Film > Godzilla
Ricorda la storia  |      
Autore: Donatozilla    16/03/2022    1 recensioni
[Storia scritta come regalo di compleanno ad un mio amico senza il quale, molto probabilmente, non mi troverei qui in questo momento].
Cladzky, dopo tanto tempo, è tornato sulla Terra per il giorno del suo compleanno, anche se avrebbe preferito non tornarci. Tuttavia molte cose sono cambiate da quando se ne è andato... a quanto pare ora sulla Terra ci abitano pure mostri giganti. E proprio durante questo suo ritorno che farà conoscenza con uno di questo mostri: Dz, Donatozilla il quale deciderà di fargli fare un giro della sua cara isola di Sado come regalo di compleanno.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il personaggio di Cladzky appartiene all’autore Cladzky (https://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=746970)

La seguente storia NON è canonica agli eventi di Prince Of The Monsters e della storie con protagonista Cladzky, come 'Sangue Nero' (https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3990817&i=1) La si può considerare come un vero e proprio AU.

Nelle profondità dello spazio un disco volante dal color giallo stava a fluttuare senza alcuna meta ben precisa.

All’interno di esso il proprietario del mezzo, un ragazzo poco sopra i vent’anni, con capelli castani e una barba abbastanza corta se ne stava seduto al posto di comando ad osservare la vastità dello spazio al di fuori dell’abitacolo.

Oramai viveva nello spazio da molto, moltissimo tempo, al punto che si era scordato da quanto si trovasse lì con precisione.

Lo spazio e quel piccolo disco erano praticamente la sua casa… dunque qualora quella sensazione di nostalgia che stava provando in quel momento?

“Tutto apposto Cladzky?” La voce di Mark0, il computer di bordo, risuonò all’interno dell’abitacolo facendo riprendere Cladzky dai suoi pensieri.

“Eh? Credo di sì Mark” rispose Cladzky aggiustandosi sul sul posto.

“Credi?” Se avesse avuto delle sopracciglia in quel momento Mark ne avrebbe inarcata una.

“Mah… non lo so, davvero” fece spallucce Cladzky “è solo come se avessi un senso di nostalgia… ma non so proprio di che cosa.”.

“Intendi la Terra, probabilmente.” Rispose Mark senza alcun pelo sulla lingua.

“Eh? La Terra?” Rise Cladzky “Perché dovrei aver nostalgia della Terra se me ne sono voluto andare di mia spontanea volontà?”.

“Anche se te ne sei voluto andare dal pianeta Terra tanto tempo fa, non significa che tu non possa sentir nostalgia di casa. È lì che sei nato, ed è lì che sei cresciuto prima di voler scappare per viaggiare nello spazio.”.

Cladzky alzò il dito della mano destra per controbattere, ma si fermò per rimanere in silenzio per qualcosa secondo “Beh, il tuo ragionamento non fa una piega.” Disse alla fine, prendendo poi un bicchiere d’acqua che si trova lì accanto per bere.

“Come sempre” rispose Mark con un tono che, se avesse avuto un copro in quel momento, sarebbe stato accompagnato da un roteare degli occhi “è un altra ragione per cui senti nostalgia di casa può essere dato anche dal fatto che oggi sia il tuo compleanno.”.

Cladzky sportò immediatamente l’acqua che stava bevendo il quel momento “è il mio che cosa?!”.

“Il tuo compleanno” ripetè Mark “Non dirmi che te lo sei scordato.”.

Cladzky si limitò a fischiettare un motivetto mentre si grattava la testa “Che? Chi? Io? Che mi scordo del mio compleanno? Per favore, non sono mica così smemorato.” E diede sfogo a una risata molto forzata.

Quando smise di ridere all’interno del disco cadde un pesante e imbarazzante silenzio.

“Stare nello spazio per così troppo tempo non ti fa troppo bene alla salute” disse Mark, facendo accendere i motori del disco “Direi che ritornare sulla Terra per qualche ora potrebbe farti bene.”.

“Tornare sulla… che cosa?! Ma te lo scordi! Non ci torno su quel masso!”.

“Consideralo il mio regalo di compleanno, Cladzky.”.

“Beh, allora io rifiuto questo regalo e ti dico di ficcartelo dritto nel…”.

“Preferirei evitare, grazie.”.

“Dannazione Mark! Come proprietario di questo disco…”.

“‘Proprietario’” ripetè Mark con sarcasmo.

“Sai quello che intendo! Essendo il NUOVO proprietario del disco, ti ordino di spegnere i motori o, come minimo, portarci su un pianeta che non sia la Terra!”.

“Ah, mi piacerebbe Cladzky, ma purtroppo ho già messo come destinazione la Terra, quindi mi sarà difficile fare una delle due cose che hai appena detto.”.

“Non dire stronzate e…”.

Cladzky, però, non potè nemmeno finire di parlare che il suo disco partì ad altissima velocità facendogli tirare un urlo che venne, tuttavia, sovrastato dal rumore causato dai motori.


Sul pianeta Terra, più precisamente in un villaggio nell’isola di Sado, un certo Kaiju travestito da umano con capelli blu stava a farsi una passeggiata tra le strade, mani in tasca e sguardo sereno.

Egli era Donatozilla, Dz, figlio di Godzilla.

Le giornata passate erano state totalmente serene e tranquilla, prive di qualsiasi problema o attacchi d parte di altri Kaiju, dunque Dz poteva ben dire di essere estremamente rilassato.

Si guardò intorno, vedendo la gente del villaggio che faceva i propri doveri o faceva una semplice passeggiata come lui, e ricambiava i saluti che loro solitamente gli porgevano.

Sì, questa come le altre precedenti sarebbe stata senz’altro una giornata tranqui…

Dz si bloccò, una sensazione fin troppo famigliare che gli perverse il corpo.

Dz era figlio di un Alpha, e dunque anche lui lo era. E se c’era qualcosa che ogni Kaiju Alpha aveva in comune era la particolare abilità di percepire quando qualcosa non andava, sopratutto nel suo territorio.

E qualcosa di strano stava succedendo in quel momento. 

QUALCOSA di strano si stava avvicinando all’isola di Sado.

Ma la cosa sconcertante era che stava provenendo dall’alto.

Dz alzò lo sguardo, temendo di ritrovarsi un Kaiju volante ma non vide nulla.

Ma poteva percepire che qualcosa stava provenendo dall’alto.

Quindi cosa…

Spalancò gli occhi, la paura che si fece strada nel suo corpo.

E se fosse… qualcuno proveniente dalla stelle come Lui?!

Forse anche suo padre lo aveva percepito, forse sarebbe intervenuto lui.

Ma se non fosse arrivato in tempo?

Solo lui era l’unico abbastanza vicino da poter fare qualcosa in caso di pericolo.

Doveva fare qualcosa.

Iniziò a correre via, ignorando le chiamate preoccupate dei cittadini che lo vedevano correre via, e si diresse verso la parte isolata dell’isola dove solitamente andava per potersi trasformare senza farsi vedere.

Una volta arrivato si tolse in fretta e furia i vestiti per gettarli a terra e, fatto ciò, si buttò in acqua. 

Iniziò a nuotare via mentre cominciò a trasformarsi ritornando nella sua forma Kaiju.

Qualunque cosa fosse si stava facendo sempre più vicina.

E se fosse un qualcosa pericoloso… Dz gli avrebbe fatto capire che non era il benvenuto sulla Terra.


Il disco aveva viaggiato così velocemente che Cladzky non si era neanche accorto che avevano oltrepassato l’atmosfera della Terra, ora ritrovandosi in tutto e per tutto nel suo pianeta natale.

“Eccoci qui Cladzky” fece Mark “Siamo arrivati a casa tua.”.

“Fantastico” rispose sarcastico Cladzky osservando al di fuori del disco, vedendo l’enorme distesa d’acqua dell’oceano. Poi sorrise forzatamente dicendo “Beh, ti ringrazio di questo bel regalo Mark. Ora che siamo arrivati, però, mi sembra giusto poter andarcene via. Dopotutto ci sono molti posti che mi piacerebbe visitare dato che è il mio compleanno e…”.

“Oh, ma Cladzky, questo è solo l’inizio.” Disse Mark mentre il disco riprese a muoversi verso una direzione non ben specificata.

“Mark, per l’amor di dio, possiamo andarcene?”.

“È per il tuo bene, Cladzky.”.

“Il mio bene un paio di palle.”.

“Tu stesso hai ammesso che la mia teoria del fatto che sentivi nostalgia del pianeta era giusto.”.

“Vero, ma ciò non significa che volessi tornare.”.

“Anche se non lo vuoi ammettere per via del tuo ego una parte di te voleva sicuramente tornerà, anche se per poco, sulla Terra. Soprattutto oggi che è il giorno del tuo compleanno.”.

“Proprio perché oggi è il mio compleanno vorrei evitare di stare qui, tante grazie!” Sbraitò Cladzky “Quindi per cortesia andiamo via!”.

“Temo di non poterlo fare Cladzky.”.

“Almeno hai la decenza di dirmi in che parte della Terra ci troviamo?!”.

“Con vero piacere. Ci troviamo nei pressi dell’isola di Sado, un isola del Giappone. Mi sembra un ottimo posto dove tu potrai fare quattro passi.”.

“Quattro passi?! Vuoi che scenda e mi faccia una passeggiata?!”.

“Pensavi avremmo fatto un semplice giretto sulla Terra nel disco senza uscire neanche una volta?”.

“Sì dannazione!”.

“Beh, mi spiace dirtelo ma credo proprio che ti dovrai fare un giretto in ogni caso. E poi, tra parentesi, è da un bel pò che non scendi da questo disco su qualche pianeta, quindi fare quattro passi e conoscere un pò di gente ti farà bene.”.

“Preferirei non fosse gente della Te…”.

Cladzky non finì la frase perché d’un tratto un forte rombo animalesco si fece strada per le sue orecchie.

Cladzky rimase in silenzio con gli occhi spalancati mentre un silenzio di tomba cadde all’interno del disco volante, con addirittura anche Mark che non sapeva cosa dire.

Dopo vari attimi interminabili, alla fine, Cladzky si decidete a parlare “Cos’è sta…”.

Non potè finire di parlare che l’acqua sotto il disco esplose, con qualcosa di enorme che usciva da essa.

Un enorme mano con tre dita presero il disco come se fosse un giocattolo e Cladzky lanciò un urlo sorpreso mentre il disco tremava.

“Mark! Andiamocene da qui, ora!”.

“Ci sto provando, guarda!” Rispose Mark cercando di far partire il disco, invano, essendo esso intrappolato nella mano di questo gigantesco essere.

Cladzky osservò per un secondo la creatura che era uscita dall’oceano: era enorme, alta ben 100 metri. Aveva l’aspetto di un enorme dinosauro dalle scaglie blu e con spine dorsali bianche gli attraversavano la schiena fino alla coda e aveva tre dita per mano.  Da lì poteva ben vedere sulla sua spalla destra una cicatrice di un morso.

Egli era Dz nella sua vera forma di Kaiju.

“Non avevi detto che sulla Terra ci fossero mostri giganti.” Disse Mark. Non mostrava paura nella sua voce, bensì fastidio per il fatto che Cladzky non avesse mai raccontato di questo particolare.

“Infatti l’ultima volta che son stato qui non c’erano cosi del genere!” Urlò Cladzky.

Mentre i due avevano una pacata discussione, Dz avvicinò il suo volto per osservare l’interno dell’abitacolo, e Cladzky lanciò un urlo di sorpresa nel vedere uno degli occhi di Dz che lo osservavano e si bloccò subito, sembrando una statua.

“… che stai facendo?” Chiese Mark.

“Non voglio muovere un muscolo.” Morirò Cladzky abbastanza forte da essere sentito da Mark.

“E perché esattamente?”.

“Perché se non muovo un muscolo non riuscirà a vedermi.”.

“… stai usando la stessa tattica usata dai protagonisti di Jurassic Park contro il T-Rex?”.

“Questo coso pare un T-Rex troppo cresciuto, quindi una parte di me spera che funzioni e che non ci mangi come una mentina.”.

Dz inarcò un sopracciglio, sorpreso: quello all’interno… era un umano. E lo era anche dall’odore.

Quando aveva sentito qualcosa arrivare dallo spazio si sarebbe aspettato un alieno come Lui, e a giudicare dal disco volante pensavo d’aver fatto centro… invece era solo un semplice umano.

Dz tirò un sbuffo dalle narici, e ciò fece sobbalzare Cladzky. Doveva star pensando che lo volesse mangiare.

Dz roteò gli occhi e incominciò ad incamminarsi verso l’isola di Sado con ancora in mano quel disco volante, muovendo grandi ondate d’acqua con le sue gambe. 

Anche se era un umano doveva vederci chiaro, capirci qualcosa.

“Visto Mark? Ti avevo detto che dovevamo andarcene! Ora finiremo per esser mangiati da questo Tiranno-coso troppo cresciuto!”.

“Se vi avesse voluto mangiare, lo avrebbe fatto fin da subito Cladzky. Quindi dubito fortemente che ci voglia mangiare o che ci trovi appetibili.”.

Non appena fu abbastanza vicino all’isola di Sado ma abbastanza lontano da non essere visto, Dz appoggiò il piccolo disco volante sulla superficie dell’acqua, confondendo Cladzky ulteriormente.

“Eh?”.

E poi, con una chicchera, lo lanciò verso la riva, il disco che praticamente surfava sulla superficie dell’acqua.

“AHHHHHHHHH!” Urlò Cladzky, per poi lanciare un “UFF!” Quando il disco arrivò sulla terraferma, fermandosi di colpo.

“… se sopravviviamo a questo, giuro che ti rottamo.” Disse semplicemente Cladzky, scosso da tutti quegli eventi.

“Sopravvivremo, non preoccuparti. E non lo farai.” Rispose con nonchalance Mark.

Dz mentre cominciò ad avanzare verso l’isola e si immerse in acqua, in modo da non esser visto dagli abitanti. Fatto ciò cominciò a nuotare in direzione della riva, le sue scaglie dorsali bianche le uniche cose che uscivano dall’acqua. Pian piano Dz cominciò a trasformarsi, tornando nel suo travestimento umano, con le sue scaglie dorsali che sparirono dall’acqua, confondono Cladzky ancora a bordo del suo disco.

“Che dia…”.

Poi vide Dz uscire dall’acqua nella sua forma umana e, beh… nudo.

“CRISTO SANTO!” Urlò Cladzky coprendosi gli occhi, mentre Dz si rivestiva immediatamente “Ma che?! Ma cosa?! Ma come?! Da dove spunta quello?! Fino a pochi attimi fa c’era un grosso mostro, e ora c’è quell’umano lì! Ma che diavolo succede?!”.

“Non saprei dirti, Cladzky” disse Mark, un cenno di interessamento nella sua voce. La situazione si stava facendo sempre più interessante.

Una volta finitosi di vestirsi, Dz si avvicinò al disco di Cladzky osservandolo ben bene.

“Okay, è qui fuori. Cosa vorrà adesso?” Mormorò Cladzky, osservando Dz che rimaneva ancora in silenzio senza far niente dinnanzi al disco.

Dz, alla fine, alzò una mano e… bussò sul portellone del disco.

“Salve” disse lui, alzando la voce in modo da essere sentito “Spero proprio di non averti spaventato, chiunque tu sia. In caso l’abbia fatto, mi spiace parecchio. Ma vorrei che tu apra questo portellone, avrei bisogno di fare qualche domanda.”.

Cladzky rimase in silenzio, non sapendo se dover rispondere o meno.

“Guarda, lo so che avermi visto nella mia vera forma possa averti abbastanza scosso, ma ti assicuro che non è alcuna mia intenzione di farti del male. Se avessi voluto farlo avrei potuto schiacciare il disco tra le mie mani quando ero trasformato, non credi?” Rise divertito alla sua stessa battuta, sperando di rompere la tensione in questo modo.

Dopo altri secondi di silenzio si grattò la testa dicendo “Sì, ok, battuta squallida, lo so. Potresti aprire, per favore. Non voglio farti del male. Giurin giurello di Kaiju.”.

Passarono altri attimi di silenzio in cui Cladzky rimase in silenzio senza saper cosa fare. Alla fie, presedendo un respiro profondo, prese la sua decisione.

Lo sportello iniziò ad aprisi con Dz che indietreggiò di qualche passo.

Quando lo sportello si aprì del tutto, Cladzky osservò con più attenzione Dz e quest’ultimo fece lo stesso.

“Salve” salutò nuovamente Dz.

“Uh… salve a te.” Ricambiò il saluto Cladzky.

“Ti avevo visto parlare con qualcuno prima” disse Dz osservando l’interno del disco per vedere se ci fosse qualcun altro “Sei da solo?”.

“On esattamente” risuonò la voce di Mark, facendo fare un balzo di sorpresa a Dz.

“Wow! Ma che…”.

“Sono Mark0. L’intelligenza artificiale di questo disco volante.”.

“Fighissimo” mormorò Dz con gli occhi che luccicavano “Un intelligenza artificiale? Non l’ho mai vista prima! È stupefacente!”.

“Uh, strano che il mostro gigante si sorprenda di un intelligenza artificiale…” mormorò Cladzky inarcando un sopracciglio.

“Beh, qui sulla Terra le intelligenze artificiali non sono così comuni.”.

“Neanche i mostri giganti lo sono.”.

Dz inarcò un sopracciglio “Sei un umano giusto?”.

“Certo che lo sono.”.

“E… non sai che i mostri giganti esistono sulla Terra?”.

“Sono stato via dal pianeta per anni amico” rispose Cladzky allargando le braccia esasperato “L’ultima volta che son stato qui un mostro gigante te lo aspettavi di vedere in qualche film, non nella vita reale.”.

“Quindi… sei un umano che è partito per lo spazio?”.

“Esattamente.”.

“E dove hai trovato questo disco, giusto per sapere? Non mi sembra che qui sullaTerra ci siano così tanti dischi volanti.”.

“Beh, ecco…”.

“L’ha rubato.” S’intromise Mark.

“Mark e che diavolo!”.

“Aveva chiesto e mi sembrava giusto rispondergli sinceramente.”.

“È un completo sconosciuto!”.

“Bisogna pur sempre fare buone prime impressioni col dire la verità, no?”.

Dz osservò l’iterazione tra i due con un sopracciglio inarcato, e un sorrisetto quasi divertito in volto per poi dire “Va bene, va bene, non c’è bisogno di scaldarsi tanto. Facciamo così. Io spiegherò il motivo della presenza di mostri giganti sul pianeta, e voi mi spiegherete il motivo per cui siete qui. Mi sembra uno scambio equo, no?”.

“Sì, mi sembra giusto…” mugugnò Cladzky.

“Molto bene allora. Lasciate che mi presenti. Io sono Donatozilla, Dz per accorciare e per gli amici. E sono un Kaiju.”.

“Un Kaiju?” Ripetè Cladzky.

“Sì, è come si chiama la mia specie. Gli umani tuttavia ci chiamano Titani… per qualche ragione. Comunque sia, noi Kaiju siamo sempre esistiti qui sulla Terra.”.

“E come mai non vi si è mai visti in giro? Per quanto sei grosso tu, direi che non sarebbe difficile vedere altri come te.”.

“Beh, la mia specie è rimasta in ibernazione per milioni di anni.  Siamo esistiti qui da sempre. Questo, beh… fino al 2014 quando mio padre si è risvegliato er dare la caccia a due Kaiju che stavano dando un bel pò di problemi.”.

“Tuo padre hai detto?”.

“Sì. Si chiama Godzilla. Molto famoso ora sulla Terra, sia per ragioni positive che negative.”.

“Quindi mi stai dicendo che ora in tutta la Terra ci sono… Kaiju che fanno passeggiate come se nulla fosse.”.

“Non proprio. La mia razza, beh… è abbastanza temuta. E appare me e mio padre, la maggioranza dei Kaiju è ancora in ibernazione.”.

“E il tuo aspetto umano?”.

“Oh, questo? È una particolare abilità che possiede la mia razza: possiamo trasformarci in esseri umani in modo da poterci infilare in mezzo agli esseri umani e vivere tra loro se volessimo. Un vero e proprio travestimento, se preferisci.”.

“Affascinante.” Disse Mark che ascoltare le parole che uscivano dalla bocca di Dz con enorme interesse.

“Uh. E perché tu sei nella tua forma umana, esattamente?” Chiese poi Cladzky, curioso.

“Beh…” iniziò a rispondere Dz sorridendo “Amo l’umanità.”.

“Eh?” Fece confuso Cladzky.

“Sì, beh, sin da quando ero un cucciolo l’umanità mi è sempre interessata. L’ho sempre trovata affascinante. Al punto che beh… ho voluto iniziare a vivere in mezzo a loro, usando questa abilità che ti ho appena descritto. Certo, mio padre non ha voluto inizialmente. Troppo preoccupato per me per… varie ragioni” l’ultima parte la disse quasi con tristezza, e Cladzky capì di non far pressione su quello “Alla fine, però, ha ceduto e mi ha concesso di vivere tra gli umani. E devo dire che è stat una delle scelte migliori che abbia mai fatto. Ho potuto vedere il bene che c’è nell’umanità, e ho iniziato a proteggerli in caso di bisogno. Ho vissuto in mezzo a loro per molto tempo, moltissimi anni, imparando i loro modi di fare e le loro lingue.”.

“Anni?” Inarcò un sopracciglio Cladzky “Ma sembri così… giovane.”.

“Beh, in anni Kaiju io sono molto giovane. Beh, ora ho detto la mia parte. Tocca voi, ora. Come mai siete qui sulla Terra?”.

“Beh, iniziamo dai nomi. Hai già conosciuto Mark. Io invece sono Cladzky e per cosa ci facciamo qui… bah, guarda, stavamo a farci un giro, nulla di che” rispose Cladzky con una risata forzata  “Guarda, stavamo giusto per andarcene e…”.

“Siamo qui perché è il compleanno di Cladzky.” Rispose Mark.

“Mark! Cristo santo!”.

“Cosa?”.

“Non doveva saperlo!”.

“E mentirgli spudoratamente?”.

“E il tuo compleanno?” Chiese curioso Dz.

“Sì, lo è” rispose Mark al posto di Cladzky “Ho voluto portarlo qui sulla Terra come regalo di compleanno.”.

“E siamo venuti fin qua, tante grazie! Ora possiamo andare per favore?” Disse Cladzky.

“Avevo detto che dovevi fare quattro passi. E il qui presente Dz capita a fagiolo.” Disse Mark “Potrebbe farti fare un giro del posto.”.

“Cosa?!” Fece Cladzky sbarrando gli occhi.

“Eh, mi sembra una buona idea.” Disse la sua Dz.

“COSA?!” Ripetè Cladzky.

“Che c’è? Sei stato via per anni sulla Terra, no? Secondo me una visitina qua attorno potrebbe farti bene.” Disse Dz.

“No non lo farebbe!” Ribatte Cladzky.

“Sì, eccome se lo farebbe.” Disse invece Mark.

“E tu Mark? Non vieni?” Chiese Dz.

“No, non credo di poter venire. Gli umani saranno pure abituati a mostri giganti, ma dubito siano abituati a veder intelligenze artificiali dentro delle sonde che si fanno una camminata. Quindi credo che resterò qui mentre tu fai fare un giro a Cladzky.”.

“Come vuoi” riposo Dz facendo dietro front ed iniziando a incamminarsi.

“Ma io non voglio!” Esclamò Cladzky.

“Dai, sarà rilassante” disse Dz voltandosi “Sono sicuro che il villaggio in cui vivo ti piacerà. Guarda, ti offrirò qualcosa pure al bar, che dici?”.

Cladzky si portò una mano alla faccia, sospirando “E va bene… basta che sia veloce.”.

“Perfetto. Seguimi allora.” Sorrise Dz ricominciando ad incamminarsi seguito da Cladzky mentre Mark li osserva allontanarsi senza dire nulla.

“Quindi… questa è l’isola di Sado?” Chiese Cladzky dopo aver affiancato Dz e dopo esser rimasto in silenzio.

“Sì. È dove mi sono stabilito dopo aver viaggiato così a lungo per il mondo.”.

“Come mai questo posto?”.

“Semplice: è calmo e tranquillo. La gente è gentile ed ospitale, vedrai.”.

“Se lo dici tu.”.

I due, alla fine, rientrarono nel villaggio e Cladzky si guardò attorno con nascosta curiosità.

Essendo un villaggio era abbastanza piccolo, ma aveva un aspetto decisamente più moderno con la gente che camminava per strada e che parlava l’un con l’altro. Il villaggio, per qualche ragione, trasmetteva un energia di tranquillità e pace.

“Forza, vieni. Ti ho detto che ti avrei offerto qualcosa al bar, no?” Disse Dz iniziando ad incamminarsi insieme a Cladzky.

La gente salutava Dz, il quale, ricambiava i saluti sorridendo.

“Dz, Dz!” La voce di un bambino attirò l’attenzione dei due che videro un bambino accompagnato da una donna, probabilmente sua madre, avvicinarsi a loro.

“Ehi, campione! Signora Kimura!” Salutò Dz “Come state?”.

“Dovremmo chiedertelo noi” inarcò un sopracciglio la donna identificata come Kimura “Prima sei corso via velocemente.”.

“Già” annuì il bambino “Sembravi nervosissimo.”.

“Oh, quello? Ah, posso spiegare. Ero semplicemente nervoso perché stavo facendo ritardo nell’andare a prendere questo mio amico” indicò Cladzky.

“Oh, un amico? E chi è questo giovanotto?” Chiese la signora Kimura.

“Lui è Cladzky, signora Kimura. Cladzky loro sono la signora Kimura e suo figlio Akio.”.

“Uh… salve.” Salutò Cladzky con la mano.

“Molto piacere.” Sorrise la donna porgendo la mano a Cladzky, il quale, gliela strinse “Sai, Dz non ci ha mai parlato molto della sua vita prima di venire qui a Sado. Quindi è bello vedere dei suoi amici qui. Amici suoi sono amici nostri.”.

“Uh… grazie.”.

“Cladzky?” Ripetè Akio “Che strano nome. Proprio come Dz.”.

Cladzky inarcò un sopracciglio mentre Dz rise mettendo una mano in testa ad Akio per arruffargli i capelli, facendolo ridere “Sì, campione, io e i miei amici abbiamo nomi molto strani.”.

“Akio” disse Kimura “Ora dobbiamo andare. Non vorremo tener occupati Dz e il suo amico?”.

Akio annuì semplicemente ed iniziò ad incamminarsi via insieme alla madre “Abbi una buona permanenza qui, Cladzky.” Salutò Kimura.

“Ciao Dz! Ciao Cladzky!” Salutò invece Akio.

“La gente qui sembra molto… ospitale.” Disse Cladzky vedendoli allontanare.

Dz sorrise “Che ti avevo detto? La gente qui è il massimo. Ora andiamo, il bar è proprio lì.” Indico un bar che si trova a pochi passi da loro.

Cladzky seguì Dz ied i due entrarono con Dz che salutò i presenti dicendo “Ciao a tutti ragazzi.”.

“Ciao Dz.” salutarono in contemporanea molti dei presenti.

Dz e Cladzky si sedettero ad un tavolo e il barista si avvicinò ad esso, pronto ad ordinare “Ah, Dz. Prima ti avevamo visto correre via in fretta e furia. Ci avevi fatto preoccupare.”.

“Ah, non preoccuparti, non era nulla. Stavo andando solamente a prendere un mio amico qui.” Rispose Dz facendo cenno con la testa a Cladzky, il quale si limitò a salutare con la mano.

“Ah, un amico dici? E sentiamo, come ti chiami?”.

“Uh… Cladzky.”.

“Cladzky? Beh, Dz, certo che tu e i tuoi amici avete nomi molto strani.” Rise il barista seguito a ruota da Dz, mentre Cladzky si limitò a sbuffare per aver sentito per la seconda volta che il suo nome fosse ‘strano’ “In ogni caso, cosa vorreste?”.

“Oh, a me basta dell’acqua. Per te Cladzky?”.

“Un succo d’arancia andrà bene.”.

“Perfetto. Ve li porto subito.” Annuì il barista andando subito a prendere gli ordini.

Mentre i due attendevano l’arrivo di ciò che andavano, Dz non potè non farsi scappare una risatine.

“Cosa?” Chiese Cladzky inarcando un sopracciglio.

“Oh niente” rispose Dz “Semplicemente questa situazione… beh, suona quasi come l’inizio di qualche barzelletta. ‘Un Kaiju e un viaggiatore spaziale entrano in un bar…’ e robe così.”.

“Effettivamente… sembra anche l’inizio di qualche fanficition.”.

“Vero?” Rise Dz.

Passarono altri attimi di silenzio, in cui nessuno seppe cos’altro dire.

“Alloooora…” iniziò poi Dz rompendo il silenzio che si era venuto a formare “Com’è la vita nello spazio?”.

“Uh?”.

“Ho chiesto com’è la vita nello spazio.”.

“Oh, beh sai…” iniziò Cladzky “Pieno di possibilità, diciamo. È così vasto che si possono fare moltissime cose, esplorare moltissimi posti. C’è solo l’imbarazzo della scelta.”.

“Suona eccitante.” Sorrise Dz mentre il barista portava l’acqua e il succo d’arancia al tavolo “Grazie mille.” Disse al barista, che rispose con un semplice cenno del capo.

“E tu invece? La tua vita da… sai?” Disse Cladzky gesticolando con la mano destra, in modo da non farsi sentire dagli umani là attorno. Non ci voleva un genio per capire che la vera natura di Dz era un segreto.

“Oh beh” iniziò Dz bevendo la sua acqua “Abbastanza pericolosa, se devo essere sincero. Ma anche eccitante alcune volte. Alcuni Kaiju sono pacifici e altri… beh, non molto. Altri causano distruzione ovunque vadano.”.

“Uh uh…” disse Cladzky bevendo il suo succo “Come hai fatto a capire che io e Mark stavamo arrivando sulla Terra?”.

“Oh beh… ci sono alcuni Kaiju che hanno una particolare abilità. Quella di avvertire quando qualcosa di strano sta per succedere o sta succedendo, sopratutto nel proprio territorio. Questi tipi di Kaiju sono gli Alpha, ed essendo mio padre un Alpha… beh, lo sono dunque anche io. Avevo avvertito il vostro disco avvicinarsi alla Terra, più precisamente nelle vicinanze dell’isola di Sado e beh… ho deciso di venire a controllare, sopratutto perché vi avevo sentito arrivare dall’alto… dallo spazio. Temevo foste degli alieni, e io… beh, non ho proprio una bella esperienza con loro.”.

“Non hai una belle esperienza? Stai dicendo che altri alieni sono venuti qui sulla Terra?”.

Dz si bloccò per un secondo. Orribili memorie si fecero strada nella propria mente, e non seppe come rispondere.

Cladzky semplicemente annuì capendo che la cosa lo disturbava “Capito, scusa tanto.”.

“Ah, oh non preoccuparti” scosse la testa Dz “Non è mica colpa tua. Piuttosto dimmi… come mai te ne sei andato dalla Terra? A quanto ho capito te ne sei andato da molto e… sembra quasi che tu non volessi tornare.”.

Cladzky si fece scuro in volto ammutolendosi.

Dz, come aveva fatto prima Cladzky, capì che questo era un argomento delicato e decise di lasciar perdere dicendo “Sembra proprio che abbiamo entrambi brutti scheletri nell’armadio, eh?”.

“A quanto pare.” Ripose Cladzky finendo di bere.

Dz andò subito a pagare e, fatto ciò, i due uscirono dal bar ricominciando a camminare.

“Dimmi, sono curioso” disse Dz “Avrai vissuto parecchie avventure nello spazio, non è così?”.

“Ah, moltissime oserei dire.”.

“Me ne racconteresti qualcuna? Sai, sono curioso di sapere qualcosa in più su cosa hai fatto nello spazio.”.

“Beh, allora vediamo un pò…” disse Cladzky mettendosi una mano sotto il mento “Ne ho vissute così tante che ci metterei una vita. Dunque facciamo così: io ti racconto una mia avventura e tu mi racconti una delle tue… avventure da Kaju.”.

Dz rise “Avventure da Kaiju? Sul serio?”.

“Ehi, non sapevo come chiamarle.”.

“Beh, in ogni caso affare fatto. Inizia tu, prego.”.

“Beh, ti posso raccontare di quella volta che ‘affrontai’ una pianta di trifido.”.

“Una pianta di trifido? Cos’è un… alieno o ora del genere?”.

“Si può dire. Sì, ricordo perfettamente quell’avventura. Ho dovuto bruciarla perché stava rischiando di mangiare un sole.”.

Dz strabuzzò gli occhi “Stava per… mangiare un sole?”.

“Sì, ne era ghiotta. Non riusciva a smettere di mangiarli.”.

“Hai sconfitto una pianta mangia-soli?” Ripetè Dz incredulo.

Cladzky non potè non ridere all’espressione del ragazzo dai capelli blu “Se avessi un telefono ti farei una foto. LA tua faccia è esilarante.”.

Dz scosse la testa sghignazzando per poi dire “Beh, ora è il mio turno di dire una mia avventura. Se devo esserti sincero, non ne ho avute molte. Mio padre mi aveva proibito di trasformarmi nella mia forma Kaiju per evitare che gli umani scoprissero della mia esistenza, quindi non ho mai partecipato a molte battaglie come mio padre. Ma posso raccontarne una abbastanza recente: sai, nelle profondità marine dell’isola di Sado vi era un altro Kaiju: il suono era Manda ed era un serpente marino lungo ben 150 metri”.

“150? Scherzi?”.

“Mai stato così serio. Stava per attaccare un umano del villaggio, Chikao Tanaka, e avrebbe molto probabilmente attacco poi il resto dell’isola dopo aver finito con lui. Quella fu la prima volta che mi trasforma nella mia forma Kaiju dopo tanto tempo. Affrontai Manda e lo sconfissi, convincendolo a tornarsene a nanna.”.

“Un serpente lungo 150 metri… divorerebbe il mio disco come una mentina.”.

“Se sei riuscito a battere una pianta mangia-soli sono sicuro che Manda per te sarebbe un giochetto.”.

“Scherzi vero? Quella era una pianta mangia-soli, sì, ma pur sempre una pinta. Qui stiamo a parlare di un serpente lungo ben 150 metri. Cavoli, finirei o schiacciato o divorato vivo.”.

“Suvvia, non dire così. Sei solo un umano, eppure sei riuscito a fare una cosa che molti considererebbero impossibile” disse Dz dando una pacca sulla spalla a Cladzky “Per essere un umano sei davvero eccezionale, sai?”.

“Che, sul serio?”.

“Sono serissimo, guarda. Da quel poco che ho capito di te sei davvero fantastico e molto abile. E sai, sembri davvero una brava persona.”.

Cladzky sbuffò “Non esagerare, ora.”.

“Non sto mica esagerando. Sei un umano con un disco volante e un intelligenza artificiale con cui viaggi nello spazio, vivendo innumerevoli avventure che sarebbero mortalmente pericolose per qualunque altro umano, come questa storia della pianta mangia soli. Eppure sei ancora qui, ancora vivo, a raccontarmi di ciò. Sei davvero eccezionale, Cladzky.”.

Cladzky non seppe cosa dire. Era molto raro che ricevesse certi complimenti. Dunque semplice si grattò dietro la testa mentre girava il volto dall’altra parta dicendo “Beh… grazie, davvero.”.

Dz, tuttavia, non potè non notare il sorrisero felice che apparve sul volto di Cladzky a sentirsi dire quei complimenti, dunque sorrise a sua volta dicendo “Nessun problema, dico solo la verità.”.

I due erano così presi dal loro discorso che non si erano accorti di esser donati proprio dinnanzi al disco volante di Cladzky, col portellone ancora aperto.

“Bentornati.” Disse Mark “Com’è andata.”.

“Oh, è andata bene. Cladzky non è affatto così male, sai?” Disse Dz a Mark.

“E tu Cladzky? Come te la sei passata?”.

Cladzky fece semplicemente spallucce “Non male. Mi aspettavo peggio.”.

“Bisogna essere un pò più positivi, sai?” Disse Dz dando una pacca sulla spalla a Cladzky “Se si aspetta sempre il peggio si finisce per stare male, sai?”.

“Se lo dici tu.” Rispose Cladzky “Beh… credo che sia arrivato il momento per me di andare. Grazie per avermi fatto visitare il villaggio Dz.” disse Cladzky cominciando a risalire sul suo disco.

“Di niente. E se mai vorrai tornare, sappi che sarai il benvenuto.”.

“Lo terrò a mente.” Annuì Cladzky.

“Ah, e Cladzky?”.

“Sì?” Chiese il sopracitato ragazzo prima di entrare.

Dz sorrise “Buon compleanno.”.

Cladzky rimase in silenzio per qualche secondo per poi sorridere a sua volta “Grazie, Dz.”.

Detto questo entrò nel disco, il portellone che si chiudeva dietro di sé.

Dz indietreggiò di qualche passo osservando il disco iniziare ad alzarsi in aria e volare via dritto verso lo spazio.

“Non sembrava affatto male, Cladzky.” Disse Mark mentre Cladzky osserva il pianeta che si faceva sempre più piccolo e lontano.

“Già” rispose Cladzky.

“Dimmi… alla fine questo regalo di compleanno ti è piaciuto?” Chiese Mark con una punta di divertimento.

Cladzky sbuffò, per poi sorridere “Non è stato poi così male.”.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Godzilla / Vai alla pagina dell'autore: Donatozilla