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Autore: eddiefrancesco    09/03/2022    1 recensioni
L'umore di Christopher Marchnet è cupo come le nuvole nere che sovrastano la sua residenza.
Eppure quando un lampo illumina una damigella in difficoltà, lui si comporta da gentiluomo.
Per Kit comincia così un eccitante avventura insieme alla misteriosa Hero Ingram, alla ricerca di un libro scomparso da oltre un secolo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mentre esaminava con metodo gli scaffali alla ricerca del Mallory, Hero continuò a essere consapevole della presenza di Kit Marchant: una consolazione, certo, ma anche un pericolo molto più grave di una schiera di ospiti ubriachi e mascherati. Kit tenne d'occhio le lancette dell'orologio dorato, non sapendo fino a che ora sarebbe andata avanti la festa. Di solito i balli si concludevano solo alle prime luci del mattino, ma lui non aveva il minimo desiderio di farsi scoprire in biblioteca dopo che tutti gli altri ospiti erano ripartiti o andati a dormire. Era stanco di quella ricerca che si stava rivelando infruttuosa, inoltre non vedeva l'ora di togliersi il costume. Cominciava ad avere la sensazione che il sangue non circolasse più in certe parti che, un giorno, avrebbe potuto volere perfettamente funzionanti... Respinse quel pensiero e tutto ciò che comportava per concentrarsi sul modo più sicuro di portare via Hero da Cheswick. «Il libro di Mallory che si trovava a Oakfield era stato camuffato con una copertina diversa, per questo la sua presenza era stata ignorata tanto a lungo» le spiegò, sperando in quel modo di porre fine alle ricerche. Ma, come ormai avrebbe dovuto sapere, Hero non desisteva. «Non abbiamo alcuna prova che Martin Cheswick abbia adottato lo stesso stratagemma.» Forse perché ci manca almeno la metà delle istruzioni che aveva ricevuto, pensò Kit, ma non disse nulla. Anche se il libro fosse stato lì, cosa di cui dubitava, avrebbero dovuto estrarre dagli scaffali ogni singolo volume ed esaminarlo per cercare di capire se fosse il testo in questione. E un tale compito avrebbe richiesto ben più di qualche ora. Ciononostante, Kit passò la mano sul dorso dei libri, alla ricerca di qualsiasi dettaglio insolito, mentre l'orologio scandiva lo scorrere del tempo. A parte il suo ticchettio, l'unico altro rumore nella stanza era il crepitio delle fiamme. Per questo sussultarono entrambi quando un altro suono ruppe il silenzio. Kit guardò la porta, dove la sedia reggeva nonostante venisse scossa con forza dall'esterno. Hero lo stava fissando, accucciata davanti a uno scaffale in fondo alla biblioteca. Così non sarebbero mai riusciti a farsi passare per innamorati! Kit corse verso il divano, invitandola a gesti a raggiungerlo. Senza la minima esitazione, la fece adagiare sui cuscini e si chino' su di lei, lo sguardo fisso sulla porta. Chiunque avesse cercato di entrare aveva anche desistito subito, perché non si udiva più alcun rumore. Kit rimase ad aspettare, l'orecchio teso. Niente. Forse qualche altro ospite, in cerca di un luogo per un incontro galante, aveva capito che la biblioteca era già occupata e aveva tirato diritto. Kit trasse un sospiro di sollievo e girò la testa per guardare la sua compagna. Hero si era tolta la maschera. Se avesse visto il proprio sollievo riflesso nei suoi lineamenti, lui si sarebbe alzato in piedi e avrebbe ripreso le ricerche. Invece, alla luce della candela, il viso delizioso della giovane era luminoso, proprio come la prima volta che l'aveva vista, simile a un faro nell'oscurità. Il cappuccio della sua cappa di raso era gettato indietro e alcune ciocche bionde sfuggite all'acconciatura catturavano la luce. Scomparsa l'espressione solitamente distaccata, aveva le palpebre pesanti, le labbra socchiuse e le guance arrossate. D'un tratto Kit si rese conto che era chino su di lei, il petto che sfiorava i suoi seni, la bocca a un soffio dalla sua. Senza concedersi il tempo di riflettere su ciò che stava per fare, abbassò la testa e le sfiorò le labbra con le proprie, assaporando, esplorando, godendo della loro morbidezza. Udì il mormorio di sorpresa e di piacere di Hero e sorrise. Per un lungo istante condivisero una perfetta sintonia, gustando la delizia di quella scoperta e il calore sublime che scaturiva dai loro corpi. Nonostante la vertigine, Kit comprese che una tempesta di fuoco sarebbe potuta scoppiare da un momento all'altro e si tirò indietro. Le mise una mano sul collo e passò il pollice sul contorno della guancia morbida, stuzzicandole l'angolo della bocca fino a quando Hero la dischiuse. Con le palpebre abbassate, la sua compagna gli appariva stranamente vulnerabile e un'emozione sconosciuta gli dilago' nel petto. Si chino' di nuovo e la bacio' , stavolta più profondamente, come se volesse assorbirla dentro di sé. Stavolta non ci furono sospiri di piacere, solo i rintocchi della mezzanotte scanditi dall'orologio sulla mensola del caminetto. Come la Cenerentola della favola, a quel suono Hero si trasformò. Nessun oggetto della biblioteca si tramuto' in zucca, ma la donna calda e ricettiva che lui teneva fra le braccia si sollevò di scatto, battendo la testa contro la sua nella fretta di liberarsi dell'abbraccio. Kit si rialzo' a sua volta strofinandosi la fronte. «State bene?» le chiese. Hero si stava di nuovo dedicando ai libri, la maschera e il domino perfettamente in ordine. Le mani che tremavano erano l'unico indizio di nervosismo per ciò che era accaduto tra di loro. A lui ci volle più tempo per riprendere il domino di sé, ma non per rendersi conto delle implicazioni del proprio comportamento. Si alzò in piedi e riprese la ricerca, maledicendosi. Quante volte erano stati insieme, da soli, separati soltanto dalla freddezza di lei e dalla propria capacità di autocontrollo? Ma quando il distacco di Hero aveva vacillato, l'autocontrollo di Kit era svanito e non poteva biasimare altri che se stesso. Era o non era un gentiluomo? «Mmh, molto interessante.» Kit si voltò di scatto. Guardò Hero: anche lei si era irrigidita. Un'occhiata alla porta gli disse che era chiusa come prima, con la sedia a barricarla. Socchiuse gli occhi ed esamino' la stanza. Finalmente, in un angolo buio intravide una sagoma. Qualcuno era stato là per tutto il tempo senza che loro se ne accorgessero? «Bloccate pure la porta della mia biblioteca per impedirmi l'accesso. Quello che non sapete e che io conosco più di un modo per entrare in ciascuna stanza del mio castello.» La figura avanzò nella sala. Un pannello ornamentale si richiuse con uno scatto alle sue spalle, indicando il passaggio segreto. Kit provò un fugace sollievo al pensiero che l'uomo fosse appena entrato, ma la sua compagna era terribilmente intempestiva e le parole del padrone di casa lo costrinsero a ragionare febbrilmente. «Milord» disse con un inchino. «Potete chiamarmi Vostra Maestà, poiché almeno per questa sera sono Re Enrico» dichiarò il Conte di Cheswick con un regale cenno del capo. Indossava un'enorme tunica porpora bordata di pelliccia, portava in testa una corona, presumibilmente non di oro massiccio, e lo osservava con sospetto. «E voi chi sareste?» «Sono un semplice domino, Vostra Maestà» disse Hero con voce profonda. «E lui è Arlecchino.» Il conte scoppiò a ridere mentre si spostava verso la luce. «Mia cara fanciulla, vi assicuro che so distinguere tra un uomo e una donna» ribatte', agitando lo scettro che teneva in mano intanto che li osservava attentamente. «Una coppia davvero deliziosa, devo riconoscerlo.» «Siamo fratelli.» «Siamo sposati.» Hero e Kit avevano parlato simultaneamente e non c'era modo di correggersi, soprattutto davanti all'espressione divertita del Conte. Almeno non aveva chiamato a gran voce un paio di valletti robusti per farli sbattere fuori di peso da casa sua. «Molto interessante» ripeté sottovoce il conte. Si avvicinò ancora di più e sollevò il monocolo per esaminare Kit dalla testa ai piedi. Quando il suo sguardo insistette sulla stella rossa che sembrava collocata di proposito per attirare l'attenzione su una certa parte del corpo, Kit corrugo' la fronte. Il Conte lasciò ricadere la lente e sbuffo'. «Viene da domandarsi come mai un uomo che non sembra smanioso di richiamare l'attenzione indossi un costume come questo.» «È colpa mia» intervenne Hero. «L'ho scelto senza rendermi conto che sarebbe stato troppo piccolo per lui.»
   
 
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