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Autore: Quella Della Pasta    09/03/2022    0 recensioni
[Un Professore]
«Be'? Che c'è? A te possono piace' gli uomini, ma a me non può piace' ballare?»
Simone rotea gli occhi. «Non ricominciare…»
«Appunto. Non rompere il cazzo, e balla 'sta merda con me.»
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Simone, Manuel e la tradizionale festa di fine anno scolastico.
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Partecipa al COW-T col prompt (terza settimana): Missione 2 (canzoni spazio-tempo) - 07. Green Day - Good Riddance (Time Of Your Life).



 

So make the best of this test, and don't ask why

It's not a question, but a lesson learned in time

Il ballo di fine anno, se andate a chiederlo a Manuel Ferro – ammesso e non concesso che si tratti del suo vero cognome, e non di una scusa per levarsi di torno domande scomode e scocciatori vari ed eventuali – e Simone Balestra – il cui cognome è, purtroppo per lui, veritiero e, altrettanto purtroppo, portatore di una fama paterna alquanto sgradita – è una gigantesca, colossale e solenne minchiata.

Ma le ragazze ci tenevano e, oh, quando una ragazza tiene a qualcosa, son dolori per chi gliela leva dalle grinfie rigorosamente laccate. Citofonare a Chicca per ulteriori spiegazioni.

E dunque, ballo di fine anno fu. Senza vestiti eleganti, fiori all'occhiello e palla stroboscopica in palestra. Siamo pur sempre in Italia, baby , e in una scuola pubblica italiana, di qualunque livello, persino la carta igienica vale oro. Un set di casse e amplificatori rimediato in chissà quale garage, beveraggi in quantità e una playlist che non comprendesse nessuna canzone di Sanremo dalla fondazione all'età contemporanea – ecco la ricetta per un buon ballo scolastico tutto all'italiana. Pure con quella hit di Gigi D'Alessio che immancabilmente sfuggiva al deejay, ma andiamo, chi è che non si sgola su le domeniche di agosto quanta neve che farà.

Non Simone, aiutato con tutta probabilità dalla birretta appena tracannata. O dalla scarica di adrenalina e ottimismo per essere riuscito a trascinare Manuel lì con lui.

Ma quando attacca un lento, Simone scatta dritto verso la prima parete disponibile dove far tappezzeria. Manco si trattasse di segnare una meta.

…se solo qualcuno non lo tirasse per un braccio. «Balliamo, dai.»

«Come?» Simone per poco non strabuzza gli occhi.

Manuel, al contrario, è calmissimo. Fin troppo, per essere al centro della pista e con un ragazzo tra le braccia. E circondato da compagni e compagne di classe. «Be'? Che c'è? A te possono piace' gli uomini, ma a me non può piace' ballare?»

Simone rotea gli occhi. «Non ricominciare…»

«Appunto. Non rompere il cazzo, e balla 'sta merda con me.»
 

So take the photographs, and still frames in your mind

Hang it on a shelf in good health and good time


Simone riderebbe, pure. Cos'è, uno scherzo? O una prova di coraggio, tipo rubare gli occhiali del preside?

E invece, Manuel sembra serio. Cioè, no: in realtà, sembra più…rilassato. Con le sue braccia attorno, a dondolare su un lento ripescato da chissà dove. No, peggio, una canzone di Ed Sheeran. Che dovrebbe essere bandito a vita dalle playlist dei balli scolastici. Certo, sempre meglio di un italiano è…

«Be’, dovevo aspettarmelo.»

«In che senso?»

«Che non t’ha spaventato darmi una pistola con cui avevi appena tentato di fare un’estorsione…ballare con un frocio in mezzo alla palestra di un liceo non dev’essere niente, per te.»

Manuel fa schioccare la lingua, palesemente infastidito. «Non ricominciare, mò. Tu.»

Simone sa che non se l’è presa. Sono passati anni, ormai, da quell’incidente di percorso. E da tutti quelli che ne erano seguiti.

Sono lì, insieme, adesso. Non era forse la prova che dimostrava il contrario? Che erano riuscito a mettere un ponte…a farla funzionare, perfino?

Finché non è Simone stesso a sbuffare. «Senti, mi sta a venì il mal di testa. Mò vomito pure, mi sa.»

«Che, Simone Balestra l’asso degli assi cartesiani c’ha un po’ di maretta?»

«Che simpatico, che sei…»

«Be’, è una delle cose per cui mi ami alla follia. Quello, e i miei bei riccetti.»

«Mh, sì. Giusto.» Simone vorrebbe baciarlo lì, in mezzo alla palestra, gremita di gente che neanche sa che si sono messi insieme all’inizio dell’anno.

L’anno più bello della sua vita. Sì, nonostante i patemi d’amore di suo padre, e le preoccupazioni di sua madre, e tutta quella faccenda di suo fratello. Come se le grane di Manuel e della sua famiglia non fossero state sufficienti per un anno intero. A Simone basta che quell’architetta maledetta, tutta occhi dolci e gambe da infarto – be’, è pur sempre un uomo, certe cose le riconosce pure lui – sia stata spedita a Pozzuoli a scavare, spera, fino al centro della Terra e non riemergere mai più. Quando l’ha confidato a Manuel, quel cretino ha riso fino alle lacrime. Un’altra cosa che Simone ricorderà per sempre fra i più bei momenti della sua vita.

Non lo bacia. Non ancora, perlomeno. Gli sorride e basta. «Andiamo a bere, ti va?» E lo trascina via, per mano. A prendere due bicchieri di qualunque brodaglia si fossero inventati per rimpiazzare il classico punch all’americana. E poi, sempre per mano, fuori dalla palestra, all’aria fresca della sera.
 

For what it's worth it was worth all the while


«Secondo me», esordisce Manuel, dopo un altro sorso di quel grog disgustoso fatto di fanta e coca-cola sgasate, «stavamo meglio a casa».

«Dici che non ne valeva la pena, eh?»

« Massì, Simò. Cioè, che abbiamo fatto alla fine, di diverso da tutti i giorni? Sempre a scuola siamo venuti, sempre le stesse facce abbiamo visto. Più tuo padre che cercava di ballare, non so come hai fatto a resistere tu…»

«Per questo t’ho chiesto d’uscire, no?»

Ridono, i bicchieri definitivamente dimenticati sul muretto. Non si vede una stella, da lì, fra i palazzi e gli aloni dei lampioni, che tingono di rosa e arancio la volta scura della notte. Pare una seconda discoteca, là fuori.

Simone prende un respiro. Sa di freddo, di smog della città che fa rumore in lontananza, e del profumo in cui Manuel s’è evidentemente fatto il bagno. Solo un altro ricordo, si dice, un altro pezzettino che cercherà di portare sempre con sé. Dopotutto, è la sua ultima notte di liceo, può permettersi di fare un po’ il sentimentale.

Gli arriva la testa di Manuel su una spalla, un buffetto amichevole che si darebbero due cervi vicini di casa. «Che stai a pensa’, filosofo?»

«Che questa notte, me la voglio portare sempre dietro. Sempre con me, per sempre.» Non se la sente di dirgli stronzate, di mostrarsi più spavaldo di quanto non è mai stato. Simone è stato sempre sincero con Manuel, tremendamente. Anche con le poche bugie che gli ha detto.

«Mh.» Lo sente spostarsi. «Sai che? Pure io.»


It's something unpredictable, but in the end is right

 

Simone sorride prima ancora che Manuel gli metta quel braccio attorno alle spalle, e se lo tiri contro. «’sto profumo ti tradisce», gli dice, accoccolandosi meglio in quell’abbraccio spigoloso, ancora un po’ goffo. «E tu volevi fa’ il mafioso?»

«Ma sta’ zitto», gli sibila Manuel, prima di fingere di soffocarlo. E poi schioccargli un bacio sulla testa. «Resta qua», gli dice, a un tratto serio.

E Simone non può che preoccuparsi. «Tutto okay?»

«Sì, sì. Solo…voglio costruirmi un ricordo pure io. Se non ti ‘spiace.»

Simone fa spallucce. «Abbiamo tutta la notte…»

E chi poteva immaginarlo, che sarebbero arrivati a quel punto? Felici, insieme e…innamorati? Nah, troppo grande, come idea. Troppo complicata. Con troppi sottintesi in ballo. Solo solo due ragazzini, in fondo. Ancora per un po’.

Simone spera che lo resteranno per sempre. Almeno nei suoi ricordi.

 

I hope you had the time of your life

   
 
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