Partecipa
alla challenge
del gruppo: Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart.
Link del gruppo: https://www.facebook.com/groups/534054389951425/
26 prompts challenge: 17/26: ESPIAZIONE: 1.
Riparazione di una colpa commessa e liberazione dalla stessa mediante
l'accettazione e la sopportazione della pena inflitta a tale scopo.
2.
Nel mondo pagano, propiziazione della divinità offesa,
mediante offerte, riti e
sacrifici di vittime.
Parole: 756.
Cecità
Vegeta
strisciò la mano contro la parete, sentiva cose fredde e
lisce avvicendarsi con materiali più ostici, fastidiosi al
tocco e appuntiti.
Non riusciva a individuarne le fattezze, gli sembrava di trovare
innumerevoli
bordi, spesso ondeggiava e andava a sbattere. Colpì con il
ginocchio uno
spigolo e ingoiò un gemito.
"Non ho
nessuna intenzione di chiamare aiuto. Non è
possibile che il principe dei saiyan non arrivi a quello a cui deve da
solo… Ne
va del mio orgoglio!" urlò mentalmente. Cercò di
raddrizzare la postura,
strisciando con il fianco sulla parete, lì dov’era
libera da altre superfici.
Trovò
vuoto davanti a sé e cadde per terra, gli sfuggì
un gemito
soffocato. Ringhiò, sentendo il corpo dolergli e
strisciò, tastando il
pavimento. Sentì un profumo e si ritirò indietro,
captò dei suoni nell’oscurità
e mosse le mani davanti a sé.
«Ce
la faccio da solo» disse preventivamente.
Delle
braccia sottili, con delle mani dalla presa ferrea per
quanto minute, lo issarono. Vegeta si divincolò, ma
l’altro lo tenne fermo,
aiutandolo a raggiungere la parete.
Vi si
appoggiò, adagiando la guancia sulla superficie.
«Lo
sapevo che c’era l’angolo, qui… Ora
lasciami che devo andare in cucina. Tsk,
non ho bisogno della balia» ringhiò.
Rabbrividì sentendo il tocco di una
carezza sulla guancia e avvertì gli occhi bruciare.
«Preferivo
un pugno da parte tua, Elyanor.
Non sono
così debole come ti devo sembrare in questo
momento»
disse Vegeta con voce stanca. «Non c’è
nessuna debolezza nel farsi aiutare»
gemette Elly.
Vegeta si
allontanò da lei, cercando di darle le spalle, la
schiena leggermente piegata di lato e incurvata. Sentì il
vuoto sotto uno dei
piedi e tastò, riconoscendo dei gradini. Mosse le mani, fino
a trovare il corrimano,
il suo battito cardiaco accelerò perché a ogni
gradino sceso sentiva la
sensazione di precipitare. Rischiò di cadere ed Elly lo
afferrò, impedendogli
di farlo.
«La
mia prima impressione resterà sempre quella giusta, su di
te. Smettila di fare l’orgoglioso per almeno cinque minuti e
accettalo. Non ci
vedi, Vegeta…» lo richiamò lei.
«Lo
so che sono cieco…» ribatté Vegeta con
voce roca. Si
divincolò, ma Elly lo aiutò a scendere la scala
contro la sua volontà. «Perché
non te ne torni dal tuo muso verde? Scommetto che sarà con
gli altri terrestri
a sparlare di quanto sono diventato inutile adesso» disse con
tono acido.
Sentì
Elly ingoiare un sospiro di rabbia. «Non mi farai
esplodere, non soffocherai la sofferenza mentale in quella
fisica» disse lei.
Vegeta
rabbrividì al tono di voce gentile di lei.
"Smettila!
Non mi mostrerò debole davanti a una ragazzina
che potrebbe essere mia figlia! Non avrai le mie lacrime! Non mi
sfogherò
davanti a te…" pensò, stringendo le labbra fino a
farle sbiancare.
«Tutto
questo è successo a causa mia, permettimi di espiare
questa mia colpa. Permettimi di occuparmi di te…»
sussurrò Elly, lasciandolo
andare superato l’ultimo gradino.
«Non
dirlo nemmeno per scherzo. Dovresti saperlo che non ti
avrei permesso di sacrificarti come vittima agli dei!»
gridò Vegeta. Una vena
iniziò a pulsargli sulla fronte spaziosa, mentre il suo viso
si accaldava. «Sono
io che ho offeso gli dei» ribatté Elly.
Vegeta
sentì il rumore dei movimenti di lei farsi più
forte,
riconosceva dei colpi secchi dati alla stoffa dei vestiti.
«Smettila
di agitarti come una gallina. Se gli dei ci vedono
come dannate vittime non è certo colpa tua. Hai fatto quello
che era giusto e
non ti devi infliggere nessuna colpa. Occuparti di me non
dev’essere la tua
pena.
Io non
privo nessuno della sua libertà» disse. La sua
voce si
era fatta roca, ancor più matura.
«Non
è occupandoti di te che la espierò, ma
sopportando il tuo
carattere. Voglio aiutarti perché ti voglio bene, burbero
saiyan. Sei il
‘peggiore’ dei miei padri adottivi, ma sei quello
che più si sacrifica.
Rivaluterei
la tua sindrome dell’eroe, è peggiore di quella di
Goku» disse Elly.
Vegeta la
sentì stringergli il petto e si nascose il viso tra le
mani, le gambe gli cedettero. «N-non… Non
obbligarmi…» esalò, la sua voce
trasmetteva sconforto. «Non ti obbligo a niente, qualsiasi
cosa accada
racconterò che il tuo orgoglio non ha mai
vacillato» giurò Elly.
Vegeta
serrò la maglietta di Elly, sfiorandole con le nocche
delle dita abbronzate la lunga treccia e scoppiò a piangere,
sentendo le
proprie lacrime inumidirle i vestiti.
"Non
racconterò mai di questo sfogo, nemmeno a sensei.
Te lo giuro, Vegeta…
La mia
‘espiazione’ sarà ridarti la vista. A
costo di sfidare
gli dei stessi!" promise Elly mentalmente.