Baci e carezze
furon vietati
da Tempo
che severo
scorre e divide,
senza remore,
l'incanto degli innamorati.
Con sole e tempesta,
con acqua e ghiaccio ancora,
Tempo trattiene Fato,
lo ancora e imprigiona
ove tutto vien perso,
dimenticato.
Così Tessitore,
cieco,
vaga per lande desolate,
aiutandosi nel passo
con un bastone di ciliegio.
I piedi scalzi
lasciano una rubra scia
che Tempo disperde
tra sabbie silenziose,
mentre Fato prega,
privato della lingua,
ma non di ciò
che lo anima e impera.
Tessitore viagga,
conosce e si confonde
se i sensi o tradiscono
nel dedalo del mondo
e dell'onirico pensiero
che di notte giunge
e lo rapisce cantando
di ciò che più brama.
Cerca il suo amato,
il Sapiente disperso,
perse ove Tempo vuole,
e Fato conosce
senza poter dire.
Tempo geloso
tramò e divise,
Sapiente fece in pezzi,
li sparse in lungo e in largo,
e a Tessitore,
sopraffatto da dolore
e da rovente ira,
propose per proprio diletto
un'infamia,
un tranello,
una scomessa:
- L'amato che ti ho tolto
ti sarà ridato,
con promesse d'amore
e auguri divini
se troverai
nel vasto mondo
ciò che di lui ho disfatto.
Vivrai molte vite,
più dei tuoi compari,
ma la tua vista
sarà oscurata,
dato che l'amor vero
si SENTE
e NON si vede -
disse Tempo.
Tessitore accettò.
Ignaro del gioco di Tempo
tutti i frammenti di Sapiente
ora giacciono nella sua borsa,
tranne il cuore.
Tremendo Tempo,
celato Fato al Tessitore,
perchè Fato tende a unire
ciò che Tempo disperde,
per sè tiene del Sapiente il cuore.