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Autore: cucciolotta92    05/09/2009    0 recensioni
"...Fu quella notte che, per la prima volta in tutta la mia vita, l'odio mi avvolse il cuore e la mente." La perdita di una persona importante può portare alla perdita di sè stessi. L' avvertimento incompiuta è stato scelto in quanto non ritengo che rientri nelle altre categorie. Questa storia tuttavia verrà conclusa.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Buonasera! Un'altra storia di dolore è stata scritta dalla qui presente autrice, qui il motore della storia sono i sentimenti del giovane protagonista.
Ho scritto questo testo perchè ci sono molto giovani che rovinano la propria esistenza dietro queste corse e, talvolta, finiscono per ricoprirsi di crimini più grandi, come il protagonista.
Che altro dire se non.. buona lettura! Mi auguro che a qualcuno piaccia.
Bacioni a chiunque legga cucciolotta92


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La velocità è il nostro sogno, il nostro paradiso, sentire il vento sferzare il proprio viso è una cosa splendida.
Quando senti l'aria che accarezza e nel contempo sferza il tuo corpo ti puoi tranquillamete immaginare di essere in un altro mondo, dove non esistono leggi, nè legami di alcun genere, dove l'unica cosa importante è continuare a correre e sentirti libero, padrone di te stesso.
Ma anche se ciò ci fa sentire incredibilmente lontani dai problemi e dai dolori, spesso è solo per ingannarci e portarci via tutto ciò a cui teniamo.
L'ho scoperto il mese scorso, e credo non lo dimenticherò mai.


Capitolo 1: Quando l'odio mi avvolse.


Sono Andrea Conte, 22 anni e con il mio migliore amico adoro le corse clandestine, ancora meglio se in montagna dove ogni curva ti riserva un'adrenalina pura, oggi è il 12 aprile e la storia che sto per raccontarvi è accaduta l' 11 marzo.

Come al solito stavamo discutendo di motori davanti ad un boccale di birra senza notare nè farci notare dagli altri clienti del bar dove attendevamo gli altri concorrenti della gara.
Dopo appena dieci minuti entrò la ragazza più bella che avessi mai visto, capelli lunghi e ramati con boccoli sulle punte perfettamente modellati, giubotto in pelle e pantaloni in stoffa aderenti. Chiuse la porta del locale e si girò muovendo quella splendida chioma che già mi aveva rapito, mostrando uno sguardo fiero e consapevole di quale splendore fosse. Non vanitosa, non oca, solo consapevole degli effetti che provocava all'altro sesso. Credo che passai un paio di minuti ad osservarla mentre si muoveva perchè Thomas, il mio amico, mi scosse dalla trance in cui ero caduto e mi disse che era ora.
Ci muovemmo lasciando sul tavolo i soldi delle birre, subito raccolti dalla cameriera che con fare professionale ci augurava "Buona serata".
Fuori l'aria era fresca e nel cielo si poteva vedere la via lattea, cosa impossibile in città, ma lì eravamo in un piccolo paesino di mare, poco frequentato e con meno illuminazione di una strada di campagna deserta. Per un attimo chiusi gli occhi crogiolandomi nella sensazione di pizzicorio che quella temperatura trasmetteva alla mia pelle, ma subito tornai alla realtà seguendo Thomas che aveva l'abitudine di non soffermarsi sui dettagli.
Quel giorno era più rilassato del solito, fischiettava mentre camminavamo sul ghiaino e non badò nemmeno per una volta alle sigarette nella tasca del cappotto, cosa strana dato che di solito se ne fumava sempre un paio prima delle corse.
Avrei fatto meglio a considerarlo un avvertimento, ma al momento non ci badai, poche ore prima aveva ricevuto la notizia che suo figlio era nato e stava già pensando al suo ritorno dalla moglie.
Raggiungemmo le moto, rigorosamente Honda, le nostre preferite e con scioltezza vi salimmo.
Dopo aver fatto rombare i motori partimmo come scheggie verso il pontile, dove si sarebbe svolta la gara.
Inizialmente non ci pensai, ma poi mi resi conto che quella ragazza aveva l'abbigliamento per le moto e mi chiesi se avrebbe partecipato.

Il pontile era silenzioso e buio come tutto il paese, ma gli organizzatori avevano già sistemato dei faretti verso la fine per impedire che qualcuno finisse in acqua mandando a farsi fottere la moto.
Thomas scese e si avvicinò agli organizzatori mettendosi d'accordo per il compenso, dopo poco mi fece cenno di avvicinarmi.
Senza casco e con un po' di timore mi avvicinai, sperai che non fossero di nuovo dei poliziotti in incognito,già una volta ci avevano quasi presi e farsi vedere bene in faccia non è il massimo, nemmeno se poi riesci a scappare. Ma per fortuna non era nulla del genere.
Avremmo dovuto correre contro una nuovo coppia, gli ultimi de erano stati presi dalle forze dell'ordine, questi erano due omoni palestrati con nomi talmente simili che possiamo chiamarli indicativamente Ork e Dork, come nel cartone tommy e oscar.. in effetti assomigliavano molto a quei due scimmioni.
Thomas era un po' perplesso, non li aveva mai visti nè ad assistere, nè a partecipare ad alcuna gara ed era strano che fossero principianti, ma io lo rassicurai e lo spinsi ad accettare la sfida che, strano ma vero, vedeva un compenso più alto del solito.
 Ci avviammo alla linea di partenza, con i motori accesi ed i caschi indossati ci guardammo, iniziavamo a sentirci a disagio, erano troppo calmi i nostri avversari.
Una ragazza si mise in mezzo al pontile... e diede il segnale, come frecce partimmo solo un nanosecondo dopo che la spilla luminosa della ragazza toccò terra, subito sentii il naturale at6trito dellamoto on l'aria, ma si dissolse in un istante, e imentico di ogni preoccupazione e problema corsi verso l'obbiettivo: il paletto con cartarifrangente che segnava la fine della corsa.
Il mio errore fu proprio la mia abitudine marcia di dimenticarmi del mondo che mi circonda, tranne quando qualcuno cerca di venirmi addosso, come molte volte accadeva.
Sin da bambno dimostrai una certa abilità nel controllo della moto, "Devi diventare pilota. Sarai un mito di sicuro!". Questo mi diceva mio padre, ma prima del mio debutto morì in sella alla sua Yamaha, anche per questo non prenderò mai quelle moto, mi ricorderebbe troppo la vista del suo corpo fracassato dal peso del mezzo.

Arrivai alla fine del pontile in meno tempo di quanto mi aspettassi, ma non vidi nè sentii Thomas, e mi voltai.
Non lo vedevo, ma non era possibile dato che ero nell'unico punto luminoso di tutto il pontile, così girai la moto e ripercorsi il tracciato all'indietro, dei due scimioni nemmeno la traccia, idem per gli organizzatori, ma lui lo vidi a terra, sanguinante e senza casco con il cranio fracassato dalla moto, a quanto pare aveva perso il controllo contro uno dei paletti fissati da quei tizi per impedirci di cadere in acqua. Subito mi sembrò impossibile, chiamai un'ambulanza e i medici di primo soccorso, dissi che c'era un ferito da corsa clandestina e mi dileguai, volevo stargli vicino, ma dovevo trovare quesi bastardi che l'avevano ammazzato. Si, perchè ero sicuro che non si sarebbe svegliato da quel letto di ospedale, anzi, temevo che non ci sarebbe nemmeno arrivato vivo. Ma me l'avrebbero pagata, me l'avrebbero pagata con gli interessi.
 
Fu quella notte che, per la prima volta in tutta la mia vita, l'odio mi avvolse il cuore e la mente.
  
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