate calmi e lasciate fare a me. Se non vi muovete troppo, entrerà in circolazione una quantità minore di veleno." Hipolito esortò i suoi due compagni, poi si avvicinò a loro e tirò fuori un coltellino dalla lama lunga come il mignolo di un uomo. Con quella lama, fece una piccola incisione sul braccio di Albion, e poi sulla gamba di Serena, in modo tale che il sanguinamento facesse evacuare un po' di veleno dai loro corpi. La ragazzina fece una piccola smorfia quando sentì la lama aprirle la pelle, ma non emise un suono.

Draig e Damiàn si prodigarono immediatamente per far stare comodi i loro amici, e anche Pepa si stava avvicinando per aiutare... ma il mago mezzelfo le fece cenno di aspettare. "Signorina Pepa...  non vorrei sembrarle importuno, ma non credo che ci sarà bisogno di tutto il gruppo per medicare i nostri amici. Credo, anzi, che questa potrebbe essere una buona occasione, per quanto non prevista, di dare un'occhiata alla strada che ci attende... e soprattutto, cercare di fare delle congetture specifiche ed affidabili su questi insetti giganti. In particolare, da dove vengono, e se sono animali privi di discernimento, o se invece vengono in qualche modo creati ed aizzati contro di noi."

 

"Credo di aver capito." affermò la rossa, per poi dare una rapida occhiata al suo arco e controllare la sua faretra. Se ci fosse stato qualche agguato, voleva essere sicura che le frecce le sarebbero bastate a guadagnare un po' di tempo e scappare. "Va bene. Andrò in avanscoperta e cercherò di portarvi quante più notizie possibile. Fino ad allora... prendetevi cura di Albion e Serena!"

"Aspetta, Pepa. Vengo anch'io con te." rispose prontamente Draig, per poi voltarsi verso Albion. "Vado con lei, ragazzi. Non posso lasciarla andare da sola. Non vorrei mai che si imbattesse in qualche pericolo."

"Beh... apprezzo la premura. Anche se sono convinta di potercela fare da sola." rispose Pepa con un cenno affermativo. "Va bene, Draig... andiamo? Cercheremo di tornare prima che cali la sera."

 

Serena strizzò un occhio in segno di intesa. "D'accordo, Pepa." disse, per poi darsi un'occhiata alla gamba, nel punto in cui Hipolito aveva inciso la ferita per far scorrere via un po' di sangue. Il druido halfling fece una fasciatura poco sopra la ferita e strinse in modo da rallentare il flusso sanguigno senza impedirlo del tutto, mentre Damiàn cominciava a dispiegare davanti a sè, appoggiandolo sul terreno, quello che sembrava essere un laboratorio alchemico portatile. "Hm... mi raccomando, Draig... state attenti, tutti e due!"

 

"Mi spiace lasciare a te queste incombenze, Draig." disse Albion. "Mi raccomando, non fate imprudenze, voi due... e cercate di tornare sani e salvi!"

"Potete stare tranquilli." rispose la ranger dai capelli rossi con un sorriso appena accennato. "Saremo di ritorno prima di quanto immaginiate... e per allora, spero che vi ritroveremo in forma."

Damian alzò giusto un attimo lo sguardo dal suo laboratorio portatile, sul quale aveva appoggiato la fialetta riempita con il veleno del millepiedi ormai morto. Draig, da parte sua, pensò che fosse meglio disfarsi di quell'ingombrante corpo quanto prima, e cominciò a trascinarlo via. Raggiunse una radura non molto lontana, e nascose il corpo del gigantesco millepiedi in un cespuglio dalle foglie larghe, poi tornò rapidamente dal gruppo. Sentì un ticchettio inquietante provenire da dietro di lui un attimo dopo, e con la coda dell'occhio vide che alcune formiche gigantesche stavano già zampettando verso il cespuglio. Il dragonide rosso represse un brivido e si affrettò a ritornare dal suo gruppo, chiedendosi quanta parte dell'isola fosse stata invasa da quelle bestiacce, e da dove diavolo venissero.

 

"Una cosa è certa, se questi insetti giganti si avvicinano a Pasiega, siamo tutti nei guai. Dobbiamo fermarli in qualche modo... o almeno, far guadagnare tempo ai nostri affinchè possano costuire delle difese efficaci." disse tra sè Draig. Con rapidità e furtività, in modo da non attirare l'attenzione delle formiche, scivolò nuovamente nel sentiero che aveva preso e cercò di raggiungere Pepa il prima possibile.   

 

 

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Due ore dopo...

 

Pepa scivolò furtivamente tra i rami di un grande arbusto dalle foglie lunghe e strette, che al suo occhio esperto ricordava molto un enorme cespuglio di oleandro dai vivaci fiori bianchi e rossi. In quel momento, la cosa che stava occupando più di tutte la sua mente era ciò che aveva sentito da Draig riguardo le formiche giganti... e soprattutto, l'incontro con altri due di quei terrificanti insetti giganti, non più di mezz'ora prima. Mentre Pepa e Draig cercavano tracce, erano stati aggrediti da due giganteschi scarabei dalle mandibole ramificate, e avevano dovuto difendersi con tutte le loro forze per non diventare loro prede. Per fortuna, era bastato abbattere uno dei due coleotteri predatori affinchè l'altro se la desse a gambe.

 

I due esploratori erano riusciti a trovare qualcosa di interessante: ad un certo punto, la foresta aveva cominciato a diradarsi, e avevano visto alcune chiare tracce che quel sentiero era stato usato da qualcuno: la strada era spianata, e si vedevano delle impronte che proseguivano verso un ingresso nella macchia. Impronte che certo non appartenevano ad esseri umani: erano troppo sottili, e ricordavano piuttosto dei solchi nelle parti più molli del terreno. Mentre altre tracce avevano un aspetto più simile a quello dei piedi di un umano, ma erano davvero troppo piccole per appartenere ad un uomo, o anche soltanto ad un bambino.

 

I due esploratori avevano subito capito che c'era qualcosa che non andava, e su suggerimento di Pepa, si erano nascosti, ognuno in una postazione diversa, e avevano atteso, nella speranza che chiunque avesse lasciato quelle impronte ripercorresse il sentiero. Pepa aveva il presentimento che di qualunque cosa si trattasse, poteva in qualche modo spiegare l'apparizione di tutti quei giganteschi insetti...

 

Era già passato diverso tempo da quando lei e Draig avevano preso posizione, e ancora non era successo niente di strano. Entrambi erano ancora ai lro posti, mimetizzati come meglio potevano e in silenzio. Draig doveva ammettere che la mancanza di azione lo snervava un po'... ma non aveva nessuna intenzione di mandare tutto all'aria a causa del suo carattere impulsivo. Gettò solo una rapida occhiata all'arbusto dalla parte opposta del sentiero, per controllare che Pepa fosse ancora nella sua posizione. Il suo sguardo acuto colse la parte superiore dell'arco della sua compagna, a conferma che era tutto ancora in ordine.

 

Draig si acquattò nuovamente nel suo nascondiglio e prese un bel respiro, per poi tenere d'occhio il sentiero e tenersi pronto ad una lunga sorveglianza. Per diverso tempo, non accadde nulla, e mentre passavano le ore e il sole cominciava a scendere, il dragonide rosso cominciò a pensare che forse era il momento giusto per tornare indietro e fare rapporto di quello che avevano trovato. Ma mentre si apprestava ad uscire dal suo nascondiglio e raggiungere Pepa, Draig si accorse di un movimento lontano che proveniva dalle profondità della giungla nella quale il sentiero battuto si addentrava, e si affrettò a nascondersi di nuovo. Agguantò saldamente la sua lancia e si preparò mentalmente nel caso ci fosse stato bisogno di combattere... poi gettò nuovamente un'occhiata al sentiero, per vedere di cosa si trattava. Sulle prime, vide soltanto delle figure minacciose che avanzavano lentamente ma con convinzione... ma poco dopo, dal passaggio cominciò a profilarsi un altro di quei mostruosi insetti! Un ticchettio infernale accompagnava ogni passo della creatura, che uscì dalla giungla un attimo dopo per rivelarsi per quello che era...

 

Pepa sgranò gli occhi e afferrò strettamente il suo arco in un moto di spavento. La creatura era uno scorpione di dimensioni abnormi, lungo almeno tre metri dalla testa alla punta della sua coda uncinata, con un paio di robuste chele che sembravano capaci di tagliare i rami di un albero con mostruosa facilità! Il suo corpo era coperto da un robusto esoscheletro di chitina grigio-marrone, e diverse paia di occhi osservavano il mondo circostante alla ricerca di prede, vicino a due corte ma potenti mandibole. La bestia si muoveva con passo lento ma costante su cinque paia di zampe segmentate... e quando si avvicinò, passando vicino ai loro nascondigli, i due esploratori riuscirono a vedere che c'era qualcuno che lo cavalcava! Una strana sella era stata montata sulla schiena dello scorpione gigante, assicurata al cefalotorace del mostruoso aracnide con delle robuste cinghie di cuoio rinforzato... e su di essa era montata una piccola creatura alta meno di un metro, vestita di grigio, con la pelle azzurrina e verrucosa, e una testa esageratamente grande rispetto al resto del corpo! Altre due di quelle strane creature sedevano su due sedili più piccoli, montati ed assicurati poco dietro rispetto alla sella, e stavano dicendo qualcosa con voce acuta e stridente... in una lingua dall'accento brusco che nessuno dei due conosceva. Tuttavia, entrambi loro sapevano che tipo di creature erano quelle...

 

Gnefri - folletti maligni discendenti di creature provenienti dalla Selva Fatata, la dimensione parallela nella quale dimoravano gli esseri del reame delle fate. Pepa aveva sentito parlare di quel tipo di creature quando era ancora un'iniziata dell'ordine dei ranger - e sapeva, in particolare, che quelle vili creaturine erano in grado di formare un legame empatico con ragni, scorpioni, millepiedi e artropodi di quel tipo. E adesso, ne aveva la prova davanti ai suoi occhi: tre gnefri stavano percorrendo quella stradina, a cavallo di un gigantesco scorpione che uno di loro conduceva con delle strane briglie che cingevano le chele e la testa dell'artropode. Bastava che la creaturina tirasse un po' in una direzione o nell'altra per fargli cambiare direzione...

 

Scioccata, la ranger dai capelli rossi tenne ancora più stretto il suo arco e gettò uno sguardo allo scorpione gigante, forse cercando un punto debole nel caso ci fosse stato bisogno di combattere. Sperava davvero che non si dovessearrivare a questo... non era sicura di poter affrontare una bestia simile in un combattimento singolo, a meno di non scagliare una freccia ben piazzata in un punto vitale. Sperò soltanto che Draig avesse il buon senso di non lanciarsi all'attacco...

 

Per fortuna, il dragonide rosso restò al suo posto mentre lo scorpione gigante e i tre gnefri passavano oltre, e il ticchettio inquietante cominciò ad affievolirsi man mano che la bestia si allontanava e usciva dal campo visivo dei due esploratori. Quando finalmente la creatura fu scomparsa, Pepa si azzardò ad uscire dal suo nascondiglio e gettò uno sguardo attento al luogo da cui era provenuta...

Ma per fortuna, non sembrava esserci nient'altro in arrivo dai meandri della giungla. Pepa tirò un sospiro di sollievo e si avvicinò all'arbusto dietro il quale Draig si era nascosto. Un istante dopo, il dragonide barbaro si alzò e si sgranchì le ginocchia, guardando Pepa dritta negli occhi.

 

"Quelli erano... goblin, o cose del genere?" chiese Draig. "Ci assomigliavano molto, ma non mi sono sembrati esattamente la stessa cosa!"

"Gnefri, Draig. Quelli sono gnefri. Folletti in grado di parlare con gli insetti e con altre creature simili, e che li usano per i loro scopi." spiegò Pepa. "Non mi aspettavo che ci fossero loro dietro la piaga degli insetti giganti, in ogni caso. Forse stanno eseguendo gli ordini di qualcun altro?"

Draig scosse la testa. "La cosa non mi stupirebbe... ma non abbiamo abbastanza elementi per dirlo." affermò. "Detto questo... ora sappiamo da dove vengono. Che dici, credi che sia il caso di tornare al campo base e avvertire Albion e gli altri di quello che abbiamo visto?"

 

"Sì, credo che ormai siano anche già in pensiero per noi." affermò la rossa. "Spero sinceramente che il paladino Albion e Serena stiano bene. Li abbiamo lasciati lì con Damiàn e quel ridicolo halfling... non vorrei che gli fosse successo qualcosa."

"Stia tranquilla, signorina Pepa. Possiamo fidarci di Damiàn ed Hipolito... mi sembra strano che lei abbia qualche dubbio, anche considerando che ha fatto il viaggio di andata con Damiàn." affermò il dragonide, controllando che il suo equipaggiamento fosse a posto.

 

"Non... non è certo di Damiàn che mi preoccupo..." rispose la giovane donna. Draig notò che Pepa si era incupita all'improvviso, cosa che in effetti lui si aspettava, considerando i pregiudizi che la ranger sembrava avere verso gli halfling. "Siamo... siamo sicuri che sarà una buona idea lasciare che Hipolito collabori con Damiàn?"

Mentre i due esploratori cominciavano a riprendere la strada del ritorno, Draig alzò gli occhi al cielo, provando una vaga irritazione per quello che Pepa stava insinuando. "Certo che è una buona idea! Hanno pur lavorato assieme alle indagini su quegli strani atti vandalici... e Hipolito si è sempre dimostrato abile ed affidabile! Non capisco perchè all'improvviso lei cominci anche a dubitare di lui!"

 

Pepa si mise una mano davanti alla bocca, comprendendo il suo errore. "Mi... mi dispiace, io... ho aperto la bocca senza pensare. Mi dispiace." affermò, sinceramente dispiaciuta per l'ingiustizia delle sue parole. "Mi... mi basti dire che... ho dei motivi personali per quello che ho detto. E mi rendo conto che non hanno posto qui, ma... allo stesso tempo, ho le mie ragioni per essere convinta di tutto questo."

Draig corrugò leggermente la fronte, mentre con la coda dell'occhio si guardava attorno per assicurarsi che non ci fosse qualche altro insetto gigante o qualche gnefro nascosto lì attorno. Non dubitava che Pepa avesse i suoi motivi per la sua diffidenza - o forse era meglio dire, vera e propria animosità - nei confronti degli halfling. Ma per quanto lo riguardava, non faceva molta differenza. Nella situazione in cui si trovavano, non potevano certo permettersi di essere disuniti a causa di qualche pregiudizio.

 

"Posso... capire che qualcuno potrebbe avere delle riserve. Per un motivo o per l'altro..." affermò infine Draig. "Ma in questo momento, dobbiamo metterle da parte e pensare ai nostri compagni e alla nostra città. Ora forza, torniamo indietro. Albion e gli altri ci staranno aspettando..."

Pepa fece un cenno con la testa, ma nella sua mente ripresero ad affiorare i ricordi della sua adolescenza, e di come tutto quello che conosceva fosse andato in fumo in poche ore, soltanto a causa di un incontro sbagliato, in quella cupa notte d'inverno...

 

Che stupidaggine. Da un punto di vista razionale, avrebbe dovuto rendersi conto che Hipolito non era come loro. Ma ogni volta che ripensava agli halfling, la ritornava in mente quella scena terribile, dalla quale ancora non riusciva a liberarsi. Forse, si disse, avrebbe dovuto chiedere al comandante Verdugo di essere assegnata a qualche altro incarico. Ma a quel punto era inutile starci a pensare. Ormai era nel bel mezzo di questo incarico, e dovevano portarlo a termine, a prescindere dalle loro preferenze. E comunque, cercare di sfuggire a quei maledetti insetti giganti era già un problema che avrebbe richiesto la maggior parte delle loro forze. Pepa sperò tra sè che, qualunque cosa li aspettasse in quel nascondiglio nella foresta tropicale, non fosse troppo peggio di quegli gnefri e quello scorpione gigante.

 

"Sto arrivando, Draig..." disse stancamente Pepa, tenendo sempre stretto il suo arco come a volersi rassicurare. "Scusa, adesso arrivo. E speriamo che i nostri amici stiano bene."

"Non ti preoccupare. Albion non è tipo da farsi mettere nel sacco così facilmente." rispose Draig con un mezzo sorriso. "E poi, ci sono Serena e gli altri con lui. Sono sicuro che stanno bene e ci stanno aspettando. Quindi, non facciamoli aspettare oltre, okay?"

Pepa alzò le spalle e fece un sorriso un po' forzato. "Giusto. Andiamo pure..."

 

                     

 

oooooooooo

 

 

CONTINUA...

 

  
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