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Autore: evelyn80    14/03/2022    2 recensioni
Walter, vittima del morbo di Alzheimer, si ritrova a vivere un momento di sconforto quando si rende conto di non ricordare come si fa ad allacciarsi le scarpe. Sua moglie Jacklynn troverà le parole giuste per confortarlo, anche grazie ad un amico comune che non ha mai smesso di star loro vicino: Terry Kath.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Walter Parazaider
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi dimenticherò di tutto, ma non di te


 


 

Walter scese le scale sbuffando. Non aveva nessuna voglia di seguire sua moglie in giro per centri commerciali. Avrebbe preferito di gran lunga rimanere a casa, nella sua stanza nel seminterrato, a suonare il suo sousafono per tutto il pomeriggio.
Si interruppe nel bel mezzo del filo dei suoi pensieri. Il suo strumento non era il sousafono. Come diavolo si chiamava? Alzò lo sguardo al soffitto, svuotò la mente e iniziò a procedere per associazione di idee, come gli aveva insegnato il dottor Ambrose, il medico che lo seguiva durante il decorso del suo Alzheimer.
Come si chiama il mio vicino di casa, quello che mi sta tanto sui coglioni perché manda sempre il suo gatto a cagare nel nostro giardino? Bill, come l'ex presidente Clinton, quello a cui piaceva suonare il...”.
«Sassofono. Il mio strumento si chiama sassofono».
Trasse un lungo sospiro e si passò una mano sulla faccia. Era passato un anno da quando gli era stata diagnosticata la terribile malattia e il suo medico gli aveva assicurato che, grazie alle nuove cure sperimentali, il processo di decadimento del suo cervello sarebbe stato lungo e lento; ma a lui pareva che ogni mese che passava continuasse a perdere qualcosa di più. Sempre più spesso doveva ricorrere al metodo delle associazioni di idee per ricordare nomi e vocaboli, e una delle ultime volte in cui si era sentito con Jimmy lo aveva chiamato Johnny. Il suo amico aveva fatto finta di nulla, ma quando, alla fine della telefonata, Jacklynn gli aveva chiesto come stesse James, lui si era reso conto di aver sbagliato ripetutamente il suo nome.
Giunto nell'ingresso prese le proprie scarpe da tennis dalla scarpiera, si mise seduto su uno sgabello per infilarsele, allungò le mani ad afferrare i lacci e... rimase fermo a fissarli come se gli fossero improvvisamente divenuti ostili.
«Come cazzo si fa ad allacciarsi le scarpe...?», mormorò, guardando i cordoncini di stoffa che stringeva tra le dita. Poteva usare l'associazione di idee per ricordarsi come si faceva? Temeva proprio di no. Gli pareva di ricordare vagamente che ci fosse una filastrocca su un coniglio, che sua madre gli aveva insegnato da piccolo per imparare a farlo, ma ora proprio gli sfuggiva dalla mente.
Gli occhi gli si inumidirono di lacrime. Possibile che stesse diventando un buono a nulla, incapace persino di allacciarsi le scarpe?
«Sono finito...», sussurrò, prima di coprirsi gli occhi con la mano e lasciare che il pianto fluisse liberamente.
Fu così che sua moglie lo trovò, cinque minuti dopo.
«Tesoro, sei pronto per uscire?», gli chiese prima di rendersi conto che Walter stava piangendo silenziosamente, seduto sullo sgabello, le scarpe ancora slacciate. Si chinò svelta davanti a lui, scostandogli la mano con cui si stava coprendo gli occhi. «Amore, che cosa c'è?», chiese con dolcezza.
«C'è che non sono più nemmeno capace di allacciarmi le scarpe!», esclamò Walter, in un misto di rabbia e frustrazione. Lasciò cadere entrambe le mani tra le ginocchia e si mise a singhiozzare come un bambino.
Jacklynn si sentì stringere il cuore a quella vista. «Su, Wally, non fare così. Il dottore ti ha avvisato che avresti passato momenti del genere, ma se svuoti la mente e non ti sforzi di ricordare poi tutto torna più semplice».
«Dici bene, tu! Ma quello che si dimentica le cose sono io! L'altro giorno non ricordavo più nemmeno come si chiama nostra figlia maggiore! Come può un padre dimenticarsi il nome delle proprie figlie?».
Jacklynn lo strinse a sé con tenerezza.
«Tesoro, non devi fartene una colpa. Non è colpa di nessuno se questa brutta malattia ha colpito proprio te. Dobbiamo invece ringraziare Terry per averci avvertito in tempo, prima che fosse troppo tardi per poter rimediare in qualche modo».
Walter alzò lo sguardo sulla moglie e annuì, per poi asciugarsi le lacrime con il dorso della mano. Era stato Terry, apparso a Jacklynn nello specchio del bagno un anno prima, ad avvertire la donna che il marito aveva contratto l'Alzheimer. Quando lei gliene aveva parlato, in un misto di agitazione e meraviglia, Walter le aveva creduto subito, senza nessun bisogno di spiegazioni, perché lui stesso aveva già incontrato il ragazzone, morto più di quarant'anni prima, nella stessa identica maniera. Terry vegliava su di loro dall'aldilà, e quella era una delle poche consolazioni che gli rimanevano quando pensava al decorso della sua malattia, che presto gli avrebbe fatto dimenticare tutto.
Se c'era una cosa che non avrebbe dimenticato mai, quella era proprio il chitarrista. Ultimamente lo sognava molto spesso, ed era consapevole che presto lo avrebbe raggiunto perché la malattia non gli avrebbe lasciato scampo. Ma, in fondo, la cosa non gli dispiaceva poi più di tanto, perché dopo aver saputo da Terry come funzionava la vita nell'aldilà, non aveva neanche più paura di morire.
Eccomi qui. Se deve essere, sia”, pensò, ma senza rammarico, mentre la moglie gli allacciava le scarpe.
Poi si alzò in piedi e la seguì fuori casa, pronto ad accompagnarla nel suo giro per negozi, il momento di sconforto ormai superato.
Sarebbe stato bello ritrovarsi con il vecchio amico, pensò con un lieve sorriso, alzando lo sguardo al cielo azzurro. Lassù, da qualche parte, Terry lo stava di sicuro osservando.
A presto, amico mio”.

 

 

Spazio autrice:

Innanzi tutto AUGURI WALTER! Quest'anno il sassofonista dei Chicago arriva a quota 77, anche se, purtroppo, vittima del morbo di Alzheimer.
Poco tempo fa ho letto un romanzo di Stephen King e Richard Chizmar, intitolato “L'ultima missione di Gwendy” in cui la protagonista, Gwendy Peterson, soffre di Alzheimer precoce. Nel leggere ciò che lei prova quando dimentica le cose non ho potuto fare a meno di pensare a Walter e a quello che sta passando lui, e per questo ho deciso di scrivere questa piccola shot, ispirandomi appunto al romanzo di cui sopra. Da esso ho tratto il nome del dottor Ambrose, colui che segue Gwendy durante il decorso della malattia, e anche il metodo delle associazioni di idee per riportare alla mente un nome che si è temporaneamente dimenticato e la filastrocca del coniglio per imparare ad allacciarsi le scarpe.
Inoltre, ho fatto riferimento a due mie storie della serie “Voci dall'aldilà”, in cui sia Walter sia Jacklynn incontrano il Terry defunto, una delle quali scritta proprio a gennaio in occasione del compleanno di Terry.
Infine, il penultimo pensiero di Walter, “eccomi qui...” è una citazione da “Notte Rosa”, la canzone di Umberto Tozzi.
Il fatto che Walter abbia contratto l'Alzheimer mi fa stare malissimo, proprio perché la malattia non da alcuna possibilità di scampo: prima o poi il cervello del sassofonista si deteriorerà a tal punto da andare incontro alla morte. Ovviamente spero che questo avvenga il più tardi possibile, ma sono sicura che Terry, dall'altra parte, sia pronto ad accoglierlo come si deve.
Grazie per aver letto.

  
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